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Quando si dice il caso


Dalla cenere io rivengo 

Con le mie rosse chiome

E mangio uomini come aria di vento

Lady Lazarus, Sylvia Plath 


Una volta, tanto tempo fa, la mia amica, Mei Han, mi spiegò il concetto di Yin e Yang e ne rimasi totalmente affascinata.

Secondo questo pensiero, due elementi opposti e complementari formano una totalità. Queste due entità non posso esistere in modo indipendente, non posso vivere l'uno senza l'altro, ma sono dipendenti tra loro, come il giorno e la notte, la luce e le tenebre, il cielo e la terra. Ognuna delle due parti porta in sé un pezzettino dell'opposto, come la donna ha una parte maschile e l'uomo una parte femminile. Questi componenti si alimentano vicendevolmente, formando un universo armonioso ed equilibrato. Yin e Yang  hanno bisogno l'uno dell'altro per poter sopravvivere, per esistere, per colmare un vuoto infinto.

Un po' come me e Jason.

Io la notte e lui il giorno.

Io la tenebra e lui la luce.

Io il nero e lui il bianco.

Lui completa il mio Yin e io completo il suo Yang.

O forse è solo una mia illusione?

Si alza dal divano per posare il libro sullo scrittoio e accendere l'abat-jour

È già pomeriggio inoltrato. Fuori, la leggera pioggia di prima, si è trasformata in un acquazzone con tanto di fulmini. Non si riesce a distinguere più nulla.

Chissà per quanto tempo sono rimasta priva di sensi? Era da tanto tempo, che non mi capitava una cosa simile.

All'improvviso, un lampo illumina il cielo e poco dopo il suono della sua forza devastante colpisce la villa sin nelle fondamenta, facendo vibrare il fragile vetro delle vetrate e sconquassare le mie membra.

Non ho mai avuto paura dei temporali, anzi mi hanno sempre affascinato, fin da quando ero bambina. Io e mia madre adoravamo ammirarli. Ci sedevamo in veranda sulle nostre sedie a dondolo - prese a un mercatino delle pulci di Willoby - e aspettavamo l'inizio dello spettacolo, sorseggiando una tazza di cioccolata calda.

"Sembra una danza. Non è vero, Emily?" mi domandava ogni volta mia madre e io le rispondevo sempre di sì.

Mi manca tanto, ma non posso far nulla per cambiare il passato e quello che è successo.

Qualcuno bussa alla porta.

"Avanti" diciamo contemporaneamente io e Jason, per poi guardaci con sorpresa.

Dallo scricchiolio delle scarpe capisco, che si tratta di più di una persona. La prima ad apparire è la cameriera, con il suo inconfondibile vestito nero adornato da un grembiule e due alette bianche ai lati del collo, che mettono in evidenza la sua pelle chiara. Le sue iridi color nocciola si posano per un attimo su di me - quasi a osservarmi con palese disprezzo e invidia - per poi sfuggire verso Jason. Un soggetto che reputa molto più interessante, dato il luccichio evidente dei suoi occhi. Ciò mi porta a pensare a ogni scenario possibile: forse c'è una forte attrazione di lei nei confronti di lui oppure i due una volta sono stati amanti - e dato il comportamento di Jason non lo escluderei del tutto.

Il mio sospetto diventa ancora più grande, quando la rossa fa qualche passo verso la scrivania e lui nel sollevare il capo, resta meravigliato.

"Dana? Credevo fossi partita per New York?" chiede, fissandola sbalordito, ma con un certo controllo.

"No, signor Jackson. Purtroppo ho dovuto rimandare i miei piani per degli inconvenienti" risponde non troppo dispiaciuta.

Le sue piccole labbra, tinte di un rosso pallido, si plasmano in un seducente sorriso, che Jason non sembra propenso a ricambiare. Se Dana fosse un animale, potrei paragonarla a una vedova nera: attraente, ma allo stesso tempo pericolosa e letale. Chi incappa nella sua ragnatela, fa una fine lenta e dolorosa. Si dice che questo insetto, dopo essersi accoppiato, assuma dei comportamenti cannibali, in conseguenza dei quali si nutre del suo compagno.

Notando il totale disinteresse di Jason nei suoi confronti, si sposta di lato per far entrare l'ospite - inatteso - e annunciarlo. 

"Madame Amandine Lafayette"

Si tratta di una signora minuta, che indossa un elegante tailleur bordeux con camicia bianca e fiocco nero. Le piccole increspature ai lati del suo volto e le ciocche grigie tra i suoi capelli biondo cenere, mi inducono a credere che abbia già superato i cinquant'anni.

