
⸺ Jago Lorente Iglesias
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𝚃𝚊𝚐: jeangeniiee
coni-gio
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𝑰 𝒈𝒖𝒆𝒔𝒔 𝒕𝒉𝒂𝒕 𝑰 𝒇𝒐𝒓𝒈𝒐𝒕 𝑰 𝒉𝒂𝒅 𝒂 𝒄𝒉𝒐𝒊𝒄𝒆
𝑰 𝒍𝒆𝒕 𝒚𝒐𝒖 𝒑𝒖𝒔𝒉 𝒎𝒆 𝒑𝒂𝒔𝒕 𝒕𝒉𝒆 𝒃𝒓𝒆𝒂𝒌𝒊𝒏𝒈 𝒑𝒐𝒊𝒏𝒕
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✗ Nome
Jago
Il nome deriva dal latino Iacobus, che a sua volta risale al greco Iakobos e all’ebraico Ya’aqov (Giacobbe), con il significato di “colui che segue” o “colui che sostituisce”.
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✗ Soprannome
Jaguar
Dietro questo nomignolo pronunciato nella sua lingua madre, vi era una stora alquanto buffa e piuttosto stupida.
Jago non si sarebbe mai dimenticato del primo momento in cui si presentò ai Tetti, la sua ex fazione, e di come rimasero stupiti delle sue origini spagnole. E tra di loro, vi era una persona che dal primo giorno continuava a sbagliare imperterrito la pronuncia del suo nome, chiamandolo 'Giago', anziché 'Iago'. Fin quando, dopo qualche lezione di spagnolo data occasionalmente per passare il tempo, questa stessa persona incominciò a notare le similitudini con la parola 'Jaguar', pronunciata 'Giaguar', esattamente come la pronuncia errata del suo stesso nome. Dunque, da lì, quel ragazzo impresso nella mente di Jago iniziò a diffondere quel nomignolo fra i Tetti, e successivamente giunse anche alle orecchie delle altre fazioni ⸺ compresa la sua fazione attuale, i Frattura ⸺ insinuando che rispecchiasse perfettamente anche quella che era la personalità di Jago.
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✗ Cognome
Lorente Iglesias
Per le sue origini spagnole, Jago aveva due cognomi: il primo cognome del padre e, a seguire, il primo cognome della madre.
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✗ Età
21 anni
nato il 9 Agosto sotto il segno del Leone
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✗ Fazione
Frattura
Un tempo non troppo lontano, Jago faceva parte della fazione dei Tetti. Non vi era finito per sua volontà, o ⸺ per spiegarla meglio ⸺ non gli era mai interessato di quale gruppo far parte; poiché ciò che interessava veramente a Jago era stare con quella persona che segnò la sua nuova vita nella Zona, e... il nome di quella persona era Vlad Vsevolod, membro attuale dei Tetti. Lo stesso ragazzo che causò l'abbandono di Jago dal gruppo, finendo in quelli che erano gli oscuri sotterranei della fazione dei Frattura.
Jago dovette trovare un capro espiatorio, qualcuno a cui addossare la colpa del suo malessere interiore, in modo tale da star bene moralmente con sé stesso. Vlad era sicuramente la scelta migliore, tuttavia la verità era che non aveva mai sentito quella sintonia con i restanti membri dei Tetti, necessaria per sopravvivere in armonia. Non faceva per lui seguire le loro regole, e non faceva per lui operare nel silenzio con discrezione.
Eppure, questa non era la verità completa. Poiché la causa principale era la confusione nel cuore di Jago, sentimenti incomprensibili a cui non sapeva dare un nome che stavano nascendo nei confronti del suo amico. Una gelosia inconscia aveva plasmato la sua mente, si sentiva messo da parte da quello che era il suo pilastro, la sua ancora. Non poteva sopportarlo, non un giorno in più, e così se ne andò. Una volta comunicato a Vlad e al capo dei Tetti, Jago non diede alcuna spiegazione.
