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𐐪 3. Sogno di una notte di mezza estate

𝗔 𝗟 𝗧 𝗛 𝗘 𝗔    𝗠 𝗢 𝗢 𝗥 𝗘


Scendo dall'auto a noleggio e mi concentro sullo spacco eccessivo sulla gamba e sul suo corsetto di raso che lascia bene poco all'immaginazione.

«Oh, smettila di coprirti. Sei uno spettacolo, non tenerti tutto per te» mi rimprovera Samelia.

«Non c'era bisogno di tutto questo, non devo far colpo su nessuno» preciso, sfiorando i lustrini che ricoprono il mio vestito.

Mi prende sotto braccio, scortando all'interno della villa. «Risposta sbagliata. Ora più che mai devi fare colpo su te stessa. Ti senti davvero così a disagio?»

Gli occhi di molti dei presenti ci raggiungono non appena entriamo nell'immenso salone.

«Ora più di prima» mormoro nella sua direzione.

«Benvenuta nel mio mondo, babe», sorride guardandosi attorno. Al contrario di me, è dove dovrebbe essere. «Sei circondata dalla crème della crème dell'alta borghesia lombarda. Perlomeno quella più giovane» mi fa sapere.

Mi sento una scimmia giocoliera che fa volare in aria bicchieri di cristallo. Tutti sono in attesa che ne infranga uno per concedergli un più stimolante intrattenimento.

«Grazie, ora gli sguardi che mi sento addosso mi fanno sentire decisamente meno fuori posto.»

«Rilassati. Il solo motivo per cui ti fissano è che sei una delle donne più belle della sala. Dovresti andarne fiera», mi sistema una ciocca di capelli dietro all'orecchio.

«Che stai facendo?»

Solleva un angolo della bocca.
«Ti rendo ancora più desiderabile.»

«Sembra funzionare piuttosto bene» confermo, indirizzando gli occhi verso un uomo che ha tutta l'aria di voler parlare con noi.

«Ma guarda chi abbiamo qui, niente di meno che Samelia Casati. Credevo che non saresti stata dei nostri.»

«Cambio di programma. La mia amica Althea è appena arrivata in città, non potevo privarla di una delle tue feste» risponde, entusiasta.

Non riesco a capire se vadano d'accordo o se si odino alla follia. I loro sguardi inviano segnali contrastanti, perlomeno quelli di Samelia. Lui la sta palesemente divorando con gli occhi. Come biasimarlo, è una dea questa sera, con un vestito di raso blu scuro che si fonde assieme alla sua pelle olivastra e i suoi capelli nero pece.

«Siete come il giorno e la notte» commenta l'uomo di fronte a noi, riservandomi la stessa occhiata. «Capelli rossi, occhi azzurri, pelle diafana... Sei l'antitesi di Samelia.»

Se un tipo sbucato dal nulla è in grado di percepire questa verità, deve essere davvero più evidente di quello che pensavo.
Io e lei siamo talmente diverse, sia fuori che dentro, è un dato di fatto. Io brillo di luce riflessa, sono solo il confronto.

«Althea, questo è Marco Riva, un damerino pieno di sé. Ops, scusa, lapsus. Volevo dire—»

«Uno dei tanti passati tra le sue lenzuola», mi porge la mano focalizzandosi appositamente su di me. «Dove ti ha tenuta nascosta tutto questo tempo?»

Samelia caccia la sua mano prima che possa afferrarla. «Ha il coraggio di parlare delle mie lenzuola» precisa verso di me, poi si volge a guardarlo. «Quante volte al giorno le cambi ora? Da quanto si dice in giro hai superato il numero quattro.»

Intercetto un cameriere e recupero un bicchiere di qualcosa nell'attesa che finiscano i loro affari.

«Se ti interessano tanto i miei record, questa sera posso farti l'onore di essere la numero cinque» ribatte lui con il sorriso sulle labbra.

Scontato. A chi non piacerebbe avere una come lei nel proprio letto. Se fossi stato un uomo, l'avrei corteggiata anche io fino allo sfinimento. Chi se la lascia scappare è un povero idiota che lo rimpiangerà per la vita, come il caro Marco qui davanti.

