APP-untamento al buio
Stanco di tua madre che ti chiede quando ti sposi?
Stanca di appuntamenti con uomini disastrosi?
Abbiamo la soluzione per te!
APP-untamento al buio ti permetterà di incontrare la tua anima gemella, evitando amici e parenti invadenti.
Bastano 3 semplici passi:
1. Scarica la APP, crea il tuo profilo, inserendo sesso, età, posizione lavorativa e gusti personali. Nessuna foto!
2. Inserisci le caratteristiche che dovrebbe avere la persona che vorresti incontrare.
3. Vai all'appuntamento con la tua anima gemella!
Il database dell'applicazione incrocia i dati di milioni di utenti e propone un incontro a partire da una compatibilità dell'83%. Un messaggio ti indicherà luogo e data dell'appuntamento, dove tu e il tuo amore, in una stanza completamente oscurata, potrete gustare un'ottima cena e parlare e conoscervi veramente per ciò che siete, senza le inibizioni delle prime impressioni, dei primi appuntamenti, delle ansie da prestazione.
Fabrizio premette invio e si voltò trionfante verso il collega: «E, con questa descrizione, finalmente l'app è on-line sullo store!»
Leonardo gli passò il pugnetto e l'amico lo batté per festeggiare.
«E ora inseriamo l'utente zero.» Fabrizio ricominciò a digitare sulla tastiera, sotto lo sguardo incuriosito di Leo, che, non appena riconobbe il proprio nome, cercò di fermarlo: «Che cavolo fai?»
«Aggiungo il tuo profilo» sottolineò l'ovvio.
«Ma perché io?»
«Perché io sono fidanzato e tu sei single.»
«Ma perché io?» ripeté incredulo.
Fabrizio sospirò, si voltò verso di lui e, con molta pazienza, cercò di spiegare: «Perché, se no, come la testiamo l'applicazione? Come facciamo a sapere che funziona? E poi, fidati, tu hai bisogno di trovare la tua anima gemella. Immolati per la causa!»
Fu così che due settimane dopo Leonardo fu costretto a varcare la soglia di una struttura che avevano messo su appositamente per gestire gli appuntamenti dell'app: alla reception l'utente veniva registrato e gli veniva consegnato un bracciale con un pulsante da premere in caso di emergenza (la sicurezza degli utenti doveva essere sempre garantita); poi il partecipante sarebbe entrato nella stanzetta in cui erano stati sistemati un tavolo e due sedie per la cena.
Leonardo non sapeva altro, Fabrizio si era assicurato che non sapesse altro: la sua esperienza doveva essere veritiera, reale, altrimenti il test sarebbe stato vano.
Per questo Leo entrò nella buia stanza con un po' di apprensione, non tanto dovuta all'oscurità che lo circondava, reazione normale in quella situazione fuori dal comune, ma perché sentiva su di sé troppa pressione, come se dall'incontro con la donna che stava per arrivare sarebbe dipeso non solo il futuro della sua vita professionale, ma anche di quella affettiva. Che comunque era lo scopo ultimo del loro progetto.
Un progetto durato due anni, ma che finalmente era concreto, tangibile, proprio come il corrimano che stava stringendo per raggiungere in sicurezza il tavolo.
Continuando a tastare, trovò lo schienale della sedia, dove prese posto e attese, in silenzio, al buio.
***
Arrivata davanti a quella specie di ristorante, Roberta si chiese ancora una volta perché si fosse lasciata convincere e per l'ennesima volta si rispose che era stata colpa di sua sorella.
Esasperata dal suo modo di vivere, Daniela le aveva sfilato il cellulare da sotto al naso, le aveva scaricato l'app di incontri del momento — APP-untamento al buio... Ma che razza di nome era per un'applicazione? — e le aveva creato un profilo.
«È facile» aveva detto. «È divertente!» Mentre lei cercava invano di riprendere possesso del suo telefono.
Sembrava tutto uno scherzo e invece si trovava lì davanti, con la paura di fare un'enorme sciocchezza. La voce di sua sorella le rimbombava ancora nella testa: «Sei troppo timida! Coraggio, buttati! Vedrai che sarà una bella serata... E chissà, magari succederà anche altro...» Daniela aveva ridacchiato.
Roberta invece rabbrividì: «Ma che altro deve succedere? Figuriamoci!» cercò di convincere se stessa, parlando ad alta voce. «Un appuntamento al buio, ma buio vero! Senza nemmeno una candela sul tavolo, romantica, luce soffusa... No, nulla! Buio! Come essere ciechi! Ma che novità... Le pensano proprio tutte...»
E mentre si sistemava la manica della giacca si accorse di essere già in ritardo, perciò capitombolò nell'atrio, che — per fortuna, almeno quello — era illuminato.
Un'efficientissima receptionist l'accompagnò lungo un corridoio che diventava via via sempre più oscurato, fino alla porta oltre la quale c'era il suo appuntamento; la donna l'aprì e si allontanò.
