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Frans stava per bussare alla porta di casa Lindgren, dopo il quinto tentativo di trovare le parole giuste da dire, quando questa si aprì dall'interno e vi uscirono tre volti familiari che non credeva avrebbe mai rivisto. Si trattava dei ragazzi del paese che aveva malmenato poco più di una settimana prima. Non sapendo bene come comportarsi con loro, soprattutto dopo che li vide sbiancare non appena ebbero posato gli occhi nei suoi, il giovane montanaro decise di limitarsi ad un sorriso ed un cenno con la mano. Il gruppetto gli rispose allo stesso modo, ma più rapidamente, per poi allontanarsi di corsa lungo le vie del paese. Tornando a rivolgersi verso l'ingresso, il biondo incontrò l'ampio sorriso della signora Gioanna ad accoglierlo

Frans! Finalmente! *lo guardo da capo a piedi* Accidenti giovanotto, sembri stravolto, entra entra! *gli tengo aperta la porta*

*mi pulisco le scarpe logore e le porgo il mazzo di fiori che tenevo dietro la schiena* Per... Per la vostra tavola, signora Lindgren *entro* Con permesso. 

*prendo subito i fiori freschi e vado a metterli in un vaso* Non serve che ti comporti in modo formale, Frans. Chiamami Gioanna e fai come se fossi a casa tua *sistemo il regalo come centrotavola e sorrido a Frans* Vado a chiamarti Leonard, credo stia riposando, ma sapendo che sei qui sarà felicissimo di rivederti.

No, aspetti! *appoggio una mano alla sua spalla* A dire il vero... Dovrei parlare con lei, da soli. La volta scorsa mi aveva detto di avvisarla se mio padre avesse di nuovo parlato con qualcuno del paese nel fienile...

L'espressione della donna cambiò e, senza aggiungere altro, gli fece cenno di fare silenzio e salì al piano superiore lasciandolo solo. Frans cominciò presto a guardarsi intorno. Gli dava una strana sensazione essere di nuovo seduto lì, l'ultima volta vi aveva consumato la colazione di tre o quattro giorni prima, durante la discussione con Leonard sui loro sentimenti reciproci. Ricordava lo sguardo sfuggente del corvino, il suo volto pallido, gli occhi verdi lucidi e le guance che sembravano andare in fiamme. Era lui la causa di tutte le lacrime versate dall'amico. Quel confronto non era stato piacevole, ma necessario, gli aveva fatto capire quanto le sue parole, seppur dette con sincerità, potessero ferire. Sistemandosi un ciuffo di capelli cadutogli sulla fronte, Frans vi trovò dei fili di paglia e sospirò. Suo padre non aveva voluto fargli fare la doccia prima di lasciarlo andare dai Lindgren, anche se non ne aveva capito il motivo. Il modo di agire di quell'uomo era sempre più strano.  

*torno in salotto senza fare rumore e raggiungo Frans* Leonard sta dormendo profondamente, quindi possiamo parlare senza che ci senta *mi siedo davanti a lui* Dimmi cos'è successo. Hanno parlato di nuovo di Leonard?

No, non di Leonard... *sospiro e incontro il suo sguardo* Tre giorni fa è venuto un uomo dal paese per parlare con mio padre. Non ho capito bene che cosa stia succedendo, so solo che preoccupa Far.

Gioanna non perse nemmeno una sillaba del racconto e, quando il ragazzo ebbe finito, rimasero entrambi in silenzio. Notando l'evidente stanchezza del proprio ospite, la donna si alzò e gli offrì qualcosa da bere, così ebbe qualche secondo in più per pensare. Era impressionata dalla rete di contatti di Borje Bergman, nonostante in apparenza sembrasse freddo e distaccato dalle questioni del villaggio, in realtà era il primo a venir informato se vi accadeva qualcosa. Nonostante la moglie Rosalia fosse il sindaco, lui teneva saldamente le redini di tutto. Era spaventoso a pensarci, ma ammirevole. Per la donna non fu difficile fare due più due. Qualcuno di importante stava arrivando in paese, conosciuto solo di nome, o fama, ed avrebbe approfittato di un momento di grande fermento locale per mascherarsi tra i turisti e non dare nell'occhio.

- Chi sarà? - *sento lo sguardo di Frans su di me e gli sorrido rassicurante* Non devi preoccuparti, tesoro. Sono certa che non sia niente di grave. Hai fatto bene a riferirmelo e ti prometto che indagherò a riguardo. Ti farò sapere se scopro qualcosa, ma tu continua a tenere d'occhio tuo padre. I suoi incontri nel fienile ci permettono di sapere se dobbiamo preoccuparci per Leonard, ma devi essere prudente *prendo le sue mani nelle mie*  Frans, non voglio che finisci nei guai.  

Va bene signora Gioanna *sorrido, un po' più leggero* Io ero... Ero venuto qui solo per questo *mi intristisco* Ora è meglio se vado *mi alzo in piedi*

*mi alzo a mia volta* Aspetta, Frans... Sei sicuro di non voler parlare con Leonard? Non voglio forzarti se non ti senti pronto, ma so che desideri risolvere la questione quanto lui. Hai riflettuto su quello che ti ho detto la scorsa volta?

Ogni giorno... *dico triste* M-ma faccio ancora così fatica a... a non vedere queste emozioni che mi crescono dentro come un qualcosa di malato. Sono sempre più forti ed intense, così tanto da spaventarmi, e continuo a ripetermi che sono naturali, che è amore. Insomma, mi sto impegnando a cambiare prospettiva, a rifletterci, per Leonard, ma, fino a quando non sarò sicuro di esserci riuscito, non voglio ferirlo di nuovo *vado all'uscita*

D'accordo, Frans *sorrido* Grazie per essere stato sincero. Spero tornerai a trovarci presto *lo abbraccio affettuosamente*

Quando Leonard aprì gli occhi, stiracchiandosi tra le coperte, ebbe l'impressione di aver sentito la voce di Frans nel sonno. Mettendosi seduto, aprì la finestra della propria stanza e guardò verso la cima della montagna, la baita dei Bergman sembrava molto distante quel giorno. Il ragazzo si godette la brezza per un po' e fu allora che lo notò. In un angolo del letto, proprio a livello del punto in cui si trovava la spaccatura nel vetro, vi era un sasso levigato e, attaccato ad esso, un mazzolino di fiori azzurri. C'era solo una persona al mondo con una mira così infallibile da centrare quel punto esatto senza fare altri danni e, nel profumo di quel dolce dono, il corvino arrossì per lui.   

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