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14.

blitzø's pov

Mi sveglio di colpo. Ho il fiatone, ho sudato, ed è ancora notte.
Di nuovo quei dannati ricordi che mi tormentano , adesso hanno anche deciso di apparirmi in sogno.

Maledetto Stolas non vuoi proprio lasciarmi andare, eh?
O forse sono io, che non voglio lasciarti andare.

Mi passo una mano sul volto, cercando di scacciare via quelle immagini che continuano imperterrite a scorrermi in testa.
Ma non se ne vanno. Non se ne vanno mai.

Mi giro piano, lentamente, verso di lei.

Sta dormendo, mi da le spalle, la sua schiena si muove al ritmo del suo respiro e i capelli composti le cadono sul cuscino.
Sembra così.. serena. E innocente.

Sento la mia gola chiudersi, e il respiro farsi più pesante.

Tutto ció che tocco, marcisce.

La frase mi esplode in mente come un proiettile.

Non posso.

Non devo far marcire anche lei.

Non lo merita.

Scosto piano le coperte, facendo attenzione a non svegliarla. Ogni minimo movimento che faccio sembra assordante nel silenzio della stanza.

Appoggio i piedi sul pavimento e resto un attimo seduto lì, sul bordo del letto con le mani tra i capelli e il respiro ancora irregolare.

Mi giro a guardarla ancora, solo un istante.

Poi mi alzo.

Il pavimento scricchiola sotto i miei passi verso il soggiorno.
E mi butto sul divano senza nemmeno accendere la luce.

Certo, il letto era più comodo, eppure non ce la faccio. Non riesco a dormire sereno accanto a lei. Sento come se anche solo semplicemente stando nella sua stessa stanza, potrei farle del male.

Sprofondo nel divano, le braccia incrociate sul petto e lo sguardo fisso al soffitto.

Il silenzio è spaventoso.

Provo a chiudere di nuovo gli occhi, ma il sonno mi ha abbandonato, lasciando spazio solo ad altre immagini. Altri rimpianti.

Solo rimpianti.

Stolas, se ti avessi lasciato andare quella notte, forse oggi saresti ancora vivo, e saresti felice, senza della spazzatura come me nella tua vita.

Non posso fare di nuovo lo stesso errore.

Non con lei.

Mi giro su un fianco, aspettando solo che l'alba mi dia un motivo per alzarmi.





[t/n]'s pov

La luce filtrava lentamente dalla finestra, era quasi come una carezza.

Mi stiracchiai piano, sentendo il tepore del sonno ancora avvolto attorno a me.
Solo dopo qualche secondo mi accorsi che il letto accanto a me, era freddo. E vuoto.

Aprii leggermente gli occhi voltandomi. Vuoto.
Blitz non era più lì.

Mi stropicciai gli occhi, cercando di capire se fossi effettivamente sveglia o stessi ancora dormendo.

Ma era reale.

E il letto era gelido e fin troppo ordinato.

Mi alzai mettendomi a sedere, e buttai le gambe giu dal letto, camminando frettolosamente fuori dalla stanza.

"Blitz?" Lo chiamai mentre uscivo dalla camera da letto, con un senso di vuoto e preoccupazione al petto su cui stavo provando a non focalizzarmi troppo.

Attraversai le stanze che erano fin troppo silenziose guardandomi attorno.

Poi, finalmente, lo vidi. Tutto rannicchiato nel divano.

Mi fermai sulla soglia a guardarlo. Perché? Perché aveva questa tendenza ad allontanarsi?

Sospirai sollevata, e preparai due caffè.

Poi, con la tazza tra le mani, mi avvicinai verso di lui lentamente.
"Blitz? Sei sveglio?"

Lui non si muoveva , e non fiatava.

Esitai un attimo, ma poi mi avvicinai , sedendomi sul bordo del divano. Solo allora notai che i suoi occhi erano aperti.

"Tutto ok?" chiesi con un filo di preoccupazione.

Lui nospiró, poi con voce fredda disse: "Torna a dormire."

"No?"

"Smettila di avvicinarti a me
ok? Non hai idea di quello che stai facendo."

