11. Una settimana fin troppo squamosa
Ma Raptor doveva essere più coraggioso di quanto credevano. Nelle settimane successive sembrava farsi sempre più pallido e smunto, ma resisteva. Secondo Harry, per lo meno. Honey riusciva a percepire altro, nel professore, le poche volte che abbassava la barriera empatica e lui era nelle vicinanze. Emozioni oscure, oltre a una paura che i suoi amici avrebbero associato al fatto che Piton lo stava minacciando, se solo lo avessero saputo. In realtà, era come se Raptor avesse paura di qualcosa che non lo lasciava mai. E quelle sensazioni di rabbia, impazienza e odio che lo circondavano proprio non riusciva a spiegarsele.
Ogni volta che passavano per il corridoio del terzo piano, Harry, Ron e Hermione accostavano l'orecchio alla porta per controllare che dentro Fuffi ringhiasse ancora, facendo sospirare Honey che, poveretta, non sapeva più come far capire loro che non dovevano preoccuparsi di Piton.
Il professore di Pozioni si faceva vedere in giro di malumore come al solito, il che certamente significava che la Pietra era ancora in salvo, secondi quei tre schizzati. In quei giorni ogni volta che Harry incrociava Raptor lo gratificava di una sorta di sorriso di incoraggiamento e Ron aveva cominciato a redarguire quelli che ridevano della balbuzie del professore. Personalmente Honey li trovava piuttosto ridicoli, ma si asteneva dal commentare a causa del fatto che nessuno dei due credeva alla sua idea secondo cui il professore di pozioni era innocente.
Hermione, invece, aveva altre cose cui pensare oltre la Pietra Filosofale. Aveva cominciato a fare il programma dei ripassi e a dividere i suoi appunti per argomenti e attribuire un colore diverso a ciascuno. A Harry e a Ron non sarebbe mai passato per la testa, ma lei continuava a pungolarli perché facessero lo stesso.
«Ma, Hermione, agli esami mancano secoli!»
«Dieci settimane.» precisò impaziente Hermione. «Dieci settimane non sono secoli, e per Nicolas Flamel sono un attimo.»
«Ma noi non abbiamo seicento anni come Flamel.» le ricordò Ron. «E comunque, si può sapere a che cosa ti serve fare il ripasso, visto che sai già tutto?»
«A che cosa mi serve? Ma sei matto? Ti rendi conto che questi esami dobbiamo passarli per andare al secondo anno? Sono molto importanti, avrei dovuto cominciare a studiare un mese fa, non so proprio che cosa mi ha preso...»
«Ma dai! Nemmeno Honey si dà tanta pena.»
Purtroppo pareva che gli insegnanti la pensassero come Hermione. Li caricarono di tanti di quei compiti per le vacanze di Pasqua, che quanto a divertimento non assomigliarono di certo a quelle di Natale. Era difficile rilassarsi con Hermione accanto che recitava i dodici usi del sangue di drago e si esercitava nei movimenti della bacchetta magica. Bofonchiando e sbadigliando, Harry e Ron trascorsero la maggior parte del tempo libero con la ragazza in biblioteca cercando di portare a termine i compiti delle vacanze aiutati da Honey che, fortunatamente per loro, sembrava molto più propensa dell'amica ad aiutarli e a farli insieme. Anche se spesso la vedevano a un tavolo diverso, in compagnia di Seamus, Dean, Lavanda, Neville e Parvati, ad aiutare anche loro con quella distesa infinita di compiti. A volte passava così tanto tempo con loro che riuscivano a parlarsi solamente a cena, e lei non faceva altro che scusarsi per metà del pasto, almeno fino a quando i ragazzi non le tiravano addosso qualcosa – solitamente del cibo – per farla smettere.
«Questo non riuscirò mai a ricordarmelo.» esplose Ron un pomeriggio, poggiando la penna d'oca e guardando nostalgico fuori della finestra della biblioteca.
Era la prima vera, bella giornata di sole che avevano avuto da mesi. Il cielo era di un tenue color non ti scordar di me e nell'aria c'era il profumo dell'estate imminente.
