Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

𝟸 - 𝙳𝚒 𝚝𝚎𝚜𝚝𝚊 𝚙𝚛𝚘𝚙𝚛𝚒𝚊

Quando Diana era arrivata alla stazione di polizia, suo padre l'aveva subito fermata chiedendole come mai avesse preso un taxi e non la sua auto, e lei lo aveva liquidato velocemente dicendogli che aveva dormito a casa di un'amica. John non aveva fatto ulteriori domande, ma il dubbio che sua figlia stesse mentendo gli attanagliava la mente, e continuò a farlo per tutto il giorno. Diana non aveva molti amici, anzi, forse nessuno per quanto ne sapeva lui, ed era consapevole di essere una delle cause dell'isolamento di sua figlia. Ogni volta che qualcuno le si avvicinava, John si sentiva in dovere di fargli il terzo grado, e questo non faceva che allontanare le persone da lei. Il rapporto tra i Benson era complesso, dopo la morte di sua moglie, John aveva deciso di preservare per sempre l'unica cosa che gli era rimasta, e così era diventato particolarmente protettivo nei confronti di Diana. Non aveva mai accettato il fatto che volesse entrare in polizia, ma ciò non aveva impedito alla ragazza di farsi strada in accademia, e per questo il capitano Benson aveva deciso di prenderla nella sua unità, così da poterla controllare e poterla delegare esclusivamente al lavoro d'ufficio.

Inutile dire che Diana non l'aveva presa molto bene, e che spesso faceva le cose di testa propria, talvolta infiltrandosi nelle operazioni sul campo.

«Buongiorno.» la voce profonda del detective Davis le fece venire la pelle d'oca, non per lo spavento, ma per quell'attrazione magnetica che provava nei confronti del ragazzo e che cercava di reprimere da quando era cominciata a presentarsi qualche mese prima. Liam era veramente bellissimo, occhi azzurri come il cielo con leggere pagliuzze verdi nella parte più interna, contornati da lunghissime ciglia scure. I capelli corti e la barba curata, sebbene non cortissima, donavano al giovane un fascino a dir poco esagerato, ma da quello che aveva potuto osservare Diana, Liam non sembrava interessato a sfruttare la cosa a suo favore e aveva dedicato la sua vita esclusivamente al lavoro, almeno da quando lei lo conosceva. In realtà non sapeva nulla della sua vita prima di Boston, se non che proveniva da una piccola cittadina di nome Canterville, in Michigan. Era sempre stato particolarmente riservato sul suo passato, come se non volesse farlo conoscere alla gente, per lasciarsi alle spalle una persona che ora lui non era più. Ed effettivamente era proprio così che stavano le cose, ma Diana questo non poteva saperlo, e forse solo con il tempo sarebbe riuscita a farsi dire qualcosa dal suo collega, magari riuscendo anche lei ad aprirsi finalmente con lui.

«Cristo, Liam...» decise di fingersi spaventata, per giustificare in qualche modo il piccolo sussulto che aveva avuto al sentire la sua voce, mentre continuava a girare il lungo caffè nella sua tazza. «Mi hai fatto prendere un colpo.»

«Non sapevo che per spaventare una poliziotta bastasse un buongiorno... speriamo che i criminali non lo scoprano mai, o potrebbero usare quest'arma contro di te.» la prese in giro.

«Idiota.» Diana mollò un pugno sulla spalla di Liam, che prese a massaggiarla aggrottando le sopracciglia, come ad accusare la ragazza. «Comunque... ho chiamato la signora Torres per farle qualche domanda.» mentre parlava, Diana si avvicinò alla porta del salottino, chiudendola per poter discutere indisturbata con il ragazzo. A quel punto, il detective Davis prese per un braccio la sua collega, trascinandola verso il muro dietro di lei sbattendola non troppo forte contro di esso.

