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𝚄𝚗𝚘

«Forse al mondo ci sta un posto dove sono giusto anch'io.

Fuoriluogo - Ernia»

Appoggio la testa sul suo petto scoperto mentre con le dita traccio delicatamente il contorno dei suoi addominali. Con la mano lui invece mi accarezza dolcemente i capelli, fissando un punto indefinito nel muro. Rimaniamo in silenzio per un po', beandoci l'uno della compagnia dell'altro sapendo che presto questo momento finirà ma nonostante ciò, anche se non riesco a vederlo in faccia, so che sta sorridendo. In fondo, noi stiamo bene così: troviamo conforto nella semplicità di questi attimi e mai mi sarei aspettata di trovare un'intesa fisica così forte con un ragazzo, men che meno se è una persona con la quale lavoro davanti ad un intero staff.

Il suo sbuffo però, accompagnato dal suono della sveglia, mi riporta con i piedi per terra e mi ricorda anticipatamente che il nostro momento è appena terminato.

«Nico, devo spegnere la sveglia» rido, notando che lui mi sta trattenendo a sé, impedendomi di sporgermi verso il comodino. Mi dimeno in maniera giocosa per qualche secondo e lui finalmente lascia la presa, forse per darmi la possibilità di porre fine a quel rumore fastidioso.

«Sono davvero già le sette?» mugola lui, stropicciandosi gli occhi come un bambino piccolo. Lo osservo ridacchiando leggermente, poi annuisco alzandomi dal letto. Mentre cammino per la camera, sento il suo sguardo addosso e cerco di non farci caso, dato che faccio fatica a sembrare tranquilla quando i suoi occhi scuri mi scrutano con quell'intensità. «Chi hai nel primo gruppo?» mi chiede poi sbadigliando, dato che sa che appena uscirò da questa stanza dovrò precipitarmi in palestra per aiutare la squadra con gli allenamenti.

«Bonucci, Chiellini, Jorginho, Berardi» rispondo, abbassandomi per recuperare la sua maglietta «E ci sei anche tu, quindi datti una mossa!» gli ricordo, lanciandogli poi l'indumento addosso.

Nicolò immediatamente si mette seduto sul letto, spalancando gli occhi. «No scusa, io sono nel secondo gruppo» borbotta immediatamente ed io mi stringo nelle spalle, fingendomi innocente.

Lui però se ne accorge immediatamente e mi lancia un cuscino, mancando però il bersaglio. «Brutta stronza mi hai cambiato tu!» esclama ridendo «Se Mancini scopre che faccio sesso mi ammazza, figurati se arrivo in ritardo agli allenamenti!» aggiunge subito dopo, alzandosi in una mossa veloce dal materasso per poi cercare nella valigia dei boxer e dei pantaloncini.

Anche io scoppio a ridere vedendolo agitato e devo ammettere che mettere l'allenamento di Nicolò alle 7:30 sia stata un'ottima idea, in fondo vederlo così preoccupato un pochino mi diverte.

Io d'altro canto indosso velocemente la mia tuta da ginnastica, guardandomi allo specchio per cercare di sistemare per quel che posso i capelli. Sicuramente non ho un volto risposato e chiunque si accorgerebbe che mi sono divertita. Faccio allora una coda veloce, assumendo un'espressione disgustata nel vedere quel riflesso parecchio malconcio. Ma in fondo, devo allenare dei calciatori, dunque avranno sicuramente dei problemi più importanti a cui pensare che notare le mie occhiaie. «Allora Barella, ci vediamo tra quindici minuti in palestra» lo prendo in giro mentre lui, ancora a dorso nudo, si limita a mostrarmi il terzo dito come risposta.

Sorrido tra me e me mentre esco dalla camera, richiudendomi la porta alle spalle e rilasciando un bel sospiro.
Scendo le scale a passo svelto, pensando a quello che è appena successo. Sappiamo entrambi che è dannatamente sbagliato e che questo comportamento ferirà molte persone ma non possiamo farci nulla: ogni volta che siamo nella stessa stanza ci desideriamo, ci attraiamo ed un semplice tocco può mandare in fiamme il nostro corpo.

Esco dall'edificio e per fortuna la palestra è ad un paio minuti di distanza, dunque arrivo in perfetto orario senza dover giustificare il mio ritardo.

