La prof ci lascia soli. Ben si alza e viene di fronte a me, facendo scrocchiare i pugni.
"Ti avevo avvisato, Mazzello. Con me è meglio se tieni la bocca chiusa"
"E avrei dovuto subire tutta la punizione solo perché tu non ammetti qualcosa!? No-non mi puoi comandare"
"E invece io credo di si. Oppure sono guai"
"Non m-mi interessa se mi metti le mani addosso. N-non m-mi fa-fai pa-pa-paura"
Ride. "Ma ti ascolti quando parli?"
"Lasciami in pace, una buona volta! Neanche cambiare scuola è servito!" Urlo, sull'orlo del pianto.
Ride ancora. "Che femminuccia, Joey. Credo che il nome più adatto per te sia Josephine, non Joseph"
"Lasciami stare"
Lui mi alza il volto con due dita.
"Guardami negli occhi quando parlo, femminuccia"
Rabbrividisco. -La porta è lì. È vicina e magari Ben non riesce a bloccarmi. Magari posso uscire e andare via da questo inferno-
Ma decido di non farlo. Quindi passo il resto delle tre ore con sguardi e parole minacciose da parte di Ben.
Alla fine, quando vado via, per la fretta, inciampo e cado a faccia a terra.
-Tutte a me!-
-Povero Joey- Mi immagino Ben che ride di me. Poi lo sento veramente ridere e anche scattare foto.
Mi alzo e fuggo via trattenendo le lacrime, invano. Fuori al cancello, infatti, scoppio a piangere, sommessamente.
Ma la cosa peggiore è che, il giorno dopo, arrivato a scuola, tutti ridono. Alcuni, mimano l'azione di cadere, altri fanno finta di piangere come bambini e altri mi fanno vedere le foto della caduta di ieri.
-Ma perché!?-
Cammino a testa bassa tra la folla di ragazzi e ragazze che sembrano avere come unico scopo nella vita quello di deridermi ed arrivo in classe. Lì, la situazione non va molto meglio. Anzi, dato che manca la prof, non fanno che ridere per un'ora.
Durante la quarta ora, poi, festeggiamo il compleanno di Federico, un nostro compagno. In realtá è londinese, quindi si fa chiamare Freddie. Una ragazza che stà versando la Coca Cola a tutti, "accidentalmente" Appena ha versato il mio bicchiere, me lo rovescia addosso.
"Ops" Ride. "Scusa, Joey, che imbranata. Non sia mai che io cada"
Ben scoppia a ridere sonoramente, e cosí tutta la classe.
"Non fa niente" Rispondo io, facendo un profondo respiro. -Non puoi piangere, ora!- Mi dico.
Lei passa al banco di dopo.
Poi, chiedo di uscire, senza toccare niente di ció che mi hanno dato da mangiare e mi accascio a terra, in bagno, con le gambe al petto, strette dalle braccia, la fronte sulle ginocchia e le lacrime che mi scendono sul volto.