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1. (𝕱𝖆𝖜𝖓)

Vent'anni dopo

Accucciata tra le fronde, trovò uno spiraglio che le consentisse di vedere. Contò gli uomini che riusciva a individuare nell'accampamento poco distante: erano lì già da parecchio tempo e non le sembrava di averne scorti più di una dozzina in totale, quattro a fare la guardia.

Lyam era in piedi, nascosto dal tronco di un grosso albero. Gli parlò tramite il loro legame mentale, non potevano rischiare di farsi sentire: «Quanti sono? I soliti? Ne vedi altri?».

Il suo amico si sporse un po' di più. Per fortuna era già buio: quel guizzo di capelli rossi avrebbe attirato troppo l'attenzione, così vispo contro la corteccia impregnata di muschio.

«Sono gli stessi, sì. Confermo che fuori dalle tende ci sono solo loro, gli altri si sono ritirati, staranno dormendo... ma tu sei certa di voler tentare?»

Si stizzì.

«Non mi sembra il momento per tirarsi indietro! Sono più che certa, ripetimi il piano!» Il ragazzo esalò un respiro più lungo del normale, le spalle si afflosciarono un poco. Quell'incertezza non le andava affatto giù: la missione era importante e non potevano permettersi di compiere sbagli, nessuno dei due. «Allora? Non è tempo di avere paura, Lyam, fatti forza».

«Io entro in scena per primo, li distraggo e faccio in modo che alcuni di loro mi seguano. Tu a quel punto ti avvicini e mandi l'accampamento in fumo, insieme a tutti coloro che saranno rimasti dentro».

No, mancava un pezzo.

«Mi dovrai avvisare, quando sarai abbastanza lontano. È meglio non rischiare di attaccarli tutti insieme, sprecherei troppa energia».

«Giusto, devo avvisarti. Appena hai fatto, riconduco gli altri uomini indietro. A quel punto ci affidiamo solo alla sorte, suppongo...»

Sbatté le mani contro il cespuglio e non riuscì a evitare che le foglie davanti a lei rilasciassero un fruscio. Forse lui lo stava facendo apposta, cercava di provocarla e farla agitare, per mandare tutto a monte. Tentò di calmarsi.

Sapeva quanto lui fosse logorato da quei continui appostamenti: era ormai un anno che si nascondevano nella brughiera come topi di campagna, inseguendo da lontano i Disertori e le loro azioni. Non erano ancora riusciti a fare abbastanza danni, né a carpire informazioni su dove si trovasse il loro capo, ma sentiva che erano vicini alla soluzione. Lyam non poteva darsi per vinto, non a quel punto: l'occasione era troppo preziosa perché la sprecassero.

Avevano studiato i comportamenti di quel gruppo per giorni, fino a intuire quali dei loro uomini fossero più vulnerabili nel proprio turno di guardia. Già dalla sera prima avevano capito come fossero più deboli del solito, con le provviste all'osso e il malumore che si faceva strada. Il terreno su cui si accampavano era ancora solido, reso appena secco dalle ultime giornate di sole di fine estate. Aveva lasciato dietro a sé i resti di un'insolita calura e reso appena più arido il paesaggio, liberandoli dalla fanghiglia abituale. Non esisteva momento migliore.

«Non c'è nessuna sorte, Lyam. Ci siamo solo noi e questo stramaledetto piano. Se sei stanco, farò da sola».

Avrebbe giurato di vedere il verde dello sguardo di Lyam brillare di apprensione per lei, anche nel buio. Fare la vittima, con lui, funzionava. Soprattutto dal giorno della disfatta, dal maledetto pomeriggio di un anno prima. Era una mossa da vera codarda, ma a lei serviva soltanto che funzionasse.

Gli occhi di quell'uomo diabolico ancora infestavano tutti i suoi sogni notturni. Non avrebbe trovato pace, in quella vita: non finché non li avesse visti spegnersi per sempre, dopo averle chiesto pietà.

«Riconduco gli uomini indietro e speriamo che alla vista dell'incendio, e di te, vogliano scappare. Se non lo faranno, ci battiamo. Ci basta un prigioniero».

«Esatto, ricordati che senza non concludiamo nulla».

Non aveva bisogno che Lyam le spiegasse la parte successiva: torturare l'uomo rimasto, casomai non fosse stato disposto a dirle ciò che le serviva sapere. Sperava che la minaccia sarebbe bastata a farlo parlare, ma doveva tenere in conto di poter agire davvero: poco male, aveva perso la capacità di essere clemente. Provava sempre una piccola fitta di compassione, ma ormai aveva la forma di uno spillo, logorata e ridotta dalla rabbia che le si era avviluppata addosso.

