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"E amore il mio grande amore che mi credi
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
E resterò al tuo fianco fino a che vorrai
Ti difenderò da tutto, non temere mai
Ci saranno luci accese di speranze
E ti abbraccerò per darti forza sempre
Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo
Veglio su di te, io sono il tuo guerriero" (Guerriero)
?'s pov
Chi dice di non essere in grado di amare, mente. Tutti, a proprio modo, amano.
C'é chi lo esprime apertamente e chi invece, con difficoltà riesce ad esprimerlo.
Quando ami qualcuno, tutto il resto non conta più.
Sembra di stare dentro ad una bolla colorata.
In quella bolla leggera e delicata, c'é posto solo per voi due.
Ho sempre pensato che l'amore fosse un sentimento come altri. Un semplice sentimento che ti lega a qualcuno, ma mi sbagliavo.
In passato ho amato, ma mai come ora. Fino a tre anni fa, nessuno mi aveva mai fatto provare il turbine di emozioni che ho provato, provo e proverò per sempre per la persona che mi ha rubato il cuore, facendoselo suo.
L'amore é quella cosa che porta il suo nome.
L'amore é tutto ciò che ha il suo odore.
L'amore é quell'azione che ti fa sorridere senza motivo.
L'amore non si vede nelle parole, negli occhi, nei gesti.
L'amore é scaltro.
L'amore é nascosto.
L'amore é dentro di noi, in ognuno di noi e se lo vediamo, dobbiamo coglierlo e portarlo fuori, perché noi siamo portatori di ciò. Portatori di Amore.
L'amore non é basato solamente da momenti di gioia. In un amore vero, unico, la gioia é alternata da tristezza, rabbia, gelosia. In amore si ride, si piange, si affronta tutto assieme, come stiamo facendo noi in questo momento. Stiamo affrontando assieme una possibile fine di tutto, oppure l'inizio di qualcosa di tremendamente bello ed unico nel suo genere.
L'amore non é solo follia. L'amore é non sapere quanto piangerai, senza mai sapere perché lo fai. É ridere senza un valido motivo. É stare nell'oblio tra sempre e mai. Sono le farfalle nello stomaco. É il non sentire più sotto i propri piedi, la terra. É il riuscire a toccare il cielo con un dito.
Per voi invece, l'amore cos'è?
Cosa sareste mai disposti a fare voi per amore?
Rinuncereste mai a qualcosa per la vostra metà?
Io si.
Rinuncerei a tutto per l'amore della mia vita. Che si tratti di un qualcosa di materiale o di rinunciare ad un legame con qualcuno d'importante.
Per la persona che amo, metterei in gioco tutto ciò che mi riguarda. Metterei a rischio persino la mia vita. Sfiderei la morte pur di riuscire a salvare la persona che più amo al mondo.
Ed era per questo che l'avevo fatto.
Era per Zayn che mi ero lanciata in mezzo alla strada, sfidando la macchina che arrivava a folle velocità.
Era per lui, l'amore della mia vita, che diventai il suo scudo umano, facendomi investire al posto suo.
Zayn's pov
Era successo tutto troppo in fretta.
Un attimo prima stavo guardando il bellissimo sorriso della mia ragazza ed, poco dopo, quell'auto mi stava venendo incontro.
La velocità con cui successe tutto, non mi fece agire in tempo.
Avevo visto la mia piccola corrermi incontro ed in automatico avevo corso pure io.
Troppo lentamente però.
La macchina si avvicinava sempre di più e Darcy invece che tornare indietro, continuava ad avvicinarsi a me.
In pochi secondi era successo tutto.
Darcy che mi spinse. L'auto che mi colpì di striscio, facendo però volare in aria qualcun altro.
Aprii piano gli occhi, cominciando a guardarmi attorno.
Una folla si era avvicinata a me, continuando a chiedermi se stessi bene. Dolorante, annuii.
"Qualcuno chiami un'ambulanza! La ragazza é grave" urlò qualcuno.
Lentamente, cercai di mettermi seduto. Puntai il mio sguardo in direzione della voce e, non appena capii chi era la ragazza, il sangue mi si gelò nelle vene mentre il cuore smise di battere del tutto.
Appoggiai le mani ricoperti di graffi e lividi, a terra, aiutandomi a mettermi in posizione eretta, senza riuscirci.
Infatti, non appena mi misi in piedi, il ginocchio destro mi cedette, facendomi cadere sull'asfalto.
Feci un respiro profondo e strisciando a terra, raggiunsi il corpo inerme della mia ragazza.
Solamente quando le fui accanto, vidi l'enorme pozza di sangue che la circondava.