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✗ Prestavolto
Manu Rios
Jago era sempre stato consapevole di essere un ragazzo di bell'aspetto. Non si vantava, ma trovava compiacimento nell'essere guardato più del dovuto. La sua arma più potente erano di sicuro i suoi occhi, gemme verdi con screziature dorate dalla forma tagliente, abbracciate da ciglia lunghe e incantevoli. Jago sapeva benissimo come usarli, e sapeva anche come rimanevano impressi nelle menti altrui.
Le sue labbra piene e carnose adornavano i suoi lineamenti delicati, spesso macchiati dalla sua abitudine di aggrottare le sopracciglia. La sua carnagione era baciata dal sole, di un dolce color caramello grazie all'abbronzatura che talvolta faceva spuntare qualche piccola lentiggine sul suo fine naso a punta. I suoi capelli castani, un mix fra chiaro e scuro, erano naturalmente mossi e ondulati, cui spesso qualche ciuffo ricadeva dinnanzi i suoi occhi.
Al collo portava una catenina d'oro, di cui ovviamente non ricordava la provenienza. Sapeva soltanto che era arrivato nella Zona direttamente con quella al collo e, da lì, non passava un singolo giorno in cui non la indossasse. Gli orecchini che portava, invece, li aveva fabbricati manualmente lui ⸺ ricordava ancora perfettamente il giorno in cui aveva deciso di farsi i buchi alle orecchie per abbellire la sua immagine.
La corporatura di Jago era slanciata e ben piazzata, non eccessivamente muscoloso ma decisamente non era neanche mingherlino, con il suo metro e ottantadue centimetri di altezza. Gli era sempre piaciuto tenersi in forma come poteva, preservando del tempo libero per allenarsi.
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✗ Carattere
Descrivere la personalità di Jago era come descrivere un fuoco caldo che sapeva avvolgere e sapeva bruciare chi si avvicinava troppo senza porre le dovute attenzioni. Un mix di esplosione, di passione e di un temperamento assai bollente per riuscire a domarlo. Era sempre stato eccessivamente testardo, fin da bambino, nessuno riusciva veramente a smuoverlo sulle sue decisioni quando ne aveva già presa una e ne era fermamente convinto. E la convinzione... era la rovina dell'uomo, e così era per Jago.
L'eccessività, tuttavia, lo accompagnava anche nell'orgoglio. Lo accompagnava e lo frenava, tirandolo via quando sentiva che stava per essere intaccato. Non permetteva facilmente d'esser ferito nell'ego, non quando lo proteggeva a spada tratta. E la sua miglior difesa, era utilizzare il sarcasmo per attaccare. Una lingua tagliente che possedeva sempre la risposta pronta, senza farsi trovare mai impreparato, con quello che poteva risultare essere anche un linguaggio piuttosto scurrile.
E dunque, quel fuoco celato nell'animo di Jago, poteva divampare ulteriormente e ricadere ancora una volta nell'eccessività? Decisamente sì, poiché Jago era la definizione per eccellenza della parola 'eccessivo'. Non solo nella testardaggine e nell'orgoglio, ma anche nella sconsideratezza. Troppo impulsivo, incapace di fermarsi a ragionare prima di agire. Un'anima coraggiosa che avrebbe affrontato i cataclismi della Terra pur di salvare le persone che amava. Eppure l'eccessiva impavidità poteva tramutarsi facilmente in stupidità, in avventatezza, che impedivano a Jago di prendere decisioni a favore della sua incolumità. Eternamente intrappolato in quella che poteva definirsi 'sindrome dell'eroe', sempre alla ricerca della sua giustizia aiutando chi era in difficoltà senza batter ciglio.
Lui, tuttavia, non era solo questo. Lui era un concentrato di energia e di entusiasmo, in grado di infiammarsi anche per le piccole cose. Non poteva fare a meno di scherzare continuamente con le persone a lui care, inondandole di battutine con lo scopo di strappare un sorriso. Lo stesso sorriso che era spesso presente sulle labbra di Jago, somigliante ⸺ però ⸺ perlopiù ad un sogghigno che ad altro.
