È da sciocchi combattere il fato, ma almeno tento di imbrogliarlo.
Veronica gettò la testa scura in avanti con fare confuso nel vedere il grande capo della mafia coreana ancora prostrato a terra e poco più distante da lui scorse Jimin che gemendo rotolava sul braccio buono nel tentativo di rialzarsi e zoppicando vi venne in contro con viso sconvolto e spiacente, tu sospirasti pizzicandoti il naso tentando di non infuriarti per la caotica e confusa situazione nella quale ti eri ritrovata, nonostante avesti tentato di restartene tranquilla per qualche settimana, cosa che a quanto pare il destino non sembrava volerti concedere, ridendo di te alle tue spalle.
La presenza del biondo al tuo fianco riuscì a riportare una perfetta quiete in te, per l'ennersima volta in quella giornata incredibile, con il suo tocco delicato sulle spalle, massaggiandole appena, facendo attenzione a dosare la sua forza incredibilmente distruttiva che però a te non aveva fatto ne caldo ne freddo, cosa che ti aveva resa fiera d'aver la scorza dura, mentre tutti nella villa fuggivano dalla portata delle grandi mani dell'uomo.
Non dicesti una parola ma con sguardo rigido ed indagatorio sottointendesti che una volta raggiunta la vostra abitazione non avresti fatto loro passar liscio il fatto d'aver agito per proprio conto senza farvi sapere un bel niente, ma prima che potesti varcare la porta del locale l'uomo a terra si rimise sulle sue gambe, si presentò cordialmente e disse che non avreste dovuto preoccuparvi più della possibilità d'esser attaccati da qualche banda, cosa che ti fece storcere il naso diffidente, in quell'ambiente nessuno faceva nulla per nulla e soprattutto nessuno si comportava in maniera tanto docile e ben disposta.
Lui notandolo abbozzò un sorriso e disse: «Non fraintendere, l'unica ragione per cui sono così gentile è che quella stupida puttana di mia figlia ha fatto perdere le staffe ad uno dei sicari più pericolosi del mondo, che ha messo in ginocchio uno stato, voglio evitare di ritrovarmi senza testa e da quello che ho visto stava per accadere. Dunque suggerisco di avere una convivenza pacifica» tu annuisti ridacchiando, adoravi quella ragazza quando dava il peggio di sè ma non potevi fare a meno di preoccupartene, sapevi bene che quando perdeva il controllo delle proprie emozioni queste rischiavano di essere decisamente pericolose per la sua salute, perciò sembravi tanto tesa, ostinandoti al silenzio assoluto mentre il tuo ragazzo guidava attentamente verso la vostra dimora.
Ad attendervi suito dietro il grande portone c'era il castano che avanzava ed inidetreggiava nervosamente morsicandosi le l'unghia del pollice, cosa che avevi notato diventare una sua abitudine quando la propria ragazza lo abbandonava per dirigersi chissà dove e quando gli occhi appannati dal poco sonno videro lo stato in cui il suo migliore amico era ridotto si congelò sul posto, gli corse in contro e facendo attenzione a non fargli male lo condusse nella stanza di Hoseok, il quale rimase scioccato nel vedere il secondo più forte del gruppo nel combattimento corpo a corpo essere massacrato.
«Jimin, ma come hai fatto a ridurti cosi? Hai le dita, il polso e l'avambraccio sinistri rotti, il ginocchio destro tra l'altro non sta molto bene...» escalamò incredulo il fulvo mentre correva da una stanza all'altra cercando il necessario per prendersi cura del moro, notando solo al suo rientro nella stanza che aveva delle macchie di un rosso leggero sul collo, oltre che a dei leggeri tagli sulla pelle pallida, lui sospirò semplicemente senza dire una parola, era chiaramente di pessimo umore mentre stringeva in gola i lamenti di dolore provocati da Hoseok che intando gli stava fermando e fasciando le ossa, creando una gessatura rudimentale ma che avrebbe fatto il proprio lavoro.