Immediatamente i giocatori già presenti mi salutano, ma solo uno di loro si avvicina a me e non pensavo che lo avrei visto già nel primo turno. Purtroppo però Mancini cambia gli orari a suo piacimento ed io la maggior parte delle volte, non posso farci nulla.

«Sorpresa! Contenta di vedermi?» mi prende in giro Pessina «Ho fatto cambio con Chiellini» mi spiega mentre io mi limito ad annuire, non volendo troppo approfondire quella conversazione.

Perché si, ogni volta che vedo Matteo mi sento una stronza. È lui che mi ha fatto avere questo lavoro per la Nazionale, è lui il ragazzo con cui stavo quando sono arrivata a Coverciano ed è lui stesso ragazzo che ho lasciato perché non provavo più gli stessi sentimenti di quando eravamo insieme a Bergamo. La verità è che il mio amore ha iniziato ad affievolirsi quando ho rivisto Nicolò, con il quale Pessina era andato in ritiro quando giocava nelle Nazionali Under-21. Già al tempo tra me e Barella c'era stato uno sguardo di troppo ma, a distanza di qualche anno, quelli sguardi sono diventati qualcosa di più: prima dei sorrisi, poi dei like su Instagram, poi delle spiegazioni su alcuni esercizi, poi un bacio in ascensore ed infine il sesso nello spogliatoio.

E Matteo non se lo meritava, dunque ho preferito lasciarlo senza mai però accennargli di Nicolò, dato che questa notizia lo avrebbe fatto soffrire più della vera e propria rottura.
Ma soprattutto, avrebbe condizionato la squadra ed è una cosa che la Nazionale non si può permettere in una competizione così importante.

«Dopo il mio gol contro l'Austria pretendo almeno quindici minuti di pausa in più» scherza ed io sorrido sinceramente. In fondo tra me e lui il rapporto è rimasto quello di una volta, perché è impossibile allontanarsi completamente da una persona che da quando è entrata nella tua vita ti ha fatto solo del bene.
Matteo per me è stato e sarà sempre la prima persona con la quale mi sono sentita me stessa.
E questo non posso dimenticarlo.

«Mi dispiace, non faccio sconti a nessuno» rispondo stando al gioco «Ora fila sulla cyclette» lo spintono leggermente mentre lui continua a ridere.

Esattamente in quell'istante entra Nicolò, che mi regala un cenno di saluto come se nulla fosse. Noto però che rivolge un veloce sguardo a Pessina per poi alzare le sopracciglia e dirigersi in silenzio dove sono in piedi gli altri.

Lui, nonostante non lo ammetta, è incredibilmente geloso anche se non ha mai manifestato questo desiderio di volermi stare vicino davanti a tutti.

Appena anche gli altri raggiungono le proprie postazioni, imposto il cronometro sul telefono. Conto fino a tre, pronta a dare il via, ma la suoneria di un cellulare mi ferma.

Sospiro, conoscendo a memoria quel motivetto che spesso interrompe le nostre serate. «Ragazzi, quante volte vi ho detto di spegnere i telefoni» dico esausta, avvicinandomi al tavolo dove sono tutti appoggiati. Dò un'occhiata veloce allo schermo del cellulare di Nicolò, restando leggermente destabilizzata nel momento in cui leggo il nome di Federica, la sua ex storica.

Alzo immediatamente lo sguardo verso di lui e trovo già i suoi occhi su di me.
Mi aveva detto che non la sentiva più da mesi e che avesse tagliato ogni rapporto con lei.
Eppure, non sembra essere davvero così, altrimenti lei non avrebbe nessun motivo per chiamarlo alle sette e mezza del mattino.

«Barella, le regole valgono anche per te» lo informo, leggermente infastidita. «Dì a questa Federica che al mattino hai allenamento» aggiungo, fingendo di non conoscere a memoria la sua vita privata.

So che io e lui non siamo nulla, me lo ha ripetuto più volte, ma comunque l'atmosfera di tranquillità con la quale c'eravamo lasciati in camera, sembra essere svanita del tutto.

In fondo si sa, fuori dal letto è tutta un'altra storia che spesso diventa ingestibile.

