Il buio dell'anima
Oh, 'cause they will run you down, down 'til the dark
Yes and they will run you down, down 'til you fall
And they will run you down, down to your core
Yeah, so you can't crawl no more
Way down we go, KALEO
La felicità, l'amore e la gioia non sono per tutti. Alcuni preferiscono il dolore, la solitudine, il buio e l'oblio. Sì, l'oblio. Dimenticare tutto: te stesso, la tua vita, i tuoi ricordi e il tuo passato. Vivere senza mai trovare una vera pace, andare avanti senza mai trovare una vera speranza, non godere del presente e aspettare una morte lenta e dolorosa. Soffrire e basta.
Non so quale sia stata la decisione che mi abbia spinta a confidarmi con Jason. Quale sia stato l'impulso. Purtroppo non posso più tirarmi indietro e rimangiarmi la parola data. Gli mostrerò il mio dolore, ma nulla più. Perché il mio peccato più profondo resterà con me e solo con me.
Io e Jason ritorniamo in salotto. Cerco di sedermi comodamente su un lato del divano, accavallando le gambe sotto al sedere e posizionando un cuscino dietro alla schiena, mentre lui prende posto sull'altro lato.
"Che cosa vuoi che ti racconti?"
Sollevo il plaid e lo utilizzo per riscaldarmi, dacché sono ancora in accappatoio.
"Puoi dirmi tutto quello che vuoi."
Poggia un braccio sullo schienale del divano, chiudendo la mano a pugno per appoggiarlo sulla mascella e assumendo la posizione tipica dello psichiatra. I suoi occhi mi scrutano in attesa di ascoltare la mia storia e analizzare i miei gesti, i miei sentimenti e le mie emozioni. Sembra così serio che quasi stento a riconoscerlo. È davvero Jason quello che ho di fronte?
"Ho sempre pensato che l'amore fosse un'idiozia e lo penso tuttora. Un sentimento creato solo per ingannare il prossimo e se stessi. Perché vedi Jason, l'amore non è altro che una menzogna fatta a regola d'arte. Ti distrugge e ti fa soffrire, senza darti niente in cambio. Potresti dirmi che siamo fatti per essere amati, che non si può vivere senza amore, ma la verità è che è molto meglio vivere senza, piuttosto che esserne prosciugati."
Inizio a giocare con l'angolo della coperta. Un quadratino nero e uno rosso. Uno rosso e uno nero. Rosso e nero proprio come il romanzo di Stendhal. Un classico esempio di come l'amore porta alla distruzione di una persona.
"Quindi tu non provi amore per te stessa?" mi chiede soppesando attentamente le parole.
"No - rispondo in tono secco - ma in fondo non è da egoisti amare se stessi?"
"Non lo è. Siamo soliti confondere la ricerca dell'approvazione con l'amore per se stessi. Nel primo caso la persona condurrà una vita vuota e arida, mentre nel secondo caso avrà raggiunto il suo equilibrio interiore, perché avrà accettato se stesso."
I suoi occhi mi osservano, non con lussuria, ma con una profonda voglia di comprende l'essere umano che ha di fronte, ovvero me.
"È questo che dici ai tuoi pazienti? Accettare se stessi?" chiedo.
"Sì"
Nonostante il plaid, il freddo comincia a penetrare nel mio corpo, provocandomi dei brividi. L'estremità - mani e piedi - sono completamente congelate. Una volta, ricordo di aver visto un documentario in cui spiegavano come il corpo cerca di mantenere la temperatura sempre allo stesso livello sia in inverno che in estate. Se il corpo viene sottoposto a temperature elevate, cerca di raffreddarsi attraverso il sudore, mentre se viene sottoposto a temperature molto basse, riduce l'apporto di sangue alle estremità per concentrarlo interamente su unica zona. Tutto per un unico scopo: sopravvivere.
"Che cosa mi dici della tua famiglia? Hai detto che tuo padre era un mostro, perché?"
Il suo tono è così pacato e leggero nel pronunciare le domande, che quasi mi viene voglia di rilassarmi, ma la verità è che vorrei tanto fuggire da qui e da questa conversazione. Tuttavia ho fatto una promessa e i patti si mantengono.
"Nessuno appare per quel che è veramente... Tutti fingiamo di essere qualcun altro. Siamo tutti attori all'interno di un teatro e ognuno recita una parte. Mio padre era un maestro nell'arte della recitazione, ovviamente intendo in modo sarcastico. Riusciva a ingannare tutti i suoi fedeli, i suoi amici, i suoi parenti e perfino mia madre."
"Fedeli?" Domanda Jason con perplessità.
"Sì, mio padre era un pastore" chiarisco.
Parlare di mio padre mi provoca dei brividi lungo la schiena. Non mi piace parlare di lui e di quel periodo della mia vita. Vorrei tanto cancellare tutto e dimenticare il passato, ma purtroppo questo non è possibile.
Mi stringo ancora di più nella coperta e Jason lo nota.
"Forse dovresti indossare qualcosa di più caldo di un accappatoio" dice con disappunto.
"No, sto bene così."
Il verde delle sue pupille passa dal chiaro all'oscuro in pochi secondi, segnalando un repentino cambiamento d'umore.
"Non provare a scherzare con me, Emily" dice in tono di sfida.
"Ho detto di no" ribatto.
Jason si alza di scatto dal divano per affermarmi, ma avendo previsto le sue intenzioni riesco a sfuggirgli e a correre verso la cucina, riparandomi dietro alla penisola. Siamo uno di fronte all'altro, adesso. Ci sfidiamo, aspettando che uno dei due compia una mossa. Siamo preda e predatore. Volpe e lepre.