Harry, che stava cercando la voce "Dittamo" nel volume Cento Erbe E Funghi Magici, non alzò gli occhi dai libri se non quando udì Ron esclamare: «Hagrid, che cosa ci fai tu in biblioteca?»
Honey, che a sua volta non gli aveva rivolto la minima attenzione, distolse lo sguardo dal libro di pozioni e lo spostò sul guardiacaccia. Hagrid era apparso, nascondendo qualcosa dietro la schiena. Sembrava completamente fuori posto nel suo pastrano di fustagno.
«Sto solo a dare un'occhiata.» disse con una voce ambigua che attrasse subito la loro attenzione. «Voi, piuttosto, che cosa ci fate qui?» di colpo, parve farsi sospettoso. «Non starete mica ancora dietro a Nicolas Flamel, vero?»
«Oh, quello lo abbiamo scoperto secoli fa.» disse Ron dandosi arie d'importanza. «E sappiamo anche a che cosa fa la guardia il cane, a una Pietra Filos...»
«Shhhh.» Hagrid si guardò intorno furtivo per vedere se qualcuno fosse in ascolto, mentre Ron gemeva a causa dell'ennesimo scappellotto che gli aveva dato Honey. «Non dovete parlare ad alta voce di questa cosa, si può sapere che cosa vi prende?»
«In realtà...» disse Harry «... volevamo chiederti alcune cose su come è sorvegliata la Pietra, a parte Fuffi...»
«SHHHHHH!» fece di nuovo Hagrid mentre anche Harry si massaggiava la nuca sotto lo sguardo contrariato di Honey, che aveva colpito anche lui. «Sentite... venite a trovarmi più tardi. Badate bene, non vi prometto di dirvi niente, ma voi piantatela di frugare qua dentro; gli studenti non devono sapere. Si penserà che sono stato io a dirvelo...»
«A dopo, allora.» disse Harry.
Hagrid se ne andò caracollando col suo passo goffo.
«Ma che cosa nascondeva dietro la schiena?» chiese Hermione pensierosa.
«Pensi che avesse a che fare con la Pietra?»
«Non credo.» disse Honey, riflettendo sulle emozioni che avevano attraversato il guardiacaccia mentre parlavano, abbastanza intense da superare il suo scudo (complice anche la poca distanza che li separava). Sembrava eccitato, ma anche preoccupato. «Ma nasconde sicuramente qualcosa.»
«Io vado a vedere in che reparto è stato.» disse Ron che ne aveva abbastanza di studiare.
Un attimo dopo era di ritorno con una pila di libri che lasciò cadere sul tavolo.
«Draghi!» sussurrò. «Hagrid stava consultando la letteratura sui draghi! Guardate qui: Specie di draghi della Gran Bretagna e dell'Irlanda... Dall'uovo agli inferi: guida pratica per l'allevatore di draghi.»
«Hagrid ha sempre desiderato un drago, me lo ha detto fin dalla prima volta che ci siamo conosciuti.» disse Honey.
«Sì, l'ha detto anche a me.» confermò Harry.
«Ma è contro le nostre leggi.» disse Ron. «L'allevamento dei draghi è stato dichiarato fuori legge dalla Convenzione degli Stregoni del 1709, questo lo sanno tutti. difficile non farsi notare dai Babbani se alleviamo un drago in giardino, e comunque non si possono addomesticare: troppo pericoloso. Dovreste vedere le bruciature che si è beccato Charlie in Romania coi draghi selvatici.»
«Aspetta! In Gran Bretagna esistono draghi selvatici?» chiese Harry.
«Ma naturalmente.» disse Ron. «Il Verde Comune del Galles e il Nero delle Ebridi. Il Ministero della Magia ha il suo bel da fare a tenere la cosa segreta. E noialtri, dobbiamo continuare a fare incantesimi sui Babbani che li hanno intravisti, affinché ne perdano il ricordo.»
«Ecco qualcosa su cui hai studiato.» scherzò Honey con un sorriso facendogli l'occhiolino mentre gli altri ridevano.
«Ma allora, che cosa diavolo ha in mente Hagrid?»