"Amore" la chiamai. Nessuna risposta. Nessun leggero movimento di qualche sua articolazione. "Amore apri gli occhi"
Aveva tutto il viso ricoperto di graffi ed un taglio sulla fronte.
Vidi che aveva la T-shirt ricoperta di sangue. Delicatamente, gliela sollevai, notando uno squarcio attraversale l'addome.
Feci pressione, cercando di fermare il liquido rosso scuro che continuava ad uscire, ma non ce la facevo. Ogni volta che premevo, le mani scivolavano sulla sua pelle bagnata dal sangue.
"Zayn" La voce di mia sorella mi fece distrarre per un attimo. "L'ambulanza sta arrivando" Mi appoggiò una mano sulla schiena. "Stai sanguinando" aggiunse poi.
"Porta via Leroy" dissi. "Non far vedere al piccolo com'è ridotta la sua mamma" proseguii spingendola.
Sollevai il capo di Darcy, appoggiandomelo sulle ginocchia che bruciavano per i tagli che avevano.
Mi asciugai il sangue che rigava il mio viso e mi concentrai sulla mia piccola. Non dava segno di vita.
Continuai a fare pressione sullo squarcio, attendendo l'imminente arrivo dell'ambulanza.
"Ti prego piccola reagisci" le sussurrai pulendole il viso. "Amore mio apri gli occhi"
Delle lacrime cominciarono a fuoriuscire incontrollate dai miei occhi. "Perché ti sei lanciata? Dovevo essere investito io, non tu" singhiozzai. "Non mi puoi lasciare. Senza di te non ce la faccio" mormorai trai singhiozzi, baciandole la fronte.
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"VOGLIO VEDERLA!" urlai mentre il medico mi visitava.
Il dottore non mi rispose e continuò a controllarmi, come se io non avessi mai aperto bocca
Mi fece sfilare di dosso i vestiti, lasciandomi in boxer.
Chiamò degli infermieri che, dopo pochi minuti, arrivarono.
Mi obbligarono a stendermi sul lettino, cominciando a disinfettarmi i leggeri graffi che ricoprivano le mani e le braccia.
Il dottore ripulì per bene il taglio che avevo sulla testa, facendomi gemere per il dolore.
L'osservai aprire una busta verde, tirando successivamente fuori un ago curvo. Prese del filo nero, lo fece passare nel foro dell'ago e poi s'avvicinò alla mia testa.
Lo allontanai con una manata e cercai di scendere dal lettino.
"Devo metterle i punti" disse calmo il dottore.
"Al diavolo i punti! Non ne ho bisogno" sbottai mentre mi mettevo in piedi. "Devo andare dalla mia ragazza"
"É in sala operatoria. Non può vederla"
Sentire quella frase mi fece morire dentro. La mia piccola aveva rischiato la vita per me.
Era grave mentre il sottoscritto se l'era cavata con dei semplici taglietti e graffi qua e la.
Non appena mi misi in piedi, il ginocchio mi cedette di nuovo.
Rapidamente, mi aggrappai ad un infermiere che, gentilmente, mi aiutò a rimettermi seduto sul lettino.
Il dottore mi si parò davanti, si sedette sul piccolo sgabello di metallo con le ruote.
S'infilò un nuovo paio di guanti di lattice e cominciò a ricucirmi la testa.
Ogni singola volta che l'ago si affondava nel mio cuoio capelluto, mi mordevo con forza il labbro inferiore che ormai sanguinava e serravo i pugni, colpendomi le cosce.
Una volta messi i punti, gli infermieri mi aiutarono a rivestirmi.
Mi sentivo patetico.
Un ragazzo di ventotto anni, si faceva aiutare a mettersi addosso una maglia ed un paio di pantaloni.
Mi stesi nel lettino, aspettando che mi lasciassero solo.
Non volevo avere accanto nessuno, tanto meno il personale medico.
Loro dovevano fare l'impossibile per salvare Darcy.
Non riuscivo a credere a quello che era successo.
Chi diamine era stato a causare l'incidente? Possibile che, al volante di quell'auto, ci fosse stato un ubriaco, magari pure drogato?
E poi, lui o lei, se l'era cavata? Era almeno stato arrestato?
Stavo cercando di formulare una possibile risposta razionale su quello che era successo, quando mi venne in mente una frase.
Stai per perdere tutto.
Mi portai entrambe le mani alla bocca, scuotendo il capo in segno di negazione.
Era un mostro, ma non sarebbe mai stato in grado di farmi questo.
Non poteva aver dato l'ordine a qualcuno di fare del male a me ed alla mia piccola.
