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La salita si rivelò più impervia del solito per il giovane Bergman a causa del suo sguardo che, in automatico, continuava a tornare indietro, a casa Lindgren. Si sentiva come se avesse appena abbandonato Leonard, voleva chiarire, abbracciarlo e scusarsi per averlo fatto piangere. Non si erano mai separati dopo una litigata e questo lo metteva a disagio. Raggiunta la baita, il biondo si diresse direttamente al fienile adiacente, desiderando di non aver finito tutti i lavori quella mattina, sentiva il bisogno di tenersi occupato per far scorrere il tempo più in fretta.
*mi siedo a terra, ma poi mi ricordo di avere adosso i vestiti buoni e mi rimetto in piedi agitato* - Spero non si siano macchiati! - *entro in casa per cambiarmi e la trovo vuota* - Far deve essere salito in vetta... Non c'è nessuno - *recupero gli abiti da lavoro e li indosso* Ora va meglio...
Ad un tratto, delle voci, provenienti dal retro della casa, attirarono la sua attenzione spingendolo a sporgersi dalla finestra più vicina. Tre persone sconosciute si stavano avviando alla stalla sul retro. Non appena le grandi porte del capannone si aprirono, il suono si fece più intenso, doveva esserci qualcun altro, ma cosa ci facevano lì? Incuriosito, il biondo uscì di casa e si avvicinò alla costruzione, la conosceva come le proprie tasche e, proprio come in quest'ultime, c'erano diversi buchi dai quali poter entrare senza farsi scoprire.
- Se sono dei ladri potrei prenderli di sorpresa! Far sarebbe orgoglioso di me se impedissi loro di derubarci! - *entro da due assi allentate sul retro, spuntando dietro un covone di paglia*
Non riesco proprio ad immaginare come un ragazzo così giovane potrebbe rivelarsi un pericolo per la nostra comunità *affermo insicuro*
Lo è, più di quanto voi possiate immaginare! *tuono serio attirando l'attenzione generale e facendo calare il silenzio* Qualcosa di malato e disgustoso di cui dovremo presto sbarazzarci.
- Un momento... ma questa voce... - *mi sporgo oltre la paglia e scorgo molti uomini. Davanti a loro, in piedi su una cassa, c'è mio padre* - Far? - *sto per uscire allo scoperto per chiedergli spiegazioni quando, un nome particolare, mi fa bloccare*
Hai detto Leonard Lindgren, giusto? Il figlio dell'ex sindaco? *domando non molto convinto* Di la verità Borje, da quando tua moglie è stata messa a capo del paese, ogni scusa è diventata buona per riunirci e accertarti se hai ancora un po' di controllo.
Frans si risedette confuso, di cosa stavano parlando? Quegli uomini venivano dunque dal villaggio ed era stato Far a chiamarli, ma per quale motivo? Il biondo, fin da piccolo, si era convinto che suo padre fosse una figura sgradita in paese. Anche da ciò che gli aveva spiegato Leonard, lì tutti lo definivano un uomo tenebroso e burbero dal quale tenersi alla larga, ma a quanto pare quelle supposizioni erano sbagliate. Non era un pregiudizio dovuto al carattere schivo del genitore, ma paura dell'autorità e rispetto nei suoi confronti. Si chiese se la propria madre sapesse di quella situazione, ma soprattuto, perchè stessero parlando di Leonard.
A quanto pare ne ho ancora, visto che non manca nessuno *li osservo uno per uno* Voi sapete bene che non vi avrei chiesto di venire se non fosse stato assolutamente necessario *scendo fra loro* Quel semplice ragazzo, come lo definite voi, sta per mettere a rischio ogni uomo del paese e voi la prendete sul ridere!
*ascolto preoccupato* - Leonard? E come? - *cerco di avvicinarmi per sentire meglio, cauto, in modo da non fare rumore* - Far, di cosa stai parlando? -
E come? *chiedo intimorito*
Credevo foste uomini di montagna, proprio come me. Certi... esseri non dovrebbero sfuggire al vostro sguardo *cammino* Con i suoi modi da testa d'uovo, la distanza che tiene dalle ragazze del villaggio, gli atteggiamenti strani e la scelta di avere i capelli lunghi, come quelli di una donna, non sono segnali fin troppo ovvi?
Non starai mica insinuano che sia...
Proprio così *torno sulla cassa* Siamo davanti ad un deviato.
Il silenzio si trasformò ben presto in un brusio sempre più alto, ma non per Frans. Incapace di ascoltare oltre suo padre lanciare accuse del genere all'amico, era uscito ed aveva iniziato a camminare senza meta. Andò dritto, oltre il limitare del bosco, ed iniziò a correre per sfogare quella rabbia crescente. Tra i tronchi degli alberi, quella parola nella sua mente creava un eco continuo, non esisteva epiteto peggiore per definire qualcuno e, immaginarlo in corrispondenza del volto sorriente del corvino, era peggiore di una sferzata sulla schiena. Non poteva essere vero, Far si era sicuramente sbagliato, il cuore del giovane lo gridava ad ogni battito nel suo petto, ma, raggiunta una conclusione sulla situazione, si fermò.
- Stava... Stava piangendo per questo? Leonard sa di essere malato ed io l'ho ferito ricordandoglielo? - *scuoto la testa agitato* - Impossibile! Se fosse un deviato Far non mi avrebbe mai permesso di essere suo amico, è stato lui a dirmi che basta anche un piccolo contatto con uno di quelli per diventare come loro - *schiocco le dita* Ma certo! Leonard non è così, semplicemente quelli del villaggio si sono sbagliati e lo trattano male per errore! Piangeva perché vorrebbe dimostrare a tutti che non è un deviato, ma da solo non ci riesce! *sento il cuore più leggero* Ora so come posso aiutarlo!
Ripresa la via di casa però, Frans Bergman si fermò accanto ad un grande albero, un nuovo pensiero nacque nella sua mente. Immaginò come sarebbe stato se davvero il proprio migliore amico avesse avuto quella malattia. Si vide infettato, mano nella mano con Leonard, stretto a lui, le loro labbra unite come i loro nudi corpi... Ed accadde. Un calore sconosciuto lo investì al basso ventre, lente lacrime gli scesero lungo le guance mentre la nuova sensazione diventava più forte. Era la prima volta che gli capitava e ne fu terrorizzato. Seduto sul terreno fresco, il ragazzo abbassò pantaloni ed intimo cercando di far passare quella fastidiosa sensazione tocco dopo tocco.
*guardo le fronde degli alberi mosse dal vento* - Non è Leonard il deviato... sono io -
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