Un'ora dopo, quando bussarono alla porta del guardiacaccia, furono sorpresi nel vedere che tutte le tende erano tirate.
Hagrid chiese: «Chi va là?» prima di farli entrare e poi si richiuse velocemente la porta alle spalle.
Subito delle strane emozioni percorsero Honey dalla testa ai piedi, e non erano solo di Hagrid... dentro si soffocava dal caldo. Benché la giornata fosse tutt'altro che fredda, nel camino ardeva un fuoco scoppiettante. Hagrid preparò del tè per i ragazzi e offrì loro panini alla donnola, che rifiutarono.
«Allora, volevate chiedermi qualcosa?»
«Sì.» disse Harry. Non era il caso di tirarla per le lunghe più di quanto non avessero già fatto. «Ci chiedevamo se potevi dirci da che cosa è protetta la Pietra Filosofale, oltre che da Fuffi.»
Hagrid lo guardò aggrottando le sopracciglia.
«Certo che non te lo posso dire.» rispose. «Primo, non lo so neanch'io. Secondo, ne sapete già troppo e quindi non ve lo direi in nessun caso. Quella Pietra è qui per una buona ragione. Poco ci è mancato che dalla Gringott non la rubassero... penso che a questo ci siete arrivati, no? Però, mi venisse un colpo se capisco come avete fatto a sapere di Fuffi.»
«Dai, Hagrid, magari non ce lo vuoi dire, ma lo sai. Tu sai tutto quel che avviene in questo luogo.» lo adulò Hermione con voce calda e suadente. Honey borbottò qualcosa di incomprensibile mentre la barba di Hagrid ebbe un fremito: i ragazzi avrebbero giurato che il gigante stesse sorridendo. «Ci chiedevamo soltanto chi si sia occupato della protezione.» proseguì Hermione. «Cioè, volevamo sapere, a parte te, di chi può essersi fidato Silente al punto da lasciarsi aiutare.»
Il petto di Hagrid si gonfiò d'orgoglio a queste ultime parole. Harry e Ron lanciarono a Hermione un'occhiata raggiante. Honey borbottò di nuovo. Hagrid doveva essere stato di sicuro un Grifondoro, l'orgoglio era quello.
«Beh... immagino che non c'è niente di male se vi dico questo... Vediamo un po'... Silente ha preso Fuffi in prestito da me... poi alcuni degli insegnanti hanno fatto degli incantesimi: la professoressa Sprite... il professor Vitious... la professoressa McGranitt...» e mentre li elencava faceva il gesto di contarli sulle dita. «Il professor Raptor... e naturalmente anche Silente ha fatto qualcosa. Aspettate un attimo. Ho dimenticato qualcuno. Ah, sì, il professor Piton.»
«Piton?»
«Ve l'avevo detto.» mormorò Honey.
«Già. Sentite un po', non è che state ancora rimuginando cose strane sul suo conto, no? Guardate che Piton ha dato una mano a proteggere la Pietra: non ha nessuna intenzione di rubarla!»
«Io non l'ho mai pensato, ma dubito che questi tre abbiano cambiato idea in proposito. Sono parecchio testardi, sai?» commentò Honey facendo alzare un sopracciglio al guardiacaccia.
Honey sapeva che Harry, Ron e Hermione la pensavano diversamente da lei. Se Piton era al corrente della necessità di proteggere la Pietra, non doveva aver avuto difficoltà a scoprire quali sistemi di sorveglianza avessero escogitato gli altri insegnanti. Probabilmente, sapeva tutto... a eccezione, a quanto pareva, dell'incantesimo di Raptor e del modo per evitare le ire di Fuffi.
Ecco cosa ronzava per la mente di quei tre... Honey pensava che il freddo li avesse rincitrulliti e che avessero torto marcio, ma non sapeva come convincerli. Sicuramente, però, concordava con loro sul fatto che qualcuno volesse rubare la pietra. La differenza era che, invece di Piton, pensava che fosse Raptor il possibile ladro. Più passava il tempo più quell'uomo non le piaceva. E anche il fatto che sembrasse sempre più pallido non la convinceva per niente.
