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Capitolo 8

ANGELICA'S POV

Volevo parlarle dell'accaduto, penso che anche lei voglia delle spiegazioni.

"Dai ragazzi parlate delle vostre cose da musicisti, così io e Gaia ci aggiorniamo...", dissi facendo il gesto degli occhi a lei.

"Oh, ma dai diteci anche a noi cosa c'è di tanto importante che non volete che sappiamo", disse Paul con modo scherzoso mentre si avvicinava, fino a sfiorare il fianco della ragazza.

"Si, infatti!", disse George, ripetendo il gesto dell'amico.

"Tanto per parlare non lo facciamo mai... quasi", disse Gaia facendo spallucce tenendo sempre quel tono sottile.

"Uff ok", risposero in coro i due per poi sedersi a tavola.

"Andiamo", dissi prendendo per mano Gaia.

Ha sempre avuto un tocco morbido, Gaia, molto femminile... le si addice.

La portai in sala facendola sedere su un divanetto in pezza nero, il preferito di Paul.
Non so come lo sappia ma ho un certo presentimento.

"Beh... come sappiamo tutte e due questa non é la nostra vita...", dissi avviando il discorso.

"Oh si! È tutto così strano... tu ti ricordi qualcosa dell'accaduto? Cioè dove tutto ha dato origine?", disse guardandomi.

"Beh", dissi grattandomi la nuca, "a dire il vero non ricordo gran che... solo una sveglia e un Paul dolorante...", dissi ridendo mentre ripensavo alla scena di pochi giorni fa, cosa che fece anche l'altra immaginandosi l'accaduto.

"Oh non dirmi che le stai dicendo di questo?", urlò Paul dall'altra stanza, scoprendo leggermente i capelli per far vedere la botta.

"Ahi amico", disse George osservando il punto divertito.

"Ora se non ci dispiace ci potrebbe lasciare un po' di privacy, sir McCartney?", dissi per infastidirlo.

So quanto lui odi che lo chiami così... preferisce essere chiamato "orsacchiotto" che, per il suo cognome.

Come risposta ricevetti una bella linguaccia seguita dalla sua dolce risata.

"Una sveglia, eh? Molto professionale signorina McCartney", disse divertita Gaia.

"Beh bisogna pur partire da qualcosa... no?", dissi seguendo la sua risata.

GAIA'S POV

"Ora, per favore, uscite. Abbiamo bisogno di parlare, tra donne, sennò ci costringete a chiudere a chiave o peggio, cacciarvi di casa... se non bastasse", dissi scherzando... anche se non troppo.

"L'hai messa incinta?", disse Paul guardando l'amico.

"Cos- NO! Magari tu! Sei capace di tutto!", disse George.

"Dai principessine, uscite sennò dopo le prendete!", disse Angelica con affare minaccioso.

"Ok ok", dissero con voce solenne insieme a George che ci salutò con una mano.

"Finalmente...", esclamò Angelica andando a chiudere a chiave la porta, "...di cosa stavamo parlando?".

"Di come siamo finte qua", dissi.

"Ecco, come siamo finite qua?! Negli anni sessanta! Ma ci pensi?".

"Mi riaffiora qualcosa in mente", dissi massaggiandomi le tempie.

"Che cosa?", chiese curiosa la ragazza.

"Era sera... c'era qualcuno che gridava... Poi correvamo...Una macchina e poi buio...", dissi cercando di concentrarmi," nient'altro solo questo...".

"Aspetta... hai ragione!... eravamo...si, mi ricordo quel posto, è molto familiare... ecco si! A casa mia! E-e cosa facevamo... stavamo... stavamo...AHH NON RICORDO!", rispose Angelica pensando a qualsiasi cosa.

"Eravamo sedute sul divano... mi sono seduta in braccio a te... e tu accarezzavo i capelli... si, era così... e poi i tuoi genitori c'erano, e stavi litigando... e loro...e  loro ci urlavano contro...".

"Una macchina ci ha investite... ed eccoci qui", concluse la ragazza sedendosi sul divano "e mi chiedo come sia possibile!".

"Vieni qui", sussurrai.

Lei lo fece.

La abbracciai forte a me.
Dio, quanto mi era mancata! Mi mancava tutto di lei.
Neanche fosse stata lontana da me per anni e anni.
Ma il mio istinto fece questo è non me lo posso spiegare.

Restammo abbracciate per più di dieci minuti, ma poi decidemmo di andare dagli altri due che ormai ci aspettavamo da tempo.

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