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Leonard non avrebbe mai pensato di dirlo, ma finalmente una fiera di paese andava a suo vantaggio. Normalmente le considerva come ritrovi dalla musica assordante nei quali, uno come lui, non riusciva a fare a meno di sentirsi totalmente fuori posto. Ma quando, per preparare il proprio banchetto di vendita, perfino il professore si prendeva dei giorni di pausa liberandolo dall'onere di seguire le lezioni, nemmeno il corvino trovava dei motivi per lamentarsi. Svegliatosi di bun'ora, con un gran sorriso, aveva messo dei vecchi abiti sgualciti ed era andato di corsa alla baita dei Bergman, pronto a passare un'intera e luminosa giornata in compagnia di Frans per dargli una mano.
*arrivo con il fiatone e vado subito al capannone sul retro* Frans, sono venuto ad aiutar...ti?
Guardandosi intorno, il ragazzo vide gli attrezzi e le assi già pronte per iniziare i lavori di costruzione del bachetto, ma del suo biondino preferito neanche l'ombra. Tornando sui propri passi, si mise alla ricerca dell'altro. Provò nel fienile adiacente alla casa, ma non lo trovò, scrutò attraverso le finestre dell'abitazione, ma riuscì solo ad intravvedere il signor Bergman. Per nulla intenzionato a parlare con il caprone, Leonard si mosse nei dintorni fino a quando, fattosi più vicino al limitare della foresta, non gli parve di sentire la voce dell'amico. Non stava parlando, erano più sbuffi, forse ansimi.
- Starà portando un enorme tronco o qualcosa di simile... Strano, mi sembrava ci fosse già abbastanza materiale nel capanno - *scorgo i suoi capelli biondi dietro il tronco di un albero e faccio per raggiungerlo, ma, appena capisco cosa sta facendo, mi fermo nascondendomi* - S-si sta davvero... - *divento completamente rosso*
Tra respiri profondi e gemiti, musica soave alle orecchie del giovane Lindgren, il suo amato montanaro si stava dando lentamente piacere a poco più di cinque metri dalla sua posizione. Tappandosi la bocca per non farsi scoprire, Leonard fu tentato, terribilmente, di fare altrettanto con quel magnifico sottofondo, ma sarebbe stato impossibile restare in silenzio a quel punto. Certo, il suo corpo non stava collaborando particolarmente, l'intimo si stava facendo più stretto di secondo in secondo, ma la sua mente fu più forte. Il ragazzo rimase solo ad ascoltare, impresse nei propri ricordi quel momento, lo avrebbe conservato fino all'ultimo dei propri giorni. Il cuore sembrò esplodergli quando, ad un tratto, gli parve di sentire Frans sussurrare il suo nome mentre fletteva il corpo in avanti, nell'ultimo movimento di dita sull'asta, un'illusione creata dalla sua immaginazione.
*mi mordo il labbro fino a farlo sanguinare* - Era questo che voleva dirmi ieri... ha iniziato a provare dei nuovi desideri... oltre a quello di lavorare fino a spezzarsi le ossa tutta la vita - *sorrido* - Deve essere stata colpa mia, quando gli ho fatto immaginare la sua futura moglie. Chissà quale magnifica donna ha dato vita alla sua passione nascosta -
*mi sistemo imbarazzato* - Spero solo che Far non mi abbia sentito... Consumerebbe la cinta sulla mia schiena, ma non sono riuscito a trattenermi... Questa volta mi è scappato il nome di Leonard - *torno verso casa* Meglio andare, ne ho di lavoro da fare oggi...
*aspetto che mi superi e lo guardo completamente stralunato dall'accaduto* - Mi è sembrato come... come uno strano sogno... - *aspetto qualche minuto e poi mi alzo, sento le gambe molli e la testa leggera* - Chissà, se le cose fossero diverse, se avessi più coraggio... io stesso potrei fargli provare quel piacere -
Un velo di tristezza ad incorniciargli il volto, Leonard tornò con calma al capannone sorprendendo l'amico. Qualcuno però non era altrettanto felice della sua presenza lì. Uno sguardo d'odio, a sua insaputa, lo aveva visto entrare nel bosco per poi uscirne poco dopo il giovane Bergman. Ed ora, meditando vendetta, spinto da una rabbia ancora più profonda nei suoi confronti, avrebbe agito. Ma ai due amici quei sentimenti restavano estranei, i loro cuori battevano veloci, nutriti da emozioni ben più forti e solide, per quanto le celassero l'uno all'altro.
Sono felice che non avrai scuola durante il mercatino così potremo stare insieme *inchiodo una tavola ed arrossisco leggermente* S-sai, per continuare con la storia della moglie, e per la scrittura...
Già, per quello *pitturo un po' ferito dalle sue parole* Voglio aiutarti anche con la vendita, conosco le persone del villaggio e quindi potrei aiutarti ad avere la loro fiducia. Lì mi hanno visto crescere!
Giusto, i paesani *Ripenso alle cattiverie sentite in questo stesso luogo* - Non lascerò avvicinare nessuno di loro... avrei dovuto ascoltare il resto della discussione, almeno adesso saprei cos'hanno in mente di fargli -
Aperta la porta, Borje Bergman fece il suo ingresso nel capannone. Lanciando uno sguardo gelido al corvino, senza dire una parola, girò loro intorno come uno squalo ed infine incrociò le braccia. Il figlio rimase immobile continuano con quello che stava facendo, ma Leonard no, si alzò in piedi e sostenne l'occhiata di ghiaccio, non solo dovuta al colore delle sue iridi.
Salve signor Bergman *sorrido* Sta venendo fuori un bel lavoro, non crede?
Vedremo... *mi sposto accanto a Frans* Ci sono lavori ben fatti, altri invece non possono essere recuperati e devono essere distrutti *tengo i pollici infilati nella cintura* Se non fissi le tavole nel modo giusto, e anche una esce... deviata, può deformare tutte le altre. A quel punto solo una mano esperta può eliminare il pezzo sbagliato e riportare il tutto, sulla giusta strada.
*stringo il martello nella mano e noto lo sguardo di mio padre verso Leonard* - Perchè dice queste cose? Non abbiamo fatto degli errori ! - *mi metto in piedi davanti a lui* Far non dovresti...
*mi affianco a Frans prima che possa dire qualcosa che gli faccia guadagnare delle cinghiate* Ha perfettamente ragione signor Bergman, ma sa... *sorrido* A volte un'asse può sembrare storta ad una prima occhiata... ma può anche farci capire che sono tutte le altre ad esserlo state fin dal principio.
Tenendo il braccio di Frans, Leonard lo fece rimettere a terra ricominciando a darsi da fare mentre, alle loro spalle, il signor Bergman usciva sbattendo la porta.
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