Capitolo 9.
Giappone 20/03/1945 10:50 p.m.
Levi's pov.
Non riuscii a comprendere come quel ragazzo fosse venuto a conoscenza del mio nome.
Me lo sono fatto sfuggire? Impossibile.
Pensai.
Ma in quel preciso momento non ebbi il tempo materiale per riflettere sull'accaduto.
Mi alzai dal letto afferrando le chiavi della cabina precedentemente lanciate sul tavolo.
"C-caporale aspetti!"
Mi chiamò il ragazzo nel mentre che raggiungevo la porta.
Mi girai guardandolo con attenzione.
Era ancora appoggiato al letto e al collo aveva un evidente alone rosso dovuto alla mia presa, sarebbe andato via nel giro di minuti, ma bastó per farmi tornare alla realtà.
"Dimmi"
Risposi, riuscendo a ricompormi.
"I giornali ci sono stati affidati da degli uomini, non so dirle chi fossero, non conosciamo così bene il luogo, hanno solo mostrato il loro distintivo di riconoscimento e a detta del Generale sembrava autentico di chi detiene il giornale nazionale."
Mi disse poi, continuando a fissarmi con due occhi che brillavano e un'espressione fin troppo sicura.
Mi avvicinai al ragazzo che di rimando indietreggiò sul letto.
Gli accarezzai una guancia.
"Mh.. ora va meglio Jeager."
Dissi guardandolo dall'alto al basso, con espressione estremamente seria.
Eren's pov.
Non mi resi minimamente conto del fatto che dissi il suo nome senza problemi nonostante non me lo avesse mai riferito, in più mi trovai come in dovere di dirgli qualcosa, di dargli una spiegazione, ovviamente non era la verità, ma non avrei potuto nemmeno lasciarlo con un punto interrogativo sulla questione dei giornali, ci saremmo andati di mezzo noi americani e saremmo stati scoperti nel giro di poco.
Mi lasciai accarezzare il viso, le sue mani avevano un tocco delicato ma deciso, sapevano bene come toccare una persona.
Il Caporale mi eccitava sul serio, non era un metodo per arrivare alle informazioni private, ero davvero attratto da quell'uomo e il fatto di riuscire poi ad estrapolare qualche frase di troppo sulle strategie non mi faceva certo schifo.
Lo guardai dritto negli occhi con un'espressione fin troppo furba, sapevo di star correndo un enorme rischio, ma non mi importò minimamente, dopo quell'accaduto mi sentii come se potessi gestire qualsiasi situazione e allo stesso tempo ottenere tutto ciò che bramavo.
"Ora esci"
Disse poi mettendomi la mano sotto il mento alzandomi il viso.
"Signorsì"
Dissi a voce bassa, completamente perso in quegli occhi glaciali.
L'uomo si scostò facendomi alzare, aveva le braccia incrociate al petto, mi diressi alla porta, ma titubai prima di uscire.
"Soldato, vai prima che mi innervosisca."
Disse poi con tono fermo e autoritario, era tornato ad essere il Caporale di sempre.
Annuii a testa bassa uscendo definitivamente dalla sua cabina, una volta fuori vidi la porta chiudersi con fare abbastanza scocciato dietro le mie spalle.
Mi sentii estremamente a disagio.
Il campo iniziò a sfollarsi, gli unici uomini che ancora erano in giro erano quelli addetti a sistemare le attrezzature, per cui passai molto inosservato.
Andai dritto a farmi una doccia, avevo bisogno di accantonare ciò che successe poco prima, l'acqua fredda iniziò ad inebriare interamente il mio corpo, mi sentii rinascere.
Finita la doccia e finito di asciugarmi il corpo mi rivestii e raggiunsi i miei compagni in mensa.
Erano già tutti seduti.
"Dov'eri finito? Stavamo dandoti per disperso"
Mi accolse Reiner con un accenno di sarcasmo.
Accennai un sorriso imbarazzato sedendomi poi al tavolo.
In missione erano venuti solo una parte dei miei compagni: Reiner, Armin, Marco e Berthold. Gli ultimi due non erano spesso con noi dato che gli venivano affidati compiti diversi con orari diversi, ma stranamente quella sera ci ritrovammo tutti seduti nello stesso tavolo.
Iniziammo a mangiare una zuppa di legumi, non era il massimo ma per lo meno era calda, nessuno dei presenti protestò al riguardo.
"Allora Eren, non ci hai ancora detto dov'eri finito prima, un attimo eri con noi e l'altro sparito!"
Riprese il biondo tra una cucchiaiata e l'altra.
Deglutii forse fin troppo rumorosamente tremendamente nervoso.
"Mi hanno chiamato all'ultimo per riordinare dei documenti, nulla di importante"
Dissi sbrigativo riempendomi subito dopo la bocca con una cucchiaiata di zuppa guardando altrove.
Armin corrugò le sopracciglia, si vedeva qualcosa non gli quadrasse, era bravo ad intuire e a riconoscere quando una situazione fosse stata effettivamente possibile e quando non lo fosse stata, in poche parole ero fottuto.
Levi's pov.
La versione fornitami dal moro non mi convinse, ma non avrei potuto nemmeno tenerlo in ostaggio in camera mia, soprattutto dopo che il ragazzo mi esplicò in modo diretto il suo interesse nei miei confronti.
Restai in camera per gran parte della serata, finché non vennero a bussare alla mia porta in modo insistente.
"Se non è importante levatevi dal cazzo"
Risposi alzando il tono di voce.
Non volevo vedere nessuno in quel momento, avevo solo bisogno di riposarmi.
