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Prologo

Era la notte della vigilia di Natale. La neve scendeva nel buio, lenta e soffice sui tetti di un tranquillo paesino di montagna, così piccolo che, tutti i suoi abitanti, si chiamavano per nome. La comunità era in fermento, stringendosi nei pochi posti disponibili della cappella al centro della piazza, si scaldava come poteva, in attesa che la funzione iniziasse.

Con la manina guantata stretta in quella della madre, il piccolo Leonard Lindgren camminava emettendo dei piccoli sbadigli condensati. L'ora della nanna era passata da un pezzo per lui e la fatica si faceva sentire.

*alzo gli occhi verso la mamma* Mamma ... dove andiamo ? Non è tardi per fare una passeggiata ? *mi scappa un altro sbadiglio*

Sì Leo, è tardi *gli accarezzo la manina sentendola calda nel piccolo guantino di lana azzurra* ma dobbiamo andare in chiesa - Poverino, gli anni scorsi lo portavo addormentato, ma se riesce a restare sveglio dopo gli posso prendere la cioccolata -

In chiesa ? *dico confuso guardando le luci* Ma è tardi, la chiesa è alla mattina mamma ... e poi non mi piace tanto andarci ...

Gioanna Lindgren diede un bacio al figlio, non era facile crescerlo da sola, ma Leonard era un angelo. Raramente faceva i capricci e tentava di aiutarla come poteva, nonostante avesse solo quattro anni. Li avrebbe compiuti proprio allo scoccare della mezzanotte, era un ometto ormai. Superato l'ingresso, la donna cercò di non mischiarsi nel gruppo di fedeli per non perdere il bambino, spostandosi su un lato. In quel momento, posando gli occhietti verso la parete opposta della chiesetta, il piccolo indicò il presepe che era stato preparato per l'occasione, attirando l'attenzione di sua madre.

Mamma guarda ... *dico curioso* Perché c'è un bimbo nella culla, con la sua mamma e il suo papà ? *chiedo confuso*

Leo *mi accuccio accanto a lui cercando di spiegarmi in modo chiaro* Quello è Gesù, nato nella mangiatoia di una stalla, in questa notte, tanto tanto tempo fa ... ed oggi noi siamo qui per festeggiare la sua nascita. Domani è il suo compleanno

Anche io mamma domani faccio gli anni *dico felice, ma perdo il sorriso un secondo dopo* Ma non c'è la torta e neanche i regali per il bambino Gesù, ce li siamo dimenticati

*gli dono una carezza e gli tolgo il cappellino di lana rivelando i suoi lunghi capelli neri* A Gesù basta che siamo qui e pensiamo a lui con tutto il cuore, ma se vuoi dopo, finita la messa, puoi fargli gli auguri

Annuendo soddisfatto e sfilandosi i guantini per metterli in tasca, Leonard prese posto con sua madre. Sembravano tutti felici, parlavano e si salutavano con affetto, il bambino amava il suo compleanno perché sembrava che, quel giorno, tutti fossero più gentili e buoni gli uni con gli altri. Il vociare riempì la stanza fino a quando la figura del prete non fece il suo ingresso, annunciata dal suono cristallino di una campanella, zittendo tutti i presenti.

Stava per pronunciare la preghiera d'inizio quando, il portone d'ingresso, si aprì nuovamente permettendo l'entrata di tre figure infagottate da vari vestiti coperti di neve. Il piccolo Lindgren li osservò fare il segno della croce e spogliarsi, rinvigoriti dal calore che si era formato nella cappella. Una donna, un uomo e un bambino. Ben presto i presenti persero l'attenzione nei loro confronti tornando alla celebrazione della messa, ma non Leonard che, alla vista del coetaneo, sgranò gli occhietti.

*lascio la mano della mamma e corro subito ad abbracciare il bambino appena entrato con tanta felicità* Buon compleanno ! *urlo facendolo cadere a terra nella foga*

*mi volto rendendomi conto che Leonard ha lasciato il mio fianco e divento tutta rossa per l'imbarazzo andando a recuperarlo sotto gli occhi divertiti dei presenti* Leonard ! *dico severa aiutandolo a rimettersi in piedi* Ma che cosa pensi di fare ?

*indico il bambino ancora seduto per terra* Guarda mamma, è il bimbo Gesù ! Gli ho fatto gli auguri !

La donna guardò il piccolo mortificata aiutandolo a rimettersi in piedi. Era davvero un bambino bellissimo, dai ricci capelli biondi e con due occhi azzurri, chiari come il ghiaccio. I suoi genitori la fissavano comprensibilmente confusi dall'accaduto.

*prendo la manina di Leonard* Vi chiedo scusa, di solito è molto più tranquillo di così ... *guardo mio figlio* Tesoro, lui è solo un altro bimbo come te, non avresti dovuto spingerlo in quel modo, potevi fargli male. Scusati, coraggio

Oh ... *guardo il bambino dispiaciuto* Scusa, pensavo che eri il bimbo Gesù ...

Ma ancora prima che il biondino potesse rispondere, il padre lo prese per il braccio e lo portò a sedersi mentre la moglie, con un semplice sguardo, intimò al prete di riprendere e, al resto dei compaesani, di farsi gli affari propri. Gioanna rimase di sasso alla vista del volto della donna, era il nuovo sindaco in persona, Rosalia Bergman. L'altro fanciullo era il figlio di colei che aveva sostituito suo marito a capo del comune.

Non si preoccupi signora Lindgren *le sorrido cordialmente* Frans è un bambino resistente, sono sicura che Leonard non gli abbia fatto alcun male, inoltre domani è davvero il suo compleanno

"Frans", Leonard registrò mentalmente quel nome.

Mi scusi ancora, non ricapiterà *le faccio un cenno e torno a sedermi con Leonard*

Il piccolo Lindgren passò il resto della celebrazione a pensare, ben sveglio, a quello che aveva fatto. Visto che si era scusato, anche se Frans non era il bambino Gesù, potevano diventare amici, gli sarebbe piaciuto tanto. Leonard non aveva mai visto l'altro al parco o al mercato e questo lo incuriosì ancora di più. Finita la messa, ancora prima che Gioanna potesse aiutare il figlio a rivestirsi, vide quest'ultimo nuovamente al cospetto della famiglia Bergman.

*raggiunto il biondo, piego le labbra in un grande sorriso* Ciao Frans, io sono Leonard, noi possiamo essere amici ?

La sua richiesta rimase senza risposta. Afferrato il figlio, il signor Bergman lo portò fuori dalla chiesa, lo sguardo torvo. L'ultima cosa che vide Leonard furono gli occhi luminosi di Frans che si voltavano a guardarlo prima di sparire nella neve.

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