"Bonjour" esordisce Madame Lafayette, facendosi avanti e sorreggendo una valigetta marrone nella mano destra.

Jason si avvicina per accogliere la nuova ospite, mentre la figura alta e snella di Dana scompare silenziosamente dalla stanza, congedandosi dal padrone di casa e Madame Lafayette con un lieve inchino, ma ignorando completamente me. 

Credo che io e Dana non avremo mai un confronto civile e aperto. Non perché la odio o nutro risentimento nei suoi confronti, anzi provo pena e anche un po' di dispiacere per lei. 

A volte essere respinti, è peggio che essere ignorati. 

E sicuramente Dana è una donna, che non vuole essere lasciata da parte.

In fondo, non ho voluto io, questa situazione, però non mi rammarico di essere accanto a Jason, soprattutto ora che conosco parte della sua storia e inizio ad avere un po' più di fiducia nei suoi confronti. Tuttavia, devo ammettere che, quando Dana ha guardato Jason in modo possessivo, qualcosa si è smosso nel profondo del mio essere. Un sentimento, che non avevo mai sperimentato con un altro uomo - anche se la mia esperienza è molto limitata in questo campo - prima d'ora. Devo essere sincera, non era nulla di lontanamente simile alla gelosia, ma qualcosa di indefinito e indescrivibile. 

Quando mi riprendo dai miei pensieri, Jason e Amandine hanno già terminato i convenevoli e sono impegnati in una fitta conversazione.

"Come è stato il viaggio in aereo da New Orleans?" domanda Jason, sedendosi sul bracciolo del divano.

"Direi piuttosto agréable, nonostante il notevole ritardo e il traffico per raggiungere questa petite ville" risponde, versandosi una tazza di tè con del latte.

Amandine sembra severa nei suoi modi di approcciarsi agli altri, ma anche gentile e garbata. È come se fosse uscita da uno di quei manuali di Bon Ton: sempre elegante e mai volgare. Le sue dita sottili sorreggono la tazzina con delicatezza - quasi temesse di farla cadere o rompere.

Jason le offre una sedia per farla accomodare e lei accetta con gratitudine.

"Merci. Allora - dice, scrutandomi dalla testa ai piedi -, che tipo di abito preferisce?"

"Abito?" ripeto confusa, guardando prima lei e poi Jason. Quest'ultimo continua a sorridermi, facendo finta di non capire la mia reazione.

"Certo, chérie - replica Amandine - Jason mi ha chiesto di creare un abito da sera per una persona speciale, ovvero lei."

Continuo a fissare entrambi con maggiore perplessità, sino a quando mi si accende una lampadina nella testa e a quel punto capisco, così rivolgo tutta la mia attenzione all'uomo abbarbicato accanto a me.

"Come facevi a sapere, che avrei accettato il tuo invito?"

Se così si può dire.

"Non lo sapevo" risponde con una serenità sconcertante.

Non so, se essere felice oppure scossa da questa sorpresa. Da una parte voglio ringraziarlo, ma dall'altra mi sento profondamente delusa dal suo comportamento. Forse per lui, quelle promesse non contano nulla.

"Dobbiamo parlare. Adesso" sibillo.

Con passo deciso, mi sposto nell'altra parte della stanza - per evitare che Madame Lafayette mi senta - e Jason mi segue senza protestare.

"Perché fai sempre così, Jason? - domando, alzando le mani al cielo - tutto quello che ci siamo detti prima, non vale niente per te?"

Lui si avvicina a pochi centimetri dal mio viso e con le mani mi afferra per le spalle. I suoi occhi sono scuri, inespressivi e non c'è più alcuna traccia di verde.

"Ascoltami, Emily. Ogni singola parola che ho pronunciato prima, è vera. Io sono stato sincero, quando ti ho detto di non volerti controllare. Devi credermi" conclude, guardandomi con decisione.

"È proprio quello che hai fatto, Jason" ribatto, liberandomi dalla sua presa.

"Quindi non posso farti una sorpresa, per paura di una tua reazione negativa?" domanda.

"Non è questo il punto, Jason. Tu mi hai manipolata, per raggiungere il tuo obiettivo" rispondo sprezzante, camminando in modo frenetico per la stanza.

"Ti sbagli e sai perché? Sei tu quella che vuole vedere una manipolazione in ogni mio gesto, ma la verità è una sola. Io voglio renderti felice, Emily."

"Perdonami se non riesco a fidarmi completamente di uomo, Jason! - dico, quasi urlando - forse dovremmo mettere fine a questa farsa."

Jason mi riafferra, per stringermi contro il suo petto e le sue labbra si posano contro il mio orecchio.

