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Dopo la spiacevole improvvisata di quella mattina, Frans aveva subito un lento declino. Normalmente raggiante e pieno di energie, era ritornato il fragile e spaventato bambino con la schiena piegata sotto i colpi della cinta del padre. Si era rifiutato di mangiare qualsiasi cosa e, al minimo contatto fisico, perfino se era il compagno a donarglielo, finiva per sussultare. Era assente, c'era solo l'invito del genitore nei suoi pensieri e, più ci pensava, più faticava a controllare il panico. Anche Leonard era preoccupato, dopotutto, conoscendo quel vecchio caprone, era impossibile intuire le sue intenzioni, in più, una volta venuto a conoscenza del rifiuto del figlio, chissà come avrebbe reagito. Se Rosalia aveva organizzato un'aggressione pur di difendere la facciata di "famiglia perfetta" dei Bergman e Borje, una volta caduto il teatrino, aveva disconosciuto il figlio senza battere ciglio, a quel punto tutto era possibile. Di certo non avrebbe obbligato Frans a quel confronto, ma, se il corvino aveva imparato qualcosa dalla questione con Richard Lindgren, è che certe persone vanno affrontate. Lasciare ciò che ci ferisce in sospeso corrode solo sé stessi. Stringendo la mano del compagno, Leonard ne attirò lo sguardo e, con un semplice sorriso, ne alleggerì il velo di tristezza.
*mi appoggio alla sua spalla* Leo... C-Cosa devo fare? *singhiozzo* L-Lo so, non è mai stato un buon padre, nemmeno una brava persona, alla fine l'ho accettato, ma... Ma ancora non riesco ad odiarlo! Non ce la faccio! I-Io vorrei... vorrei solo sapere...
Frans... *lo abbraccio forte* Certo che gli vuoi ancora bene! Lui non lo merita, ma qui non si tratta di Borje, ma di te! Tu sei una persona meravigliosa ed io sono così geloso della tua forza d'animo! Sai, è facile donare il nostro affetto a chi contraccambia, difficile è farlo con chi non sa nemmeno cosa sia l'amore *sorrido* Perciò, se vuoi andare a parlare con lui, io sarò al tuo fianco!
C-Ci ha feriti, entrambi, per così tanto tempo... Non è giusto continuare a seppellire tutto e lasciarlo impunito! *rispondo all'abbraccio e prendo un respiro profondo* Voglio delle scuse!
E così, dopo essersi ricomposti e confrontati su come agire nel caso in cui fosse capitato il peggio, i due fidanzati si ritrovarono ai piedi del familiare pendio, linea di demarcazione naturale tra il villaggio e la baita dei Bergman. Da quando Frans era andato a convivere con Leonard, aveva sempre fatto di tutto per evitare anche solo di posare lo sguardo verso quella direzione. Uno degli insegnamenti più importanti e frequenti che suo padre gli aveva trasmesso, era la figura dello svikari, fin da bambino aveva imparato come, ricevere quel titolo, fosse al pari di una condanna a morte. Tradire i valori e le leggi della famiglia significava smettere di esistere, restare soli al mondo, non poter più nemmeno pensare di rimettere piede sotto il tetto della casa in cui era cresciuto. Quante lacrime aveva versato, incapace di fermare la nostalgia, non era mai stato così tanto tempo lontano. Senza Leonard, la sua unica ragione di vita, non sarebbe sopravvissuto al dolore dell'abbandono. Mano a mano che si avvicinavano, Frans cominciò a notare molte differenze, a partire dall'erba, lasciata crescere senza controllo, o la legnaia quasi vuota. Se, in passato, avesse trascurando i propri doveri in quel modo lasciando un tale disastro, Borje gli avrebbe spezzato le gambe.
*stringo la sua mano* Frans, tutto bene? *domando preoccupato* Sei sbiancato!
S-Sì! *sono percorso da sudori freddi* Sono solo un po' nervoso...
Non serve che ti spingi oltre se non te la senti *gli accarezzo il braccio*
No! Ho deciso! *guardo la porta seriamente e sollevo il pugno* Lo faccio *mi trema la mano* Ne ho bisogno! *non riesco a muoverla*
*avvolgo con la mano libera il suo pugno* Allora facciamolo, insieme! *bussiamo*
Per un po' non sembrò succedere nulla, tanto che Leonard cominciò a sospettare che non ci fosse nessuno o, magari, che il padrone di casa si trovasse nel fienile sul retro, ma poi si udirono dei passi pesanti farsi sempre più vicini. Il corvino percepì il compagno irrigidirsi immediatamente e, anche se tentò di nasconderlo in tutti i modi per dare forza all'altro, non poté evitare che anche la propria paura aumentasse. Non appena la porta si aprì, ne uscì un forte odore d'aria viziata e stantia misto a qualcosa di andato a male, ma, nonostante ciò, l'aspetto di Borje Bergman era rimasto pressoché invariato dal loro ultimo incontro, se non per l'espressione incupita e seccata. Fu sufficiente che l'uomo notasse la presenza di Frans per cambiare subito atteggiamento, si illuminò ed accennò perfino un sorriso, ma poi si girò verso Leonard e tornò il consueto, burbero, caprone.
Ho chiesto solo di Frans *stringo saldamente il legno della porta* Certe... "Cose" non sono ben accette in questa casa!
*mi innervosisco* Signor Bergman *dico perentorio* Se deve dirmi qualcosa lo farà davanti al mio fidanzato o possiamo chiuderla qui! Sono pronto ad ascoltare, ma se si tratta di offese alla persona che amo, allora ce ne andremo subito e non torneremo una seconda volta!
*deglutisco* Va bene! D'accordo, mi... *sospiro* mi scuso... *mi sposto* Entrate, siete... entrambi benvenuti...
Rimettere piede nel vecchio salotto della baita Akerlund, riempì il cuore di Frans di tante, strane emozioni. Si era aspettato di provare almeno un minimo di nostalgia, ma venne avvolto solo da una grande freddezza. Da bambino in effetti era sempre stato confinato all'esterno, sia per mangiare che per dormire, quasi fosse solo uno tra i tanti animali da cortile, di rado gli veniva permesso di entrare, principalmente d'inverno, perché l'acqua per lavarsi all'esterno si congelava, o quando c'erano ospiti, ma solo con il permesso di Borje. Alla fine, presero posto al tavolo della sala da pranzo e, nel silenzio, l'ansia del biondo sparì, la consapevolezza che niente avesse valore per lui tra quelle mura, lo rasserenò. Essere diventato uno svikari era stata la cosa migliore che potesse succedergli, della sua vecchia vita era rimasto solo un guscio vuoto.
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