L'altra faccia della medaglia, invece, risiedeva nella facilità con cui si infiammava anche per quanto riguardava la poca pazienza. Le stesse piccole cose che lo facevano sorridere, potevano anche farlo infervorare come una bomba ad orologeria pronta ad esplodere da un momento all'altro. Jago si alterava molto spesso, così come molto spesso le sue sopracciglia erano aggrottate in segno di crescente nervosismo.
Le sue espressioni, tuttavia, non mutavano esclusivamente per la rabbia incontrollata, ma anche per quello che si trattava di imbarazzo. Incapacità ad esprimere le sue emozioni, tale da confonderlo e reprimere le sue vere intenzioni. Era raro, per Jago, mostrare affetto a parole; infatti, preferiva di gran lunga che le sue azioni parlassero per lui. Eppure l'idea di ricevere lo stesso trattamento era un qualcosa a cui ⸺ probabilmente ⸺ non si sarebbe mai abituato. E questa sua incapacità lo portava ad arrossire, riflessa in un disagio palpabile intrinseco in lui.
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✗ Backstory
જ⁀➴
❝ 𝕭ᥙ𝗍 𝗍᥆ 𝖿ᥱᥱᥣ ᥒ᥆𝗍һіᥒg
s᥆ ᥲs ᥒ᥆𝗍 𝗍᥆ 𝖿ᥱᥱᥣ ᥲᥒᥡ𝗍һіᥒg
⸺ ᥕһᥲ𝗍 ᥲ ᥕᥲs𝗍ᥱ! ❞
La storia passata di Jago era un qualcosa che oramai non faceva più parte dei suoi ricordi, e probabilmente era meglio così. Tutto nacque in una cittadina povera ai confini dell'Andalusia, in Spagna, dove Jago viveva con i suoi genitori. La sua famiglia faceva fatica ad arrivare a fine mese, cercando di portare tutti i risparmi possibili per investirli nella vita del bambino, con l'intento di non fargli mancare mai niente. Sua madre era molto legata a lui, amava con tutta sé stessa il suo bambino, in particolar modo perché era convinta che fosse un dono sceso dal cielo, cui Dio gli aveva regalato quell'eterna bellezza ⸺ privandoli poi della ricchezza, come se quella sarebbe venuta a seguire grazie al viso splendido di suo figlio. Quando Jago compì sei anni, la donna decise di donargli la catenina d'oro che portava al collo, regalo di sua madre e delle generazioni a venire. Il bimbo, per l'intero anno a seguire, non si era mai dimenticato di quel giorno. Non avrebbe mai dimenticato le urla di suo padre che minacciava la moglie se non avesse deciso di vendere quella collana per raccimolare un po' di soldi, così da andare avanti malgrado i ricordi che quell'oggetto portava con sé.
E così Jago incominciò a proteggerla, facendogli quasi i turni di notte pur di evitare che suo padre gliela strappasse dal collo mentre dormiva. Era solo un bambino, dunque non capiva l'importanza emotiva covata da sua madre; ma sapeva che lui adorava la donna, di conseguenza avrebbe adorato e custodito anche quella catenina come meglio poteva.
Quando compì sette anni, Jago iniziò a capire molte più cose della loro situazione economica. Capì soprattutto che oramai erano sull'orlo della distruzione e che dovevano fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di evitarla. Lui doveva fare qualcosa.
