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Scelta senza rimpianto (parte 2)

Levi vide da lontano Hanji cadere sul pavimento. Lanciò il rampino fino all'altra parte del cornicione della casa, lo tirò più volte per accertarsi che reggesse al suo peso«Dovrei farcela»
Si calò lentamente nella penombra cercando di non attirare la attenzione e di mimetizzarsi il più possibile fra le case e i tetti. Fortunatamente nessuno lo notò. Se non un ragazzo biondo che passeggiava con due sue amici «Eren! Mikasa! Guarda c'è qualcuno lassù!»
Levi sbiancò. Eren? No, lui non poteva vederlo. Lo avrebbe immediatamente conosciuto dal viso e sarebbe stato costretto ad ucciderlo, si nascose dietro un muro«Merda»
«Armin non vedo nessuno»
«Hai ragione scusa...»
«Armin! Dobbiamo concentrarci nel nostro obbiettivo! Ho sentito dire che l'Agenzia Ricognitiva assume il mese prossimo, dobbiamo farci avanti!»
«Io vengo con te»
«Eppure avrei giurato di aver visto una figura nell'ombra»
«Te lo sarai immaginato»
«Probabile»
Levi sospirò, per fortuna quel moccioso era troppo preso da quel posto di lavoro. Doveva fare più attenzione al biondo d'ora in poi, era troppo acuto per i suoi gusti.
Giunse alla finestra, riuscì ad arrampicarsi senza essere notato da nessun' altro approfittando dell'ombra che si creava.
«Hanji! Hanji!»
entrò con un balzo. La ragazza era sdraiata incosciente. La chiamò più volte per vedere se sentiva e il narcotico aveva fatto effetto. Non rispose. Levi soddisfatto tirò fuori un foglio su cui aveva scritto la combinazione della valigetta, cercò nella libreria il libro che aveva tirato la mora quando gli aveva permesso di entrare attraverso il passaggio segreto.
«Merda! Non lo trovo. Stupida, sicuramente ha sospettato di me e ha cambiato anche i numeri per la combinazione»
Tutto d'un tratto la ragazza cominciò a tossire e gemere, era in preda alle convulsioni e non ce la faceva a respirare. Provava a gesticolare ma l'effetto del narcotico era stato eccessivo a come si aspettava Levi. Il ragazzo preoccupato la prese in braccio«Hanji! Hanji! O MIO DIO HANJI» la ragazza sembrava stesse per vomitare o svenire fra le sue braccia. Era in preda al panico. Quella ragazza stava molto male, si maledisse per non aver controllato cosa aveva sparato al collo. Le estrasse delicatamente dal collo la siringa, tamponó la ferita «Hanji...cazzo!»
stava sputando sangue.
Era sporco nelle mani. Se le guardò tremante, non poteva permetterlo. Non a lei. Lasciò cadere la borsa e si tolse il cappuccio e il passamontagna «AL DIAVOLO»
non era un dottore e nonostante nella sua carriera avesse avuto a che fare con casi del genere lui non aveva mai avuto il compito di guarire, ma di assassinare. Per un secondo si ricordò di aver visto un signore uccidere il proprio figlio in preda a convulsioni del genere per non farlo soffrire, porre fine a tutti i problemi. Impugnò il coltello e lo avvicinò al suo petto«Per te» sussurrò alzandolo, pronto a colpire. Si bloccò a mezz'aria.
Hanji aveva ripreso a respirare, inspirò ed espirò lentamente col fiato che alcune volte si fermava e poi continuava. Appoggiò una mano sul cuore, batteva velocissimo ma si tranquillizzò quando cominciò a sentire le pulsazioni rallentare
«C-cosa»
