𝙽𝚘𝚟𝚎
«Basterebbe solamente dire
Senza starci troppo a ragionare
Che sei tu che mi fai stare bene quando io sto male e viceversa
Viceversa - Francesco Gabbani»
Inizio a salire gli scalini, leggermente impacciata mentre cerco di non inciampare alzando il mio vestito il più possibile.
I giornalisti sono ovunque ed io mi sento leggermente a disagio nel fare la mia entrata senza accompagnatore. Le ultime ore sono state bellissime ma nello stesso tempo stancanti. I ragazzi sono stati invitati al Quirinale dove Mattarella gli ha accolti con un discorso davvero emozionante e subito dopo, hanno sfilato su un pulmann per tutte le vie di Roma. Quando poi pensavano che la giornata fosse finita, Mancini ha informato tutti noi della festa organizzata in onore della squadra in uno dei ristoranti più lussuosi della capitale italiana. Per questo motivo ora siamo tutti qui, riuniti in questa celebrazione stupenda.
«È strano vederti vestita così» commenta Nicolò, affiancandomi prima dell'ingresso con un elegantissimo smoking nero addosso.
Sorrido divertita: effettivamente loro sono abituati a vedermi sempre con un abbigliamento sportivo e mai con qualcosa di così costoso e appariscente.
Eppure oggi era d'obbligo presentarsi con qualcosa su elegante.
«Comunque stai bene» aggiunge poi.
«Anche tu non sei male» scherzo squadrandolo.
In realtà è davvero bellissimo.
Abbiamo parlato poco dopo la vittoria, forse perché gli ho lasciato lo spazio per festeggiare con gli altri e dunque ci siamo visti meno.
Ma ogni volta che siamo insieme è come se il tempo che abbiamo passato distanti si annullasse di colpo.
Inoltre, il fatto che dopo il rigore di Saka volesse baciarmi, è qualcosa che non riesco a rimuovere dalla mia testa.
«La tua accompagnatrice?» domando poi, cercando quella modella con lo sguardo.
Perché si, ai giocatori non fidanzati ufficialmente (quindi senza prove che dimostrino l'esistenza della coppia) è stato imposto di presentarsi a questo Gala con una modella di qualche brand famoso, giusto per sponsorizzare il marchio.
Inutile dire che dato che il nostro rapporto è ancora leggermente incrinato, lui non ha potuto obiettare.
«Credo che si trovi meglio con Pessina che con me» mi fa notare, indicandomi con un cenno della testa la ragazza dai capelli biondi e Matteo in lontananza, già all'interno della sala. «Ero convinto che voi due veniste insieme questa sera sai?» azzarda, evitando il mio sguardo.
In quel momento mi ricordo che lui non sa della discussione che ho avuto con il monzese e nonostante io preferisca non tornare sull'argomento, mi sento in dovere di informarlo. «Io e Matteo non ci parliamo più» dico velocemente, come se pronunciarlo ad alta voce fosse una lenta tortura.
«In che senso?» domanda.
«Ci ho discusso per quella storia» spiego, sapendo che lui ha già intuito di cosa io stia parlando «E non abbiamo più chiarito»
«Mi dispiace» sussurra. A quel punto io torno con l'attenzione su di lui, alzando un sopracciglio «Dico davvero Alice» si difende, alzando le mani in segno di resa «So quanto ci tenevi»
Io annuisco, guardando Pessina di sfuggita mentre ride con quella ragazza. Non avrei mai pensato di poter distaccarmi così improvvisamente da lui e non credevo fosse possibile non rivolgerci neanche più la parola.
Eravamo tanto legati ed è brutto che sia finita in questo modo.
«Ora quello che mi importa è che tu riesca a perdonarmi» ammetto.
Nicolò rilascia una leggera risata divertita.
«Perché ridi?» domando, non avendo neanche il coraggio di guardarlo negli occhi.
«Perché pensavo avessi capito» sibila.
«Capito cosa?» replico immediatamente, leggermente preoccupata.
«Che l'ho già fatto. Ti ho già perdonata» sussurra ed io mi volto di scatto nella sua direzione «L'ho fatto quando ieri ti ho chiesto scusa per averti risposto male e tu mi hai sorriso. Lì ho capito che non ci fosse cosa più bella per me di avere qualcuno che riuscisse a capirmi anche nei momenti no» ammette, imbarazzandosi leggermente.
Forse perché so quanto sia difficile per lui parlare di se stesso.
«Ho cercato in tutti i modi di avercela con te in questi ultimi giorni, ma non ci riesco. Ci ho pensato tanto, ogni singola notte, e per quanto mi abbia fatto male la tua accusa, nel mio inconscio so che tu hai semplicemente creduto alle parole della persona di cui ti fidavi di più al mondo. Forse lo avrei fatto anche io» si stringe nelle spalle, mettendo le mani in tasca e guardando dritto davanti a sé.
I miei occhi sono leggermente lucidi ed io non riesco neanche bene a realizzare le sue parole.
«Grazie Nico per aver capito» è la prima cosa che dico, sentendo un peso in meno sul petto. «Quindi ora è tutto come prima?» domando, facendo trasparire leggermente la mia felicità.
«No» risponde lui, scuotendo la testa, dopodiché si gira verso di me.
Come no?
«Non voglio che sia tutto come prima» chiarisce, portando una mano sul mio volto per accarezzarmi leggermente la guancia.
Rimane in silenzio per qualche secondo mentre i suoi occhi scrutando attentamente ogni centimetro del mio corpo. Poi sospira.
«Perché non ci proviamo?» chiede, serio.
«P-provarci?» balbetto, sentendo le mie gambe tremare leggermente in equilibrio su questi tacchi vertiginosi.