«Tu sei l'unico che sa come si fa a tenerlo buono, vero, Hagrid?» chiese Harry in tono ansioso, riportando Honey alla realtà. «E non lo diresti a nessuno, no? Neanche a uno degli insegnanti?»
«Non lo sa anima viva, solo io e Silente.» disse Hagrid tutto fiero.
«Beh, è già qualcosa.» sussurrò Harry agli altri per non farsi sentire. Poi disse: «Hagrid, non è che si potrebbe aprire una finestra? Sto scoppiando di caldo.»
«Impossibile, Harry, mi dispiace.» disse Hagrid.
Harry notò che lanciava un'occhiata di sbieco al focolare. Lo guardò anche lui. «Ehi, Hagrid, e quello che cos'è?»
Ma sapeva già di che cosa si trattasse. Proprio al centro del caminetto, sotto il bollitore, c'era un enorme uovo nero. Era da lì che provenivano quelle strane, ma soprattutto inumane, emozioni che Honey aveva percepito appena varcato l'ingresso.
«Oh.» disse Hagrid giocherellando nervosamente con la sua barba. «Quello... ehm...»
«Tranquillo, lo sappiamo già.» lo fermò Honey.
Hagrid sembrò ancora più nervoso.
«Dove l'hai preso, Hagrid?» chiese Ron chinandosi sul focolare per vedere l'uovo da vicino. «Dev'esserti costato una fortuna.»
«L'ho vinto.» disse Hagrid. «Ieri sera. Sono sceso al villaggio per farmi qualche bicchierozzo e mi sono messo a giocare a carte con uno straniero. Anzi, a dir la verità mi pareva che era molto contento di disfarsene.»
«Ma che cosa farai, quando si schiude?» chiese Hermione.
«Beh, mi sono dato un po' alla lettura.» disse Hagrid estraendo un librone da sotto il materasso. «In biblioteca ho preso questo: Allevare Draghi Per Lavoro E Per Hobby... Naturalmente è un pochino superato, ma dentro c'è proprio tutto. Bisogna tenere l'uovo nel caminetto acceso, perché a quanto pare le mamme drago scaldano i loro piccoli col fiato... Poi, quando si schiude, ogni mezz'ora bisogna dare al piccolo un secchio di brandy mescolato a sangue di pollo. E qui, vedete?, spiega come riconoscere le diverse specie dall'uovo... Il mio, sembra, è un Dorsorugoso di Norvegia. Una specie molto rara.»
Aveva un'aria tutta compiaciuta, ma Hermione non lo era altrettanto.
«Hagrid, tu abiti in una capanna di legno.» osservò.
Ma Hagrid non l'ascoltava. Canticchiava allegramente mentre attizzava il fuoco.
****
E così, adesso avevano un'altra cosa di cui preoccuparsi, e cioè quel che sarebbe potuto accadere a Hagrid se qualcuno avesse scoperto che nascondeva nella sua capanna un drago di contrabbando.
«Mi domando com'è vivere una vita tranquilla.» sospirò Ron, una delle tante sere di fila che passarono a sgobbare sulla montagna di compiti che gli avevano dato.
Ormai Hermione aveva cominciato a compilare programmi di ripasso anche per Harry e Ron, facendoli diventare matti. Honey, fortunatamente, l'aveva scampata, ma per il semplice motivo che Hermione la riteneva in grado di ripassare senza la sua supervisione, dati i voti alti che aveva. Comunque, passava con loro più tempo che poteva, aiutandoli come riusciva con le cose che non capivano e che Hermione non gli spiegava. I restanti momenti liberi che aveva, li trascorreva con gli altri Grifondoro del loro anno, che faticavano a stare al passo come i suoi due amici.
Poi un mattino a colazione Edvige portò a Harry un altro messaggio di Hagrid. Dentro c'erano soltanto tre parole: «Si sta schiudendo.»
Ron aveva voglia di saltare Erbologia e di andare difilato alla capanna, ma Hermione non volle neanche sentirne parlare.
«Senti un po', Hermione, quante volte in vita nostra potremo vedere schiudersi un uovo di drago?»