Era un fatidico giorno di pioggia quando Jago uscì di casa, aggirandosi per le vie della cittadina. Quella mattina, fra le strade, potevano trovarsi una grande varietà di bancarelle, a segnare l'arrivo del famoso mercato di pietanze e oggetti importati da altri Paesi. Fra le tante, lui ne adocchiò in particolar modo una, apparentemente gestita soltanto da un anziano signore che vendeva salumi e formaggi. "Perfetto!" Jago pensò innocentemente, intanto che cercava di avvicinarsi senza farsi notare per mettere in atto il furto. Ma il suo tentativo non andò secondo i suoi piani e venne beccato dall'anziano signore con la refurtiva in mano. Il povero bambino sbiancò e, nel panico, cercò di allontanarsi il più velocemente che poteva, scappando a gambe levate. Il vecchietto tentò di corrergli dietro, urlando "a ladro!" fra lo scrosciare della pioggia e il brusio delle chiacchiere dei passanti ignari che attutivano il suono delle sue grida. Nessuno venne ad aiutare l'anziano signore, e di certo non poteva permettersi di perdere preziosi prodotti a causa di uno sciocco ragazzino che si credeva furbo. Ma questa sua mancata indifferenza ⸺ pur di non chiudere un occhio sotto ad un disperato gesto di un bambino affamato ⸺ gli costò la vita. Una scivolata sulle pietre bagnate di un vicoletto gli fu fatale, sbatté la testa e morì sul colpo. Il piccolo Jago intanto, non sentendosi più inseguito, frenò la sua corsa ed incominciò a tornare indietro per vedere che fine avesse fatto il vecchietto, ma ciò che trovò dinnanzi alle sue innocenti gemme verdi... lo pietrificò sul colpo. Non riusciva a respirare, non riusciva a proferire parola, neanche un singolo verso. Era impallidito, impaurito, e tremava. I passanti chiamarono i soccorsi ed i soccorsi avvertirono i suoi genitori, facendoli arrivare di corsa sul luogo del delitto. Ancora una volta, il piccolo Jago non riusciva a proferire parola. Non quando la sua adorata madre lo guardava con orrore e disgusto, come se non riconoscesse più il suo bel bambino che tanto amava, come se ⸺ improvvisamente ⸺ non esistesse più. Suo padre non disse nulla, gli sputò addosso con tutta l'indifferenza di questo mondo e lo consegnò alle forze dell'ordine, senza neanche provare a difendere il suo povero figlio che voleva soltanto aiutare la sua famiglia. Tutto terminò in tragedia e Jago venne spedito in uno dei carceri minorili delle zone malfamate dell'Andalusia. Per mesi rimase lo stesso bambino impaurito, tradito e condannato dall'amore che provava nei confronti dei suoi genitori; almeno finché non venne selezionato dal governo per mettere in atto il Progetto L122. Tutto finì nel dimenticatoio e all'età di otto anni perse i ricordi, rimanendo solamente con un peso che gravava sul suo animo a cui non sapeva dare un nome.
Così ebbe inizio la sua vita all'interno della Zona. I primi anni solitari insegnarono a Jago le basi della sopravvivenza, imparando ad esplorare le vie remote di quel territorio ostile, imparando le basi del combattimento quando doveva difendersi dai pericoli e imparando a sfruttare ogni piccola risorsa. Finché all'età di tredici anni ⸺ da lì a poco ne avrebbe compiuti quattordici ⸺ non incontrò Vlad, quello che sarebbe stato il suo primo e vero amico all'interno della Zona. Al suo fianco decise di unirsi alla Fazione dei Tetti, in cui sarebbe rimasto per circa tre anni prima di abbandonarli.
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✗ Abilità
Col passare degli anni, Jago incominciò ad essere particolarmente portato per il combattimento ravvicinato, imparando a lottare con forza e tenacia. Sapeva bilanciare perfettamente il suo corpo, sapeva muoversi durante uno scontro e riusciva ad intuire dove colpire.
Quello stesso intuito che lo portava a divenir brillante gli permetteva di essere in grado di uscire con maestria da situazioni difficili arraggiandosi come poteva, sfruttando l'ambiente a suo piacimento. Non solo gli concedeva un vantaggio di movimento, ma anche per usufruire degli strumenti attorno a lui.