Jungkook lo osservò inquisitore notando come l'amico continuasse a mordere il proprio labbro inferiore in maniera estremamente aggressiva, tipico gesto che soleva fare ogni volta che la tensione o il nervisismo prenevano il controllo su di lui, cosa che soprattutto in pasato faceva con estrema frequenza, a quel dettaglio il castano si sedette pensieroso su una sedia vicio al letto, ignorando la vivace voce del rosso che sperava di spezzare la pesantezza che aveva invaso quelle quattro mura e cominciò a riflettere. Namjoon, Veronica, Taehyung, Suga e Te eravate presumibilmente nello stesso luogo nel quale il moro era stato ferito tanto crudelmente eppure nessuno di voi aveva neppure un graffio, cosa che sarebbe stata pressoché mpossibile se foste stati colti da un attacco improvviso e poi si rese conto di un piccolo dettaglio, anche Michela uscita, lo ricordò perchè lo spinse lontano dalla porta con un ringhio inquietante, dunque doveva essere arrabiata.
Con espressione soddisfatta puntò lo sguardo sicuro sulla figura del ferito per poi affermare: «Ho capito, deve essere stata Michela, che diavolo hai fatto per farla infuriare tanto da averti massacrato in questo modo?» l'altro lo guardò serio, facendolo rabbrividire, Jimin era fuori di se quanto forse lo era lei, cosa che il castano sapeva essere estremamente negativa dato che l'amico aveva non pochi problemi a trattenersi quando era in quello stato, dunque cacciò velocemente Hoseok dalla stanza, spiegandogli la sua teoria, per altro incredibilmente accurata mentre si dirigevano nel salotto, dove con le teste chine i tre stavano venendo interrogati da una te spietatamente irritata.
Venne fuori che una sera Veronica era andata a fare una passeggiata in città da sola, amava passare il suo tempo con il proprio ragazzo ma di quando in quanto era normale aver bisogno del proprio spazio personale e della propria tranquillità lontano dall'altro, per evitare di rendere la relazione soffocante. Qui aveva incontrato un uomo che le parve familiare e che dopo averci riflettuto lungamente aveva riconosciuto come capo di uno dei gruppi mafiosi che controllavano il suolo americando, beh, prima che tu decidessi di farli cadere tutti come mosche rubando il loro piedistallo.
La mora aveva dunque preso un profondo respiro, nascondendo come meglio poteva la propria agitazione e aveva girato sui suoi talloni nella speranza di non essere stata notata, tuttavia mentre camminava lentamente nella speranza di defilarsi nella folla era stata accerchiata da un gruppo di uomini imponenti in smoking, per poi ritrovarsi un braccio fasciato da un nero tessuto pregiato attorno alle spalle e un qualcosa di freddo e circolare puntato contro la schiena, sotto la maglietta scura. Capì subito che si trattava di una pistola quindi non potè fare altro che seguire quello sconosciuto con un sorriso teso, chiedendosi il motivo per il quale l'unica volta che era uscita da sola era dovuta finire in quel dannato modo, cosa che poi scoprire non essere stata affatto una coincidenza come invece aveva inizialmente creduto.
Infatti le venne poi rivelato che era stata osservata da quando aveva messo piede sul suolo sud Coreano in quanto era considerata l'anello più debole del gruppo giacché era nota per essersi rifiutata di puntare la propria pistola per uccidere, dunque avevano tentato di persuaderla nel tradirti, così da arrivare a te per toglierti di mezzo e Veronica, volendo togliere di mezzo quei dannati scocciatori che successivamente aveva scoperto essere coloro che vi avevano costretti a lasciare gli stati uniti, dunque avevano organizzato tutti quelli che erano assetati di potere contro di voi, poi Suga e Taehyung avevano scoperto quello che stava accadendo e non aveva potuto impedire loro di aiutarla nella sua operazione sottocopertura.
Tu rimanesti in silenzio a braccia incrociate per poi dire: «Veronica ma che diavolo?! Ti è seriamente sembrata una buona idea buttarti in pieno campo nemico da sola? Voglio dire a malapena riescia a tenere in mano una pistola, hai pensato cosa sarebbe potuto succedere se fossi stata scoperta? Saresti stata uccisa!» stavi cercando di mantenere la calma mentre facevi la ramanzina ai due che, nonostante fossero più riflessivi e conoscessero meglio i pericoli che quella loro stramba decisione avrebbe potato non avevano comunicato nulla ne a te ne a Namjoon, che era infuriato tanto quanto lo eri tu.