«Ma abbiamo le lezioni! Ci cacceremo nei guai, ed è ancora niente in confronto a quel che capiterà a Hagrid quando si scoprirà quel che sta facendo!»
«Oh, piantala!» sussurrò Harry.
«Dateci un taglio!» esclamò Honey zittendo tutti e tre. «Vi ricordo che qui anche i muri hanno le orecchie.»
Lanciò un'occhiata significativa in direzione di Malfoy, che era a pochi metri di distanza e si era fermato di colpo per ascoltare. Quanto aveva udito di quello che avevano detto? A Honey non piacque affatto l'espressione della sua faccia, men che meno le emozioni che sentiva provenire da lui, soddisfazione, compiacimento e qualcosa che somigliava fin troppo ad una maligna aspettativa.
Ron e Hermione fecero litigando la strada fino all'aula di Erbologia, e alla fine la ragazza acconsentì a scendere da Hagrid con gli altri tre durante la ricreazione. Quando si udì la campana del castello che annunciava la fine della lezione, tutti e quattro lasciarono cadere contemporaneamente gli attrezzi da giardinaggio e si affrettarono ad attraversare il parco fino al margine della foresta. Hagrid li accolse col volto arrossato per l'eccitazione.
«Il draghetto è uscito quasi del tutto.» li accompagnò all'interno.
L'uovo era posato sul tavolo, inciso da crepe profonde: dentro c'era qualcosa che si muoveva e dall'interno proveniva un curioso ticchettio. Tutti trascinarono le seggiole vicino al tavolo e stettero a guardare col fiato sospeso.
D'un colpo si udì raschiare e l'uovo si spaccò in due. Il draghetto cadde sul tavolo con un piccolo tonfo. Non era esattamente quel che si dice grazioso. A Honey parve assomigliasse a un piccolo ombrello nero tutto raggrinzito. Le ali, coperte da aculei, erano enormi a confronto del corpicino esile e nero come la pece. Aveva il muso allungato, narici larghe, due cornini appena accennati e sporgenti occhi arancioni. Il draghetto starnutì e dal naso gli uscirono un paio di scintille. Sentiva curiosità e confusione scaturire da lui a ondate, mentre si osservava intorno.
«Non è adorabile?» mormorò Hagrid tendendo una mano per accarezzare la testa dell'animale.
Questo fece per mordergli le dita scoprendo zanne acuminate. Honey pensò, tra sè e sè, che, a parte il rischio di essere mangiati, quell'esserino non era affatto male. Tuttavia si tenne quel pensiero per sè, consapevole che i suoi amici l'avrebbero guardata come se fosse stata pazza.
«Che Dio lo benedica... guardate, riconosce la mamma!» disse Hagrid.
«Hagrid» disse Hermione «quanto ci mette esattamente un Dorsorugoso della Norvegia a crescere?»
«Domanda legittima.» mormorò Honey, aggrottando la fronte.
C'era qualcosa che non andava... delle emozioni nuove, che non appartenevano a nessuno di loro. Stava pensando di abbassare la barriera per capire meglio quando il volto di Hagrid si fece improvvisamente pallido: il guardiacaccia balzò in piedi e corse alla finestra.
«Che cosa c'è?» chiese Harry.
«C'era qualcuno che spiava attraverso le tendine... un ragazzino... è partito di corsa verso la scuola.»
Harry corse alla porta e guardò fuori. Honey lo affiancò in meno di un secondo, dandosi mentalmente dell'idiota per non averlo realizzato prima. Anche a distanza, era impossibile non riconoscerlo.
Malfoy aveva visto il drago.
****
C'era qualcosa nel sorrisetto beffardo che Malfoy portò dipinto in faccia per tutta la settimana seguente, che innervosiva molto Honey, Harry, Ron e Hermione. I quattro passarono gran parte del tempo libero nella capanna semibuia di Hagrid, cercando di farlo ragionare.
«Senti, lascialo andare.» lo esortava Harry. «Liberalo.»
«Ma non posso.» rispondeva Hagrid. «È troppo piccolo. Morirebbe.»
