Amor che nullo amato amar perdona
Da quel momento trascorsero un paio di giorni nei quali la vita in quella casa aveva preso naturalezza, come se non ci fosse stato nulla fuori dall'ordinario e forse era stato per il vostro particolare stile di vita o forse per le vostre esperienze, sta di fatto che nessuno di voi rimase turbato dal dover limitare il meno possibile ogni contatto con l'esterno per mantenere il più segreta possibile la vostra posizione.
Poi, improvvisamente, nel silenzio più totale nel quale era piombato il salotto il cellulare di Jimin prese a squillare distogliendolo dalla piacevole lettura alla quale si era dedicato, svegliando Yoongi che si era appisolato sul divano e facendo uscire parole poco carine dalla bocca di Jin che a causa del suono aveva perso concentrazione ottenendo un disastroso risultato nella partita che stava giocando.
«Pronto?» rispose con voce un po' rauca a causa della completa immersione nella quale si era ritrovato leggendo il suo libro, dall'altro capo dell'apparecchio elettrico la voce vibrante e squillante di Hoseok che disse «Hay, Nam si è svegliato e sta bene, all'inizio era solo un po' intontito ed ora intorpidito ma è piuttosto normale...» «Quindi possiamo passare a prenderlo?» chiese il moro entusiasta senza riuscire a celare il sorriso felice che si era stampato su quelle sue polpose labbra rosse e quando dall'altra parte ricevette una risposta affermativa disse che in poco tempo sarebbero stati lì per portarlo nel luogo sicuro che avevano trovato.
«Mi raccomando, state attenti, so che questa linea è privata e tutto quello che vuoi, ma davvero, cercate di stare attenti ragazzi» la voce del rosso era parsa seria e un po' paterna, cosa che aveva fatto ridacchiare Jimin il quale, con rassicurante leggerezza aveva risposto «Tranquillo, per ora non siamo noi ad occuparci dell'organizzazione e del luogo quindi non c'è pericolo» quando terminò questa sua giocosa affermazione l'altro ridacchiò per poi salutarlo e chiudere la chiamata.
«Qualcuno mi accompagna a prendere Namjoon? Sembra stia bene ma chiaramente le sue condizioni sono quelle che sono a causa della sua ferita» spiegò in fretta e Jin si offrì sebbene non ricordasse la strada per tornare alla villa.
Si era già deciso che usare il cancello fosse fuori questione per evitare di attirare troppo l'attenzione e per evitare che fosse stato semplice risalire a quel luogo nel quale vi eravate rifugiati in caso foste stati seguiti, proprio in quel momento passasti davanti al salotto dopo essere andata in cucina per bere e ti fermati sentendo lo sguardo di tutti puntarsi su di te.
Il moro ti si avvicinò con quell'espressione che avevi capito essergli solita di quando aveva qualcosa da chiedere, sebbene fossero passati solo due giorni avevi già avuto varie occasioni per scorgerla, cosa che ti fece avere inizialmente un brutto presentimento, almeno fino a quando lui parlò dicendo «Senti cara (T/N) io avrei bisogno di un piccolissimo favorino. Non è che potresti accompagnarmi gentilmente all'ospedale a prendere Namjoon? Vedi io non conosco la strada, non saprei neppure come uscire da questa villa senza perdermi e anche se ci riuscissi non saprei come tornare indietro...» finì la frase congiungendo le mani come a pregarti, tu, più velocemente di quanto avessi desiderato rispondesti che non c'erano problemi e lo accompagnasti.
Faceste la strada per la vecchia villa abbandonata in circa dieci minuti procedendo a passo svelto, tirando dritto verso l'uscita e ci impiegaste un paio d'ore per raggiungere l'ospedale.
Jimin guidò in modo tranquillo, tenendo sempre le mani strette sul volante rivestito di pelle e lo sguardo scuro sulla strada della città notturna, avevate parlato un po' della situazione ma dato che non vi conoscevate da tempo la conversazione era stata piuttosto breve e aveva presto lasciato spazio ad un silenzio leggermente teso.