«Perfetto. Sei pronto?»

Lo guardò di nuovo. Prese a pugni, dentro di sé, la voce che le diceva che avrebbe dovuto avere paura per lui e non lasciarlo andare. Se avesse potuto, avrebbe davvero fatto tutto da sola. Lyam era veloce, impossibile da raggiungere per qualsiasi essere umano, ma il destino aveva già dimostrato di saperle portare via chi amava. Si ridestò.

Le fiamme si fecero strada, le poteva sentir nascere dentro la testa e lambirle gli occhi. Le ricordarono perché si trovavano lì: dovevano vendicarli, tutti quanti.

«Sono pronto, Fawn».

Fece un minuscolo cenno col capo, per annuire e spingerlo ad andare.

Lyam si allontanò appena dall'albero che lo nascondeva e scoccò la prima freccia, senza ancora esporsi troppo. Mirò bene: il sibilo sottile fu il preludio all'esalazione di dolore di uno degli uomini di guardia, che si accasciò al suolo. Non diede tempo agli altri tre di reagire e preparò una nuova freccia, che colpì il secondo Disertore con la stessa precisione. Gli ultimi due soldati si lanciarono contro le tende, scuotendole e richiamando a gran voce i compagni dormienti.

Era il momento: Lyam rivolse uno sguardo veloce nella direzione verso cui avrebbe dovuto condurli, lì la radura si spianava e gli avrebbe concesso di correre senza ostacoli. Uscì allo scoperto con un balzo, pronto a farsi vedere. Loro lo notarono, le guardie si mossero per inseguirlo, tante teste sbucavano dai tendaggi a terra e alcuni di loro si erano già alzati in piedi, confusi ma pronti a reagire.

Il suono di tante lame di metallo che venivano sguainate e un rombo fatto di voci e nitriti irruppero dalla sinistra: un'altra boscaglia, appena più lontana dal punto in cui loro due si erano appostati, si aprì al passaggio di una massa di armature scure, che si lanciarono contro i Disertori.

Questi chi diavolo sono?

Lyam non ebbe il tempo di sparire alla sua vista, fu costretto a fermarsi dopo aver capito di non avere nessuno alle calcagna. I Disertori lo avevano già dimenticato, distratti da quell'irruzione improvvisa. Lo vide tentennare, spaventato, ma lui non ebbe il tempo di pensare o parlarle: si ritrovò immischiato dentro a una ressa furibonda. Lo vide sguainare l'arma e non indugiò oltre.

Fawn si gettò nella calca, la spada di suo padre in pugno: non doveva usare i propri poteri, non avrebbe avuto senso, ormai erano troppi e non poteva permettersi di sprecare le forze. Lyam non stava scappando e il piano era già andato in malora.

Non sapeva chi avrebbe dovuto colpire. Ormai era un incredibile tumulto di armi che si infrangevano le une contro le altre, non riusciva più a distinguere le fazioni. Pensò solo a non perdere di vista la macchia rossa che era Lyam. Doveva raggiungerlo, difenderlo e andarsene. Per un momento nessuno sembrò fare caso a lei, nella mischia: riuscì solo a notare, di sbieco, un colpo di gomito cinto da armatura che prese Lyam in pieno viso.

Abbassò la spada per un attimo e si lanciò verso di lui, decisa ad attraversare quel groviglio inestricabile di corpi che venivano lacerati senza tregua. Qualche schizzo di sangue che zampillava arrivò fino alla sua faccia. Non presagì l'uomo che si avvicinò a lei da dietro: smise di respirare per un momento, sopraffatta dal dolore.

Si fermò. Una fitta acuta e improvvisa la costrinse a mugolare e girare a vuoto per trovarlo, confusa. Portò la mano libera al fianco: un fiotto caldo e viscoso si liberò dal suo corpo. Lasciò andare la spada a terra e usò la seconda mano per coprire ancora di più la ferita, l'intera veste era già tinta di rosso scuro. Prese a tremare, in preda alla paura: quel liquido non accennava a smettere di sgorgare, quando era successo?

Le mani scivolarono l'una sull'altra, annegate nel sangue, non riusciva a tenerle ferme e salde. Le gambe divennero molli e le orecchie iniziarono a fischiarle, forte, la stessa sensazione di quando la sua energia era agli sgoccioli, moltiplicata in intensità. La mente le disse di farsi da parte, di togliersi da lì, qualcuno le stava venendo incontro con un'ennesima spada in mano. Non poteva morire così, non in quella maniera inutile.

