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Scelta senza rimpianto (parte 1)

Il laboratorio a quell'ora di notte era molto silenzioso. Nei corridoi principali regnava il buio e solo una piccola luce in fondo, sopra ad una scrivania, illuminava. Hanji si era trattenuta fino a notte fonda per completare alcuni appunti che le aveva dato Moblit  qualche giorno prima. Doveva ricopiarli.
Sfortunatamente la melatonina aveva fatto effetto prima del previsto e già il sonno prendeva il sopravvento. Come poteva però dormire dopo quello che era avvenuto il giorno prima?
Quel ragazzo pensava veramente tutto ciò che aveva detto su di lei?
Attratto. Attratto da che cosa? Dal suo modo di fare? Impossibile. Nessuno la aveva mai considerata più di una amica. Secondo le regole dell'istituto, alle quali aveva promesso col suo posto di lavoro di obbedire, non vi ci potevano essere alcun tipo di relazioni fra i colleghi. O, meglio, fra superiori e semplici lavoratori come ad esempio Levi.
Levi. Fin dal primo istante lo aveva ritenuto alquanto singolare però questo non la aveva intimorita. Ad Hanji Zoe non piacevano le cose facili, e di questo ne era completamente consapevole. Alcune volte però la mora era così sicura che dubitava dei suoi stessi sentimenti.
Certo non avrebbe pensato di sognare una cosa del genere.
Le sue palpebre si fecero pesanti e la luce col tempo si affievolì sempre di più. Le immagini nella sua mente cominciarono sfuocate e i pensieri annebbiati e confusi. Poco a poco le figure nel sogno divennero nitide e distinguibili.Erano un ragazzo e una ragazza che si baciavano. Il ragazzo la prese per la vita facendole pressione per far uscire dalla bocca della ragazza i suoi gemiti. La spinse al muro e scese con i baci lungo il collo, poi giù sempre più giù fino ad arrivare al petto. Infastidito abbassò la maglia e poi ricominciò a lasciarle dei segni rossi sulla pelle scendendo sempre più in basso. Tutto d'un tratto nei respiri e nella passione più forte che si era creata fra i due il ragazzo non lasciò neanche il tempo alla compagna di fermarlo. Le aprì le gambe a forza infilando dentro la testa. Nel sogno Hanji parve spostare la tenda ed avvicinarsi ai due. La mora si morse il labbro tenendo i capelli del ragazzo che non spostava il capo dalle sue gambe.
«L-levi!»
Levi? Aveva sentito bene? Si avvicinò ancora di nascosto per non farsi vedere. Quasi scordandosi che si trattasse di un sogno.
Eppure era così reale che aveva paura di essere scoperta, tutti i suoni, gli odori strani che non aveva mai sentito ma così invitanti che avevano riempito tutta la stanza.
Sobbalzò quando vide i loro volti, lei e Levi stavano consumando il loro amore e a quanto vide dalla passione che mettevano nel mentre anche tutte le energie del loro corpo. Il corvino cadde esausto contro di Hanji e la abbracciò alla vita«Ti amo Quattrocchi»
«Ti amo anche io nano»
La mora allungò il braccio per toccarli e farli vedere che lei vedeva e sentiva tutto ma all'improvviso si sentì chiamare da lontano, molto lontano. La voce impercettibile, che si faceva man mano sempre più forte . Spalancò gli occhi spaventata«Chi c'è?! Chi c'è?!»
si guardò attorno ancora assonnata, si sentiva nel torto. Sporca dentro per aver potuto sognare una cosa del genere e anche se si convinceva che era solo frutto del suo subconscio qualcosa in lei fremeva dalla voglia di incontrare il corvino.
Levi, lei questo non lo sapeva, era più vicino di quanto pensasse.
Quella stessa notte il sicario aveva organizzato l'intero piano per entrare di soppiatto nel laboratorio e scoprire dove la scienziata tenesse i suoi lavori e tutti documenti che aveva tenuto segreti sotto l'ordine di Smith.
