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𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟺

❝𝐹𝑖𝑠𝑠𝑎𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑜𝑏𝑖𝑒𝑡𝑡𝑖𝑣𝑖 𝑒̀ 𝑖𝑙 𝑝𝑟𝑖𝑚𝑜 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑡𝑟𝑎𝑠𝑓𝑜𝑟𝑚𝑎𝑟𝑒 𝑙'𝑖𝑛𝑣𝑖𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑖𝑛 𝑣𝑖𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒.❞

||𝐴𝑛𝑡𝘩𝑜𝑛𝑦 𝑅𝑜𝑏𝑏𝑖𝑛𝑠||

«Non capisco se ti stai rigirando il telefono tra le mani nella speranza che arrivi una chiamata da parte dei tuoi genitori, il che significa che hai cambiato idea e hai intenzione di rispondere, oppure semplicemente c'è qualche pensiero che ti turba» disse Kagami intento a cucinare la cena.

Era riuscito a dissuadere Kayla dall'aiutarlo, quella settimana era già piena di cose da fare, voleva che almeno la sera si riposasse un po'.

La ragazza gli aveva persino dato, scherzando, della mamma quando il rosso le disse il motivo di quella sua scelta.

«Come?» La giovane, appoggiata al bancone accanto all'amico, alzò gli occhi verso di lui.

«Sembri assente, quale delle due cose che ho detto è quella giusta?» Le lanciò una breve occhiata.

Per Kagami era un libro aperto, anche volendo non riusciva a nascondergli il suo stato d'animo. E senza girarci troppo attorno le aveva chiesto, indirettamente, cosa non andasse.

«La seconda» rispose lei, non voleva mentirgli dicendogli che andava tutto bene.

«Hai intenzione di dirmi cosa è successo?» Domandò poco dopo aver assaggiato ciò che stava preparando.

«Ti ricordi quando ti ho parlato del mio amico d'infanzia? Quello della promessa»
«Si, mi ricordo anche che non hai voluto dirmi il suo nome.»

Kayla sorrise impercettibilmente.
«Già, è una cosa che voglio ancora tenere per me.»

«Certe volte non comprendo queste tue scelte, comunque sia... Riguarda lui?» Commentò Taiga, tornando poi sull'argomento principale.

La ragazza poggiò il telefono sulle mattonelle del bancone.
«L'ho incontrato.»

Kagami si bloccò per un momento.
«Ho sentito bene?»

L'amica si affrettò a rispondere.
«È venuto lui da me, mi ha riconosciuta quando ci siamo scontrati per sbaglio qualche giorno fa.»
«E come ha fatto a trovarti?»

«Ha detto che è stato facile, visto che conosce i miei hobby» rispose con un'alzata di spalle.

«Era sicuro di non sbagliare» continuò la ragazza.

«Mi sembra un tipo particolare.»
«Mh... È diverso, è stato come se avessi avuto un'altra persona davanti a me» confessò lei con un sospiro.

«Immagino sia stato questo a turbarti, ma le persone cambiano» disse il giovane, guardandola per un istante.
«Non così tanto» replicò l'altra.

Kayla incrociò le braccia al petto, meditando nuovamente su quanto successo.

È vero che le persone cambiano, il tempo modella e può modificare il carattere, i modi di fare. Dopotutto l'essere umano non fa altro che adattarsi agli eventi che la vita gli pone davanti.

O si evitano, o si affrontano, ma entrambi i casi comportano una trasformazione, anche se minima, nell'animo di quella persona.

Lei aveva sentito bene quel cambiamento, il confronto con Akashi glie lo aveva fatto percepire subito.

«Cosa hai intenzione di fare?» Il rosso aveva appena spento il fuoco dei fornelli.

«Scoprire perché è così diverso dal bambino che conoscevo, e per farlo devo partecipare al torneo scolastico» affermò con sicurezza.

«Conta su di me! Voglio proprio vedere quanto è forte.»
«Sei sempre il solito!» Disse lei con una risata.

xxx

«Kayla! Quanto tempo hai intenzione di metterci?» Domandò per l'ennesima volta Kagami, appoggiato con la schiena contro il muro, accanto alla porta del bagno.

Attendeva, impaziente, che l'amica uscisse, così che potesse andare a prepararsi.
Non voleva rischiare di fare tardi a scuola.

Il dito non faceva altro che tamburellare sul braccio, incrociato all'altro.

Il rumore di una serratura attirò la sua attenzione.
Quando la porta si aprì il giovane si staccò dalla parete per girarsi verso l'entrata.

«Non vorrai far tardi il tuo primo giorno di scuola.» Le disse prima di guardarla.