Le gambe le tremavano, il cuore le batteva forte. Tutto era buio. La porta si richiuse alle sue spalle con un cigolio inquietante.
Era una sensazione sconvolgente: non vedere nulla, cercare di affidarsi agli altri sensi rimasti attivi e, di conseguenza, più forti.
L'udito: sentiva, forte e chiaro, un respiro. Era lui! L'uomo dell'app!
Si diede della stupida: ovvio che non fosse sola. Una risatina da papera svampita risuonò chiara. Altro che timida! Si sentiva paralizzata da puro terrore; voleva piangere e scappare.
Sentì il tipo tossire per schiarirsi la voce: «Ciao, sono Leonardo. Sei Roberta, vero?» L'aveva detto tutto d'un fiato, parlando dritto davanti a sé, senza nemmeno capire dove lei si trovasse.
Lo sentì alzarsi e, dai rumori che distingueva e dalle vibrazioni che le percorsero il palmo della mano, capì che aveva afferrato lo stesso corrimano al quale si stava aggrappando lei.
La sua voce però le aveva fatto una bella impressione, era riuscita a sollevarle lo spirito e infonderle un pizzico di coraggio. Così drizzò le spalle sicura e tese la mano nella direzione in cui intuiva fosse lui: «Ciao! Sì, sono Roberta, piacere.»
Avanzò con passo deciso, senza prevedere il disastro che avvenne in quella manciata di secondi: andò a sbattere contro il tavolo, dove, presumeva, c'era la cena già preparata.
«Ahi!» squittì con voce stridula.
«Stai bene? Ti sei fatta male?» Lo sentì preoccupato.
Roberta si riprese subito e ridacchiò, ancora più nervosa, ma avanzò perseverante: «Tranquillo, fa niente... Ah! Ah! Bizzarro, tutto buio... È più impressionante di come pensassi.» Continuò a camminare, intenzionata a mostrarsi — più o meno — forte e sicura.
E invece si ritrovò a esclamare «Ahi!» Era andata nuovamente a sbattere, contro qualcosa di particolarmente duro e poi... «Ah!» urlò spaventata.
Mani calde la stringevano. Le sue mani calde la stringevano. Imbranata cronica, aveva preso in pieno Leonardo. Un'altra figura per il suo bell'album.
Per reggersi, stava palpando il suo torace e non poté fare a meno di apprezzarne i muscoli tonici. Ma cercò di rinsavire, nonché di capire come osasse lui stringerla e, subito dopo, si lasciò distrarre ancora dalle sue mani, che in qualche modo le stavano provocando un brivido.
Cosa le stava accadendo?
Si appoggiò a lui, che la strinse di più.
Lo sentì annusarle i capelli: avrebbe sentito il cocco del balsamo.
Avrebbe dovuto essere spaventata, invece sentiva che con quello sconosciuto si stava lasciando andare, senza nemmeno sapere che aspetto avesse, o forse proprio per quello.
Sentiva il cuore battere forte, senza capire se fosse il proprio o il suo.
Sentiva il tepore del suo corpo, un calore confortante e... eccitante.
«Cocco» dichiarò infatti la sua voce dolce, seducente.
Roberta sperò che il suo tremore non fosse così evidente; sembrava assorbire la sicurezza emanata da lui, come fosse un faro da seguire in tutta quella oscurità.
Era una sensazione bellissima, rimanere lì stretti, soli, al buio.
***
«Ehm... Ti accompagno al posto... O almeno ci provo.» Leonardo si era accorto di aver indugiato un po' troppo nello stringere la ragazza, ma era stato così naturale, lasciare che si adattasse alle sue forme, che aveva dovuto forzarsi per parlare.
A tentoni circumnavigò il tavolo, sospingendole la schiena; trovò l'altra sedia e la fece accomodare.
Ringraziò per la prima volta quel buio, che nascondeva il rossore che sentiva fino al collo, neanche fosse un quindicenne alla sua prima cotta.
Ripercorse lentamente i suoi passi e le si sedette ― presuppose ― di fronte. «Prima di tutto, grazie per essere venuta.»
«Ma no, grazie a te!» La sua voce era acuta, graffiata dal nervosismo.
«Devi sapere una cosa...» Non voleva spaventarla, ma era meglio chiarire subito la sua posizione: «Sai già... Sono un programmatore... Ma sono anche il programmatore, di questa app intendo.»
«Oh...» Era meravigliata, ma non sembrava irritata, come se fosse stata vittima di un complotto.
Leonardo sospirò sollevato, quel pensiero l'aveva reso ancora più teso; l'idea che una ragazza potesse sentirsi raggirata dalla gestione degli accoppiamenti. «Solo che il mio collega ha insistito così tanto per testare tutto, che la parte finale del processo non mi è nota, quindi la mia esperienza sarà uguale, in tutto e per tutto, alla tua.»