Bonucci, Pessina, Berardi e Jorginho bel frattempo rimangono in religioso silenzio, assistendo a questa scena alquanto particolare.
Solitamente non uso mai questo tono con loro ma di certo vedere che l'ex del ragazzo per cui provi qualcosa lo chiama, ti fa scattare automaticamente sulla difensiva.

Nicolò immediatamente scende dalla cyclette e si avvicina a me a passo veloce, quasi preoccupato. «Magari è una cosa urgente» si limita a dire, sporgendosi in avanti per afferrare il suo telefono ma io lo precedo, prendendolo e mettendolo dietro la schiena prima ancora che lui possa solo sfiorarlo.

«Prima si finiscono gli allenamenti e poi la richiami» ordino severamente, sapendo che all'interno di questa palestra sono io che comando.

«Alice, dammi il telefono» replica lui, per niente intimorito.

Il fatto che dormiamo insieme non gli dà nessun diritto di mancarmi di rispetto.

«Se prendi questo telefono vai fuori» lo informo.

Ci guardiamo per interminabili secondi, poi lui mi mostra il palmo della sua mano.

Ha preso la sua decisione.

«Bene, ci si vede domani» asserisco seria, restituendogli bruscamente il suo cellulare.

Nicolò contrae la mascella, poi mi sorpassa senza dire nulla ed esce dall'edificio, sbattendo violentemente la porta.

Mi mordo l'interno guancia, prendendo poi un respiro profondo. I ragazzi mi guardano ed io mi rendo conto di non poter far si che la mia vita privata interferisca con il mio lavoro.

«Riprendiamo su!» batto le mani e loro non se lo fanno ripetere una seconda volta. Si mettono in posizione ed appena dò il via, i quattro iniziano a pedalare.

Noto però che Matteo mi sta fissando, forse perché mi conosce e sà che è strano un comportamento del genere da parte mia.
Accenno un lieve sorriso a tutti i calciatori, pensando a quanto fosse semplice la relazione con Pessina. Con Nicolò invece, è tutto dannatamente complicato: il minuto prima siamo felici ed il minuto dopo litighiamo.
Forse perché alla base del nostro rapporto manca una cosa fondamentale: il dialogo.
Io e Barella purtroppo non siamo in grado di parlare, di capirci ed una minima parola detta fuori posto può scatenare una discussione.
Il che è stressante.

La nostra poi non è neanche una relazione. È semplicemente un rapporto tra due persone che si trovano bene, dove lui non vuole impegnarsi seriamente e vuole divertirsi a fine serata.

Spesso però mille dubbi mi assalgono, soprattutto quando noto la dolcezza con cui mi guarda Pessina, ovvero il modo in cui chiunque meriterebbe di essere guardato.

So di non avere una carattere semplice ma so anche di meritarmi delle attenzioni in più.
E Nicolò su questo è altalenante: il giorno prima ti mette su un piedistallo, il giorno dopo può ignorarti senza problemi.
Ed è proprio quando le cose con Nicolò vanno male che, egoisticamente, mi pento di aver lasciato Matteo.
Con lui era tutto dannatamente bello, oserei dire perfetto, e non capisco come sia bastato semplicemente incrociare gli occhi di Nicolò per fottermi completamente la testa.

«Alice stai bene?» mi richiama poi Pessina, notando forse il mio sguardo perso nel vuoto.

Annuisco distrattamente, arrivando ad una conclusione: Nicolò dovrà fare una scelta e porre fine a questo loop di problemi che va avanti da qualche mese.

Non resterò ad aspettarlo in eterno; non quando, a pochi metri da me, c'è una persona che nonostante i miei errori è ancora disposta a regalarmi tutto l'amore di cui ho bisogno.

________

Ed eccomi qui, con una storia breve su Nicolò Barella!

Se nella storia su Chiesa ho affrontato il tema dell'amicizia, qui voglio affrontare il tema della passione e dell'attrazione. Saranno sufficienti per creare una relazione duratura tra i due protagonisti? O si renderanno conto che è impossibile far funzionare le cose?

Inoltre avviso che potrebbe essere presente un linguaggio volgare in alcuni capitoli.

Detto questo, per adesso, #TeamBarella o #TeamPessina?

Fatemi sapere, se avete voglia, cosa ne pensate di questo primo capitolo❤️

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