«E impedirti così di raggiungere il numero sei o addirittura il sette, non potrei mai essere così meschina.»

Si sorridono, ma è chiaro chi è perso di chi.
Il bacio che le sistema sulla guancia dice tutto. «Mi sei mancata, Sam.»

«Sono qui anche per questo» replica, sorniona.

Vorrei avere la metà della sua autostima e del suo savoir-faire. A volte penso che Brian non sarebbe scappato se fosse stato con una donna come lei. Una come Marie Roux.

«Quando inizia la vera festa?» gli chiede.

«Sta arrivando» replica lui.

L'unica che non capisce il loro codice sono io. Suppongo abbiano chiamato qualcuno per animare la festa, come se l'atmosfera sognante che si respira nella villa non fosse già abbastanza.

«La vera festa?» ricalco per vederci chiaro.

«Non siamo in una villa sperduta sul Lago di Como per uno stupido raduno di ricconi snob. Le feste di Marco non sono mai quello che sembrano. A mezzanotte arriva la vera magia», guarda il grande orologio posto al centro della sala. Non so come ho fatto a non notarlo prima.

Mancano pochi secondi alla mezzanotte, quando le luci si spengono lasciandoci completamente al buio. La gente comincia a fischiare e gridare in preda a un euforia che non comprendo.

«È arrivato l'ospite d'onore» mi suggerisce Samelia.

La villa si innonda di colpo di un miscuglio di tecno, rap e trap; la poca luce che compare non ha più i colori caldi di prima, è cupa e caleidoscopica. L'atmosfera da favola delle sala è svanita come per magia.

«Sexy da morire come al solito» commenta.

Seguo la direzione del suo sguardo e scruto l'uomo dietro la consolo osannato dai presenti come se fosse una divinità scesa in terra. La mia visione al buio non è delle migliori, la sua camicia bianca è l'unica cosa che risalta a contatto con le luci.

«Qualcuno che conosci?»

Sospira, turbata. «Nei miei sogni.»

Sorrido, sorpresa dalla sua risposta.
«Non è da te. Che fine ha fatto il tuo qui e ora?»

«Beata ingenuità» appoggia la spalla sulla mia. «Lui non è uno tra tanti, e da queste parti non è nemmeno tra gli uomini più approcciabili. Non credo di averlo mai visto con una donna... se escludiamo le sue clienti.»

Ridacchio della sua incoerenza.
«Se si fa tutte le sue clienti, non è poi così inavvicinabile.»

Mi fa cenno di guardarlo e così faccio.
Una ragazza gli si avvicina in un momento di pausa. È oggettivamente la ragazza più bella che abbia mai visto dopo Samelia, una di quelle per cui un uomo farebbe carte false per portarsi a letto. Lei ha tutta l'aria di voler assecondare qualunque suo desiderio, ma quando sembra ormai fatta lui si tira indietro e le porge tra le mani un drink.
Non ho idea di cosa le abbia detto per farla scappare con la coda tra le gambe.

«Che ti avevo detto? Quelle che rimangono in disparte non sono timide, sanno solo come funziona. Vengono a queste feste solo per vedere la sua ombra» mi spiega.

Odio tutto questo potere che assegnamo agli uomini.

«Andiamo, non è l'unico uomo sulla faccia della terra. Non può essere così speciale da istigare alla castità» ribatto piccata. Mi può giustificare solo ciò che rimane del mio drink: il fondo.

«Detto da te non è credibile. Fino a qualche ora fa ti disperavi per uno che non hai fatto altro che servire e riverire per anni.»

Sapevo che non avrebbe lasciato andare.
Detesta quanto me il potere che un uomo può esercitare su una donna, il potere che Brian ha sempre avuto su di me.

«Ah, odio quel bastardo» confessa abbracciandomi. «Non sei tu il problema, lo sai, vero? Certi uomini dovrebbero solo evitare di avere contatti con le donne.»

