Laboratorio segreto
«Non ne ho idea» sussurrò la mora.
Levi si tranquillizzò. Il coltello scivolò in fondo alla tasca.
«Ha qualche sospetto?»
«Tutti qui dentro potrebbero esserlo. Si guardi attorno anche solo per strada, facciamo parte di uno stupido teatrino e non sappiamo chi gioca con i fili. Ci limitiamo ad indossare una maschera e recitare un ruolo per non essere giudicati da qualcuno»
il corvino rimase bocca aperta. La stava fissando veramente ammirato. Quella scienziata pazza non era così avventata come pensava, qualcosa dentro di lui che non pensava di avere tornò alla luce. Ma cosa, era ancora un mistero.
«Signorina Zoe...» non sapeva cosa dire. Si sentiva male. Mentre quella ragazza si spezzava la schiena in quel laboratorio lui provava ad ucciderla e rubarle il lavoro di una vita intera.
Era commosso! O qualcos'altro? Qualunque cosa fosse non doveva lasciare che continuasse. Si obbligò a concentrarsi sul piano principale. Uccidere e portare a termine il proprio compito. Poi scomparire.
«Stia attento»
la donna gli sorrise «Sei un bravo ragazzo, io ho fiducia in te, so che non mi deluderai ma tu non smettere di credere!»
«Credere in che cosa?»
«In qualsiasi! Credere è una spinta avanti per tutto ciò che vuoi fare.»
«Thc, credere è solo una perdita di tempo»
«Eh???» la ragazza non poteva aver sentito veramente quelle parole. Sicuro, il suo nuovo assistente era molto affidabile ma doveva riuscire a renderlo più aperto e gioviale. Le sfide per la famiglia Zoe fin da sempre rappresentavano una nuova avventura e lei non si sarebbe tirata indietro! Quel ragazzo aveva bisogno di sorridere, anche se con quel clima... no! Soprattutto con quel clima!
«Credere è essenziale, tu in cosa credi?»
«Thc, in nulla. Solo in me stesso»
«Allora che ne dici»
si avvicinò al suo viso, sfiorò il suo naso. Levi arrossì e rimase impassibile, provò a distogliere lo sguardo da lei «Cosa dovrei fare?»
«Credi in me»
Gli mancò un battito. Lo aveva detto sul serio? Nessuno gli aveva mai rivolto una cosa del genere.
«Crederò in lei»
«Perfetto! Cominciamo subito!»
la ragazza si allontanò. Corse verso gli scaffali della sua biblioteca e cercò fra le copertine dei libri. D'un tratto fece un sorriso a trentadue denti e ne tirò uno verso di sé.
Levi sgranò gli occhi «Possibile...?»
«Sbalordito? Se tu credi in me io crederò in te! Ti voglio spiegare la mia ricerca»
la donna appoggiò l'orecchio agli scaffali. Udì il suono leggero dei meccanismi azionarsi e l'intera biblioteca con uno scatto metallico si spostò. Lasciò appena una fessura in un angolo, grande abbastanza per far entrare una persona. Da quella fessura Levi scorse una debole luce di una candela. Affiancò la donna «La sua ricerca?»
«Vedrai! Ah, sta attento alle scale»
«Le scale?»
indicò l'apertura, lei entrò subito facendogli segno di seguirla impaziente «Non abbiamo tutto il tempo del mondo! Sbrigati! Fra non molto verranno a cercarci»
«Arrivo»
finalmente era riuscito nel suo intento. Non aveva bisogno di nessuna chiave. Quel libro era la sua chiave per una vita ricca e nobile nel centro di Berlino. Ciò che più desiderava al mondo.
D'altro canto la mora lo osservava felice. Convinta di aver fatto qualcosa che sollevasse il morale al ragazzo, non aveva sorriso come lei sperava ma era già un risultato! Si sarebbe dimostrato sicuramente all'altezza delle sue aspettative! Era un ragazzo intelligente e la avrebbe aiutata con i suoi esperimenti e le sue nuove teorie, ne era certa. L'unico modo per sapere se aveva fatto la scelta giusta era vederlo con i propri occhi.
