➤ 𝐊𝐢𝐧𝐠𝐬
nei media :
king by lauren aquilina
Laurent era certo di aver tracciato il solco a furia di camminare avanti e indietro per la stanza. Aveva allontanato tutti, preferendo raccogliere le idee in solitudine in quello che si apprestava ad essere uno dei giorni più importanti della sua vita. Insieme al matrimonio ovviamente.
Si fermò un attimo per contemplare l'anello che portava al dito. Era un pegno d'amore che Damen gli aveva offerto inginocchiandosi una sera sulla terrazza al palazzo d'estate. Laurent non si aspettava un gesto così teatrale.
A Vere i matrimoni erano una mera convenzione politica e un modo per garantire una discendenza legittima ma anche un'occasione per organizzare sontuosi ricevimenti capaci di durare tre giorni e tre notti. All'esibizionismo veriano si contrapponeva Akielos che invece preferiva tenere un basso profilo, senza troppi fronzoli e prediligendo così i sentimenti veri in una sentita cerimonia. Era tradizione che il matrimonio fosse ufficializzato attraverso una proposta formale che prevedeva uno scambio di anelli. Erano simbolo del legame che univa i due futuri sposi e segno che l'uno apparteneva all'altro. Damen portava quello di suo padre, il defunto re Theomedes mentre Laurent quello della regina Egeria. L'anello non era stato forgiato per le dita esili di Laurent che già temeva di perdere l'unico ricordo tangibile che Damen aveva della madre eppure aveva apprezzato quel gesto più di quanto le parole potessero esprimere.
Il lieto annuncio del matrimonio voleva suggellare l'unione dei due regni che si ritrovavano dopo anni a deporre l'ascia di guerra e augurare il meglio ai loro sovrani.
Ma Laurent, pur desiderando di essere già in luna di miele, aveva altro a cui pensare in quel momento. Aveva sempre idealizzato la sua incoronazione come qualcosa di inarrivabile. Era suo fratello Auguste l'erede al trono ma il destino aveva deciso di passare a lui quel gravoso testimone. Così Laurent si era ritrovato sbalzato in una realtà in cui chiunque gli era nemico e non poteva fidarsi di nessuno.
Alla fine era arrivato a un soffio dalla corona, doveva solo allungare la mano per reclamare il titolo che gli spettava eppure proprio all'ultimo esitava. La sua mente era affollata da dubbi che non gli davano pace. Inutile dire che la notte prima non aveva chiuso occhio. Alle prime luci dell'alba era comunque in piedi, il via vai della servitù che non gli concedeva tregua, subissandolo di parole. Laurent aveva accettato di buon grado che lo maneggiassero come un fantoccio, gli cospargessero il viso di cipria per coprire quelle vistose occhiaie, lo pungolassero con degli spilli, lo infilassero in dei vestiti eleganti quanto scomodi e acconciassero i suoi capelli in una treccia. Poi li aveva congedati, ammirando l'opera compiuta allo specchio. Si sentiva una di quelle bambole di porcellana che piacevano tanto a suo madre fatte per essere esposte in una vetrinetta e da maneggiare con cura per non ritrovarsi con dei cocci taglienti in mano. Era un figurino vestito d'oro e d'argento, la pelle eburnea appena imporporata, gli abiti severi che lo forzavano a mantenere un portamento regale.
Gli veniva da ridere per quanto si sentiva patetico. Crebbe in lui l'impulso di disfare la complicata acconciatura, strofinarsi via quello strato di trucco e allentare quei lacci troppo stretti.
"Tu che avresti fatto al mio posto ?" chiese al riflesso dello specchio. Per un attimo confuse il suo stesso volto con quello del fratello. Auguste si sarebbe preso le sue responsabilità, si sarebbe fatto avanti con orgoglio e a testa alta. C'era un motivo se suo padre, re Aleron, aveva sempre preferito lui, considerandolo più degno di quel ruolo rispetto a un ragazzino che soleva rifugiarsi nei libri e nel silenzio. Allo stesso modo la regina Hennike, da cui aveva ereditato i tratti delicati, favoriva senza sforzarsi di nasconderlo il figlio minore. Ma ormai non aveva più importanza. Tutta la sua famiglia riposava nella tomba, ignara dei tormenti in cui lo avevano lasciato a soli tredici anni. Per sette anni aveva vissuto in quella gabbia dorata, chiedendo disperatamente aiuto. Qualcuno aveva risposto al suo richiamo e lui aveva scelto di fidarsi. Aveva così consegnato a suo zio le chiavi per manipolarlo e spezzarlo, prima di ritrovarsi nuovamente abbandonato. Anche ora che quell'uomo senza scrupoli era morto, non riusciva a scrollarsi quella sensazione di non essere mai abbastanza.
"Pensi di poter governare Vere ? Piccolo stolto, non ne hai le capacità. Manderesti in rovina il tuo stesso regno. Abbi il buon senso di farti da parte e accettare che non sarai mai come tuo padre o tuo fratello." Le poteva ancora sentire quelle parole, ripetute fino allo sfinimento, fino a convincerlo di quella realtà. Non sarebbe mai stato all'altezza delle aspettative.
Mentre stava per essere assorbito dal vortice dei suoi pensieri nefasti scorse un'ombra dietro di sé. Temendo un attacco alle spalle si voltò di scatto, il braccio alzato pronto a calare un manrovescio sull'aggressore. Si fermò appena in tempo quando lo riconobbe.
"Laurent, sono io. Calmati."
Damen gli prese la mano a mezz'aria. Laurent lo fissava con un misto di stupore e sollievo.
"Mi hai spaventato," replicò per giustificare la sua azione avventata. "Non sono abituato a essere colto di sorpresa e non pensavo neppure fossi capace di avvicinarti di soppiatto."