«Ti sei bevuta il cervello!?» sussurrò, cercando di non farsi sentire da nessuno. «Se tuo padre-»

Non terminò la frase, perché lei lo interruppe. «Non mi interessa di cosa dice mio padre, okay? So che anche tu muori dalla voglia di scoprire cos'è successo davvero, hai solo troppa paura di affrontare le conseguenze. Ma come hai detto, a differenza tua, io ho le palle di andare contro mio padre, perciò che tu lo voglia o no, farò comunque di testa mia. Speravo ti unissi a me, ma me la posso cavare benissimo da sola.»

Liam rimase in silenzio per qualche secondo, e fu in quegli istanti che finalmente Diana si rese conto della pericolosa vicinanza dei loro volti. Gli occhi azzurri di lui puntavano dritti in quelli della ragazza, e questo bastò per mandarla un attimo in confusione. Se solo avesse provato a parlare, probabilmente non sarebbe riuscita a dire una frase di senso compiuto, e si malediceva per le sensazioni che Liam suscitava in lei. Si era ripromessa di non lasciarsi più andare con un collega dopo l'ultima volta, e anzi, aveva deciso di tenere fuori dalla sua vita i ragazzi per un bel po' di tempo, ma lui faceva vacillare ogni sua convinzione, e questo non andava affatto bene.

«Okay, hai vinto.»

«Cosa?» voleva essere sicura di aver capito bene e che non si fosse immaginata tutto a causa della situazione creatasi.

«Ho detto che va bene, che farò questa cosa con te. Ma voglio assicurarmi del fatto che tu sia perfettamente consapevole che ci cacceremo in guai seri a fare le cose di testa nostra.»

La bionda sorrise soddisfatta. «Ti adoro, sei un grande.» Si morse la lingua, cercando di capire come fosse possibile che avesse pronunciato quelle parole con tale facilità, e abbassò lo sguardo, inconsapevole di aver appena suscitato strane sensazioni nel cuore del ragazzo di fronte a lei. A passo svelto lasciò il salottino, dirigendosi verso la stanza degli interrogatori, seguita dal suo collega.

La donna attese un po' prima di procedere, ritirando più volte la mano, che aveva in precedenza poggiato sulla maniglia della sala interrogatori con l'intenzione di varcarne la soglia. Quel gesto, e quell'atteggiamento nervoso, non passarono inosservati al Detective Davis, che le stava a fianco e la osservava timoroso e curioso. Le poggiò una mano sulla schiena, percependo i muscoli di essa contrarsi sotto le sue dita, e pensò che Diana dovesse essere veramente in ansia per ciò che stavano per fare. Non aveva idea che, invece di aiutarla, quel gesto l'avesse scombussolata ancora di più.

«Sei ancora sicura di volerlo fare?» si sincerò, ottenendo da lei un cenno del capo.

Poi la porta, finalmente, si aprì, rivelando loro la grigia e spoglia stanza dove i criminali, o pseudo-criminali, venivano messi sotto torchio dagli agenti, in questo caso loro. Seduta sulla fredda panca di metallo appoggiata alla parete, i due trovarono la signora Torres, intenta a torturarsi le dita le une con le altre in preda all'ansia. Entrambi pensarono che fosse un comportamento strano, quasi colpevole, il che li portò a scambiarsi uno sguardo, come a cercare conferma dei propri dubbi.

«Salve, Maria, sa perché l'abbiamo convocata?» chiese la bionda, invitando la donna a sedersi di fronte a lei al tavolo degli interrogatori.

«Onestamente... no. Pensavo che il caso fosse chiuso.»

«Già... ma c'è qualcosa che non mi torna.» la osservò, cercando di carpire un qualsiasi segnale. «Perché voleva proteggere suo nipote?»

«Che domande sono...» la donna cominciò ad agitarsi ancora di più, per poi rivolgersi al ragazzo poggiato alla parete di fianco alla porta. «Liam, tu non dici niente?»

«Maria...» Davis si portò una mano al volto, poggiando pollice e indice alla base delle sopracciglia, riflessivo. «Rispondi alla domanda.» le intimò, cercando di mantenere un tono calmo. «Se davvero è stato lui ad ucciderlo, perché hai detto di averlo sentito rientrare? Perché hai mentito?»