«Andiamo?»
«Sì»
Le scale erano buie. Non si vedeva ad un palmo dal naso. La mora faceva strada al corvino che incespicava nei suoi stessi piedi «Siamo quasi arrivati»
«Ah!» inciampò in qualcosa di scivoloso e fu preso dalla ragazza. Quel qualcosa strisciò via lasciando al suo passaggio una lunga scia di bava. Una lumaca. No, troppo grande.
«Contro cosa hai urtato?» domandò lei allarmata cercando di non perdere l'equilibrio. Levi disgustato strofinò la suola della scarpa a terra «Meglio non saperlo»
Quella sottospecie di lumaca scomparve. I due si ritrovarono in un vicolo cieco, la mora passò la mano su una parete in pietra «Ero sicura si trovasse qui, da qualche parte...»
«Ci siamo persi»
«Non ci siamo persi, siamo in un passaggio segreto se non ricordi. Una sola via di entrata. Una sola via di uscita»
«E dov'è la via d'uscita?!»
«Con calma, la sto cercando»
«Con calma?! Sono rinchiuso chissà dove con una scienziata pazza e lei mi dice di stare calmo?!»
«Sì, ti ho chiesto questo»
«O mio dio»
la ragazza lo ignorò. Sentiva con le mani la nuda pietra fredda e la superficie liscia, in cerca di qualche rilievo «Dovrebbe esserci una parte in rilievo»
«Signorina Zoe, io soffro di claustrofobia»
«E io di anablefobia»
«Cosa c'entra?»
«Lei mi dia ascolto. Hai mai provato a guardare in alto?»
«Sì ma non capisco»
«Non serve capire, è una semplice domanda. Ora, hai mai avuto il timore di essere inferiore su qualcuno? A me capita ogni giorno, ogni volta che mi confronto su qualcosa mi sento piccola. Minuscola. Un punto invisibile nell'universo che non sa come emergere»
lei voleva solo avviare una conversazione. Era curiosa di capire quel ragazzo da dentro, la maschera di ghiaccio che portava con la mora non funzionava. Aveva a che fare con maschere ben costruite tutti i giorni ma quella aveva attirato la sua attenzione. Non era tanto per fare. Dietro le azioni avventate e le domande strane e bizzarre c'era sempre una spiegazione più che logica. Sotto quella chioma disordinata di capelli lavorava un cervello niente male. Intelligente. Furba. Astuta. Scaltra. Delle qualità ma delle qualità di cui avere paura.
«Mi succede a volte»
«E come ti senti?»
«Insignificante»
«Cosa ti farebbe cambiare idea?»
«Non saprei, impegnarmi in ciò che faccio»
«Giusto. Io mi impegno nelle mie ricerche ogni giorno della mia vita da quando ho questa passione. Non solo per me. Le scoperte che faccio in laboratorio non rimangono in laboratorio come non voglio che quello che ti sto dicendo rimangano solo parole perse nell'aria»
«Io mi impegno»
quella frase. Orribile. Raccapricciante. Cosa aveva appena detto? Sì, si impegnava a uccidere persone innocenti per conto di qualcun'altro. Tutto d'un tratto qualcosa nel suo cervello si sbloccò assieme alla parete.
Levi non riuscì a comprendere a fondo quella sensazione. La luce improvvisa lo costrinse a coprirsi gli occhi «Eccoci nel mio laboratorio segreto!»
«E così, fa qua le sue ricerche»
«Levi, una cosa»
«Sì?»
«Parlando con me ti sei ricordato di essere in uno spazio chiuso?»
ANGOLO AUTRICE
Ho appena finito di scrivere questo capitolo. Con la batteria che si avvicina al 7%...comunque😅!
È scritto bene? Vi ha soddisfatto? Vi ha appassionato?
Consigli e commenti sono ben accolti come sempre 🤗😊❤❤❤
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