Il biondo con uno sbuffo sconsolato chiese: «Lasciando da parte la vostra irresponsabilità ed il fatto che vorrei tirarvi uno schiaffo, ditemi, Jimin era coinvolto in tutto questo?» loro due si erano seduti a testa bassa riflettendo sul fatto che non si erano davvero resi conto che la mora era la più indifesa fra loro e che effettivamente le cose, sebbene non lo avessero fatto, sarebbero potute degenerare in modo irrecuperabile, tuttavia quando udirono la domanda che venne loro posta alzarono di scatto il capo confusi, fu chiaro che non avessero idea del motivo per il quale il moro fosse stato citato, cosa che ti fece infuriare, non potevi credere che egli avesse avuto il coraggio di tradire la sua amica.
Poco dopo entrò Jin nella conversazione chiedendosi perché fosse stato nominato Jimin e tu, con chiara rabbia, spiegasti quello che era successo, cosa che fece corrucciare le sopracciglia al più alto che con viso scuro disse: «Non riesco davvero a crederci. Quella era la sua ragazza quando vivevamo qui ma perché voleva qualcuno che gli fosse utile e sapete bene di chi è figlia, quindi non capisco cosa diavolo gli sia passato per la testa» tu guardasti il tuo ragazzo e dicesti: «Per il momento è meglio che io non lo veda se non volete che lo strangoli» e poi ti dirigesti nella tua stanza seguita da Veronica e Rosalba che esterrefatte stavano parlando di come legarlo e fargli male per quello che aveva causato.
Privatamente, insieme alla riccia, facesti una bella lavata di capo alla mora così che in futuro non si fosse sognata di fare mai più nulla del genere, la prendesti di sprovvisata con una lista infinita di cose che sarebbero potute andare storte e lo stesso fece l'altra, solo che tu fosti più persuasiva giacché usasti contro di lei i suoi sentimenti per Jungkook, spiegandole che lo aveva trasformato in un mezzo relitto a causa della preoccupazione che gli aveva instillato e così i sensi di colpa si affacciarono sul suo sguardo, fecendoti finalmente rilassare un poco, lasciando che ella corresse fuori dalla stanza per rifugiarsi nelle braccia del proprio ragazzo.
Dopo di questo cenaste silenziosamente e date le occhiate di fuoco che lanciasti verso Jimin nessuno osò parlargli o fare alcun commento che lo riguardasse in tua presenza, che preoccupata te ne stavi in salotto fissando nervosamente la pioggia copiosa illuminate dalle prime luci dell'alba. Era passato molto tempo da quando l'avevi persa di vista dal bar, quando ancora il cielo era di un blu chiaro e dunque non potevi fare a meno di pensare che le fosse accaduto qualcosa di brutto visto che non aveva riposto alle chiamate o ai messaggi, tuttavia verso le sei la vedesti barcollare dentro casa sbuffando contro se stessa per aver deciso di indossare i tacchi.
«Dove sei stata?» le domandasti preoccupata notando dei lividi lungo le braccia e una borsa piena di denaro, mentre si toglieva le scarpe scomode e ti guardava con un bagliore raccapricciante nello sguardo scuro per poi risponderti con una risata: «Non ti sarai preoccupata per me spero. Sono andata a sfogarmi in un club di lotta clandestino dicendo che sarei stata lì solo per ieri notte e beh puoi dedurre dalla mia vinicita che nessuno sia riuscito a mettermi a tappeto. Sai è stato terapeutico, dovresti provare» ti parlò a voce bassa per non svegliare i residenti della casa poi entrò nella stanza che condivideva con Jimin senza curarsi di svegliarlo o meno nell'accendere la luce, lui non disse nulla semplicemente si corpì il viso con le lenzuola.
