capitolo sei
Hinata lo guardò con un sopracciglio alzato, poi alzò gli occhi al cielo. -ci sono cose che scaldano molto di più di una semplice stufa- sossurrò, arrossendo.
Fu l'ultima cosa che Kageyama sentì, prima di essere stretto in un abbraccio.
Il suo primo istinto fu quello di scacciare via Shoyo, ma per qualche motivo non lo fece. Gli passò le braccia intorno al collo e seppellì il volto in quei soffici capelli arancioni. Sì, ora poteva dirlo con sicurezza... era davvero soffici. E Hinata aveva ragione, quel contatto lo scaldò di più, rispetto alla stufetta, ed era molto più piacevole.
Il calore del microonde era freddo, impersonale, lo colpiva d'improvviso, a volte facendogli venire i geloni. Invece le braccia di Hinata donavano un riscaldamento graduale, che Kageyama iniziò a sentire una volta superato un primo momento di stupore. Ed ogni secondo che passava cinto da lui rimandava il momento dello stacco, consapevole che, una volta fatto, nel suo corpo sarebbe tornato l'inverno.
Il microonde, che probabilmente si sentiva tradito e trascurato, suonò, per indicare che il pasto era riscaldato a dovere. Kageyama si allontanò di colpo, rosso, come se qualcuno lo avesse colto nel mezzo di un delitto, mentre Hinata sorrideva, soddisfatto. Dopo quel momento di tepore e dolcezza le cose tornarono immediatamente come prima, siccome il più basso, addentando il cibo, fece una faccia strana.
-BAKAGEYAMA é CALDO DA UNA PARTE E FREDDO DALL'ALTRA!- osservò, facendo una faccia disguastata.
<CAZZO LA ROTAZIONE DEL PIATTO! NON L'HO INSERITA!> pensò Tobio, che in quel momento avrebbe voluto sbattere la testa al muro.
-io vado a lavarmi, tu riscaldalo nuovamente- disse invece, alzandosi da tavola e smanettando con i tasti del piccolo forno, in modo da inserire la funzione mancante. Hinata annuì, e Kageyama si avviò verso il bagno.
Rimasto da solo in cucina, Shoyo rimise le due porzioni a scaldare e si sedette sulla sedia prima occupata dal compagno. Mise le mani sulle proprie guance, sorridendo, con una nota di malinconia nello sguardo. Era stato bello essere stretto da quelle braccia, che si potevano descrivere tranquillamente impacciate. Si era sentito bene. Evidentemente Kageyama non era abituato a quel tipo di contatto.
Poteva non sembrare, ma Hinata era una persona che osservava molto gli ambienti e le persone. E la freddezza di quella casa era quasi surreale.
Niente fuori posto, Tutto silenzioso. Era passato davanti alla camera dei genitori del compagno, e, essendo la porta mezza aperta, aveva sbirciato all'interno. Il letto era fatto meticolosamente, il pavimento era pulito, così come la maggior parte dei mobili, ma non vi erano sovrammobili, ne giochi da tavolo. Solo un posacenere pieno alliegiava su una cassapanca, solo, con la polvere ormai calcificata sulle sui suoi bordi, segno che non veniva usato da tempo.
Quella stanza gli provocava una stretta al cuore, la vedeva... non vissuta. Spoglia, triste, solitaria. Si ritrovò a fare il paragone con Kageyama. L'ordine era il suo corpo e le sue straordinarie abilità, la mancanza di oggetti la sua povertà di espressione, mentre il posa cenere era il suo cuore.La solitudine era ormai impressa sulle sue pareti, accumulata negli anni.
Era un pensiero piuttoso triste e malinconico quello di Hinata, che però non sapeva che dal cuore di Kagayama spirava ancora del fumo grigio, di un fuoco non ancora completamente soffocato. Ed era Shoyo quel fuoco, la scintilla che avrebbe incendiato tutta la stanza.
Intanto il moro era immerso nella vasca da bagno, mentre ripensava a quello che era accaduto.
COME DIAMINE AVEVA FATTO A DARGLI DEL CIBO COTTO MALE!?
Sì, a quello pensava, siccome era troppo spaventato per fronteggiare i suoi sentimenti. Nella sua mente era come si ci fossero tanti piccoli Kageyama, uno per ogni tratto della sua personalità, che litigavano.