"Oh invece so benissimo quello che sto facendo."

Lui sospiró passandosi una mano sul volto, come se non riuscisse a far uscire le mille parole che gli giravano in testa.

"Alzati da lì, ti ho fatto un caffè."

"Perché"

"Perché.. te lo faccio ogni mattina?"

"Non quello cretina, intendo.. Perché ti ostini a legare con me?"

Mi fermai a fissarlo, stringendo la tazza tra le mani. Cercando di capire cosa ci fosse nei suoi occhi.
Rabbia? Paura? Forse entrambe.

"Perchè..?" ripetette di nuovo, quasi sussurrando, come se lo stesse chiedendo anche a se stesso.

"Perché io non penso che tu sia un male, e penso che sotto sotto non sei quello che vuoi far credere."

Lui si voltó, tornando al suo classico tono sarcastico.
"Ah no? E cosa sarei?"

"Uno che si nasconde dietro una facciata di cinismo e battute di merda, ma che sotto sotto ha più paura di chiunque altro di restare da solo."

Blitz rise. "Complimenti, psicologa dell'anno."

Lo guardai impassibile, non assecondai la sua battuta. Anzi, quella risposta mi fece solo avere più ragione.

Lui lo notó, si irrigidi e abbassó lo sguardo.
Poi mormoró. " Quello che tocco , di solito si rompe."

"Non sono fatta di vetro, Blitz. Sono un'adulta capace di prendere le proprie scelte." dissi senza pensarci due volte.

Lui mi guardó, con sguardo combattuto, come se non sapesse se credere alle mie parole o affidarsi alla certezza radicata di non meritarsi nulla.

Mi sporsi verso di lui,
porgendogli il caffè.

Lui, abbassando lo sguardo verso la tazza, con un sospiro pesante, allungó la mano e la prese.

Non mi preoccupó troppo quel suo momento di debolezza, in fin dei conti, sapevo a cosa andavo a parare fin dall'inizio, era ovvio che non sarebbe stato un rapporto facile il nostro. Eppure non mi spaventava, sapevo nel profondo che sarei riuscita a farmi strada tra le sue difese.

La giornata , passó abbastanza tranquillamente a differenza di com'era iniziata, Blitz dopo il caffè e dopo aver svaligiato il frigo, sembrava essere tornato il solito stronzo , e la cosa mi rasserenava.

Poco prima di andare a lavoro, Millie decise di farmi venire un infarto.
Mi arrivó un suo messaggio mentre mi lavavo i denti.
"Hey tn, sto passando da te un attimo, ho bisogno di un favore"

Sbiancai all'istante .

Più ci pensavo ,più non riuscivo a trovare scuse valide per dirle di non venire, e se mi aveva scritto quel messaggio, significava che era giá per strada.

Corsi fuori dal bagno, quasi soffocando con la schiuma del dentifricio.
"BLITZ."

Lui se ne stava tutto tranquillo a giocare con Frisk sul divano, come se non ci fosse nessuna emergenza in corso.
"Che c'è?" disse senza nemmeno alzare lo sguardo.

"Millie sta venendo."

"Beh buon per lei."

"STA ARRIVANDO. QUI. NASCONDITI."

Blitz si alzó di scatto. "Dove cazzo vuoi che vada? Nel balcone?"

"Cazzo Blitz, nasconditi in camera mia e sta zitto. Non respirare nemmeno, portati anche Loona e Octavia e assicurati che non facciano casino."

Si avvió borbottando qualcosa sul fatto che fossi troppo paranoica verso la stanza , seguito dalle due bro.

Non appena furono dentro, chiusi la porta a chiave, non sia mai che gli venisse in mente di fare qualche stronzata.

Appena in tempo. Millie suonó il campanello. Feci un respiro profondo e aprì la porta.

Lei subito si infiló in casa come un tornado, fradicia di pioggia e coperta di fango.
"Hey t/n! Non puoi capire che cazzo mi è successo mentre andavo al pub."

"Si.. lo vedo.. che diavolo hai combinato?" chiesi. mentre cercavo di non guardare preoccupata la porta della camera.