Mi sono sempre sentita il problema, ho solo evitato di ammetterlo ad alta voce.
Pensarlo lo rendeva già talmente opprimente. Anche ora, non riesco a togliermi dalla testa l'idea di non essere abbastanza.

«Certe donne dovrebbero imparare ad amarsi la metà di quanto si amano uomini come lui» sdrammatizzo per cambiare discorso, ma c'è un fondo di verità.

«Oppure dovrebbero affidarsi a mani esperte.»

«In che senso?» le chiedo, confusa.

«Dico che quella statua greca laggiù può fare di tutto meno che istigare alla castità. Fidati», sorride furbescamente mentre io continuo a rimanere nella nebbia più fitta.

«Per me è un uomo come tutti gli altri» continuo sulla stessa linea, incurante della sua disapprovazione.

«Perché tu sei una donna di cuore, e io una di sesso», ridacchia.

Sono felice che la musica sia alta abbastanza da rendere i nostri discorsi incomprensibili a orecchie esterne.
Avrei preferito che attribuisse la mia opinione alla mia pessima visione notturna, senza saperlo ha toccato una ferita aperta.
Ha ragione su di me: sono 90% cuore, solo il 10% è puro sesso.
Non so quando ho iniziato a sentirmi in difetto, probabilmente in una di quelle occasioni in cui non mi sono sentita desiderata. Le mani di Brian hanno smesso di toccarmi allo stesso modo, i suoi occhi si perdevano nel vuoto. Fare l'amore è diventato ripetitivo e poco stimolante.
Il tempo passato a discutere ha invaso anche quei momenti, separandoci intimamente.
I mie sentimenti hanno gradualmente tolto ossigeno alla fiamma, fino a spegnere del tutto la passione. Vorrei non essere mai stata una donna di cuore.

Mi mordo le labbra per trattenere una folata di dolore che mi risale il corpo al ricordo della fine.

«Vado un secondo in bagno, prendi altri drink?», cerco di sorridere.

«Tutto bene?» aggrotta la fronte scrutandomi il viso.

«Sì, certo. Vado e torno.»
Mi accerto che non abbia intenzione di seguirmi prima di allontanarmi.
Ci sono cose che voglio che rimangano sepolto dentro di me, il mio senso di inadeguatezza è una di queste.

La testa che mi gira e le persone sparse ovunque mi portano fuori strada; raggiungo un'uscita secondaria senza sapere come e mi ritrovo all'aperto. Mi concentro sul riempire i polmoni d'aria per non cedere alla tentazione di piangere che mi suggerisce l'alcol. Per questo non mi piace bere alcolici.
Lascio le scarpe in un angolo deserto del vicolo e proseguo lungo il lago fino alla cancellata che ho intravisto da lontano. Scendo con cautela due rampe di scale prima di arrivare alla gradinata che dà sull'acqua. Devo essere fuori di testa per venire fino a qui da sola in una notte di luna nuova.

Una luce si accende al mio fianco facendomi quasi perdere l'equilibrio.
Lo vedo per pochi secondi, il tempo che impiega una sigaretta a prendere fuoco.

«Sembrerà una frase fatta, ma non dovresti essere qui» afferma, celato nel buio.

«Lo penso anche io.»

Non ci tengo a diventare un corpo riesumato da un lago, ma nella mia impazienza di andarmene, salto un gradino e mi preparo a cadere a terra.

«L'hai organizzato per bene» mi sussurra all'orecchio. Il suo braccio circonda il mio ventre per sostenermi, il suo petto preme sulla mia schiena.

«Perché dovrei volermi spezzare l'osso del collo» protesto sconvolta dalle sue allusioni.

«Puoi saltare la recita» sussurra ancora prima di lasciarmi andare. «Nessuno sa di questo posto, mi hai seguito.»

«Perché dovrei?» continuo incredula. «Ho solo perso—»

Lo stesso rumore di prima raccoglie ogni silenzio. Il rumore dell'innesco di un accendino e quello della fiamma che oscilla per via della brezza.

