Stanza E4
Non si ricordava il giorno in cui si era sentita veramente libera e compresa da qualcuno come se fosse aperta come un libro ai suoi occhi. E probabilmente quella sensazione non sarebbe mai più riapparsa in tutta la sua vita, o semplicemente non era mai capitato che una persona fosse in grado di accettarla nel suo modo di essere così strano ed eccentrico che oramai era una sua caratteristica. Poteva cambiare certo, chiunque può cambiare se ne ha le capacità e la giusta determinazione. Però perché farlo? Se uno non la voleva per ciò che era diventata perché cambiare. Perché sottostare ai desideri di qualcuno se quello che più desiderava era essere amata per come appariva ogni giorno. Forse si era sbagliata, forse era solo un presentimento ma era come se quel ragazzo così gentile la avesse risvegliata da un sonno profondo da cui non era stata capace di svegliarsi da sola. Già ma allora perché quella strana voglia di inesplorato? Cosa la bloccava nell'amare col cuore Moblit?
«Hanji è pronto il thè»
Moblit la scosse «Amore ti senti bene?»
la ragazza spaesata dal ritrovarsi tutto d'un tratto nel suo ufficio gli sorrise dolce, tanto era stata persa nei suoi pensieri da non ricordarsi dove si trovava. Gli diede un bacio sulla guancia e Moblit le porse il thè «Amore è da qualche giorno che ti vedo diversa»
«Amore» lo ripeté «Amore, com'è strana tutta questa confidenza all'improvviso vero?»
si alzò dandogli le spalle. Osservò la porta e si immaginò che Levi apparisse sulla soglia. Stava male? Non gli aveva detto niente e non era da lui, un ragazzo così studioso e dedito alle regole così bene educato e gentile, sincero ed altruista come lui...si costrinse a fermarsi. Stava elencando tutte le caratteristiche del comportamento del ragazzo che più avevano attirato e affascinato. Forse era lei ad avere qualcosa di sbagliato e ancora una volta ripensando a quel caldo sogno di quella notte si dimenticò del biondo dietro di lei.
«Hanji ti vedo cambiata. Da quando non parli con Sawney e Bean?»
«Oh! I miei giganti!»
«Per fortuna, stavo cominciando a preoccuparmi veramente»
«Tesoro io non credo di sentirmi bene»
sorrise tenendosi la pancia dalle risate, Moblit rise anche lui e la abbracciò da dietro. Le cinse la vita.
«Psicologicamente? Avrei anche io dei dubbi»
«Ma come ti permetti!»
«Del resto ora siamo più uniti, non posso osare?»
«Certo» gli accarezzò i capelli
«Questo vuol dire che posso avventurarmi al passo successivo?»
le accarezzò i fianchi muovendosi col corpo avanti e indietro, spinse Hanji verso il tavolo. Spostò la mano sempre più in alto fino ad arrivare al suo colletto, scivolò sotto la camicia cercando la sua pelle.
«Moblit?!»
D'un tratto la porta si spalancò e Levi entrò alterato più che mai e con i pensieri più neri. Si bloccò. Vide Hanji stretta fra le mani del biondo con la sua mano che scendeva verso una cosa che soltanto pochi giorni prima aveva provato ad ottenere con la forza e aveva bloccato al muro la povera ragazza.
«Mi scusi signorina Zoe»
fece per chiudere la porta consapevole che avrebbe potuto scoprirli in atteggiamenti del genere poco consoni in ufficio ma del resto comuni fra le giovani coppie, si trattenne dal saltargli addosso. Non per il fatto di stare toccando una delle poche cose di Hanji su cui aveva accidentalmente messo gli occhi più volte dal suo arrivo e che lo facevano impazzire del tutto. Bensì dall'espressione della mora. Pareva sconvolta.
Hanji lo raggiunse appena in tempo, prima che il corvino scomparisse nei corridoi confondendosi tra la folla.
«Moblit aspettami lì»
il biondo seppur infastidito dall'interruzione ascoltò la richiesta della ragazza e tranquillo attese, seduto a gambe incrociate. Doveva proprio essere stato uno scherzo del destino che Levi entrasse in quel preciso momento. O forse, semplicemente, un piano ben congegnato e una capacità di origliare e di osservare attraverso le porte del ragazzo notevole. Ma Moblit era troppo fiducioso per dubitare dell'amico e Levi restò impunito.
Hanji si fece seguire da Levi fino ad una stanza sullo stesso piano, nell'ala opposta al laboratorio. Incontrarono molte persone come ad esempio Petra che fulminò con lo sguardo Levi per averla ignorata del tutto e quando si accorse che il ragazzo abbassava lo sguardo sotto il camicie della scienziata di fronte lo fece accidentalmente inciampare con uno sgambetto.
«Ehi ma cosa?!»
«Oh scusa, errore mio»
si ricompose immediatamente e rosso di imbarazzo per essersi lasciato andare di nuovo senza autocontrollo alla natura si sentì incredulo nel vedere Hanji che lo prendeva per mano. Si era reso conto solo ora della pelle fredda. Pensò di riscaldarla ma si ammutolì.
Si erano fermati davanti ad una porta abbastanza bassa rispetto alle altre che aveva avuto modo di vedere per l'edificio e nessuno girava nei dintorni. Ne comprese subito il motivo: era deserto perché non c'era né una targhetta che la denominava né indicazioni alle pareti. Forse nessuno c'era perché nessuno ne conosceva l'esistenza.
«Tranquillo, non voglio rimproverarti per l'interruzione ingiustificata di poco prima anche se una motivazione sarebbe stata più appagante del limitarsi ad uscire. Entriamo, non voglio che si sappia prima del dovuto e neanche Moblit»
lo colpì questa sua formalità, forse si sentiva in dovere di allontanarsi da lui dopo lo spiacevole incidente per le scale. Che, se ci ripensava (e ci ripensava più volte soprattutto durante i sogni, aggiungendo anche dei particolari inesistenti se non nel suo lato di immaginazione che aveva scoperto di possedere) non era affatto spiacevole. Si rimproverò da solo, forse era meglio se Hanji lo avesse licenziato fin da subito. Che stupido.
Chiuse la porta.
La stanza era piuttosto piccola ma si capiva fosse un ex laboratorio probabilmente abbandonato da anni dopo che i dipendenti si erano scordati di una stanza E4.
Così c'era scritto sul muro, ancora di poco leggibile.
«Stanza E4? Signorina Zoe cosa vuole dirmi di così segreto?»
«Vedi Levi è da un po' di tempo che me lo ero chiesta e sinceramente pensavo fosse una cosa ridicola da chiederti»
«Si può fidare di me»
«Ne sei certo?»
la domanda gli arrivò diretta senza tergiversare. Prima il suo Io interiore che chiedeva spiegazioni su cosa stava accadendo al cambiamento improvviso delle reazioni del suo corpo nei confronti di una donna.
Poi la domanda che si era posto fin da quando si era reso conto di non poter stare lontano da Hanji anche contro la propria volontà.
«Certo»
che orribile certezza nella sua voce
«Grazie» era rincuorata che Levi fosse così sincero con lei, non avrebbe sopportato un altro No.
«Levi io secondo te...»
«Secondo me...»
«I-io sono...»
«Tu sei...»
lei era rossa e balbettava e il ragazzo per incitarla a continuare annuiva e sbuffava. A volte era stancante iniziare una conversazione in modo così impacciato.
Pensò per un secondo che stesse per dire lei e lui loro due. Assieme. Sarebbe stato un incubo, un incubo terribilmente accattivante e bello però pericoloso. Estremamente pericoloso. Si morse la lingua, sperò che lo dicesse e sperò che stesse zitta.
«Levi io voglio organizzare una festa di fidanzamento per fare una sorpresa a Moblit»
«Ah»
«Cosa?»
«Intendevo, ha qualcosa in mente?»
«È questo il punto cruciale, ad una festa si balla e io non sono brava a ballare. La mia famiglia fin da giovane mi ha iscritto a corsi del genere però sono negata. Conosci qualcuno che potrebbe aiutarmi?»
«No»
Hanji si voltò delusa «Capisco, grazie comunque per aver accettato di aiutarmi»
«No perché la aiuterò io»
Alla ragazza gli si illuminarono gli occhi dalla gioia e l'euforia prese il sopravvento, sembrava tornata una bambina contenta di aver ricevuto la sua prima bambola.
O nel caso di Hanji, la sua prima piccola cavia e non c'è bisogno di specificare che a Levi bastò quello sguardo emozionato della bruna per convincerlo che era disposto a combattere contro Meyer e tutti coloro che collaboravano con lui pur di non portare a termine quella dannata missione.
ANGOLO AUTRICE
Questo capitolo è lungo più o meno quanto gli altri, ho già in mente alcune idee per il continuo della storia e spero vi sia piaciuto ❤🙆🙃
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