Non poteva essere arrivato a tanto.
"Lui é l'uomo che era alla guida del veicolo" Sentii dire dal corridoio.
Mi alzai e, tenendomi appoggiato alla parete, raggiunsi la porta.
Vidi due agenti parlare col medico.
A quanto pareva, pure il guidatore si era fatto male. Senza volerlo, sorrisi alla notizia che quello stronzo non era uscito illeso dalla macchina. Se lo meritava.
Non appena gli agenti si spostarono, vidi lo stronzo.
Lo riconobbi subito.
Probabilmente, sentendosi osservato, Omar alzò lo sguardo, sfoggiando un sorrido da bastardo e perfido.
Serrai i pugni, andandogli incontro.
"TU SEI STATO!" urlai. "Se lei muore, giuro che ti uccido con le mie stesse mani" ringhiai furibondo, mentre lo afferravo per la maglia.
"Te lo avevo detto. Alla fine tu perderai sempre" disse. "Una troietta in meno" aggiunse ridendo.
Troietta.
A quel termine riferito alla mia ragazza, non ci vidi più. Il sangue cominciò a ribollirmi nelle vene.
Sollevai in aria il pugno, facendolo poi scontrare contro la sua faccia una volta, poi un'altra ed un'altra ancora.
Gli agenti ci raggiunsero, allontanandomi da Omar che si portò una mano sulla bocca, togliendosi di dosso il sangue.
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I minuti passavano lenti, le ore non scorrevano più.
Sembrava che il tempo si fosse fermato.
I medici, gli infermieri, tutto il personale medico mi passava davanti, ignorando la mia figura ricurva, seduta sulla seggiola posta poco lontana dalla sala operatoria.
Mi sembrava di essere un granello di sabbia all'interno di una clessidra.
Come un insignificante granello di sabbia che attende il suo turno per cadere, io attendevo di essere notato. Di ricevere delle notizie positive.
"Il Signor Malik?"
Mi alzai dalla seggiola, raggiungendo il medico che era appena uscito dalla sala operatoria.
"Come sta la mia ragazza?" domandai preoccupato.
Il dottore mi appoggiò una mano sulla spalla.
Non prometteva nulla di buono.
"Ha perso parecchio sangue, ma l'intervento é riuscito" annunciò. Tirai un piccolo sospiro di sollievo.
"Purtroppo però ha riportato dei traumi cerebrali che l'hanno portata al coma"
"Co-coma?" balbettai. Il dottore dispiaciuto, annuì. "C'é la possibilità che si risvegli?" chiesi con la paura che cresceva il me.
"Non lo sappiamo con certezza. Può stare in coma un paio di giorni, come anche dei mesi, oppure non svegliarsi proprio" rispose. Ed ecco che un pezzo del mio cuore si rompeva.
"Mi dispiace per lei. Almeno siamo riusciti a salvare la sua ragazza, al contrario del feto" aggiunse. Sgranai gli occhi.
"Feto" mormorai con un filo di voce.
Crack. Un altro pezzo del mio cuore si era rotto.
"Era troppo piccolo e poco formato per essere in qualche modo salvato" disse come se io fossi a conoscenza di questo particolare.
"Dall'ecografia, si direbbe che fosse incinta da massimo due mesi. Tra due giorni, non appena i suoi parametri vitali saranno stabili, sottoporremmo Darcy al raschiamento, per ripulirla del feto morto"
Mi allontanai dal medico, andando ad appoggiarmi contro la parete.
Lentamente, scivolai a terra, portandomi le ginocchia al petto.
Mi coprii il viso con le mani, scoppiando a piangere.
Non solo stavo per perdere l'amore della mia vita, ma avevo pure perso il frutto del nostro amore, il nostro secondo figlio.
Alla fine mio padre aveva avuto la meglio su di me. Avevo perso tutto.
Tra le lacrime, un'idea mi venne in mente. Estrassi dalla tasca dei pantaloni il cellulare e, con le mani tremanti, digitai il suo numero.
"Sono io... Quanto ci metti ad arrivare a Torino?"
Questa volta mi sarei vendicato sul mostro di mio padre.
Aveva sempre detto che ero un buon a nulla. Ora si sarebbe ricreduto.
Avrebbe visto il vero Zayn Malik. Quello che voleva che diventassi.
Sono cattiva lo so.
Ero indecisa su chi fare investire. Alla fine ho optato per la mia piccola Darcy. Il perché lo scoprirete a breve.
Chi avrà chiamato zayn? Qualcuno che conosciamo oppure no?
Vi dico che sono stata buona. I miei piani per il finale erano ben diversi.
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