Alzo lo sguardo per vedere il suo viso e ne rimango incantata. La sua espressione distesa, quasi soddisfatta stona così tanto con la voce minacciosa di prima.
La fioca luce dell'accendino mi dà accesso ai segni sul suo corpo che altrimenti non avrei mai notato. Una mappa di inchiostro nero che si estende giù per il collo e prosegue lungo le braccia, oltre le nocche delle mani.

«Che cosa hai perso, Gretel? La strada di casa?»

Gretel...

I miei occhi tornano all'istante sui suoi.
Sorride, come se fosse contento di aver riportato la mia attenzione dove lui la voleva.
Ma non può essere.
Le probabilità che due persone che provengono da luoghi diversi si incrocino per ben due volte nel giro di qualche settimana sono pressoché inesistenti.

«I ricordi possono ucciderci, se non li lasciamo andare» ripeto, alla ricerca di conferme.

Solleva un angolo della bocca.
«Ricordi a memoria ciò che ho scritto in quel biglietto. Vedo che non hai ancora imparato a lasciare andare.»

Faccio un passo indietro, stordita dalla situazione assurda. Mi afferra per un braccio prima che possa scivolare una seconda volta.

«Non è possibile» farfuglio, allontanandomi.

«Ti conviene non allontanarti troppo», incrocia le braccia e la luce sotto di me si attenua. Sono costretta a fare un ulteriore passo verso di lui.

«Hai parlato con Samelia» affermo estasiata, riprendendo lucidità.

Mi guarda con un sorrisetto stampato in faccia. «Continua.»

«È stata lei a raccontarti della rosa e del biglietto» asserisco con la massima certezza. «Sei un ex che cerca di riconquistarla, oppure... Non mi dire che te lo ha chiesto lei», socchiudo gli occhi per qualche secondo per cancellare la vergogna di questa scoperta.

«Perché ti sconvolge così tanto pensare che possa essere la stessa persona?», inserisce la sigaretta in bocca per la prima volta. «Solo curiosità.»

La conversazione si sta facendo più pesante di quanto dovrebbe essere. Lui è solo un figurante, non è reale.

«La persona che ha scritto quella frase probabilmente ha assistito a delle situazioni che dovevano rimanere private» confesso sulla scia del momento.

«Ti vergogni di quello che hai fatto?»

«No, certo che no» ribatto infastidita dalla sua accusa.

«Forse è questo il problema.»

Il suo modo di analizzarmi è irritante quanto l'ortica.

«Lasciamo perdere. Tu non sei lui, non puoi sapere di cosa parlo» taglio corto.
Discutere con uno sconosciuto interessato alla mia migliore amica non può portarmi da nessuna parte.

Mi volto per rispondere alla chiamata di Samelia di cui mi ero completamente dimenticata. Quando ritorno su di lui me lo ritrovo di fronte, il mio telefono finisce nelle sue mani e la fiamma si spegne.

«Non ci posso credere. Così era questo che volevi ottenere? Tutto questo disturbo per avere il suo numero... Deve piacerti proprio tanto», fendo l'aria con le mani per cercarlo con l'amaro in bocca. La notte è misteriosa e affascinante, molto di più del giorno.

Mi circonda un polso con la mano e l'appoggia sul suo petto per impedirmi di muovermi. Il suono regolare del suo cuore si mescolate al rumore dell'acqua e al segnale di libero della chiamata in corso. Potrei riprendermi il telefono in questo istante se solo volessi, ma la curiosità di scoprire le sue intenzioni è più forte.

«Aly... non dovresti chiamarmi.»

È la voce di Brian.

«Di solito non mi immischio in queste storie da quattro soldi, ma visto che il caso sembra volere così, mi tolgo questo sassolino dalla scarpa.»

Non so per quale motivo continui a rimanere immobile ad ascoltare.

«Lasciare una donna sotto la pioggia è una delle cose più squallide che un uomo possa fare.»

Sento le domande in serie di Brian, ma non riesco che a concentrarmi sulla scena reale che questo sconosciuto ha appena descritto. Samelia non sa nulla di questo.

«Falle un favore e dimenticati che esiste.»