"Scusami, non volevo."
"Perché sei qui ?" Pronunciò quella domanda in un tono più brusco del dovuto.
"Non ho saputo resistere alla tentazione di vederti. Jord ha provato a fermarmi sulla porta..." Non c'era bisogno che andasse avanti per intuire che il tentativo della fedele guardia fosse stato fallimentare di fronte alla volontà del re di Akielos.
"Se sei così impaziente adesso, non oso immaginare al matrimonio."
"Non aspetto altro che quel giorno. Ma oggi è il tuo momento, mio re." Il tono di Damen era tutt'altro che ironico, ragion per cui a Laurent fece ancora più strano che gli affibbiasse quel titolo. Eppure era quello che sarebbe diventato di lì a poco. Un re.
"Ti prego, non chiamarmi così," disse indietreggiando di un passo.
"Ho detto qualcosa di sbagliato ?" Damen aggrottò la fronte.
Laurent osservò il suo compagno, avvolto in un fluente mantello e il capo coronato da alloro. La sua figura emanava un'aura di potere, capace di indurre timore reverenziale mentre Laurent al suo confronto si sentiva scialbo, una macchietta che tentava senza tanto successo di imitare il ricordo del fratello.
"E se mio zio avesse ragione ? Forse non merito di essere re." Era la prima volta che ammetteva i propri dubbi ad alta voce.
L'espressione di Damen si fece più che mai seria.
"Tuo zio mentiva perché non voleva arrendersi alla realtà dei fatti. Tu sei un re migliore più di quanto lui potesse mai sperare di essere. Non aveva un briciolo della tua morale, della tua onestà, del tuo valore. Voglio che tu sappia che quello che ti ha fatto passare non è stato mai, neppure per un attimo, colpa tua."
Aveva iniziato a infervorarsi come accadeva quando si nominava il reggente. Solo il pensiero che fosse già all'altro mondo e dunque non poteva più far del male a Laurent riusciva a calmarlo.
"Grazie." Una sola parola e una carezza sulla guancia bastava perché si capissero. Il fantasma di suo zio ora non incombeva più così minacciosamente su di lui. Sapeva che sarebbe ritornato prima o poi e avrebbe cercato di scacciarlo. Quella battaglia sarebbe potuta andare avanti a lungo ma con Damen al suo fianco sarebbe stato meno difficile affrontarla.
Qualcuno bussò alla porta e un attimo dopo il busto di Jord fece capolino nella stanza, interrompendo il loro momento privato.
"Perdonate il disturbo ma chiedono di voi," disse esibendosi in un goffo inchino. Una formalità quasi esagerata visto che in passato si erano ritrovati a combattere fianco fianco come pari.
Comunque Jord aveva ragione. Marlas, il luogo scelto per l'incoronazione, non era mai stata così viva come in quei giorni. I più nobile esponenti di entrambi le fazioni si apprestavano a prendere parte al grande evento e il popolo si accalcava lungo le vie della cittá in attesa della processione che il novello re avrebbe compiuto per mostrarsi ai sudditi, in tutto il suo fulgido splendore.
"Allora non è il caso di farli aspettare oltre." Rivolse un ultima occhiata allo specchio, per controllare di non avere nulla fuori posto. Era tutto impeccabile tranne un dettaglio. Azzardò un sorriso e immaginò Auguste sorridergli di rimando dall'altra parte. Avrebbe fatto del suo meglio e anche di più per essere un sovrano di cui lui potesse andare fiero.
"Pronto ?" gli chiese Damen. Anche lui stava sorridendo, rivelando la fossetta sulla guancia sinistra.
"Sì." D'istinto gli strinse la mano, intrecciando le dita con le sue. Presto avrebbe potuto farlo anche in pubblico, non avrebbe più dovuto nascondere la loro unione come mera strategia politica.
"Con orgoglio e a testa alta," si disse e si sentì veramente pronto.
Lunga vita al re ! Lunga vita a re Laurent di Vere !
You've got it all
You lost your mind in the sound
There's so much more
You can reclaim your crown
You're in control
Rid all the monsters inside your head
Put all your faults to bed
You can be king again
Note autrice :
È con madornale ritardo che pubblico l'ultima one shot. La Lamen week è terminata da un pezzo ma mi dispiaceva lasciarla incompleta quindi mi sono sentita in dovere di scrivere l'ultimo prompt. Ho cercato di fare opera d'introspezione su Laurent, un personaggio senza dubbio complesso e dalle mille sfaccettature, che si ritrova ad affrontare i propri scheletri nell'armadio. Mi auguro di aver reso bene quella parte.
Più frettoloso è stato il momento tra Damen e Laurent ma ormai quei due non hanno bisogno di tante parole per capirsi dopo tutto quello che hanno passato insieme.
L'ultima frase è presa dalla novella di Charls. Non vi dico la gioia e la commozione di poterla leggere con i miei occhi.
Fatemi sapere che ne pensate, il feedback è importante.
È stata una bellissima esperienza, sono lieta di averne preso parte.
Grazie a chi ha organizzato questo fantastico evento e a chi mi ha supportato giorno dopo giorno con dolcissimi commenti. Lo apprezzo davvero tanto. Con tutte le storie ho raggiunto quota undicimila (e anche di più) parole, un piccolo, bel traguardo.
Non so se tornerò a scrivere assiduamente su Wattpad, è altamente improbabile. Ma mai dire mai (ho sentito parlare di una Patrochilles week quindi chissá...)
Detto ciò vi saluto, nel dubbio di un mio ritorno o meno vi dico arrivederci per il momento. Vi auguro una buona estate e una bella vita.
- Julie Moonlight
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro