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4

Hazel si trasferì definitivamente a casa loro il 23 dicembre. Il primo giorno stette quasi sempre in camera sua, facendosi vedere solo ai pasti.

Probabilmente si sente strana. Le manca casa... O che so io. Beh, è comprensibile.

Il secondo giorno, però, alle sette di mattina, Frank sentì bussare alla porta di camera sua.

Era seduto alla scrivania, ancora in pigiama e alzò lo sguardo, sorpreso.

"Ho portato Hunger Games, se vuoi... Possiamo vederlo dopo cena." Disse timidamente lei, facendo capolino da dietro la porta.

Frank sorrise: "Okay."

Hazel fece per andarsene.

"Aspetta." Le disse lui. Lei si bloccò.

"Come stai?" chiese, facendole cenno di entrare e sedersi sul letto.

Hazel accettò, e si accoccolò sul bordo, guardandosi attorno.

Lui arrossì, mentre lo sguardo di lei si spostava dai lego disposti sulla mensola, alla foto di Emily Zahng, al cumolo di vestiti sulla sedia e all'arco appeso alla parete.

"Meglio. Scusa se in questi giorni non sono stata molto..." lasciò cadere il discorso.

"Tranquilla." Sorrise lui. "Ti va di fare qualcosa, oggi?"

Si chiese da dove gli fosse venuta fuori la domanda, e arrossì, rendendosi conto di sperare seriamente che lei accettasse.

Hazel fece un mezzo sorriso. "Cosa?"

"Beh... Se vuoi ti faccio vedere un po' la città. E poi mamma e papà stamattina lavorano."

"La vigilia di Natale?"

Tra tutte le novità mi ero dimenticato che fosse la vigilia.

"Oddio i regali!" quasi urlò lui.

Lei lo guardò, perplessa. "Che?"

"Noi abbiamo la tradizione di farci dei regali. E c'è il rischio che mia nonna si offenda seriamente se me ne dimentico anche quest'anno."

"Ah, c'è pure il rischio di una nonna arrabbiata, e nessuno mi dice niente?" disse Hazel, facendo la finta offesa. "Allora direi che oggi dobbiamo fare il giro dei regali." Constatò poi.

Frank si lasciò scappare un gemito.

"Che c'è?" chiese lei.

"Odio fare shopping." Sospirò lui. "Beh, direi che è meglio se intanto facciamo colazione, allora." Disse poi, alzandosi.

Verso le dieci, quando la nebbia cominciò a diradare, in strada uscirono due figure. Una infagottata con sciarpa e cappello, l'altra invece con un enorme cappello rosso e il giubbino verde slacciato.

"A chi devi fare i regali?" chiese Hazel.

"Tanta gente." Rise lui. "Anche perché Elena è un po' una mia mamma adottiva quindi ho anche la famiglia dalla parte di mamma..." la sua voce andò affievolendosi mentre lui si sentiva sempre più a disagio."Tu per chi devi comprare i regali?" cambiò discorso alla fine. Hazel lo stava fissando comprensiva. Si riscosse.

Mi sa che ha capito, o almeno intuito, cosa è successo a mamma.

"Papà, forse Nico... quel pezzo di cacca di mio fratello" spiegò "L'altro pezzo di cacca di mio fratello, che saresti tu..."

"Ehi!" protestò Frank. Poi si rese conto di quello che lei aveva detto. Voleva davvero fargli un regalo?

Hazel sorrise. "Devo fare un regalo anche ai tuoi parenti?"

Lui ci pensò un po'. "Ho un'idea."

"Sentiamo."

"Mai sentito parlare del fare regali insieme?"

Lei annuì, soddisfatta: "Ci sto."

Dopo un po' Hazel si fermò davanti alla vetrina di un negozio di giocattoli. "Che ne dici? Entriamo?"

Frank annuì.

Non c'è neanche bisogno di scriverlo. È ovvio che ci siamo persi un po' in mezzo a tutti quei giochi.

"Per tua cugina una barbie." Decretò Hazel.

"Hazel... ha dieci anni."

"Beh, io ho giocato con le barbie fino a... oddio va' che bella!" esclamò poi, indicando la barbie di Capitan America.

"Bello, semmai."

"Io a dieci anni avrei pagato oro per averne una." Lo ignorò.

"Ma lei è una di quelle bambine principesse viziate, tutto rosa. Vuoi davvero regalarle una barbie degli Avengers?"

"Guarda che tutte le bambine sono così..."

"Ma le barbie costano una follia." Riprovò lui.

"Ma cosa stai dicendo! Va beeene, niente barbie. E allora che le prendiamo, la fabbrica dei profumi?"

"Beh... perché no?"

Un'occhiata al prezzo, però, li scoraggiò abbastanza.

"Pensiamo prima al maschio, ok? Dovrebbe essere più facile."

"Dove proponi di andare?" chiese Hazel.

"Reparto lego."

Alla fine uscirono dal negozio con un lego di Star Wars e una barbie, impachettati.

"Poi ti ridò i soldi, eh." Disse Hazel, per l'ennesima volta.

E poi: "Cosa regaliamo alle tue nonne?"

"È quello il problema. Ogni cavolo di anno. Non lo so. Tu hai idee?"

"Perché dovrei averne?"

"Perché sei una ragazza."

"Non ho mica ottant'anni!" sbuffò lei.

Dopo un po' di silenzio: "Un gilet?"

"E dove lo trovo un gilet?"

"No, ok, idea stupida."

Vagarono un po' a vuoto, cercando il negozio giusto.

"Proviamo qui?" chiese Hazel, indicando un negozio di cose per la casa.

Mezz'ora e qualche discussione dopo, uscirono dal negozio con tre pacchetti in un'altra borsa, perché ne avevano approfittato per prendere un tostapane come regalo generale per tutta la famiglia.

L'ultima tappa fu in una libreria.

Hazel si fermò a guardare la vetrina e poi decise che le andava a genio. "Posso entrare?"

"Ok, andiamo."

"No."

Lui si girò a guardarla, stupito. "Tu non entri." Ripetè lei.

"Va bene." Disse rassegnato lui.

"Guarda che ti lego ad una panchina se osi seguirmi." Lo minacciò prima di entrare, ma sorrideva.

"Allora facciamo a turni. Entri tu e poi entro io." Le urlò dietro lui.

Da dentro il negozio lei si girò e gli fece l'ok.

Mentre aspettava gli venne un'idea.

Lì vicino c'era un negozio che vendeva gioielli carini e poco costosi.

Neanche dieci minuti dopo Frank ne uscì, infilandosi un pacchettino in tasca. Sperò che gli orecchini le sarebbero piaciuti.

Cinque minuti dopo lei uscì dalla libreria, visibilmente soddisfatta.

Poi entrò lui, mentre lei aspettava fuori.

Quando finirono gli acquisti si avviarono verso casa.

Stavano tornando quando iniziò a nevicare.

"Nevica!" quasi urlò Hazel.

"Lo so, ce li ho gli occhi..." scherzò lui.

Lei però lo ignorò. Stava a viso in su, e per la prima volta da quando Frank l'aveva vista, sorrideva veramente. Non uno di quei sorrisi veloci, che non arrivavano agli occhi perché si spegnevano prima.

Un sorriso vero, entusiasta. E Frank si ritrovò a pensare a quanto fosse carina quando sorrideva.

Per poi scuotere la testa, cacciando questi pensieri in un angolo molto profondo della sua mente, e vergognandosene un po'.

Frank cominciò ad andare in panico quando aprì la dispensa per cercare cosa fare a pranzo.

"Di cosa hai voglia?" chiese ad Hazel, che era dietro di lui e lo fissava assorta.

"Cibo." Fece un mezzo sorriso "Basta che sia cibo."

"Pasta?" propose, poco convinto.

"Vuoi che faccia io?" intuì lei.

"No." Esclamò, sorpreso.

"Beh, ti do una mano, se no mi sento disutile." Lei era decisamente di buon umore.

"Pasta con cosa?" chiese lui.

"A me lo chiedi!" rise lei, aprendo il frigo.

Dopo un'esplorazione propose una carbonara.

Panico.

"Non so prepararla..." poi si corresse: "Cioè so prepararla ma non... sono..." si bloccò, poi tirò un sospiro: "Faccio schifo a cucinare."

Lei lo stava guardando, visibilmente divertita.

"Frank?"

"Sì?"