Lei rise di nuovo, questa volta istericamente, tornando seria l'attimo successivo mentre continuavate a parlare: «Spero tu non sia rimasta sveglia ad aspettarmi, saresti dovuta andare a dormire, lo sai che so prendermi cura di me» ciò detto infilò le mani nell'armadio estraendone degli idumenti asciutti e puliti, frugò nei cassetti dell'intimo e ne prese un completo per poi volteggiare su se stessa ridacchiando nell'osservarti, rabbrividisti, c'era della pura e semplice folli in quegli occhi scuriti dalla rabbia, quella fu la conferma che ti serviva per capire che in realtà non era così e ti era già capitato una volta di assistere adu uno dei suoi eppisodi, estremamente rari, nei quali non riusciva a mantenere la stabilità mentale, cosa che si rifletteva nell'inclinazione della sua voce e passava dal ridere divertita al ringhiare furente senza ragione.
Non sapevi bene cosa fare, dunque provasti a distrarla dalla situazione: «Secondo me non ti faranno più gareggiare, soprattutto non se li hai uccisi tutti» lei rise per poi dire seria, con voce profonda e minacciosa: «Se volessi non potrebbero fermarmi e poi non li ho uccisi tutti, c'era qualcuno di carino, sarebbe stato un peccaro no?» la seguisti in bagno sentendola oscillare fra rabbia, apatia e divertimento, non potendo evitare di sentire la pelle accaponarsi e un'inquietudine asfissianti avvolgerti. Delle volte tendevi a dimenticare, sebbene meno di quanto tendessero a fare gli altri, che il suo sadismo era una condizione mentale che poteva distruggere la sua solita calma razionale, motivo per il quale ti voltasti iraconda verso Jimin che sbuffando aveva ormai rinunciato a dormire, mettendosi seduto sul letto per capire cosa stesse succedendo.
Una decina di minuti dopo ella uscì dal bagno grattandosi nervosamente il collo mentre ridacchiava, si fermò quando vide la causa dei suoi problemi fissarla duramente con la mascella contratta, tuttavia non stava guardrando i suoi occhi, si era soffermato su delle macchie violacee che svettavano dalla scollatura della sua maglietta e tu ne rimanesti sbalordita, non potevi credere che ella avesse fatto sesso con un qualcuno che non conosceva solo perché lui aveva fatto lo stesso. Jimin in un grugnito e voce minacciosa, con espressione gelida le chiese acidamente se lo avesse tradito e lei con voce acuta disse: «Oh, è un problema per te? Pensavo che fossi per le coppie aprte e quindi mi sono lasciata andare con quel bell'ammasso di muscoli e passione» lasciando che verso la fine della frase la sua voce si facesse più profonda, non potevi negare di sentirti il terzo incomodo della situazione.
Lui provò a dire che non aveva fatto nulla con lei e prima che potessi anche solo sbattere le palpebre ella gli saltò addosso, afferrnado il colletto della sua maglieta con le dita mentre ringhiava e rideva allo stesso tempo, cosa che non credevi fosse possibile e disse: «Non ci siamo, non ci siamo Jimin, non hai proprio imparato nulla piccolo stupido ragazzo? Non lo sai che non si può mentire a me? Non lo sai che odio chi dice le bugie?» ciò detto lo lasciò sbuffando, sgranchedosi il collo per poi ricomporsi dicendo: «Tu avevi il suo odore su di te, oh ma non è più un problema, io sono tronata single dopotutto» ciò detto afferrò le sue cose per spostarsi in una delle stanze vuote sotto lo sguardo sconvolto del ragazzo che sospirando, rivolgendosi a te disse: «Come le spiego che non ci sono andato a letto senza che mi uccida? Stavo solo cercando di ottenere delle informazioni» tu lo guardasti compatendolo per poi andartene in silenzio.
Sospettavi che in qualche modo lei in realtà sapesse come stavano le cose, ne avesti una conferma poco dopo, quando glielo chiedesti, ma la sua rabbia, quella era autentica e sapevi che non c'era modo di salvare il modo dall'imparare a sue spese che non avrebbe avuto importanza la ragione, neppure un solo bacio gli era concesso da dare ad altre.
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