Riaggancia e mi lascia il polso sistemandomi il telefono nella mano.

«Avresti dovuto cambiare strada la prima volta che ti ha dato le spalle» dichiara con nonchalance.

«È così facile predicare dall'altra parte» mormoro, imbarazzata più che mai. «Anche se hai visto tutto, non avresti dovuto farlo. Chi diavolo ti dà il diritto di giudicare la mia relazione? Sei solo il nessuno di turno all'angolo della strada che si è trovato a dover assistere.»

«Vedila come vuoi, non è affar mio.»

Si allontana inoltrandosi nel buio.
Crede di essere così diverso da Brian, ma sono più simili di quello che pensa. O forse sono solo io che lo ricerco in chiunque. Mi faccio luce con l'accendino che mi ha lasciato nella mano e mi affretto a rientrare.

Samelia mi viene incontro non appena metto piede nella sala. «Che fine hai fatto? Mi stavo preoccupando.»

«Lia, non so da che parte cominciare... Non hai idea di chi sia qui alla festa. È assurdo» farfuglio, disorientata da ciò che mi è appena successo. «L'uomo della rosa, quello che ho incontrato all'Avana è qui.»

«Scusa, non ho capito. Neri è tornato in console e la musica... Cosa stavi dicendo?»

Neri.

I miei occhi si fermano su di lui, le parole mi muoiono in gola. Un raggio luminoso raggiunge il suo corpo rivelando la trama di tatuaggi.
L'uomo della rosa e il DJ sono la stessa identità persona.

«No, niente. Pensiamo a divertirci» chiudo la questione tenendomi per me una scoperta che fino a prova contraria potrebbe benissimo essere già di pubblico dominio.

Infrango la promessa di non indagare oltre solo a fine serata, quando raggiungiamo l'hotel in cui dormiremo per qualche ora.
Il terrore di passare il resto della nottata con gli occhi fissi sul soffitto si uniscono al desiderio di conoscere i retroscena.

«Lia, sei ancora sveglia?»

«Ancora per pochi minuti» mormora.
«Non riesci a dormire? Ti prego dimmi che non stai pensando a Brian alle tre del mattino.»

«Quel tipo alla festa, il DJ...»

Si volge di lato, interessata.

«Sei mai stata con lui?» chiedo.

Tento di essere il più delicata possibile, ma in qualunque caso mi uscirebbe male.
Fortunatamente Samelia non è una che va per il sottile.

«Neri non è uno qualunque che decidi di farti. Il suo cachet dilapiderebbe i miei risparmi di una vita. Non me lo posso permettere.»

«Cachet? Ma non fa il DJ?» chiedo stranita.

«Sí, tra le altre cose» farfuglia. Sospira, più indecisa di quanto l'abbia mai vista.
«Devi promettermi che ciò che sto per dirti rimarrà tra noi, potrei davvero finire nei casini se si spargesse la voce... In effetti forse è meglio lasciare stare», si risistema sul letto in silenzio.

«Andiamo Lia, sono io. Lo sai che non sono il tipo da spifferare segreti» insisto. «Rimarrà una conversazione da tre di notte.»

«Dietro le scene, si fa chiamare Kin Nowak» mi racconta. Pendo dalle sue labbra. «È uno gigolo di lusso. A quanto ho sentito tra i più pagati.»

Mi esce una risata senza controllo.
«Chi pensi di imbrogliare con queste storie? È pieno di tatuaggi, non può accompagnare le donne in quel modo.»

«Sei così vecchio stampo, Althea. Siamo nel ventunesimo secolo, i tatuaggi sono la moda del momento. Sarà richiestissimo proprio per l'inchiostro che si porta addosso.»

«Fai sul serio?»

Non riesco a credere che si possa fare un lavoro simile.

«Se è una cosa che tiene segreta, come fai a saperlo? Non mi dire che hai...», mi sconvolge anche solo pensare che possa averlo pagato per chissà qualche servizio. Lei è Samelia, la versione femminile dell'uomo che non deve chiedere mai.