La sua figura saltò dal tetto all'altro con estrema agilità, senza il minimo sforzo. Prese postazione dietro una canna fumaria della casa di fronte, esattamente dinnanzi alla finestra a vetri smerigliati che dava sull'ufficio di Hanji. Era stato invitato ad entrarci più volte nel suo breve periodo di lavoro ma così intenso e aveva avuto modo di studiare nei minimi particolari, quando la mora si era assentata lasciandolo da solo, tutte le possibili aperture e o sistemi di allarme.
Il buio facilitava la cosa.
Il corvino alzò di un poco il mirino, abbassando il passamontagna che gli copriva metà volto per celare la sua vera identità. La verità era che da qualche tempo Mayer, il capo di tutta l'operazione e anche colui che avrebbe dovuto dargli i soldi una volta finito il proprio compito, gli aveva fatto pressione. Levi se ne era accorto, alcune sentinelle erano state appostate vicino alla sua abitazione.
Le aveva uccise.
Ma il tempo a disposizione stava per scadere e lui voleva quei soldi. Ne aveva bisogno per cambiare vita e fuggire dal passato una volta per tutte.
Appoggiò l'arma da fuoco sul muro in rilievo, abbastanza per creare una nicchia per nasconderlo. Inserì il narcotico e si preparò a mirare.
«Uno solo. Sei sola Hanji. Proprio come avevo previsto, ero in laboratorio per preparare le ultime cose per le mie dimissioni quando ho sentito qualcosa nell'ufficio della signorina Zoe. Sono corso. Ma era troppo tardi. Il suo corpo giaceva immobile al suolo ed ero così spaventato che sono corso fuori a chiedere aiuto!»
pensò un secondo alle parole formulate fra le luci dei palazzi di Berlino. L'alito gli si condensó nell'aria fredda, si coprì con dei guanti scuri le mani intorpidite.
«Scusa, devo» non ci fu nessuna lacrima, nessun rimpianto. Eppure dopo le innumerevoli bugie che si era dato a se stesso in quell'attimo le sue certezze parvero crollare come un castello di carte da tavolo.
Come aveva potuto pensare che non sarebbe mai accaduto. Come aveva potuto pensare che una come lei poteva amare uno come lui.
Che sciocco.
Si era soltanto offuscato la mente, nulla di più e più nulla lo avrebbe fermato dal suo obbiettivo.
Aveva respinto con forza dai suoi pensieri Hanji, eppure quel giorno pensava a come lo credeva dopo quello che era accaduto per le scale. Di certo non le importava.
A lei interessavano solo quegli stupidi esperimenti! Una avventura, ecco cosa era stato. Una avventura in quelle situazioni poteva sempre capitare e dopo tutto Levi era un uomo. Essere eccitato se lo doveva concedere. Ma odiava non avere il controllo su se stesso e quella ragazza lo aveva mandato in tilt.
Fece una smorfia battendo un pugno sul cemento«Io non conto nulla»
sospirò«Perdonami»
prese con cura la mira. Premette il grilletto e il narcotico passò attraverso la fessura semi aperta della grande finestra.
La mora si era alzata per controllare che non ci fosse nessuno, quel sogno la aveva molto disorientata ed erano talmente vivide le immagine e forti gli odori e i gemiti che si girò. No, Levi non c'era. E forse era meglio così, sarebbe stato tutto più complicato.
Un dolore lancinante la colpì al collo e dopo alcuni secondi la vista si fece scura e intorno ad Hanji tutto iniziò a girare vorticosamente.


ANGOLO AUTRICE

Per chi ha letto anche l'altra LeviHan che ho pubblicato probabilmente andrò avanti con questa perché ero rimasta indietro. Ma non ho assolutamente nessun blocco o cose del genere🙆❤
Questo capitolo consideratelo diviso in due! Questa è la prima parte🙆🙆🙆❤❤❤🌹🌹🙂🙃

Il prossimo...chi sa...sta notte(a questo punto😂) o domani.





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