Guardarono il drago. Nel giro di una settimana la sua lunghezza si era già triplicata. Dalle narici continuavano a uscirgli volute di fumo. Hagrid aveva trascurato i suoi doveri di guardiacaccia, tanto da fare aveva con il drago. Il pavimento era coperto di bottiglie di brandy vuote e di penne di pollo.
«Ho deciso di chiamarlo Norberto.» disse guardando il drago con gli occhi lucidi. «Mi riconosce davvero: guardate. Norberto! Norberto! Dov'è la mamma?»
«Ma siamo sicuri che sia maschio?» chiese Hermione a nessuno in particolare.
«Spero vivamente di sì.» commentò Honey. «Ho letto da qualche parte che le femmine sono più aggressive.»
«È andato fuori di testa.» mormorò Ron all'orecchio di Harry.
«Hagrid.» disse Harry ad alta voce. «Da qui a quindici giorni, Norberto sarà lungo quanto la tua casa. Malfoy potrebbe andare in qualsiasi momento a spifferare tutto a Silente.»
Hagrid si morse le labbra.
«Lo so... lo so che non potrò tenerlo per sempre, ma non posso mica buttarlo via, no?»
Harry si volse di scatto verso Ron.
«Charlie!» esclamò.
«Stai diventando matto pure tu!» disse Ron. «Io sono Ron, hai presente?»
Honey, che aveva capito al volo cosa passava per la mente di Harry, intervenne. «Harry, ogni tanto sei davvero un genio! Charlie... tuo fratello! In Romania. Quello che studia i draghi. Potremmo mandare Norberto da lui. Charlie potrebbe allevarlo e poi liberarlo nella foresta.»
«Ehi!» protestò il moro, venendo completamente ignorato.
«Geniale!» commentò Ron. «Che ne dici, Hagrid?»
Alla fine, Hagrid acconsentì a mandare un gufo a Charlie per chiedergli se andava bene.
****
La settimana seguente trascorse lenta. Giunse mercoledì sera: Hermione, Honey e Harry erano seduti insieme nella sala di ritrovo, molto tempo dopo che tutti gli altri se ne erano andati a letto. L'orologio a muro aveva appena suonato la mezzanotte, quando si aprì di colpo il buco dietro il ritratto. Ron comparve da chissà dove, togliendosi di dosso il mantello che rende invisibili. Era stato giù alla capanna di Hagrid per aiutarlo a dar da mangiare a Norberto, che adesso divorava topi morti a carrettate.
«Mi ha morso!» disse mostrando loro la mano fasciata in un fazzoletto insanguinato. «Non riuscirò a tenere in mano una penna d'oca per una settimana. Ve lo dico io: il drago è l'animale più orribile che ho mai visto, ma da come lo tratta Hagrid, si direbbe un tenero coniglietto bianco. Quando Norberto mi ha morso, Hagrid mi ha rimproverato che l'avevo spaventato. E quando sono uscito gli stava cantando la ninna nanna.»
Si udì bussare alla finestra, ormai non più illuminata.
«Edvige!» esclamò Harry, affrettandosi ad aprirle. «Deve avere la risposta di Charlie!»
I tre accostarono le teste alla sua per leggere il messaggio, che diceva:
Ron, come stai? Grazie della lettera. Sarei lieto di prendere con me il Dorsorugoso Norvegese, ma non sarà facile farlo arrivare fin qui. Credo che la cosa migliore sia affidarlo a certi amici miei che verranno a trovarmi la settimana prossima. Il problema è che non debbono farsi vedere a trasportare un drago di nascosto.
Potresti far salire il Dorsorugoso sulla torre più alta, a mezzanotte di sabato? Loro possono venirti incontro lì e portarselo via finché fa buio.
Mandami una risposta al più presto.
Tanti baci,
Charlie
Si guardarono.
«Abbiamo il mantello che rende invisibili.» disse poi Harry. «Non dovrebbe essere troppo difficile... mi pare che il mantello sia grande abbastanza da coprire due di noi e Norberto.»
Quella settimana era stata talmente dura che gli altri tre furono subito d'accordo con lui: avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di disfarsi di Norberto... e di Malfoy.