Jago possedeva un occhio critico, capace di valutare sia le situazioni che le persone. Tuttavia, nelle situazioni, era solito buttarsi ugualmente a capofitto nonostante le avvertenze che riusciva a captare intorno a sé, rimanendo comunque in grado di limitare le ferite e i danni.
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✗ Armi
Jago non possedeva un'arma vera e propria. La sua permanenza con la fazione dei Frattura gli aveva insegnato a trasformare ogni cosa attorno a lui in una possibile arma, riuscendo a cavarsela in ogni situazione.
Nonostante ciò, negli stivali che indossava, Jago teneva nascosti due pugnali dalla lama appuntita e ben curata. Oltre a questo, gli piaceva anche sperimentare come possibile fabbro. Era molto creativo e sapeva modellarle decentemente, ottenendo un risultato che lo portava a non essere mai disarmato.
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✗ Punti deboli
La debolezza principale di Jago era decisamente la sua sconsideratezza, che lo portava a non avere alcun senso del pericolo circostante. Finiva con il ferirsi molto più spesso del previsto e rispetto agli altri, continuando a voler buttarsi nella mischia nonostante il corpo dolorante. Lui non pensava ad alcuna strategia, semplicemente seguiva il suo istinto.
Ma vi era un altro punto debole, uno di quelli che Jago ⸺ molto probabilmente ⸺ non avrebbe mai ammesso. Si trattava del suo ego, a tal punto da rischiare di finire ucciso. Perché lui raramente chiedeva aiuto, lui non poteva essere debole e lui avrebbe fatto tutto da solo. Sempre.
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✗ Paure
Jago era sempre stato un ragazzo cui la sua anima straripava di un innegabile coraggio, avrebbe affrontato qualunque pericolo e ostacolo pur di avanzare, pur di proteggere le persone che gli stavano a cuore.
Eppure, una parte di lui nascosta nel suo cuore, sapeva che vi era una sola e singola paura che lo teneva sveglio la notte: la paura dell'abbandono. Una paura di cui Jago non era a conoscenza, ma che lo divorava vivo causandogli un senso di oppressione nel petto. Il solo pensiero di poter essere tradito dalle persone che amava, il solo pensiero che loro potessero voltargli le spalle... gli faceva mancare il respiro. Ma lui non era consapevole di ciò, ancora non riusciva ad affrontarla pienamente. La mancanza di ricordi del suo passato non gli permetteva di schiarire le idee, non gli permetteva di dare un senso a quel vuoto alla bocca dello stomaco che sentiva quando il solo pensiero gli sfiorava la mente.
E forse anche questa poteva essere una paura nascosta in Jago: la paura di non sapere, la paura di rimanere indietro rispetto agli altri. Odiava sentirsi inadeguato e odiava non riuscire a compensare con le persone attorno a lui. Poiché questo lo danneggiava nell'orgoglio.
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✗ Curiosità
⸺ era sempre solito far scontrare la lingua contro l'interno guancia nei momenti di crescente nervosismo o agitazione ;
⸺ amava fare passeggiate notturne per schiarire la mente e guardare il cielo stellato, lontano dalla presenza degli altri e lontano dai rumori circostanti ;
⸺ dedicava parecchio tempo ad affilare le sue lame, come se fosse una sorta di rituale per augurare auspicio o come una sorta di hobby ;
⸺ il contatto fisico lo faceva sempre tremare un po' alle viscere, poiché era ciò che aveva bramato di più ;
⸺ Jago, ammettere a voce alta di essere omosessuale? Giammai, ma sì, lo era ;
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Author's note:
questo sarebbe dovuto essere un oc dedicato alla role "Zona L122" a cui, però, non partecipo più.
Ma ci tenevo a pubblicarlo ugualmente !
ringrazio jeangeniiee per avermi aiutato con l'edit <3
+ quella gif è una perla, dovevo aggiungerla per forza :)
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