"Vuoi giocare con me, Bunny? - chiede con una punta di ironia - lo sai che non puoi sfuggirmi, vero?"
"Ancora con questi nomignoli. Io non sono la tua Bunny!" rispondo, cercando di assumere un tono sicuro, ma so già di mentire a me stessa perché il mio corpo comincia a palpitare di eccitazione. I miei seni si fanno pesanti, mentre il mio sesso inizia a pulsare sempre più freneticamente. Dannato corpo traditore!
Non ho molte vite di fuga, ma devo tentare il tutto per tutto e allontanarmi da lui. Con uno scatto fulmineo corro verso la porta, che da sul corridoio. Jason tenta di nuovo di acciuffarmi ma io riesco a rifugiarmi nella camera da letto e a chiudere la porta. Chissà che cosa si inventerà adesso per entrare?
Mi siedo sul freddo parquet, con la schiena rivolta verso la porta, in attesa di una sua prossima mossa. Appoggio l'orecchio contro il legno, ma non sento nulla. Nessun movimento, respiro o parola. Dove sarà andato?
All'improvviso sento un click e la finestra si apre completamente, facendomi sobbalzare dallo spavento. Le tende rosso corallo iniziano a fluttuare sospinte dall'aria gelida di dicembre e io mi ritrovo esposta. Per evitare ulteriori malanni, decido di alzarmi per andare a chiudere l'infisso, ma prima di poterlo raggiungere un'ombra oscura prende forma dietro le tendine. Quella che sembra essere la sagoma di una mano scosta il velo, rivelando l'identità dell'ombra: Jason.
"Sei in trappola, Bunny" dice sogghignando.
"Non è mai detta l'ultima parola" ribatto, indietreggiando verso il letto e saltandoci sopra per andare dall'altra parte della stanza. Afferro la lampada sul comodino e la brandisco come una mazza da baseball.
Jason chiude la finestra con uno scatto e poi si gira verso di me.
"Quando fai così, vorrei tanto legarti e sculacciarti" afferma, aggirando il letto e venendo verso di me. Con passo lento e calcolato si avvicina sempre di più. Siamo pochi centimetri l'uno dall'altro - faccia a faccia.
"Non pensarci neanche" tento di minacciarlo.
"A cosa?" chiede, fingendo di non capire.
"Lo sai benissimo" dico in un sussurro.
Ormai il mio corpo è quasi al limite. Lo sento vibrare e pulsare in ogni punto. Il mio sguardo scende lentamente dai suoi occhi alle sue labbra, così morbide, delicate ed esperte, capaci di mandarti in estasi con un solo tocco. Jason piega leggermente la testa per avvicinarsi all'orecchio e sussurrarmi qualcosa, mentre il suo respiro caldo si posa sul mio collo.
"Ti ho catturato piccola Bunny."
Senza rendermene conto lascio cadere la lampada a terra. Le sua bocca scivola dall'orecchio all'incavo del collo, tracciando dei piccoli baci, mentre le sue mani slacciano la cintura dell'accappatoio, facendolo cadere a terra.
I suoi occhi ammirano con profonda lussuria ogni parte del mio corpo: le labbra, i seni e quel piccolo fiore rosa.
Sono così esposta di fronte a lui, così fragile, ma senza alcun imbarazzo o vergogna.
"Sei bellissima" dice con voce roca.
Sento il mio sesso pulsare sempre più freneticamente e quando la sua mano scivola tra le mie cosce, scopro di essere completamente bagnata. Dalla mia bocca sfugge un gemito appena sussurrato e quando le sue dita iniziano a tracciare dei cerchi sul clitoride, perdo del tutto la ragione. Mi sento leggera e appagata come non mai.
Continuando a massaggiare il clitoride, Jason piega la testa per posare un bacio sulle mie labbra prima delicato e poi sempre più intenso e aggressivo. I nostri fiati si confondono l'uno nell'altro, mentre le mie mani si aggrappano al suo petto. Sono in estasi, in completa estati.
Le sue dita mi torturano senza pietà, fino a quando mi libero su di lui, rilasciando i miei umori e gemendo nella sua bocca. Tremo per il piacere e per il godimento.
Quando la sua mano scompare, mi sento vuota e prosciugata, quasi persa.
Vedo Jason portare le dita alla bocca, ma lo fermo prima che le sue labbra possano sfiorare i miei umori.
"Perché?" Chiede non capendo il motivo del mio gesto.
Non dico nulla, non do spiegazioni.
Afferro le sue dita e le porto alla bocca, avvolgendole con lingua e assaporando per la prima volta il mio piacere. È dolce proprio come aveva detto lui quella volta.
Lui mi osserva. Le sue pupille sono talmente dilatate da non lasciare più spazio al verde. Il suo respiro diventa irregolare, ogni minuto che passa, per il piacere.
"Cazzo piccola, perché l'hai fatto?" chiede con una nota di disapprovazione.
Le sue mani si staccano dalla mia bocca per posarsi sui miei fianchi e strizzare i miei glutei con possesso. Lancio un gridolino di sorpresa, quando sento la sua erezione spingere sull'addome.
"Il tuo è un gioco molto pericoloso, Emily - mi sussurra all'orecchio - e ora lo finiremo insieme."
Le sue parole mi provocano un fremito.
Non di paura.
Non di timore.
Ma di qualcosa di più selvaggio e animalesco.
Ciao a tutti care/i lettrici e lettori 🙈
Grazie a tutti per le 8k view!!!
Un traguardo davvero importante!!!
Fatemi sapere che cosa ne pesante del capitolo nei commenti!!!
A presto e alla prossima.
❤️❤️❤️
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