Il moro era preoccupato riguardo all'eventualità che qualcuno si fosse accorto di voi e che vi stesse seguendo, quindi fin troppo spesso gettava lo sguardo sullo specchietto retrovisore controllando che non restasse le stessa macchina dietro di voi per troppo tempo, tu invece eri troppo focalizzata ad ignorare l'attacamento verso Namjoon che stavi sviluppando.
Una volta arrivati sul luogo raggiungeste piuttosto velocemente la stanza nella quale si trovava il biondo, rimaneste fuori dalla porta a guardare la targhetta numerata a svettare sul legno dipinto di bianco, poi vi guardaste per capire chi sarebbe entrato, o meglio, tu guardasti il moro aspettandoti che entrasse lui ma lui fece spallucce e ti fece cenno con la mano di avanzare con un sorriso gentile.
Tu lo guardasti per un attimo e poi bussasti alla porta, attendesti che la voce profonda e un po' sfiatata del ragazzo ti desse il permesso di entrare e varcati la soglia della porta per poi richiuderla alla spalle pensando che Jimin era davvero troppo educato e gentile perché qualcuno avesse mai potuto sospettate di lui, una duplice natura ti dicesti, con quel portamento perfetto, quel viso gentile ma con quella sua peculiare natura battagliera.
Il ragazzo appena ti vide sgranò gli occhi per poi tentare di ricomporsi subito dopo, non lo avrebbe certamente detto ad alta voce ma ti aveva sognata, credeva che fossi bellissima con i tuoi morbidi capelli (C/C) e con quei tuoi occhi magnetici di quel magnifico (C/O), cercando di non far offuscare la sua mente da quei pensieri sul tuo fascino di te con le tue
Desert Eagle in mano o all'invitante colore rosso delle tue labbra o ancora alla tua serietà mista alla tua inredibile sensibilità.
Infilò il capello nero e gli occhiali da sole che avevano il puro scopo di renderlo meno riconoscibile e si avvicinò a te che in tutto questo eri semplicemente rimasta appoggiata allo stipite della porta con le braccia incrociate al petto, aspettando che terminasse, spiegandogli brevemente la situazione nella quale vi eravate ritrovati.
Lui si fermò una volta che foste faccia a faccia, ti guardó negli occhi con i suoi liquidi, color cioccolato, cosa che ti fece fermare leggermente il respiro in gola, sentisti fin troppi elettrici brividi scuotere violentemente le tue membra, come se un fulmine ti avesse colpita in pieno, poi serio, con la voce tanto bassa da vibrare contro la tua pelle ti chiese «Perché ci stai aiutando così tanto?» tu sorridesti appena con occhi ridenti e rispondesti «Tu mi hai salvato la vita, non avevo nessuna ragione per lasciarti morire e poi non vedo il motivo per continuare questa stupida rivalità quando entrambi i nostri gruppi rischiano di essere letteralmente uccisi».
Lui fece cenno con il capo e si lasciò condurre fino all'auto, questa volta ad occupare il sedile del guidatore fosti tu, mentre Jimin sì posizionó nei sedili posteriori con il biondo per essere certo che durante il viaggio non gli succedesse nulla data la delicatezza dell'operazione che aveva subito.
Il tragitto dalla struttura ospedaliera fu pieno di tensione e trascorse prevalentemente nel silenzio più assoluto, con i vari tentativi fatti dal moro per ravvivare l'atmosfera, falliti a causa della vostra scarsa collaborazione: tu eri troppo concentrata sulla strada, a seminare un'auto che aveva tentato di seguirvi e a cercare di non pensare troppo a quelle nuove sensazioni sconosciute che avevano cominciato a prendere loco in te e nel tuo animo, mente Namjoon tentava di far vagare la sua mente lontana da te, fallendo miseramente, motivo per il quale, contro il suo stesso volere, il suo sguardo castano si era numerose volte ritrovato sulla tua figura seria e composta al volante, incapace di astenersi dall'osservarti.
Non riusciva proprio a togliere il tuo nome e la tua figura dalla sua mente, sapeva di cosa era sintomo il suo battito accellerato ogni volta che ti guardava, o quella sensazione di leggerezza che gli aveva invaso il petto quando si era beccato il proiettile a posto tuo, conosceva bene il significato dello stomaco che si contorceva quando udiva la tua voce, non era certamente stupido e qualche libro lo aveva letto anche lui, tuttavia non sembrava voler minimamente accettarlo.
