Aria di festa
L'invito al celebre incontro che si sarebbe tenuto soltanto il giorno dopo alla villa Smith. Un onore. Che chiunque avrebbe voluto ricevere nella propria vita, uno dei più grandi esponenti del loro tempo che non solo allora ma anche in futuro sarebbe stato ricordato come mecenate. L'opinione e la considerazione che Hanji nutriva nei confronti di Erwin Smith non era cambiata dopo anni ed anni di lavoro al suo fianco, aveva capito che nella vita ci si poteva fidare di poche e rare persone. Persone a cui lei avrebbe affidato tutto ciò di cui era in possesso, la sua stessa vita, l'esistenza dedicata alla scoperta di nuove frontiere nella Scienza.
«Hanji sbrigati. Sei stata tu a nominarmi guardia del corpo e devo accertarmi che tu sia al sicuro»
Levi la strattonò trascinandola di negozio in negozio per trovare l'abito ideale per un incontro di tale importanza. Forse quella pazza squinternata non se ne rendeva conto ma presentarsi di fronte a molte persone in camice da laboratorio, non era proprio il modo giusto per conquistare il pubblico. La città di Berlino nella vigilia di Natale era come risvegliata da un sonno profondo. Bellissime luci erano appese a giganteschi abeti adorni di decorazioni. Le strade erano illuminate da luminarie natalizie con più colori:verdi, rosse, blu, viola e cambiavano ad intermittenza.La neve copriva col suo manto i tetti delle case e le strade. I panettieri sfornavano mille dolci e biscotti, l'odore usciva dalle locande e riempiva l'aria di un buonissimo profumo. Grandi e bambini si divertivano con palle di neve e pupazzi.
«Non l'ho mai vista così luminosa»
Levi si ritrovò catapultato in un mondo alternativo, non era la stessa Berlino che conosceva.
Hanji vide le sue iridi grigie illuminarsi, e gli occhi un poco più aperti del solito. La sua bocca socchiusa dallo stupore lasciava l'alito condensarsi nell'aria formando delle buffe nuvolette.
Il corvino si scosse.
«Come si chiamava il negozio che mi avevi detto prima?»
Hanji annuì.
«Dovrebbe essere qui.Friedrichstrabe, Petra mi ha detto di andare ad H&M»
«Ti fidi di Petra? Non sa distinguere una provetta da un Becker»
la ragazza non riuscì a trattenersi, scoppiò in una fragorosa risata e le guance le si fecero rosse ancora di più, Levi si sorprese e spalancò gli occhi confuso. Ma dopo un po' guardandola rimase fermo. Senza la cognizione del tempo, gli piaceva la risata di Hanji. Cristallina. Sincera.
«In ogni caso è un'ottima conoscitrice dello shopping sfrenato»
«Thc»
Non camminarono a lungo, arrivarono in una quindicina di minuti dentro il negozio. Anch'esso abbellito con degli alberi di Natale, in particolare i commessi e la clientela pareva agitata più del solito e andavano da una parte all'altra dell'edificio.
Levi si voltò verso la mora per chiedere dove andare, non era abituato a questo genere di compere e ne era certo, soltanto dando un'occhiata alla confusione che si era creata attorno a lui, che mai si sarebbe ambientato in questi posti.
Si dovette spostare da un lato perché lo avevano spintonato per passare. Non che ostruisse in qualche modo il passaggio ma il locale era così pieno che anche una formica avrebbe trovato alquanto difficile riuscire ad evitare la folla.
«Non mi sento a mio agio. È sempre così lo shopping?»
alzò il tono di voce più che poté per farsi sentire da Hanji
«Chiedilo a chiunque ma io sono la persona meno indicata! Credo mi abbia dato un nome!»
Levi annuì e si fece largo tra il fiume di gente che si era andato a creare proprio dalla direzione opposta in cui credeva dovessero cercare. Riuscirono ad arrivare vicino ad un gruppo di cassiere intente a discutere su quanto fosse evidente che il colore migliore in quel periodo era il nero, c'erano anche commessi maschi e tutti erano intenti ad appendere all'albero di Natale nell'ingresso delle palle colorate. Petra aveva detto ad Hanji che aveva una vecchia conoscenza in un negozio, una sua lontana amica con cui aveva condiviso molti viaggi in tutta Europa. Non la aveva descritta nei particolari così il corvino chiese ad una ragazza lì vicino.
«Scusa conosci per caso Mikasa Ackerman?»
La giovane si sorprese di quella domanda e si grattò la nuca confusa.
«È una mia, perché?»
«Abbiamo bisogno di lei, sai dirci dove si trova?»
era un po' sospettosa, squadrò con riluttanza il ragazzo che aveva di fronte guardandolo dall'alto in basso. Fece una smorfia appena visibile e continuò il suo lavoro. Levi era spazientito. Alzò gli occhi al cielo.
«C'è forse qualche problema?»
«No»
«Allora dov'è?»
«Settore invernale, terzo piano a sinistra»
«Grazie»
Hanji che non si era intromessa fino a quel momento era rimasta immobile a fissare il locale attorno a sé, così grande e luminoso quasi accecante. Fece appena in tempo a voltarsi per ringraziare la ragazza prima di essere trascinata da Levi su per le scale mobili.
«Come ti chiami?!»
«Ymir!»
urlò lei di rimando e si rimise immediatamente ad aprire gli scatoloni per prendere altri addobbi. Si scostò una ciocca marrone dal viso e sbuffò divertita. Fissò di sottecchi il via vai dietro di lei ma non riusciva più a distinguere la faccia di quella occhialuta e di quel nano scorbutico fra tutta quella gente. Scosse il capo e guardò l'orologio.
«Toh guarda che tizi strani si incontrano a Natale! Ah!» strabuzzò gli occhi, dei tipi davvero singolari ed agitati« Christa, dammi quella scatola!»
Arrivarono al piano superiore in relativamente poco tempo considerando l'enorme quantità di persone che facevano compere quel giorno. Levi scrutò la sala piena di regali e di bellissimi vestiti di marca appesi qua e là, in fondo notò una ragazza. Una commessa. Che spostava e ordinava alcuni capi che erano stati appoggiati senza criterio, sparsi in giro e ne raccolse uno per terra chinandosi. Quando si rialzò vide entrambi avvicinarsi con cautela. Levi e la ragazza si guardarono dritto negli occhi per un secondo prima di distogliere lo sguardo. Hanji tossì imbarazzata. Le sorrise e le porse la mano.
«Piacere, sono Hanji e lui è Levi. Petra ci ha consigliato di venire da te»
la ragazza li osservò con attenzione. Era probabilmente orientale, con un taglio degli occhi però meno accennato in confronto ai giapponesi o i cinesi. I capelli neri erano lasciati ricadere sulle spalle e gli occhi del medesimo colore parevano diffidare di tutti. Compresi Hanji e Levi. Quasi controvoglia annuì.
«Mi chiamo Mikasa, cosa desiderate comprare?»
«Un vestito»
«Di che genere?»
«Elegante, devo andare ad un ricevimento importante»
Mikasa si fece pensierosa per un secondo, poi riprese vitalità e gli fece segno di seguirla.
ANGOLO AUTRICE
Ho voluto sviare un po' dallo scenario drammatico, ditemi voi se vi è piaciuto e volevo proporvi una cosa. Magari non per il prossimo capitolo ma più avanti vi piacerebbe apparire all'interno della storia?
Se volete un ruolo preciso potete scriverlo nei commenti
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