Kayla si presentò con un'asciugamano attorno al corpo, era da poco uscita dalla doccia e si stava tamponando delicatamente i capelli con un panno.

«Hai fretta?» Domandò con aria innocente.

Kagami la osservò leggermente a disagio.
«Tu che dici?»

La ragazza si spostò al lato della porta con tranquillità.

«Forse ci ho messo troppo, è vero.» Mise il panno da parte e portò una mano sul fianco.

«Io ho fatto, devo solo asciugarmi i capelli e vestirmi, ma se proprio non puoi aspettare comincia a lavarti.» Si girò per prendere la spazzola.
«Basta che non sbirci.»

Il rosso la fissò per alcuni secondi senza proferire parola.
Sapeva che quello era il suo modo di fare, ma non riusciva ad abituarsi a quella sua nonchalance.

Era giusto un po' in imbarazzo.

Fece un passo in avanti, afferrando la maniglia della porta.

«Vedi di sbrigarti» disse evitando di guardarla ulteriormente in quello stato.
Poi chiuse la porta e sospirò, promettendo a se stesso che la prossima volta ci sarebbe andato prima lui.

Nel tornare in cucina vide il telefono dell'amica accendersi: i suoi genitori stavano provando a chiamarla di nuovo.

Kagami credeva che fosse una sua scelta quella di non rispondere, però forse doveva parlarle.
Pensava che dovesse almeno chiarire la situazione.

Non gli andavano a genio come persone, ma se Kayla non si fosse decisa a parlare di quel suo gesto con loro, quelle chiamate non avrebbero fatto altro che tormentarla.

xxx

«Non vedo l'ora di allenarmi qui!» Esclamò la ragazza dai capelli viola girando per la palestra.

«Possiamo fare qualche tiro mentre aspettiamo la squadra.» Propose Kagami guardandosi attorno.

L'amica aveva così tanta voglia di andare al club che erano arrivati in anticipo, tanto valeva occupare il tempo facendo qualcosa.

Giocarono per un po', erano così concentrati che nemmeno si accorsero dell'entrata dei ragazzi del club di basket.

Arrivarono giusto in tempo per vedere Kayla riuscire a prendere palla a Kagami, il suo scatto fu abbastanza veloce da lasciare gli altri senza parole.

Non sapevano però che una volta quella sua capacità era molto più avanzata, il non allenarsi non aveva aiutato la ragazza.

A detta di Kagami non era peggiorata poi così tanto, ma lei vedeva una grande differenza confronto a prima.
Differenza che si sarebbe impegnata a recuperare il più in fretta possibile.

Il rosso le fu subito davanti e si sporse per riprendersi la palla.

L'idea di Kayla era provare a tirare da lì, ma quella situazione non le permise di procedere in quel modo.

Fece alcuni passi indietro.
«Mi costringi a cambiare strategia.»

Fino a quel momento aveva palleggiato velocemente, come era solita fare, ma tutto ad un tratto cambiò ritmo, rallentando improvvisamente, proprio nell'istante in cui Kagami si tuffò per prendere palla.

Con un tocco leggero la mandò di lato a mo di passaggio, poi riprese a muoversi rapidamente per superare l'amico e afferrare nuovamente la palla, cosi da tirare direttamente da lì.

La posizione non era tra quelle favorevoli per un buon tiro, visto che Kagami si era mosso di conseguenza a lei.

L'amico con un salto riuscì a fermare il suo attacco.

«È complicato stare dietro a questi tuoi cambi di ritmi» confessò il rosso riprendendo fiato.

«Preparati, perché diventerà sempre più difficile» rispose lei con un sorrisetto, aveva intenzione di migliorare.

«Se a ricevere quel passaggio ci fosse stato un compagno di squadra probabilmente avresti fatto canestro» disse una voce femminile fuori dal campo.

Entrambi si girarono, facendo caso, finalmente, alla squadra.

A parlare era stata una ragazza dai capelli corti e castani, che stava osservando attentamente Kayla.

«Grazie...» Rispose attendendo che l'altra si presentasse.

«Sono Riko Aida, l'allenatrice della squadra di basket.»

Kayla rimase sorpresa nel scoprire che una studentessa aveva il ruolo di allenatrice della squadra, doveva essere veramente brava.

«Io sono Kayla Campbell, un'amica di Taiga, è un piacere fare la vostra conoscenza.»

Alcuni giocatori passarono lo sguardo dalla ragazza a Kagami, e viceversa.

«COSA?! KAGAMI!» Si avvicinarono di corsa a lui.
«NON CI HAI MAI DETTO DI AVERE UN'AMICA COSÌ CARINA!» Urlarono in preda all'entusiasmo.