"Faccio io, non è un problema." Rise lei.

Mentre Hazel andava da un fornello all'altro Frank continuò a darsi mentalmente dell'idiota.

Il pranzo era buonissimo. Beh, ovvio. Lei è davvero brava a cucinare comunque.

Stavano mangiando in silenzio quando tornò Elena.

Frank finì in fretta il suo piatto e se ne andò in camera prima che lei potesse sedersi con loro.

Non ero in vena di domande su cosa avessimo fatto o di osservazioni. Di qualsiasi tipo.

Cercò di leggere un libro ma alla fine non ce la fece più a stare fermo e, cercando di evitare tutti, se ne andò in giardino a tirare con l'arco.

Lo aiutava a pensare.

Posizionò il bersaglio e iniziò a tirare, incurante della neve che scendeva tranquilla e del freddo che gli pungeva le dita.

Non si accorse di Marte, che arrivò alle sue spalle molto silenziosamente.

"Vedo che andate d'accordo." Disse all'improvviso, facendolo sobbalzare.

"Ciao pa'." Salutò Frank, un po' svogliato.

"Visto? Non era poi così male." Gli rinfacciò lui.

Papà è così. Deve avere sempre l'ultima parola. Sempre ragione. Sorride raramente e accusa spesso. E non sopporta la nonna. Cioè la mamma della mamma.

"Domani la nonna non può venire."

"Sì, lo so. Non l'hai invitata. Come ogni anno."

"L'ho invitata."

"Non ho più quattordici anni papà." Sbottò lui. "Lo so che state cercando di fare come se fossimo una famiglia unita e non disastrata."

Diciamo che devono aver litigato molto, papà e nonna, per chi dei due dovesse tenermi.

"Senti, Elena ha voluto prendersi Hazel per farla vivere in un posto sereno. La nonna fa osservazioni taglienti ogni volta che ci vede, figurati se scopre di Hazel."

"La nonna ha ragione a fare osservazioni taglienti." Sbottò lui, mentre il risentimento che provava verso suo padre tornava a galla.

"È successo tutto sedici anni fa. Non potresti provare a perdonare? Sei un ragazzo viziato, e vuoi l'impossibile. Non è che stare arrabbiato con me ed Elena riporterà in vita tua madre."

"Ma vaffanculo!" urlò Frank, ma ormai suo padre si era allontanato.

Restò fuori a tirare con l'arco per tanto tempo.

Ogni freccia che andava a segno immaginava che colpisse i suoi problemi.

La gioia della mattina era sparita in un soffio.

La neve continuava a cadere e le dita erano congelate e cominciavano a fargli male.

Era così assorto nella sua rabbia che non si accorse di Hazel, che era arrivata dietro di lui, finchè lei non parlò.

"Elena ha detto di venir dentro. Ti prenderai qualcosa o saremo costretti ad amputarti le dita se continui così."

"Sto bene."

Lei sbuffò, alzando gli occhi al cielo. "Certo, come dici tu. Come mai questo cambio d'umore? Hai il ciclo?"

"Molto divertente." Borbottò lui.

Poi decise che lei non aveva colpa quindi non si meritava di essere trattata così. "Arrivo."

Il resto del pomeriggio Frank lo passò in camera, con le dita doloranti.

Si rividero a cena.

"Che ne dite di vedere un film insieme, poi?" propose Elena, sorridente.

Non avevamo mai visto film insieme quando c'ero solo io.

Marte si dichiarò entusiasta e anche Hazel accettò, sorridendo.

Frank fu costretto ad accettare.

Se la mia vita fosse un cartone animato io avrei avuto la nuvoletta piovosa sopra la testa per tutta la serata.

Scelsero di guardare "Un canto di Natale."

Frank non seguì molto il film, lo passò a sentirsi a disagio perché Hazel era seduta vicino a lui e ogni tanto lo guardava interrogativa.

Si era accorta del suo malumore.

A quella ragazza non sfuggiva niente.

Capitolo moolto più lungo del solito...

Cmq... come va? Spero tutto bene.

Io sono a casa da scuola fino al 15 anche se sinceramente non ne posso più perchè comunque i compiti me li danno lo stesso, l'unica differenza è che non vedo persone.

Vabbè insomma.

Buona cena e serata.

A presto <3

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