****
Ma vi fu un intoppo. La mattina dopo, la mano di Ron si era gonfiata fino a diventare il doppio dell'altra. Il ragazzo non era certo di far bene ad andare da Madama Chips: e se si fosse accorta che si trattava di un morso di drago? Comunque, al pomeriggio non aveva più scelta: la ferita era diventata di un brutto color verde. A quanto sembrava, le zanne di Norberto erano avvelenate.
A fine giornata, Honey, Harry e Hermione si precipitarono in infermeria dove trovarono Ron a letto, in condizioni pietose.
«Non è soltanto la mano.» sussurrò. «Anche se mi sento come se mi stesse per cadere. Malfoy ha detto a Madama Chips che voleva prendere in prestito uno dei miei libri, e con questa scusa è venuto a farsi quattro risate alla faccia mia. Non ha smesso un attimo di minacciare di spifferare da che cosa sono stato morso... Io avevo detto che era stato un cane, ma non penso che la Chips mi abbia creduto. Non avrei proprio dovuto picchiarlo, alla partita di Quidditch: è per questo che adesso se la prende con me.» concluse Ron.
Harry, Honey e Hermione cercarono di calmarlo.
«Entro la mezzanotte di sabato sarà finito tutto.» disse Hermione, ma la cosa non parve tranquillizzarlo minimamente.
Anzi, Ron si tirò su a sedere e gli venne una gran sudarella.
«A mezzanotte di sabato!» esclamò con voce arrochita. «Oh no... oh no... mi è appena tornato in mente che... dentro il libro che Malfoy mi ha chiesto in prestito c'era la lettera di Charlie! Adesso sa che stiamo per disfarci di Norberto.»
Honey, Harry e Hermione non ebbero neanche il tempo di rispondere. In quel preciso istante, entrò Madama Chips e li mise alla porta, dicendo che Ron aveva bisogno di dormire.
****
«Ormai è troppo tardi per cambiare il nostro piano.» disse Honey a Harry e Hermione. «Non abbiamo tempo di mandare un altro gufo a Charlie, e questa potrebbe essere la nostra unica possibilità di far sparire Norberto. Dobbiamo rischiare. E comunque, abbiamo il mantello che rende invisibili, e Malfoy non ne sa un bel niente.»
«Sì. ma siamo in tre.» fece notare Hermione. «E sotto il mantello non ci stiamo insieme a Norberto.»
«Potrebbe non essere necessario, per me.» rispose Honey. «Sto lavorando su un incantesimo. Mi riesce.» continuò prima che la interrompessero. «E non è pericoloso, ma devo riuscire a farlo durare più tempo.»
Quando andarono giù da Hagrid per dirgli tutto, trovarono Thor seduto fuori della porta con la coda bendata. Hagrid parlò loro attraverso la finestra.
«Non vi faccio entrare.» spiegò. «Norberto è in vena di dispetti... ma io so bene come trattarlo.»
Quando gli dissero della lettera a Charlie, gli occhi gli si riempirono di lacrime, ma forse poteva essere perché Norberto gli aveva appena morso una gamba.
«Ahi! Tutto a posto, mi ha preso sullo stivale... è soltanto un gioco... in fin dei conti, è ancora piccolino.»
In quella, il piccolino picchiò con forza la coda sul muro, facendo sbattere le finestre. Quando Harry, Honey e Hermione ripresero la strada del castello, non vedevano l'ora che arrivasse sabato.
****
Quando giunse il momento di dire addio a Norberto, avrebbero anche potuto provare pena per Hagrid, se non fossero stati tanto preoccupati al pensiero di quel che avrebbero dovuto fare. Era una notte molto buia e nuvolosa, e arrivarono alla capanna con un po' di ritardo perché avevano dovuto aspettare nel salone d'ingresso che Pix la smettesse di giocare a tennis contro il muro e si togliesse di torno.
Hagrid aveva già sistemato Norberto dentro una grossa cassa.
«Gli ho messo un bel po' di topi e di brandy per il viaggio.» disse con voce soffocata. «E dentro ho messo anche il suo orsacchiotto, se mai si sente solo.»
