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Non era la prima volta che Leonard prendeva il treno, ma mai si era sentito così sconfortato al pensiero di fare un viaggio in città. Seduto al proprio posto, teneva lo sguardo oltre il finestrino, incontrando quello triste di sua madre, la quale, nonostante tentasse di sorridere, era evidentemente meno felice di lui nel vederlo partire. Accanto a lei, Frans non fingeva nemmeno un'espressione serena, era troppo sincero per provare a tenersi tranquillo, anche solo per farlo sentire meglio. Nessuno era contento di quel viaggio, per un momento il corvino si chiese se avesse davvero preso la decisione giusta, ma poi ricordò la promessa alla madre e, al serrarsi delle porte, salutò entrambi con un cenno della mano. Il treno diede un primo colpetto in avanti e cominciò a prendere velocità lungo la banchina. Il giovane aprì il bagaglio alla ricerca degli appunti, ma poi scorse la figura dell'amato correre al fianco del suo finestrino nel tentativo di prolungare il loro saluto. Sorridendogli, gli mandò un bacio prima che il binario si concludesse obbligando il biondo a fermarsi senza più fiato. Se non fosse stato per il padre dell'altro, lo avrebbe portato con sé, ma meglio evitare di causare problemi, in fondo era una questione che riguardava la sua famiglia, inutile metterlo in mezzo. Leonard avrebbe voluto passare il viaggio cercando di trovare le parole giuste con cui iniziare la discussione con quell'uomo che ormai sentiva così estraneo, ci aveva provato per giorni, ma senza risultato. Il treno raggiunse la sua destinazione fin troppo velocemente e, una volta messo piede fuori dal mezzo, il giovane Lindgren sentì lo stomaco in subbuglio per l'agitazione. Sospirando, si mise alla ricerca della figura del genitore, per quanto i suoi ricordi potessero essere attendibili dopo tutti quegli anni di assenza. 

*mi guardo intorno* - Beh, se non lo trovo me ne torno indietro... - *stringo la bretella dello zaino*

*gli picchietto la spalla* C-Ciao! L-Leonard?

*mi volto agitato* Sì, sono io *rilasso le spalle un po' confuso*

Non era suo padre, ma un ragazzo più o meno della sua stessa età, con i capelli castani, gli occhi verdi, proprio come i suoi, e sembrava altrettanto nervoso. Senza aggiungere altro, gli porse la mano libera, tremava e, nel frattempo, stropicciava nell'altra un foglio di carta sul quale c'era scritto il suo nome. Rispondendo al saluto, il corvino accennò un sorriso, era piuttosto a disagio, soprattutto perché non aveva bene idea del motivo per cui il padre avrebbe dovuto mandare un suo coetaneo a recuperarlo dalla stazione invece di venire di persona. 

Ecco... Ehm... *lascio la stretta asciugandomi il palmo contro i pantaloni sentendolo sudatissimo* Tu saresti? 

*mi schiarisco la gola impastata dall'emozione* S-Sono io, Oliver! *faccio un ampio sorriso* Non ci siamo mai visti, ma pensavo che papà...

*ho una brutta sensazione* Papà? *sento il respiro abbandonare i polmoni* Chi... Saresti esattamente? Un mio cugino o...

*lo guardo confuso* Come? No! Sono Olli! Tuo fratello... *sbianco* P-Papà non... ti ha detto di me? *realizzo* T-Tu non sapevi che io... esisto?

Eccola lì, davanti ai suoi occhi, la risposta al grande dubbio sul perché suo padre fosse sempre stato un genitore assente, il motivo per il quale rimaneva più in città che tra le montagne con lui e sua madre e non fosse più tornato. Durante le festività, ma anche nei giorni in cui Leonard era stato più triste, quando avrebbe avuto bisogno di una parola gentile dall'altro, di un bacio in più, tutte le attenzioni mancategli non erano mai state dovute ad un carattere freddo o rigido dell'uomo, semplicemente, quest'ultimo le riservava a qualcun altro. Ed ora, consapevole di questo, il corvino non provò rabbia o tristezza, ma solo il forte bisogno di tornare a casa e stringere tra le braccia Frans, senza lasciarlo più, sino a quando non fossero diventati una cosa sola. Furono dei singhiozzi a riportarlo al presente, non i propri, ma quelli di Oliver, il quale, ignorando le altre persone intorno a loro, aveva finito per scoppiare in un pianto disperato, sfogando al posto suo la frustrazione. 

M-Mi dispiace! *mi copro il viso con le mani* Pe-Perdonami! I-Io non... *vado in tachicardia* E-Eri la sorpresa, per p-papà!

*sospiro e lo abbraccio* - Quindi è stato lui a invitarmi... Papà non sa nulla... - *rifletto seriamente* - Ma perché la signora Bergman ha detto di aver ricevuto l'invito da mio padre? - *accarezzo Oliver* - È troppo sconvolto. Non penso sia un buon momento per fargli delle domande, anche se ne avrei molte

*lo stringo forte* S-Scusa! S-Scusami tanto! *piango contro il suo petto* S-Se avessi saputo... T-Ti avrei incontrato molto prima! P-Papà aveva detto c-che... non volevi conoscermi, m-ma pensavo avresti fatto un'eccezione per il suo m-matrimonio... 

A quanto sembrava, il loro caro genitore si era creato una bella rete di bugie pur di far funzionare tutto il teatrino ed uscirne pulito, di nuovo niente premio "padre dell'anno", peccato. Prendendo dalla tasca un fazzoletto, Leonard aiutò Oliver a darsi una ripulita ed a calmarsi un po', un fratellastro era di certo una sorpresa inaspettata con cui fare i conti, ma di base, per il suo futuro, cambiava poco o niente. Certo, avrebbe reso le cene in famiglia molto più interessanti, dopotutto la patata bollente, anzi, ardente, non era lui ad averla tra le mani in quel momento. Lui e suo fratello non potevano avere più di un paio d'anni di differenza, questo metteva un bel peso sulla capoccia del caro signor Lindgren. Al villaggio lo avrebbero bruciato sul rogo, il tradimento dei voti nuziali era assurdo, risposarsi inconcepibile, ma avere un figlio segreto con un'altra donna, macchiava tutta la loro famiglia, per sempre. 

M-Mi odi, vero? *singhiozzo a testa bassa* V-Vuoi andare via?

*gli scompiglio i capelli* Come? Proprio ora che ci siamo conosciuti? *sorrido* Abbiamo molto da raccontarci e non andrò via prima di aver saputo tutto su di te. Quindi non piangere più, va bene, Olli?           

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