Qualcosa la colpì all'altezza del petto e perse del tutto la stabilità. Avvertì un vuoto allo stomaco e le immagini le scivolarono davanti con troppa velocità: tante figure nere, la punta degli alberi, il cielo. Toccò il suolo con la schiena, le spalle, la testa.

Poi ci fu solo il buio.

*

«Secondo te cosa dovremmo farne?»

«Il capo sta arrivando, sarà lui a decidere».

«E se fossero pericolosi? Non portano nessun simbolo, niente di niente. Chi accidenti sono questi due disperati?»

«Forse semplici contrabbandieri, o ladri. E se fossero ribelli?»

«Può essere, ma non sapevo circolassero ancora per queste zone, dopo il disastro di un anno fa. Un branco di ridicoli scappati di casa...»

«Shh, questa qui si sta muovendo!»

Fawn riprese coscienza con lentezza, quanto bastò a sentire le voci vicino a lei e a capire di trovarsi in pericolo. Carpì in un lampo che sarebbe stato meglio non aprire gli occhi, mentre nella propria testa si affannava a cercare un ricordo di quanto accaduto. Era con Lyam fino a un momento prima. O forse ore? Quanto tempo era passato?

Frugò nei pensieri alla ricerca di risposte: l'accampamento. Il piano. Quei bastardi usciti dal nulla. La ferita...

«Mmh, no, non è ancora sveglia. Se la sono vista proprio brutta, mi chiedo cosa sperassero di combinare questi due idioti».

«Sta arrivando il capo».

Il rumore di passi leggeri che si avvicinavano. Si accorse del leggero bruciore intorno alle mani e di un ingombro che le circondava: provò a muoverle appena, ma sembravano essere state strette insieme. Inviò un piccolo spasmo ai muscoli delle gambe, per non dare troppo nell'occhio: anche loro erano immobilizzate.

Un altro ricordo.

Lyam. Lyam è stato colpito...

«Lyam... Lyam, mi senti? Sei sveglio? Ti prego, stai bene?».

«».

Provò un enorme sollievo: se non altro era vivo. Non osava aprire gli occhi per controllare dove fosse. Percepì che si trovava vicino a lei, immaginò stesse fingendo anche lui di non aver ripreso coscienza.

«Chi sono questi uomini?»

«Li sto origliando da un po' e prima ho provato a osservarli, mentre non mi vedevano. Portano uno stemma che raffigura un albero contorto, di fianco al drago della casata reale. Penso siano un qualche ordine che serve il sovrano, ma non riesco a capire da che regione provengano. Non mi sembrano nemici...»

«Oh, certo. È per questo che mi trovo legata qui, vero? Sei riuscito a capire quanti sono?»

Nell'esperienza col gruppo dei ribelli aveva imparato una grande verità: mai fidarsi di alleati esterni, soprattutto umani. Anche quando si professavano tali o si fingevano magnanimi. La regola era semplice: diffidare di tutti loro, nessuno escluso. Senza contare quanto pullulasse ovunque di cavalieri traditori, più che mai in quel periodo. Da dove venivano gli stessi Disertori, d'altronde? Avevano riempito le fila del loro esercito in quel modo.

«Non fare stupidaggini. Ho visto quel colpo che ti è arrivato, pensavo fossi morta mentre cadevi a terra. Legati o meno, siamo vivi. Cerca di non farci uccidere ora».

Uno spostamento d'aria. Non seppe spiegarsi come, ma avvertì l'imponenza di una presenza che la sovrastava.

«Sono svegli».

Dannazione.

«Potete evitarvi questa sceneggiata. Quando avrete scelto di collaborare, potrete raccontarmi chi siete e cosa stavate cercando di fare ieri notte».

A parlare era stata una voce maschile, ferma e profonda. Quel timbro perentorio riuscì a scalfirla e le impresse un sottile timore.

La voce cambiò direzione:

«La donna è ferita, anche abbastanza gravemente. Portate qui una curatrice e assicuratevi che non muoia. Lui mi sembra stare bene, ma fatelo visitare lo stesso. Quando avrete finito, chiamatemi».

«Mio signore, dobbiamo slegarli?»

«No. E bendate loro gli occhi, per prudenza. Sono Misteri, se non ve ne foste resi conto».





🦌🤎⚔️🔥

Ciao, caro lettore, benvenuto e grazie di essere qui.
Spero che questo capitolo abbia attivato la tua curiosità;)
Se sì, una stellina e un commento fanno sempre piacere, ma più di tutto... spero continuerai.

Prometto di non deluderti!
(O almeno, ci provo 💔)

~ Ecate

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