«Be', sì, certo. Capisco, ovvio» sembrava volersi esprimere ormai a monosillabi o quasi, e invece... «In realtà...» La sentì titubare: «Anche io sono stata costretta a partecipare. Mia sorella è un disastro. Cioè, secondo lei, io sono un disastro, così mi ha iscritto e ormai non potevo darti buca, così, ecco, insomma...»
Leo scoppiò involontariamente a ridere: «Scusami» provò a calmarsi, «è che è così buffo. Nessuno dei due vorrebbe essere qui, eppure...»
«È strano» ribadì ancora Roberta.
«Sì» Leo si guardò intorno, non distinguendo nemmeno la profondità della stanza: «è come se stessi parlando con me stesso.»
«Esatto!» Convenne lei: «Come se fossi sola, ma... Non mi sento sola.»
Non seppe perché lo fece, ma allungò una mano sul tavolo e, inaspettatamente, vi trovò posata quella di lei; la strinse, per farle sapere che, sì, lui era lì.
***
Roberta strinse timida la mano di Leonardo: ancora quella sensazione di meraviglia e calore, si diffuse in lei. Sorrise, ma ricordò che lui non poteva vederla.
«Ti va... di sederti qui vicino?... Se ti va... Io...» sussurrò. Tutto quel buio le metteva un'infantile paura addosso.
Sciocco cuore, che batteva forte.
Sentì Leonardo sfilare la mano e trascinare la sedia vicino a lei, il suo imbarazzato ridacchiare, che lo rendeva simpatico.
«Sono qui» sussurrò. «Non avere paura.» Cercò, trovò e riprese la sua mano.
Roberta era in tilt, non capiva nulla, la testa girava, il cuore batteva; abbassò il capo, troppe emozioni, mai provate, amplificate dall'oscurità. «Che ci sarà per cena? Sono curiosa di assaggiare.» In realtà voleva mascherare l'imbarazzo di tante strane emozioni.
«Vediamo» rispose lui, che quindi scoppiò a ridere per la battuta involontaria. Senza lasciarle la mano, iniziò a tastare con l'altra il tavolo, dove le sue dita incontrarono piccoli recipienti; toccando, scoprì che ve ne erano almeno sei, colmi di... frutta? Toccò il primo: dalla forma... Fragola? Lo assaggiò: «Buona!»
Roberta si incuriosì: «Cosa? Anche io voglio assaggiare!» Gioiosa ora la sua voce.
Ma prima che potesse provare, il ragazzo prese un'altra fragola tra le dita e l'avvicinò a lei, sperando di trovare subito la bocca.
Immaginava una scena erotica, piccante, ma Roberta sembrava timida e impacciata e aveva capito che l'avrebbe spaventata se si fosse lasciato andare a quelle emozioni, forse prendendolo a ciabattate!
Troppi pensieri, lui così strano, lei così vicina, così calda...
«Ahi!» Squittì Roberta impreparata e istintivamente si tirò indietro, proteggendosi l'occhio che invece lui aveva quasi centrato.
«Oh dio, dove ti ho presa? Ti ho fatto male? Era una fragola...» Lasciò cadere il frutto sul tavolo e l'abbracciò, per rassicurarla e impedirle di alzarsi, di andare via.
Cosa gli stava succedendo? Era in preda a sensazioni forti mai provate.
Roberta si lasciò abbracciare, tesa, eppure si sentiva svenire: si lasciò cullare dolcemente da lui.
Rimasero così, stretti, per chissà quanto tempo, poco importava, era semplicemente bellissimo.
«Una fragola, eh?» chiese lei. «Assaggiamo.»
Iniziarono così ad allungare mani sul tavolo, ridendo. Non si sciolsero dall'abbraccio e cominciarono ad assaporare, l'una dalle mani dell'altro, frutta, buona, succosa; mai mangiata così! O forse era il buio a esaltarne anche il gusto?
Si imboccarono finché Roberta non sentì la dolcezza di tutti quei frutti in un unico sapore: labbra morbide si muovevano piano sulle sue, donandole il bacio più delizioso avesse mai ricevuto in vita sua. Un bacio lento, intenso, assaporato, infinito, che non si era fermato sulla bocca, ma era entrato nel cuore.
Si era sempre detto di amore a prima vista, ma forse tra loro si poteva parlare di amore senza vista.
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Il prompt era questo:
https://www.wattpad.com/799843609-i-cinque-sensi-senza-un-senso-5-trovarsi-a-occhi
Storia scritta a quattro mani con Arcobalenoesognatori per la prova "5. Trovarsi a occhi chiusi" del contest "I cinque sensi senza un senso" di @magicartist2018 ... L'immagine in copertina dovrebbe rappresentare il logo dell'applicazione. Quindi ora confessate, dopo una presentazione così, non la scarichereste al volo anche voi? :D
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