«Si» annuisce «Intendo...provarci davvero. Provare ad essere una coppia normale, senza nasconderci, senza dover giustificare ogni nostra azione, senza aver paura che qualcuno posso scoprirci, senza litigare per tutto solo perché abbiamo la fottuta paura di innamorarci» mi spiega.
Io rimango ferma immobile, senza parole.
So che non me lo sto immaginando, eppure sembra tutto surreale.
«Fino a poco tempo fa non credevo che avrei mai potuto fare questo discorso. Dopo la rottura con Federica avevo davvero troppa paura di soffrire ancora, per questo ti allontanavo. Ma poi ho capito che ogni volta che litigavo con te, ogni volta che tu eri distante, stavo male e ho capito che l'unico modo per stare bene è averti al mio fianco»
Lo guardo, quasi incredula.
Dalla vita tutto mi sarei aspettata ma mai che Nicolò Barella potesse farmi una dichiarazione del genere davanti all'ingresso di un Gala organizzato per celebrare la vittoria dell'Italia agli Europei.
Poi gli sorrido, sentendo il mio cuore impazzire. Perché se è un sogno, non voglio essere svegliata.
«Non devi neanche chiedermelo Nico» sussurro, circondando il suo collo con le braccia e sporgendomi in avanti, fermandomi però a pochi millimetri dalle sue labbra.
«Quindi è un si?» mi prende in giro, portando le sue mani sui miei fianchi.
«Assolutamente si» annuisco ridendo, dopodiché poso le mie labbra sulle sue.
Finalmente.
Le sue dita sfiorano la mia schiena scoperta, in maniera quasi impercettibile, ma nello stesso tempo sento il mio corpo riempirsi di brividi.
Le sue labbra sono leggermente screpolate e questo bacio è tutto fuorché delicato. Percepisco la passione, il desiderio, la mancanza e la voglia di viversi davvero.
La sua mano si posa sulla mia nuca e con delicatezza mi spinge ancora più vicina al suo volto, come se volesse avermi completamente incollata al suo corpo.
Le mie dita invece, molto lentamente, si intrufolano tra i suoi capelli corti, tirandoli leggermente nel momento in cui trattiene tra le sue labbra il mio labbro inferiore.
«Non vedo l'ora di poterti togliere questo vestito» sussurra con voce roca al mio orecchio, mordendomi poi il lobo delicatamente.
«Nico!» lo riprendo, colpendolo leggermente «C'è gente!» esclamo, imbarazzata.
«Risparmia la voce per questa notte Alice» mi fa l'occhiolino, afferrando poi la mia mano.
Mi porto la mano libera sul volto, cercando di nascondere il mio rossore mentre lui mi trascina a passo svelto all'interno dell'edificio.
Sta succedendo tutto così in fretta.
Ma è tutto fottutamente stupendo.
È quello che volevo dalla prima volta in cui mi sono trovata abbracciata a lui nel letto.
La musica immediatamente diventa più forte e solo quando ci fermiamo al centro della sala, noto che gli sguardi dei ragazzi della squadra si puntano immediatamente su di noi.
Inizialmente non capisco, poi mi ricordo che io e Nicolò siamo appena entrati mano nella mano.
«Minchia ma sono già ubriaco?» domanda Bernardeschi, osservandoci con gli occhi spalancati.
«No Fede, non lo sei» risponde Spinazzola al suo fianco, dandogli qualche pacca sulla spalla.
«Allora sono morto e sono in Paradiso» constata l'attaccante «No perché vedo Nico ed Alice mano nella mano»
«È tutto reale amico mio» commenta Leonardo.
Io però scoppio a ridere, appoggiandomi alla spalla di Nicolò. Mi guardo intorno mentre gli occhi di tutti i giocatori sono ancora puntati su di noi e non posso fare a meno di sentirmi in imbarazzo quando vedo Mancini che mi sorride, quasi come se fosse fiero.
Lui credeva in noi.
Jorginho invece ha gli occhi lucidi, forse perché per la prima volta mi vede davvero contenta e nonostante tutti i suoi dubbi sul rapporto mio e di Nicolò, so che è contento del vedermi spensierata.
Poi i miei occhi incontrano quelli scuri di Pessina. Restiamo a guardarci per qualche secondo, poi lui accenna un sorriso amaro.
È ferito, me ne rendo conto, ma doveva andare così. Forse in futuro tutto si sistemerà tra di noi, ma io ora ho bisogno di trovare una stabilità emotiva con Nicolò prima di pensare al resto.
«Io proporrei un brindisi» interviene Vialli, spezzando quel clima di disagio. «Anzi due» aggiunge guardandomi. «Uno alla nostra vittoria!» alza il bicchiere «Ed uno alla coppia appena nata!» esclama. «Salute!» dice poi, mentre un cameriere porta anche a me e Nicolò un bicchiere per brindare.
Entrambi beviamo un sorso di Champagne, poi lui mi stringe più vicino a sé. «Ne è valsa la pena aspettare no?» domanda, lasciandomi un bacio sulla guancia.
«Se questo è il finale si» annuisco.
Poi ci guardiamo.
Questo non può essere il finale, perché manca ancora una cosa. Anzi due.
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Grazie per le 8mila visualizzazioni😍
Mancano due capitoli alla fine.
Piango un po'.
Abbandonare dei personaggi mi dispiace sempre, ma so che arriva un momento in cui è giusto farlo perché non hanno nient'altro da raccontare.
Per chi ha buona memoria, quali sono le due cose che mancano?
Detto questo, I need your help
Sono indecisa tra due copertine per questa storia, mi farebbe piacere se ne sceglieste una ahaha
1.
2.
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