«Se avessi potuto farlo, lo avrei già fatto.
Ci metto la mano sul fuoco che vale quello che chiede. È un piacere per gli occhi, figurati per il corpo», ridacchia.

Le idee strane che mi affollano la testa mi suggeriscono un sollievo scomodo.

«Ritornando al punto?» insisto.

«Me ne ha parlato il suo manager, il tipo che gli sta sempre appresso. Era anche alla festa... Mi ha detto gli deve tutto, non so cosa nello specifico. Deve avergli salvato la vita o qualcosa del genere.»

Avevo altre cose per la testa e non è proprio passato nel mio campo visivo.

«Si è lasciato andare parecchio, per uno che ha un debito da ripagare» commento.

«Ha un debole per me. O meglio aveva. Quando gli ho confessato che mi piace Neri, non mi ha più rivolto la parola. Da allora mi tiene a distanza.»

Nonostante la sua premura di sminuirlo, non mi sfugge la confessione che mi ha appena servito su un piatto d'argento. Mi chiedo se si possa davvero provare qualcosa per qualcuno pur non conoscendolo.

«E lo biasimi. Probabilmente si sente in dovere di proteggerlo» ipotizzo distrattamente.

«Proteggerlo da cosa? Dalle donne?», il suo tono è un miscuglio di divertimento e incredulità.

Da chiunque lo veda come un oggetto da possedere. Tengo per me questo pensiero, per paura che si senta coinvolta, così come ho omesso l'incontro ravvicinato con Neri per evitare di dover descrivere ciò che è successo sulla riva del lago.

«Chiudiamo le confessioni notturne e mettiamoci a dormire», accartoccia le mani intorno al cuscino e mi fissa. «Ti ho distratta abbastanza da Brian?»

«Un po'» minimizzo.

Non sono fiera della poca sincerità che le sto riservando in questi giorni, soprattutto se considero che non riesco a togliermi dalla testa il viso di quel tipo illuminato dalla piccola fiamma di quell'accendino. È ancora nella mia borsa, a testimonianza che non è frutto delle mie fantasie, ma è avvenuto veramente.

«Sai che puoi stare da me tutto il tempo che ti serve, vero?» lo sussurra con gli occhi chiusi e la voce impastata dal sonno.

«Grazie», non potrei essere più grata. «Buonanotte.»

«Sogni d'oro» farfuglia.

Invidio la sua capacità di prendere sonno in pochi minuti. Recupero il telefono sul comodino con cautela con l'intenzione di spegnerlo, ma quando tento di farlo lo schermo mi presenta una serie di notifiche proveniente dalla stessa persona.

Brian.

Sei chiamate perse e dieci messaggi con i quali cerca di assicurarsi che sia al sicuro e che stia bene. Invio una risposta per rassicurarlo, azzardando un ci sentiamo domani.
La sua risposta di consenso è fulminea.
Non è un caso che mi ritorni alla mente quella ragazza che ballava al centro della sala alla festa. La sua sensualità è riuscita ad attirare perfino gli occhi di uno gigolo abituato a chissà quali giochi di seduzione. Oltre a quelli di tutti gli altri uomini presenti.

Abbandono la testa sul cuscino e riprendo a fissare il soffitto con più pensieri di quelli di partenza. Ora sono più folli, rischiosi e insensati, e si fondano su una decisione ancora più folle, rischiosa e insensata.

Mi riprenderò ciò che mi appartiene.
Costi quel che costi.



— 𝖢𝖤𝖨𝖫𝖤𝖭𝖠 𝖡𝖮𝖷 —

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Titolo gentilmente offerto
dal grande Shakespeare, ci sta molto come descrizione del secondo incontro tra Kin e Althea. Il primo se consideriamo che a Cuba è stato piuttosto a senso unico.
Sicuramente avrete già capito che Kin Nowak non è per niente un tipo facile.

Da qui si comincia davvero, o quasi,
il bello deve ancora venire.
Che ne pensate di loro?
Vi aspetto nei commenti con dubbi
e/o impressioni, e ricordate di accendere
la stella prima di andare <3
Love,

Ceil

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