«Devo aver sentito qualche rumore che mi ha confusa...»

«Stronzate!» Diana si alzò in piedi, battendo il palmo della mano contro il tavolo e facendo sobbalzare sia la signora Torres che Liam, sorpreso da quel suo atteggiamento. «Io penso che invece lei sia coinvolta in qualche modo, magari è stata proprio lei ad uccidere suo marito. Nico era il perfetto capro espiatorio, sbaglio? Membro di una gang, senza un soldo, con alle spalle piccoli crimini. Nessuno avrebbe sospettato della fragile signora Torres, la vedova dal cuore spezzato.»

«Diana, basta.» Liam cercò invano di bloccarla.

«C'è stato solo un problema. Il suo senso di colpa l'ha spinta a cercare di proteggere suo nipote, che però nel frattempo aveva già confessato, convinto di poter uscire in poco tempo di prigione con l'aiuto dei membri della sua gang. Mi dica che sbaglio.» Maria non proferì parola, al che Diana colpì ancora più violentemente il tavolo, sporgendosi verso la donna di fronte a lei. «Me lo dica! Mi dica che non è stata lei ad uccidere Juan!»

«Diana, ti ho detto basta!» si intromise ancora una volta il detective Davis.

«E va bene!» la signora Torres scoppiò a piangere. «Sono stata io... Liam, mi dispiace...» La donna guardò dritto negli occhi il ragazzo, completamente immobile e incredulo per quello che aveva appena sentito. Non poteva pensare che una donna come Maria, che lo aveva accudito fin da subito come un figlio, fosse un'assassina. «Ho scoperto che aveva un'altra donna. Quello stronzo mi tradiva... così abbiamo litigato, e in preda alla rabbia l'ho ucciso. Nico voleva insabbiare tutto, ha detto che mi avrebbe aiutato. Non so perché abbia confessato, alla fine. Ma sono stata io, lui non ha fatto niente.»

«Che non abbia fatto niente non è corretto. Non verrà accusato di omicidio, ma è comunque complice.» La Benson si rimise seduta, osservando truce la donna. «Quanto a lei, invece, passerà parecchio tempo al fresco.» concluse, volgendo lo sguardo verso Liam, che se ne stava sempre immobile nello stesso punto, senza fiatare, senza compiere un minimo gesto. Quando la signora Torres provò a rivolgergli la parola, lui velocemente lasciò la stanza, allontanandosi a passo svelto per riprendere fiato, seguito da una preoccupata Diana.

«Liam...» lui non rispose, e continuò a camminare veloce per il corridoio. «Liam!» Gli corse dietro, continuando a chiamarlo, finché una volta raggiunto lo fece girare verso di lei, tirandolo leggermente per il braccio e notando così i suoi occhi azzurri colmi di lacrime. Quella scena le fece inevitabilmente stringere il cuore, Liam aveva appena visto la sua "famiglia" distrutta, disintegrata da un evento terribile, l'omicidio. «Mi dispiace... non-»

«Diana Elizabeth Benson!»

«Merda.» la voce del capitano interruppe sul nascere Diana, costretta a voltarsi verso suo padre, incontrando lo sguardo penetrante dell'uomo. «Papà...»

«Nel mio ufficio. Adesso

La bionda fece come ordinato, ma prima di seguire il capitano, si voltò ancora una volta verso Liam, che le rivolse un mezzo sorriso. Diana sapeva benissimo a cosa stava andando incontro, le discussioni con suo padre non erano mai semplici, ma questa volta aveva davvero superato i limiti che lui le aveva imposto, sfidandolo da ogni punto di vista e agendo di testa propria. Non importava che avesse risolto il caso, che avesse trovato il vero colpevole, lei sapeva già che suo padre le avrebbe rivolto quel suo solito sguardo deluso, rimproverandola per le sue scelte, e perché no, relegandola ancora una volta al solo lavoro d'ufficio.

Eppure, nonostante la consapevolezza di potersi ritrovare presto sommersa di scartoffie, Diana non aveva assolutamente intenzione di farsi mettere i piedi in testa, non quella volta.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro