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La situazione si risolse in modo molto semplice rispetto a quanto Leonard e Frans si erano aspettati. Certo, i tre ragazzi apparivano ancora agitati, ma non minacciarono ripercussioni, anzi, bevvero con calma del tè e si scusarono sentitamente prima di andarsene. Non sembravano nemmeno gli stessi di prima. Vista la loro disponibilità improvvisa, il corvino avrebbe voluto avere il tempo di chiedere altre cose, soprattutto riguardo il proprio incidente, ma la presenza dell'amico lo fece desistere. Osservando il terzetto allontanarsi ancora claudicante, il giovane Lindgren sentì il braccio del biondo appoggiarglisi dolcemente lungo le spalle e ne incontrò lo sguardo con il proprio.
Sai *lo fisso facendomi serio* Solo perché hanno accettato di perdonarti non significa che tu possa andare in giro a stendere le persone a pugni in quel modo.
Lo so, lo so *tolgo la mano imbarazzato e sorrido* Non ricapiterà, promesso... Ma, anche senza usare i pugni, non smetterò di proteggerti se qualcuno cercherà di farti del male *lo sguardo mi ricade sulla sua fronte, alla scritta sbiadita, e mi intristisco per un attimo* Leonard... tu sai che puoi dirmi tutto, vero? Io sono qui, per te.
*alla sua domanda mi irrigidisco* Lo so... *le sue iridi di ghiaccio mi trafiggono il cuore* - Smettila di fare così... non posso dirti quello che mi hanno fatto. Devo proteggerti... Non sto facendo nulla di male - *cerco di mantenere la calma* E lo stesso vale per me. Io sono qui *appoggio una mano sulla sua* se hai bisogno.
*annuisco, ma distolgo lo sguardo* - Se sapessi la verità su ciò che sono... diresti lo stesso? -
Gioanna stette ad osservarli per tutto il tempo, incapace di comprendere quale forza la stesse trattenendo dal dire ad entrambi ciò che da soli non erano in grado di rivelarsi a vicenda. Riportando le tazze al lavandino, la donna sentì il suono della campana della chiesa, in effetti la sera si stava avvicinando e, con essa, il momento per il biondo montanaro di tornare a casa. Senza quest'ultimo, non era certa che il proprio figlio sarebbe riuscito a chiudere occhio in modo sereno, non dopo aver visto lo stato in cui gli avevano ridotto la camera. Non era un posto sicuro, sarebbero potuti entrare in ogni momento in cerca di una nuova possibilità di distruggerlo in cocci più piccoli.
*sentendo la campana mi irrigidisco e guardo Frans* Devi... Devi andare *sorrido e, anche se a fatica, separo la mano dalla sua* - Oggi l'ho monopolizzato, suo padre sarà furibondo... Spero non lo punisca a causa mia - Forse è meglio se domani non vieni, così potrai rimetterti in pari con le faccende. Inoltre devo riposare per guarire prima, quindi ti annoieresti con me...
Io non mi annoierei mai con te! *alzo inavvertitamente la voce* - Non posso lasciarlo ora! Chi l'ha ferito potrebbe tornare! Inoltre... non so come reagirei davanti a Far - *stringo i pugni e mi volto verso la signora Lindgren* Mi scusi se glielo chiedo così improvvisamente... Posso restare per cena e... e dormire qui per oggi?
*sgrano gli occhi sorpresa* Oh Frans, ma certo! *copro l'immenso sorriso sulle labbra con le mani* - Meraviglioso ragazzo! Se potessi ti darei Leonard in matrimonio oggi stesso! -
C-come? *guardo Frans, il cuore che mi batte a mille* - No! Non può restare qui! La mia camera è un disastro! Suo padre lo scarnificherà fino alle ossa con la cinta! Io non posso lasciarglielo fare! Ma, se dicessi di no, come potrei spiegare il motivo? Sembrerebbe che non lo voglio qui! Ci resterebbe malissimo! - Ehm, ma sei sicuro che a tuo padre vada bene? Non hai mai dormito fuori casa, non hai avvisato...
Il problema fu subito risolto. Frans si limitò a farsi prestare il telefono e, seguendo le indicazioni di Gioanna, iniziò una lunga ed alquanto cupa chiamata con il padre. Ancora allucinato dall'intera situazione, Leonard rimase seduto sul divano, fissando l'amico durante tutta la conversazione. La voce tuonante di Borje Bergman vibrava attraverso la cornetta, pareva sul punto di farla esplodere, non perché urlasse, il tono severo era più che sufficiente. Non importa quanto a lungo l'uomo proseguisse, in risposta, otteneva solamente il silenzio del figlio. Frans era imperscrutabile, mantaneva lo sguardo all'esterno, verso la propria casa, quasi stesse faccia a faccia con il genitore. Ad un tratto, calato il silenzio, il biondo si girò. Gli occhi dei due giovani si incontrarono ed, insieme, si sorrisero.
- Se deve tornare non gliene farò una colpa, anzi, è meglio. Spero solo che il signor Bergman non lo punisca troppo severamente per aver domandato... - *sospiro amaramente* - Anche se, averlo qui, anche solo per una notte... -
Far, ho detto che rientro domani *dico perentorio* Aumentami il lavoro quanto ritieni necessario, lo farò al mio ritorno. Augura la buona notte alla mamma *Prima che possa rispondere chiudo* - L'ho fatto - *sento come un brivido lungo il corpo, un peso che sparisce*
*stupefatto, mi alzo e lo raggiungo* Frans, va tutto bene? Non eri obbligato a...
*lo abbraccio stando attento a non ferirlo* Dormo qui, Leonard! Fin da piccolo volevo riuscirci! *lo libero, mi sento carico di energia* Non sarò di disturbo al tuo riposo, lo prometto! Evviva! Dormirò nel tuo giardino!
Sorpresi dall'ultima affermazione, entrambi i Lindgren non riuscirono a trattenere una sincera risata che lasciò Frans abbastanza confuso. Il corvino poteva capire l'altro, fin da bambino aveva sempre dormito all'esterno, nella paglia, tra gli animali. Il fienile frontale lo ospitava in estate e quello sul retro, chiuso su ogni lato, in inverno. Il suo amato biondo non aveva ancora compreso quanto quel pigiama party si sarebbe rivelato strano per il suo solito modo di vivere. Leonard promise a sé stesso che, essendo la prima volta in cui l'amico riusciva ad ottenere ciò che davvero desiderava, contro il volere del proprio padre, l'avrebbe resa indimenticabile.
Beh, Frans *mi avvicino ad entrambi i ragazzi* - Questa è un'occasione irripetibile - Sono certa che il giardino sia comodo, ma... Dormirai in camera con Leonard *mi volto verso mio figlio sorridendogli con innocenza* Prima però, fagli fare una doccia calda.
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