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Frans finse di rientrare dal paese al tramonto, così come ordinato da suo padre. Non gli disse nulla di quanto aveva scoperto nel capanno, o dentro il bosco, la paura di essere cacciato di casa era troppo forte e così, per la prima volta nella vita, fu costretto a mentire ai propri genitori. Si ritirò nel fienile molto presto, come al solito, guardando una specifica casetta del villaggio, fino a quando non fu il sonno ad obbligarlo a smettere. L'alba lo svegliò ed i lavori mattutini lo tennero impegnato, cercò di farli durare più a lungo possibile e si ritagliò molto tempo per esercitarsi nella scrittura. Non aveva più senso farlo, vista la sua condizione, ma il pensiero che i suoi progressi avrebbero reso felice Leonard, lo aiutò a sforzarsi.

Frans *lo chiamo e, quando lo vedo scrivere, sorrido* Molto bene figliolo, hai già fatto ottimi miglioramenti in pochi giorni *gli appoggio una mano sulla spalla* Non vorrei vederti fare queste cose, ma purtroppo, di questi tempi, devi saper scrivere se vuoi trovare una compagna. Se hai finito, puoi andare al villaggio, ma occhi aperti, devi sposare la fanciulla perfetta.

*deglutisco* - Se sapesse la verità ... - Certo Far *mi alzo ed entro in casa per mettermi dei vestiti puliti*

Varcata la soglia, il ragazzo vide la propria madre in cucina, era illuminata dai raggi del Sole che filtravano dalla finestra, i suoi capelli biondi sembravano irradiarne altrettanti. Sarebbe stato bello se, un giorno, rincasando dal lavoro, avesse trovato Leonard a fare lo stesso. Scacciando quel pensiero dalla testa, il giovane andò subito a vestirsi, non fece in tempo ad infilarsi i pantaloni che il telefono squillò, doveva essere la signora Lindgren, era l'unica che chiamava. Non riuscì a cogliere molto della discussione, ma abbastanza da capire che, quel giorno, avrebbe dovuto aiutare Leonard con varie commissioni. Normalmente gli faceva piacere rendersi utile, ma avendo scoperto quale mostruosa natura si nascondesse dentro di sé, e cosapevole della sua pericolosità per l'amico, quella era una pessima notizia.

- Oh no! Lo farò ammalare così! - *mi avvicino per cercare di farla desistere* Mamma, a dire il vero non...

Perfetto, allora a tra poco *chiudo la chiamata e guardo Frans* Oh scusa tesoro, stavi dicendo qualcosa?

Sospirando, il biondo finì di prepararsi e poi si avviò al pendio con la madre, diretto in paese. Prima di allontanarsi troppo, Frans diede un ultimo sguardo al proprio padre e si chiese se, come il giorno prima, ci sarebbe stato un altro incontro con quei paesani. Sperò proprio di no. Arrivati alla piazzetta centrale, Rosalia guardò il figlio, aveva uno sguardo diverso dal solito, ma pensò fosse dovuto all'ansia del trovarsi una compagna. Prima di lasciarlo andare, la donna gli diede una sistemata, il bimbo di un tempo era diventato un ragazzo bellissimo, forte e generoso, ne fu fiera. Lo immaginò all'altare, lontano dalla ferrea educazione di Borje e dalla sua mancanza, libero e felice con la persona che amava. Ci sperò con tutto il cuore.

Che succede? *chiedo notando il suo sguardo*

Stavo solo... ammirando il mio bambino *sorrido e vado verso casa Lindgren*

Va bene mamma... Buona giornata  *la saluto andando verso la scuola*

La signora Bergman arrivò poco dopo a casa dell'amica, emozionata come non lo era da tanto tempo. Normalmente veniva invitata nelle dimore degli abitanti del villaggio solo per lavoro, o raccogliere loro opinioni e suggerimenti, ma ora si trattava di puro piacere personale. Non appena ebbe bussato, il sorriso cordiale di Gioanna la illuminò mettendola subito a proprio agio ancor prima che venisse invitata ad entrare per accomodarsi. La piccola abitazione era un ambiente modesto, grazioso ed accogliente, molto vissuto, ma pieno di calore, faceva apparire casa sua molto più austera e fredda. Avrebbe voluto conoscere il segreto della mora.

*preparo il tè* Come stai Rosalia? Come va a casa?

Oh, tutto bene immagino *sorrido* Di solito è mio marito ad occuparsene visto che lavoro, ma sai, con la questione del matrimonio, Borje è sempre più impaziente, ha già organizzato tutto. Sta anche costruendo le culle per i bambini.

- Bambini? Di già? - Giusto... a proposito di questo *le porgo zucchero e latte* Noi dobbiamo parlare.

Nel frattempo, un più che sorpreso Leonard, era rimasto paralizzato davanti alla porta della chiesa, rapito dallo sguardo del suo più caro amico, ed unico vero amore. Per un po', nessuno dei due fu in grado di spiccicare la minima parola. Il primo a farsi coraggio fu il biondo, il quale si fece avanti porgendo all'altro una rossa mela matura.

Scusami... per ieri *arrossisco* - Dopo quello che ho fatto nel bosco non riesco nemmeno a guardalo in faccia -  T-tua madre mi ha chiesto di aiutarti con delle commissioni.

*prendo la mela e sorrido* Scemo, sono io a scusarmi. Non avevo pranzato e quindi ho avuto un calo di zuccheri! - Spero ci creda - Per questo sono scoppiato a piangere, tu non centri niente! *gli accarezzo il viso* Quindi non essere triste, va bene?

*faccio un grande sorriso* B-bene, è tutto okay quindi! Possiamo andare! *stringo i denti, la guancia va a fuoco* - Non deve toccarmi, non possiamo vederci più o finirò per renderlo un deviato come me... - *sospiro* - Non voglio rinunciarci, la sua presenza al mio fianco è troppo importante... Se scoprisse cosa sono mi odierebbe! - Che commissioni dobbiamo fare?

Oh, ho una lista *la prendo dallo zaino* - Mandarmi all'alimentari solo per farmi passeggiare con Frans... mia madre è un genio del male - Devo comprare un paio di cose e poi fare un salto alla biblioteca per ordinare dei libri *incontro i suoi occhi di ghiaccio* Sono felice che ci sia anche tu, Frans! Non ne hai mai vista una prima, ma so già che ti piacerà tantissimo! Adesso che hai anche ripreso a scrivere e leggere ti servirà sapere come arrivarci!

E così si avviarono, uno accanto all'altro, felici della compagnia reciproca e con le preoccupazioni lontane. Fu un pomeriggio tranquillo, soleggiato e pieno d'amore ma, come tutti sanno, è dopo la quiete che sopraggiunge la tempesta.  

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