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O gli ultimi momenti di un tenente senza speranza
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Donowitz era andato.

Ulmer con lui.

Von Hammersmark non era neanche riuscita a vederli bruciare.

In una sola notte io e Utivich restammo più soli che mai.

Ma ora anche Utivich è andato.

La Spagnola.

Ormai il buon vecchio Raine non ha più assi nella manica, ed è solo un povero veterano che abita in un povero, vecchio, ammuffito...lurido scantinato.

Avevano promesso mari e monti, ma alla fine ai veterani non hanno dato niente.

Non l'hanno mai fatto.

Avevano promesso.

La rivoltella nel cassetto non fa rumore, ma fa un casino infernale quando penso ai miei bastardi.

Un giorno, due, tre, una settimana, un mese, un anno, due, tre, cinque, dieci, vent'anni.

Sono passati vent'anni e quel cinema in fiamme mi fa ancora piangere.

La rivoltella sta cominciando a fare rumore.

Che rumore fa una pistola in un cassetto?

Urla.

Il mio nome, la maggior parte delle volte.

Mi chiede quando sarà ora.

"Molto presto."

È quella la risposta. Ogni volta.

"Molto presto."

Oggi però non sta zitta, quella dannata rivoltella.

"Ho detto che presto sarà ora."

"Quanto presto, Aldo? Aspetto da molto tempo. Quando sarà finalmente ora?"

"Non ancora, ma presto."

"Ormai sono andati, Aldo. Aha...sono andati! Tutti morti! Il tenente Raine non esiste più! Sono tutti morti, Aldo. Aspettarli non risolverà le cose."

"Non capisci-"

"Sei tu che non capisci. Ormai l'ora è arrivata."

Sto zitto.

"Arrenditi. ARRENDITI. ARRENDITI. ARRENDITI."

Corro verso il cassetto.

"ARRENDITI. ARRENDITI. ARRENDITI. ARRENDITI."

Lo apro.

"ARRENDITI. ARRENDITI. ARRENDITI. ARRENDITI."

Prendo la pistola.

"ARRENDITI. ARRENDITI. ARRENDITI. ARRENDITI."

Metto un proiettile. Un 35 millimetri.

"ARRENDITI. ARRENDITI. ARRENDITI. ARRENDITI."

"Stai zitta."

"ARRENDITI. ARRENDITI. ARRENDITI. ARRENDITI."

"STAI ZITTA-"

Bang