Il calmo, razionale, diceva che era solo un semplice abbraccio, quello pessimista argomentava, dicendo che probabilmente era stato un gesto causato dalla pena nei suoi confronti, uno con gli ormoni a mille replicava, assicurando fosse un chiaro segno di interesse ricambiato, mentre la sua parte stupida ancora non si era resa conto dell'accaduto.
Tra tutti gli omini emerse il guardiano della sua intelligenza, che zittì tutti, ricordando al moro che doveva muoversi, visto che mentre lui stava facendo la bella vita nella vasca scappando dalla situazione, il povero Hinata stava cercando di rimediare al suo errore di cottura.
Si alzò, controvoglia, vestendosi e dandosi una frettolosa asciugata ai capelli.
-Hinata arrivo! Hai preparato?- chiese, ancor prima di uscire dal bagno.
Nessuna risposta.
-Boke rispondi!- lo rimproverò, alzando gli occhi al cielo e uscendo dalla stanza.
ancora silenzio.
-Non sei simp- iniziò, perlustrando la cucina con gli occhi, fermandosi appena lo vide: era accovacciato su una sedia, con le ginocchia al petto che aveva ricoperto con la felpa, probabilmente perchè aveva freddo, e gli occhi chiusi. I capelli arancioni apparivano spettinati, la testa leggermente inclinatata da una parte. Si era addormentato...
Il pasto era diviso in due porzioni, l'una davanti a Shoyo, l'altra dinanzi una sedia vuota, ma era passato così tanto tempo che il cibo si era già gelato. Tuttavia Hinata, anche se doveva essere affamato, non aveva toccato cibo, volendo aspettare il suo compagno, che ora lo guardava, assorto.
Gli sembrava proprio un bambino, dai lineamenti dolci e le guance arrossate, le labbra leggermente screpolate per la temperatura di quel periodo, ma comunque rosee e di bella forma. Dovevano essere proprio morbide al tatto... pensò kageyama, che intanto si era avvicinato a lui, con il dito a pochi centmetri dalle sue labbra, deciso ad appurare suoi pensieri. Quando lo spazio tra il suo indice e la bocca di Hinata era minimo, indietreggiò di colpo, tornando alla realtà, le gote del colore del sangue, che aveva preso a circolare più velocemente nel suo corpo, pompato dal cuore.
si sentì in colpa, infondo non aveva mangiato perchè ci aveva messo troppo...
-Hinata- lo chiamò, superato un attimo di panico iniziale dopo quello che stava per fare- meglio che vai a metterti a letto, ti fa male dormire storto- concluse, picchiettandogli la spalla con insistenza, per farlo alzare.
-mmmmmmh- mugugnò Shoyo, aprendo gli occhi di poco. Ci mise qualche secondo per mettere a fuoco il mondo, e quando si rese conto dell'effettiva vicinanza tra i loro visi... arrossì, mentre sbadigliava.
-uhm okay. dormo in camera tua o...?- chiese, socchiudendo le palpebre nuovamente, data la troppa luce nella stanza.
-oh sì, ho messo un futon- lo informò, distogliendo lo sguardo da lui, facendolo vagare per la stanza. Posandolo sulla tavola si ricordò che il rosso doveva avere la pancia vuota, e si dispiacque. -ma non mangi nulla?- chiese subito dopo, con voce apparentemente fredda.
-nah mi è passata la fame- rispose Hinata.
Kageyama sospirò. Non era certo da lui mangiare poco... figuriamoci non farlo proprio! Ma decise di lasciar perdere...
-Dai vieni andiamo- lo incitò, prendendolo per un braccio e trasportandolo di sopra. -Bakageyama so camminare- protestò il rosso, sbadigliando. Tobio fece finta di non sentire, e lo lasciò solo una volta arrivato in camera. Un futon era sistemato al centro della stanza, e Hinata si sedette su di esso, mentre Kageyama andò a chiudere casa e a sistemare la cucina.
Dopo che ebbe ripulito tutto e messo l'antifurto, decise di ritornare dal compagno, anche se era piuttosto sicuro stesse già dormendo. Infondo non gli dispiaceva poi così tanto, poteva osservare quel viso angelico... okay, sperava si fosse già coricato.
Pensate che sorpresa che ebbe, quando nel passare davanti alla porta della camera, chiusa, sentì delle voci...
Non so che dire QUINDI NON DICO NULLA :D
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