Dall'interno della cassa provenivano rumori sinistri.
«Dubito che quell'orsacchiotto sia ancora vivo.» mormorò Honey.
«Addio, Norberto!» singhiozzò Hagrid mentre Harry e Hermione ricoprivano la cassa con il mantello che rende invisibili e ci si infilavano sotto anche loro. «La mamma non ti dimenticherà mai!»
Honey, invece, puntò la bacchetta verso il suo corpo e mormorò qualche parola, assumendo l'aspetto di ciò che aveva alle sue spalle.
«Accidenti!» esclamò Harry. «Honey sei invisibile!»
«Non proprio.» disse lei. «Questo è un Incantesimo di Disillusione. Permette di mimetizzarsi con l'ambiente circostante. Ho pensato che fosse adatto, visto che è notte. Sarà abbastanza difficile vedermi.»
Neanche loro capirono mai come fecero a trascinare quella cassa su fino al castello. Era quasi mezzanotte quando sollevarono la cassa con dentro Norberto per farle salire la scalinata di marmo e la trascinarono attraverso l'ingresso e lungo i corridoi bui. Poi un'altra scala, e un'altra ancora: neppure la scorciatoia che conosceva Harry servì a facilitare il compito.
«Ci siamo quasi!» esclamò il ragazzo ansimando, quando raggiunsero il corridoio situato al disotto della torre più alta.
Davanti a loro qualcosa si mosse così all'improvviso che gli fece quasi cadere di mano la cassa. Dimenticando di essere quasi invisibili, si ritrassero nell'ombra e rimasero a guardare le sagome scure di due persone impegnate in una colluttazione a tre metri da loro. A un tratto si accese un lume. Honey pregò Merlino che il suo incantesimo reggesse.
Era la professoressa McGranitt, in vestaglia scozzese e retina per i capelli, che teneva saldamente Malfoy per un orecchio.
«In castigo!» gridò. «E venti punti in meno a Serpeverde! Come ti permetti di andare in giro di notte a questo modo!»
«Professoressa, lei non capisce... sta arrivando Harry Potter... ha un drago!»
«Ma che sciocchezze! Come osi raccontare balle del genere! Avanti, Malfoy... riferirò tutto al professor Piton!»
Dopo quello che avevano udito, salire la ripida scala a chiocciola che conduceva in cima alla torre sembrò loro la cosa più facile del mondo. Soltanto quando furono usciti fuori nell'aria fredda della notte Harry e Hermione si tolsero di dosso il mantello, lieti di poter finalmente tornare a respirare come si deve. Hermione improvvisò una specie di balletto mentre Honey tornava visibile.
«Malfoy si è beccato una punizione! Sono talmente contenta che mi metterei a cantare!»
«Evita.» le consigliò Harry.
«Ti prego.» concordò Honey.
Sempre ridendosela per la sorte di Malfoy, rimasero in attesa, mentre Norberto si agitava nella sua cassa. Dopo circa dieci minuti, videro sbucare di colpo dall'oscurità quattro manici di scopa.
Gli amici di Charlie erano dei tipi simpatici. Mostrarono a Honey, Harry e Hermione i finimenti che avevano fabbricato in modo da poter volare con Norberto sospeso fra di loro. Tutti dettero una mano per assicurare la cassa a quei sostegni, e alla fine Honey, Harry e Hermione strinsero la mano agli altri ringraziandoli sentitamente.
Finalmente, Norberto se ne andava: seguendolo con lo sguardo, lo videro allontanarsi e scomparire.
Allora scesero di nuovo la scala a chiocciola, col cuore leggero, adesso che si erano liberati del drago. Norberto se n'era andato, Malfoy era in castigo... ormai, che cosa avrebbe potuto guastare la loro felicità?
La risposta li attendeva in fondo alla scala. Appena misero piede nel corridoio, dalle tenebre sbucò all'improvviso la faccia di Gazza.
«Bene, bene, bene.» mormorò. «Vedo che ci siamo cacciati di nuovo nei pasticci!»
Avevano lasciato sulla torre il mantello che rende invisibili. E Honey non aveva riattivato l'incantesimo.
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