Non ti conosceva affatto, ti aveva parlato per appena qualche ora quando eravate stati rapiti e vi eravate ritrovati legati in una stanza buia, non sapeva della tua personalità o di quali fossero le tue abitudini. Tuttavia nutriva quei sentimenti e questa la riteneva una cosa pressoché assurda, soprattutto per lui che era restio all'idea di innamorarsi a causa dei brutti ricordi lasciatigli da suo padre.
Namjoon era sempre stato un tipo piuttosto serio e ben considerativo riguardo le sue emozioni ed il valore dei sentimenti, era sempre stato una di quelle persone che pensano sia impossibile andare incontro ad un colpo di fulmine, eppure proprio lui ne era stato vittima in brevissimo tempo, tanto d'aver deciso di rischiare la sua vita senza esitazione.
Ti considerava la donna più incantevole sulla quale il suo sguardo si fosse mai poggiato, vedeva in te un fascino tutto particolare, racchiuso in quel tuo sguardo unico che non abbandonava mai la sua mente e che a quel punto era certo che lo avrebbe riconosciuto fra mille.
Credeva che le tue parole e la tua comprensione per lui in quel momento tanto critico potessero essere stati i motori che avevano smosso il suo cuore facendolo soccombere a te nonostante la sua seria personalità e così, continuando a rimurginare sulla faccenda fino all'arrivo della vostra nuova base, si rese conto che negare quello che provava era solamente stupido.
A quel punto non poteva fare altro che accettare di chiamare quel sentimento colorito e forte con il suo nome, ovvero Amore e che lo nutriva verso di te e che come ogni altra emozione, era qualcosa di irrazionale che non poteva sperare di controllare o comprendere con l'ausilio della sua spiccata intelligenza o con la logica che fino a quel momento lo aveva accompagnato.
Una volta varcato l'ingresso tu ti dirigesti in cucina per controllare che Taehyung, quel giorno di turno, non stesse dando fuoco alle padelle mentre Jungkook abbracciò stretto Namjoon, un po' troppo vista la delicatezza del suo fisico in quel momento e dopo essersi scusato sorridendo lo accompagnò nella stanza che gli avevamo assegnato, spiegandogli dove fossero posizionate le varie stanze e quale fosse esattamente la situazione, fu lui infatti a riferire la proposta di Yoongi di trasferirsi in Sud Corea cosa che il biondo appoggiò pienamente.
Il ragazzo invitò il castano a sedersi sul suo letto dopo aver chiuso la porta scura, lo guardò per una manciata di secondi poi con un sospiro cominciò a parlare.
«Ah, ascolta, credo proprio di essermi innamorato di (T/N) e non so che cosa fare... So che non posso negare i miei sentimenti ma non so come comportarmi» a quelle parole l'altro ridacchiò teneramente dandogli un leggero abbraccio dicendogli di non pensare troppo e di lasciare campo libero al suo cuore.
Detto ciò si congedò lasciandolo solo con i suoi pensieri, cosa che spinse Namjoon a voler trasportare sulla carta quella tempesta ignota e furiosa che imperversava nel suo cuore acerbo e novizio in materia d'amore, fece scorrere la penna sul foglio, con lo sguardo puntato sulla carta che però pareva guardarle attraverso, come fosse puntato sulla tua immagine.
Il biondo raccontò dei tuoi capelli lucenti, dei tuoi occhi meravigliosi e di quei sentimenti che erano in lui, come fosse stato vittima di qualche arcano incantesimo, improvviso contro il quale non aveva avuto difese.
Quando terminò scese al piano inferiore dove erano tutti riuniti a parlare, quando si presentò si sentì osservato e notò come sul volto dei suoi amici ci fossero sorrisi dalla sfumatura colpevole, sorrisi che comprese quando venne informato che con lui, in quella villa, saresti rimasta proprio tu, dato che gli altri erano vincolati dai turni e dalle loro espressioni comprese che la notizia che aveva dato a Jungkook si era diffusa a macchia d'olio.
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