Il rosso portò le mani davanti a se come a proteggersi.
«Non assaltatemi così! Calmatevi!»

Riko cercò di mantenere la calma, ma non ci riuscì e li colpì tutti.
«SMETTETELA! RAZZA DI PSICOPATICI!»

Kayla li stava fissando, non sapendo cosa pensare, sembrava una squadra particolare, sicuramente non ci si annoiava con loro.

«Fanno spesso così, non farci caso.» La informò un ragazzo dai capelli azzurri.

Gli lanciò uno sguardo, per poi riportarlo sui ragazzi, che stavano facendo perdere la pazienza a Kagami a forza di fargli domande.

Evidentemente il colpo dell'allenatrice non era bastato a calmarli.

«Però sono divertenti da vedere» rispose con una leggera risata.

Guardò nuovamente il ragazzo accanto a lei, che in quel momento la stava fissando.

«Che c'è?» Domandò la giovane.
«Niente, è solo che di solito le persone né mi vedono né mi sentono quando mi avvicino.»

«Beh, sei abbastanza silenzioso, è vero, però sei uno tra i pochi che non sta addosso a Taiga in questo istante, sapevo che eri qui» rispose la giovane con naturalezza.

«Comunque sia... Io sono Kuroko Tetsuya.» Allungò la mano verso di lei, mantenendo la sua espressione passiva.

La ragazza strinse la sua mano.
«Piacere di conoscerti, Kuroko.» Essendosi già presentata prima non riteneva necessario ripetere ancora il suo nome.

xxx

«Quindi vorresti entrare nella squadra.» Stava dicendo Riko, l'intera squadra si era riunita per accogliere la nuova arrivata.

«Si, Taiga mi ha detto che non c'è un club femminile di basket, quindi vi chiedo cortesemente di farmi entrare in quello maschile, per favore» disse Kayla guardandoli a turno.

«So che potrei trovarmi in svantaggio in fatto di altezza, ci sono molti ragazzi alti come lui» continuò indicando il suo migliore amico.
«Però mi impegnerò a colmare il divario.»

Kagami le si avvicinò, mettendole un braccio attorno alle spalle.

«Kayla, sei forse nervosa per un possibile rifiuto?» Domandò divertito.

Lei gli lanciò un'occhiata.
«Non è vero.»

«Ah no?»
«Nel modo più assoluto.» Insistette la ragazza con un leggero sorriso.

Vide l'allenatrice e il capitano scambiarsi un'occhiata, capirono di aver pensato la stessa cosa solo con quello.

«Un membro in più fa sempre comodo, e poi mi sei sembrata anche abbastanza preparata.» Riko sorrise.
«Ma anche tu come gli altri dovrai fare il giuramento!»

«Il giuramento?» Ripetè Kayla con tono interrogativo, poi si voltò verso Kagami.

«Il giuramento?» Chiese nuovamente mentre l'amico si portava una mano dietro al collo.

«Già, ma pensavo ci sarebbe passata sopra» rispose prima di spiegarle di cosa si trattava.

Sta scherzando... Vero?

Non le diedero modo di porsi ulteriori domande perché andarono subito verso il luogo indicato.

Kayla mise le mani sulla ringhiera e buttò un'occhiata verso il cortile, non c'era molta gente.

Alla fine poteva andarle peggio, per esempio dirlo nel bel mezzo dell'assemblea scolastica, come era successo agli altri.

Voltò la testa verso i ragazzi, vedendo sulle loro facce l'espressione di chi stava per accogliere ufficialmente una nuova compagna.

Una specie di rito di passaggio, ecco cos'era.

Riportò lo sguardo davanti a se e prese un bel respiro prima di seguire quel loro giuramento.

«Kayla Campbell! 1-B!» Alcuni ragazzi si fermarono nell'udirla.

«Mi hanno chiesto qual'è il mio obiettivo, perché voglio entrare nella squadra di basket.» Fece una breve pausa.

«Per seguire questa mia passione, ovviamente, ma anche per un altro motivo.
C'è una persona che devo raggiungere, e per farlo devo batterla in partita.
Se non sarà durante questo torneo, allora sarà il prossimo!
Non mi farò fermare da una sconfitta, andrò avanti fino a che non avrò più avversari da battere al di fuori di lui!»

Si girò verso quelli che sarebbero diventati i suoi compagni di squadra.

Lì guardò uno ad uno, con un sorriso sul volto.
«La Seirin non dovrà mai fermarsi, per nessuna ragione al mondo.»

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