"Questo non accadrà mai. - sussurra, quasi minaccioso - Prima hai detto di fidarti di me. Eri sincera?"

"Sì" rispondo in tutta onestà.

"Bene - dice, allineando le nostre fronti - adesso vai di là e scegli l'abito, che più ti rappresenta. Io ti aspetto giù con la mia famiglia."

Si allontana di poco, per piegare la testa e darmi un bacio pieno di passione e speranza. Dopodiché apre la porta e va via, lasciandomi priva di fiato, di pensieri e di parole.

Frastornata ritorno da Madame Lafayette. È ancora seduta sulla poltrona, intenta a contemplare qualcosa, così mi avvicino per capire meglio di cosa si tratta. Sulle sue ginocchia c'è la valigetta di prima, ora aperta, con tutto l'occorrente per creare un perfetto abito da sera: campioni di varie stoffe, un metro da sarta, un blocco per appunti e altri strumenti del mestiere.

Percependo la mia presenza, Amandine si volta verso di me, regalandomi un tenero sorriso.

"Spero che lei e il signor Jackson abbiate risolto i vostri problemi" dice, sistemandosi una ciocca ribelle sfuggita dal fermaglio.

"Questo dipende tutto da lui" ribatto, sospirando.

Lei interpreta le mie parole come una richiesta a non continuare sull'argomento, così estrae una cartellina da una tasca della valigetta, per mostrarmi tre modelli.

"Ecco, questi sono alcuni modelli che ho creato per lei, prendendo spunto dalle foto che mi ha inviato il signor Jackson via email."

"Foto?" chiedo, corrugando la fronte.

"Oui" risponde, porgendomi un tablet, dove ci sono varie immagini di me stessa: seduta al tavolo, mentre lavoro o guardo la tv e altre in vari contesti. Un dettaglio che mi salta subito all'occhio, è che in ogni foto, sono ritratta di profilo. Sono state scattate tutte di nascosto.

Ti credi furbo come una volpe, Jason.

Restituisco il tablet ad Amandine, sospirando con rassegnazione.

"Grazie per avermele mostrate - dico non troppo convinta -, posso vedere i modelli?"

"Bien sûre

Riprende i tre disegni e me li consegna.

La mia prima reazione è di assoluto sconcerto. Dire che sono magnifici, è quasi riduttivo e offensivo. È come se fossi stata con lei, mentre li disegnava.

"Sono bellissimi" dico in preda all'entusiasmo.

"Troppo gentile, signorina..." dice, arrossendo lievemente.

"Black. Emily Black." 

"Quale preferisce, signorina Black?" chiede.

Passeggio per la camera, osservando i modelli. Poi mi fermo vicino a una vetrata, che si affaccia sul giardino interno. 

Il primo riprende lo stile giapponese: stretto e lungo. Il colletto è costituito da due collinette con un paio di fiorellini, che fungono da chiusura, da cui parte una sottile linea diagonale sul petto, per poi scomparire sotto al braccio. La stoffa utilizzata, riprende le varie sfumature del verde. Da quello della foresta Amazzonica a quello irlandese. Il secondo, meno sobrio e più provocante del primo, presenta una forma a sirena, con un lungo strascico attaccato al fondo schiena e una scollatura a cuore sul davanti. Naturalmente, Amandine non poteva che scegliere il rosso per questo abito. Il terzo è semplice ed elegante. Si tratta di un vestito nero con maniche a tre-quarti e un'ampia gonna. La parte superiore è ricoperta dal pizzo, creando un effetto vedo non vedo.

La scelta è davvero ardua, perché tutti e tre mi ispirano. Tuttavia solo uno mi ha completamente estasiata e colpita: il vestito di pizzo nero.

"Ho deciso" dico con sicurezza e porgendole il terzo modello.

"Perfetto. Ora le prederò le misure e nei prossimi giorni passerò per completare l'opera."

Nell'ora successiva, Madame Lafayette mi fa voltare e girare per prendere le misure del petto, del giro vita, delle braccia e del collo, dopodiché mi mostra i materiali, che utilizzerà per realizzare l'abito.

"Bene, credo di avere tutto il necessario" conclude, dopo aver riposto gli strumenti nella sua valigetta.

"Aspetterò con piacere la sua prossima visita" dico con sincerità.

Dopo aver indossato le scarpe, accompagno Amandine fuori dalla camera.

Tutto sommato, la giornata non è andata così male.


Ciao mie care lettrici e miei cari lettori :-)

Se vi è piaciuto il capitolo, fatemelo sapere nei commenti!!!

Alla prossima 😁😁😁

Trovate la foto di Dana nel capitolo Who?

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