"Un coglione che andava troppo veloce mi ha schizzato con una pozza d'acqua mentre attraversavo." sbuffó dirigendosi spedita verso il bagno come se fosse a casa sua.
"E come se non bastasse, sono anche inciampata in una cazzo di aiuola."

Non riuscì a trattenermi dal ridere, nonostante l'ansia mi stesse divorando.
"Ok, vuoi che ti presti qualcosa?"

"Si ti prego." disse lei, con tono esasperato mentre si toglieva i suoi vestiti zuppi e si dava una ripulita veloce.

Mi rilassai un attimo, andando a prendere dei vestiti puliti che ,perfortuna, avevo già in salotto.

"Tieni." glieli porsi, ma nel voltarsi a prenderli, i suoi occhi si posarono sul mio collo.

"NON CI CREDO."

Sbiancai. Di nuovo.

"Oh cazzo.... si, troppe zanzare in casa ultimamente." balbettai , provando goffamente a coprirmi il collo con la mano.

Millie mi fissó con un sorriso che non prometteva niente di buono.
"NON CI CREDO." ripetè, questa volta con un tono più entusiasta.
"FINALMENTE."

Alzai un sopracciglio.
"Eh?.." chiesi, preoccupata.

"Finalmente gliel'hai data a quel poveretto di Striker, eh?"

Non so descrivervi la mia faccia in quel momento. Probabilmente ho sviluppato una nuova espressione mai vista prima.

E nel panico più totale, l'unica cosa che mi venne mente di fare fu... annuire.
Stupidamente.

"Ehh, si, era ora no?"

"Ma certo, quello ci prova da mesi, infatti non capivo cosa cazzo stessi aspettando! Insomma, è sexy."

"Si.. lo è.." mormorai distogliendo lo sguardo.

Millie continuava a parlare, ma io ero troppo impegnata a pregare che Blitz non facesse nessun tipo di rumore per prestarle attenzione.



Quando finalmente se ne andó, tirai un enorme sospiro di sollievo e dopo essermi assicurata che fosse davvero sparita all'orizzonte , corsi ad aprire la porta della camera.

Aprì e vidi Blitz seduto sul letto con le braccia incrociate e un broncio degno di un bambino di cinque anni.

"Striker?!" sbottó quasi offeso, con tono accusatorio.

"COSA DOVEVO FARE? DIRLE, 'Eh no è stato Blitz, sai, lo sto nascondendo in casa mia da settimane."

"STRIKER?!" ripetè lui, stavolta con ancora più enfasi.

Alzai gli occhi al cielo.
"Senti, vaffanculo, devo andare a lavoro anche io." tagliai corto , ignorandolo e dirigendomi verso l'armadio per cambiarmi.

Quel giorno sembrava che qualsiasi cosa provassi a mettermi addosso, mi facesse schifo.
Non è che mi interessasse essere attraente a lavoro , percarità, ma un minimo presentabile per stare al bancone, si.

Imprecai sottovoce mentre mi guardavo allo specchio, con una smorfia frustrata.

"Che cazzo hai?" chiese Blitz sgarbato, ancora palesemente offeso.

"NIENTE." dissi spazientita. "solo che.. non lo so, oggi mi faccio pena da sola."

"Come prego?" chiese lui confuso.

Mi voltai verso di lui con le mani sui fianchi.
"Insomma, sii brutalmente onesto, come sto?"

Lui mi squadró per qualche secondo, poi scrolló le spalle e con la massima tranquillità disse:
"Sei così bella che lo succhierei a tuo padre per avere la ricetta."

Il silenzio che caló, fu devastante.

Anche in quel momento, ho sicuramente sviluppato un'altra nuova espressione facciale.

"Io... io.. vado a lavoro ok..?"
balbettai, indietreggiando verso la porta ,completamente sconvolta.

Lui annuì con nonchalance, come se non avesse appena detto una cosa terribilmente inquietante.

Ma ripensandoci oggi, quell'affermazione mi fa morire dal ridere.

———————————————

i problemi iniziano a sorgere 💀👺

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