𝑫𝒐𝒅𝒊𝒄𝒊
Scendo le scale trascinando la valigia e volendo fare il meno rumore possibile. Sono le 4 del mattino ed io voglio andarmene prima che qualcuno si svegli, ho bisogno di lasciare questa casa senza voltarmi indietro.
Poteva esserci un finale felice, ma non sempre le cose vanno come ci aspettiamo. Ero felice nell'ultimo periodo e sapevo che prima o poi sarebbe successo qualcosa che avrebbe distrutto quell'equilibrio che avevo tanto desiderato.
Accendo la luce del salotto, volendo afferrare le chiavi di casa ma sussulto dallo spavento nel momento in cui mi accorgo di una figura davanti alla porta d'ingresso, appoggiata alla parete con le braccia incrociate al petto.
«Che ci fai tu qui?» domando, portandomi una mano sul petto.
Jorginho non risponde, si limita solamente a mostrarmi il mazzo di chiavi tra le sue dita.
«Dammele, devo andare» dico, evitando di guardarlo per troppo tempo. È diventato importante in pochissimo tempo e questo mi distrugge ancora di più.
«Non ti farò andare via Cloe» pronuncia serio, mettendo le chiavi in tasca.
«Vuoi impedirmi di uscire?» domando incredula e lui annuisce, quasi come se fosse normale. «Sai vero che è sequestro di persona?» aggiungo, alzando un sopracciglio.
«Se vuoi puoi chiamare la polizia. Ho abbastanza soldi da potermi pagare tutti gli avvocati che voglio» ribatte e percepisco perfettamente nel suo tono di voce la provocazione, infatti subito dopo mi fa l'occhiolino.
Ed io, senza neanche rendermene conto, rilascio un lieve sorriso.
Solitamente dicono che se ti fa ridere è quello giusto, ma qui c'è in ballo altro.
«Jorge ti prego, fammi prendere quel treno» lo supplico, cercando di ragionarci. Ho bisogno di tornare a Venezia e schiarirmi le idee.
«Non posso. Non mi perdonerei di averti lasciata andare così facilmente» sussurra, non muovendosi dalla porta. «Io so che sei arrabbiata e ne hai tutto il diritto, dico davvero. Voglio solo che tu mi creda quando ti dico che mi dispiace e che se tornassi indietro, mi presenterei immediatamente con la mia vera identità, a costo di farti allontanare. Ma non ho una macchina del tempo e non posso farlo» abbassa lo sguardo.
«Sai perché sono arrabbiata?» chiedo, mollando la presa sulla mia valigia. Jorge scuote la testa. «Perché è stato Marco a dirmelo, il ragazzo che più mi ha fatto del male al mondo. Se me lo avessi detto tu, anche quando ci siamo baciati l'ultima volta, sarebbe stato diverso. Ti avrei capito. Ma mi sono sentita una stupida, mi sono sentita presa in giro» ammetto, passandomi una mano sul volto.
«Credimi quando ti dico che tutto quello che ho fatto per te era reale» interviene lui, questa volta avvicinandosi a me. «Io non so cosa sia...questo» dice indicandoci «Ma il fatto che sei ogni giorno nei miei pensieri vorrà pur dire qualcosa no?» domanda retorico ed il mio cuore perde un battito. «Io sono nei tuoi pensieri invece?» chiede a me, mentre io rimango in silenzio per qualche secondo.
Poi sospiro. «Jorge ti prego...»
«Rispondimi»
Lo guardo.
Al diavolo. «Si, ci sei» sussurro.
Ed è vero. Questa notte non ho smesso di pensarlo. Avevo il suo volto in testa ogni singolo minuto che ho passato in quel letto ed una parte di me sperava di rivederlo prima di partire.
Jorginho sorride.
Ed io capisco di essermi innamorata.
«Ma non è importante» aggiungo subito dopo, cercando di ricompormi.
«Si che lo è» ribatte immediatamente lui, facendo un altro passo verso di me.
«Ti prego Jorge, fammi passare» ripeto, cercando di recuperare la distanza persa tra di noi.
«Non voglio che questo sia un addio Cloe»
«Non lo sarà» lo rassicuro, non riuscendo a guardarlo negli occhi. «Ma fammi andare ora»
«Io non voglio impedirti di partire ma ti prego, pensaci qualche giorno di più. Se vuoi Thessa può stare da noi così hai del tempo per te stessa ma non andare oggi, non prendere decisioni affrettate» mi supplica, avvicinandosi di nuovo. «Sei la prima persona a cui chiedo di restare nella mia vita. Non so perché io stia provando tutto questo, so solo che non voglio perderti»
Ed è esattamente in quel momento, che il muro creato per cercare di fingere di odiarlo crolla immediatamente.
Jorge è qui davanti a me che mi sta mostrando la sua parte fragile ed io non riesco proprio a respingerlo.
«D'accordo» mi arrendo, rilasciando un sospiro frustrato. «Ma non cambierà nulla» preciso, anche se so che sarà più difficile andarmene avendo passato altri giorni qui con lui di fronte.
«Staremo a vedere» mi sorride dolcemente.
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Cosa combinerà Jorginho secondo voi?
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