Dall'altra parte della porta però, sembrò non arrivare il messaggio in quanto i colpi non cessarono.
"Ma che diamine.."
Dissi fra me e me alzandomi dal letto.
"Mi avete sentito oppu-"
Iniziai andando ad aprire.
"Era ora."
Vidi sul ciglio della porta un uomo molto familiare.
"Brutto bastardo, sei ancora vivo!"
Dissi una volta messo a fuoco la sua figura.
"Non muoio mai Levi"
Rispose di rimando il biondo.
Lui era Farlan Church, ufficiale della Marina giapponese, io e quel ragazzo ci conoscemmo in campo, instaurando col passare del tempo un rapporto fin troppo forte, ma poi ognuno scelse strade diverse.
Il nostro modo di parlarci era fin troppo colloquiale, ma era il tipico parlare di soldati cresciuti insieme.
Ci stringemmo in un abbraccio che non perse virilità, in quegli anni dimostrare quanto fossi uomo era d'obbligo e ciò stava a significare che non ci era permesso esternare emozioni, o per lo meno, che fossero contenute.
"Non sei cresciuto per niente Caporale"
Mi squadrò il biondo con fare sarcastico.
Aveva occhi grandi e azzurri, non era di orgini Giapponesi, era stato adottato, probabilmente per la sua diversità venne abbandonato, ma non gli andò così male considerando che una delle famiglie più ricche del Giappone se lo prese sotto la propria ala, di conseguenza non ebbe mai problemi di razzismo per via dei suoi capelli chiari o occhi grandi.
"Hai cenato?"
Mi chiese poi con fare più dolce rivolgendomi un lieve sorriso.
"Non ancora, avevo delle cose da fare..."
Rimasi vago portandomi una mano alle tempie.
"Sì so bene la situazione, noi siamo stati coinvolti fuori patria per andare a portare soccorso ai nostri compatrioti... non hai idea dell'orrore che c'è in giro"
Disse tornando serio.
Sapevo bene di quale orrore stesse parlando, entrambi prima di ricoprire ruoli importanti eravamo stati semplici soldati e certe scene continuavano ad aleggiare nella mente indipendentemente dal tempo passato, nessuno se ne sarebbe mai scordato.
Mi limitai a guardarlo.
"Non sapevo quando saresti tornato"
Dissi dopo qualche attimo di silenzio.
"Non ti hanno avvisato? Sono così poco importante? Sul serio?"
Iniziò con il suo solito fare scherzoso.
Nonostante fosse giovane aveva un potenziale altissimo nella Marina, i superiori se ne resero conto fin dalle prime volte, quel ragazzo era un prodigio in mare e nonostante il suo fare sempre abbastanza frivolo non ne aveva mai sbagliata una.
Roteai gli occhi al cielo esasperato.
"Dai, andiamo a cenare Caporale Ackerman"
Mi prese in giro avvolgendomi un braccio sulle spalle.
"Farlan, non è il caso di dare il cattivo esempio ai cadetti, dobbiamo mantenere una determinata postura"
Dissi spintonandolo.
Rise.
Non sentivo una risata del genere da... da quando il ragazzo tedesco non scoppiò a ridere a terra, sulla sabbia e con un occhio nero.
Pensai.
Mi stavo facendo coinvolgere troppo.
"Eh sù, non ci vediamo da mesi se non un anno! Penso di avere il diritto di stare così"
Aggiunse poi nel mentre che ci stavamo incamminando alla mensa.
"Quando sei arrivato?"
Chiesi poi, non calcolando ciò che disse.
Aveva entrambe le braccia dietro la testa, si vedeva fosse stanco, andare al fronte non era facile, nè fisicamente nè tanto meno psicologicamente.
"In Giappone verso le diciotto, ma non siamo potuti entrare al campo prima delle ventuno."
Ammise.
"Capisco"
Risposi.
Era molto più alto di me e sfoggiava un fisico ben scolpito nonostante rimanesse snello e fino.
Entrammo in mensa, ormai le persone che vi erano dentro si potevano contare sulle dita e mi sollevò come cosa, avrei dovuto parlare con qualcuno che mi conoscesse e di cui potessi fidarmi.
Eren's pov.
Ero riuscito a trovare tranquillità dopo tutta l'ansia ed eccitazione che accumulai poco prima, io e i miei compagni restammo al tavolo della mensa per un più tempo del solito, tra un discorso e l'altro ci lasciammo trascinare un po' e si fece tardi.
"Ragazzi, penso ci convenga andare a dormire, non vorrei fare il guastafeste..."
Armin prese parola, sempre nel suo modo delicato e poco invasivo.
"Sì penso tu abbai ragione"
Gli rispose Berthold sbadigliando un secondo dopo.
Annuimmo all'unisono alzandoci dal tavolo, nel mentre che riportavamo i vassoi incrociai il Caporale entrare insieme ad un uomo biondo, sarà stato anche lui sulla trentina, sembravano parlare in modo molto amichevole, rigorosamente in giapponese.
Corrugai le sopracciglia, mi sentii per qualche sencondo totalmente spaesato.
L'uomo non mi degnò nemmeno di uno sguardo andando dritto al tavolo assieme al suo compagno prendendo giusto una tazza di caffè nero.
Spazio autrice -
Buonaseeeeeraaa, spero voi stiate bene, non voglio dilungarmi perché mi sono resa conto di dire sempre le stesse cose :/
Vi voglio taaanto bene e spero che il capitolo vi sia piaciuto, buona serata ♡
-Sofia
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