«HANJI!» non credeva ai suoi occhi. O meglio, sperava fosse tutto vero. Aveva avuto paura di perderla e aveva disubbidito ai principi di un sicario per salvare quella ragazza, che doveva uccidere sotto l'obbligo di Mayer. Quel vecchio avrebbe mandato qualcuno a sopprimerlo, ma chissà come il corpo della ragazza stretto fra le sue braccia lo faceva sentire più sicuro di quanto non lo fosse mai stato. La ragazza vedeva tutto attorno a se offuscato e non riusciva a capire chi fosse la figura scura che la stava abbracciando. Forse Moblit? Sì, ne era certa. Lui avrebbe fatto tutto per lei ed era il suo migliore amico.
«Sei tu?»
«Si sono io Hanji, stai calma»
il corvino sospirò esausto, era così felice e sollevato. Le accarezzò la guancia dolcemente, scostando i lunghi capelli bruni che le coprivano gli occhi impedendole di guardarlo negli occhi. Era stanca e ancora molto confusa. Le diede un bacio sulla guancia«Non avrei mai dovuto farlo, mi dispiace»
Hanji sorrise«Moblit»
Levi sentì una fitta al cuore terribile, perché aveva pronunciato quel nome? Era stato lui a salvarla! Cosa c'entrava Moblit! Fece per scuoterla preoccupato e furioso che lei non capisse chi era stato a prenderla in braccio nel bisogno«Hanji!»
sentì dei passi correre nel corridoio fuori dall'ufficio. Si fecero sempre più veloci e si sentiva il respiro affannoso di qualcuno che arrivava in quella direzione. Osservò in fretta la stanza.
Nessun nascondiglio, nessuna nicchia. Si maledisse per non aver trovato prima il libro che azionava il meccanismo per il passaggio segreto, però i suoi pensieri erano distratti e non lucidi come sempre. I ragionamenti lenti.
Era preoccupato per la ragazza, rischiava di soffocare con movimenti bruschi e si sarebbe sicuramente fatto scoprire se avesse provato a sollevarla e portarla con sé.
Perché era stato così sentimentale? Perché aveva cercato di salvarla? Doveva ucciderla, era questo il suo dovere e non era in grado di salvare vite umane senza raggiungere il laboratorio segreto. Ma allora aveva esitato. Aveva aspettato che si riprendesse, perché?! Perché era stato così ingenuo?! Lei era invaghita di quello stupido! E ora?! Lo avrebbe sicuramente denunciato e sarebbe finito fra le sbarre per il resto della sua vita. Era la pena da scontare per tutti i crimini commessi. Del resto lui era soltanto un assassino, nulla, e nulla di più sarebbe stato. Né per se stesso né per Hanji.
Indignato si calò dal tetto e sparì nella notte. Cosa avrebbe detto a Mayer?!
Quel vecchio aveva delle spie in tutti i settori della città, compreso il laboratorio e la sua casa erano sorvegliati fin da quando aveva accettato il patto. Ora non soltanto la sua vita. Ma quella di tutti coloro che non aveva avuto il coraggio di amare erano in pericolo.
Il coraggio di amare.
Lui, un sicario di prim'ordine che aveva paura di qualcosa. Che stupido. Il destino lo aveva tenuto in pugno fin dal primo istante e pensava di averlo ingannato da sempre.
Si era condannato per l'eternità.
Era stato lui stesso a legarsi le catene al collo, era nella merda. Lo sapeva. Il problema era come uscirne.
Levi si trattenne le lacrime e un sapore amaro riempì la sua bocca        «Hanji, cazzo! E tutta colpa delle tue dannate parole! Perché scienziata pazza dei miei stivali...»
abbassò la voce e una lacrima gli rigò la guancia
«...perché mi hai fatto innamorare»

ANGOLO AUTRICE

Ecco la seconda parte del capitolo "Scelta senza rimpianto" 🙆
Prossimamente al cinema! Dall'11 Novembre nelle sale di tutti i Cinema dell'Universo! :-D👍

Lasciate la recensione e...spero che la visione del film sia stata gradita🙃






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