𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟺𝟻
❝𝐶𝑎𝑢𝑔𝘩𝑡 𝑢𝑝 𝑖𝑛 𝑦𝑜𝑢𝑟 𝑜𝑤𝑛 𝑠𝑚𝑎𝑙𝑙 𝑤𝑜𝑟𝑙𝑑
𝑊𝑒𝑙𝑙, 𝐼 𝑚𝑖𝑔𝘩𝑡 𝑤𝑎𝑛𝑛𝑎 𝑠𝑒𝑒 𝑖𝑡 𝑡𝘩𝑒𝑛.
[...]
𝑊𝑒'𝑟𝑒 𝑑𝑖𝑣𝑖𝑛𝑔 𝑡𝘩𝑟𝑜𝑢𝑔𝘩 𝑡𝘩𝑒 𝑏𝑜𝑡𝑡𝑜𝑚 𝑜𝑓 𝑡𝘩𝑒 𝑜𝑐𝑒𝑎𝑛
𝑆𝑤𝑖𝑚𝑚𝑖𝑛𝑔 𝑡𝘩𝑟𝑜𝑢𝑔𝘩 𝑎 𝑏𝑜𝑡𝑡𝑙𝑒 𝑜𝑓 𝑒𝑚𝑜𝑡𝑖𝑜𝑛𝑠, 𝑔𝑖𝑟𝑙.❞
||𝑀𝑜𝑜𝑛𝑙𝑖𝑔𝘩𝑡 - 𝐶𝘩𝑎𝑠𝑒 𝐴𝑡𝑙𝑎𝑛𝑡𝑖𝑐||
All'inizio tutti i giocatori della Seirin dovettero realizzare di aver vinto.
Dopo tanta fatica, dopo tanti sforzi e tante insicurezze avevano finalmente vinto la finale della Winter Cup.
Urla di gioia si levarono dai ragazzi, così come dagli spalti.
I componenti della Seirin saltarono addosso a Kagami, che aveva segnato il punto che li aveva portati in vantaggio. Tanto erano emozionati che caddero tutti a terra.
Non riuscirono a trattenere le lacrime, l'emozione stava prendendo il sopravvento. Il loro impegno era stato ripagato.
Kayla mise un pugno sulla maglia di Kagami, contro il suo petto, e lo guardò sorridente, anche lei con le lacrime agli occhi.
«Ci credi? È il primo torneo che giochiamo insieme, noi due, e abbiamo vinto.» Si girò poi verso la squadra.
«Ed è anche il mio primo torneo in assoluto. Sono felice di averlo potuto giocare e vincere con voi!»
La ragazza non poteva chiedere di meglio, finire in quella squadra era stata una fortuna senza pari.
Avevano passato dei momenti bellissimi insieme, in quei mesi si era venuto a creare un gruppo con un profondo legame. Quelli difficili non erano mancati, ma nemmeno quelli divertenti.
Kayla si alzò allungò il braccio, con il pugno chiuso, davanti a sé.
Kagami capì cosa volesse fare, infatti la seguì, alzandosi da terra e affiancando il suo pugno a quello dell'amica.
Pian piano tutti i giocatori della Seirin fecero lo stesso, andando a formare un cerchio.
«Siete stati fantastici» disse Riko alla squadra, non riuscendo a fermare la commozione nella sua voce.
«Lo siamo stati tutti» rispose il capitano, guardandoli uno per uno.
«Senza il nostro gioco di squadra e senza il sostegno che ci siamo dati non ce l'avremmo mai fatta.»
Kayla sapeva che lo sport riusciva a legare le persone con un'amicizia speciale, ma mai l'aveva provata con un'intera squadra.
I ragazzi della Seirin erano diventati come una seconda famiglia per lei.
Tutto ciò la faceva sentire a casa, e quella sensazione le piaceva, perché sapeva di avere altre persone su cui contare, non solo nei bei momenti, ma anche in quelli complicati.
Quando si sparsero per poter continuare ad esultare, Kayla si girò verso Akashi, che si era appena congratulato per la vittoria.
I loro sguardi s'incrociarono, e il mondo si fermò.
Nessuno dei due voleva perdere alcun dettaglio dell'altro, era come se non si vedessero da un tempo immemore.
Kayla non si trattenne e corse verso di lui, gettandogli le braccia al collo e unendo le loro labbra in un bacio. Poco le importava di averlo fatto davanti a tutti, in quell'istante voleva solo sentire la dolcezza delle sue labbra.
Akashi fece qualche passo indietro quando se la ritrovò contro - stava quasi per perdere l'equilibrio - ma la strinse subito a sé, ricambiando il bacio che lei gli aveva dato.
«Io non so veramente che cosa dire» confessò Kayla quando si allontanarono.
«Sono così felice per troppe cose in questo istante, sento che potrei piangere ininterrottamente per tutto.» Fece una breve risata, passandosi poi una mano sugli occhi.
Akashi le prese il polso del braccio che aveva fatto ricadere lungo il fianco, e le lasciò qualche carezza.
«Io invece so cosa dire.» La guardò e la ragazza nel suo sguardo vide la delicatezza che le rivolgeva sempre quando erano piccoli.
«Grazie, Kayla» sorrise.
«Per tutto quello che hai fatto, per aver continuato a starmi vicina, nonostante io abbia quasi rischiato di mandare all'aria il nostro rapporto.»
La giovane lo osservò.
«Fidati, anche volendo non sarei riuscita a starti lontana» rispose lei abbassando per un momento lo sguardo.
«Lo siamo stati per troppo tempo, non ricapiterà più.»
Quando spostò gli occhi nuovamente su di lui lo vide annuire.
«Non accadrà di nuovo, e io non proverò più ad allontanarmi da te.»
xxx
Una volta usciti dallo stadio, dopo la premiazione, Kayla notò due persone a lei familiari.
All'inizio pensò si fosse sbagliata, a causa della penombra creata dai lampioni con il buio circostante, ma quando le vide incamminarsi verso la sua direzione capì che invece non era così.
«Taiga, io torno subito.» Il ragazzo guardò nello stesso punto dove erano rivolti gli occhi dell'amica.
«Sono-»
«Si, sono i miei genitori» rispose prima che lui potesse concludere la domanda.
«Dico agli altri di aspettarti, ci trovi laggiù.» Le disse, lasciandola da sola.
Kayla annuì e si incamminò per poterli raggiungere.
Cosa ci facevano lì? Lei credeva che dopo l'ultima conversazione non avrebbero più cercato di riportarla a casa, pensava avessero deciso di considerarla fuori dalla famiglia.
La loro mentalità era quella, quindi non capiva perché si fossero scomodati a tornare in Giappone.
Si fermò a pochi passi dai due e non disse niente, non sapeva come avrebbe dovuto cominciare la conversazione.
«Ciao Kayla.» Le disse il padre, seguito subito dopo dalla madre.
La ragazza li fissò senza rispondere per qualche secondo, cercando di decifrare le loro espressioni.
«Se siete venuti per provare ancora una volta a farmi tornare in Scozia, sappiate che-»
«Non è per quello.» La interruppe la donna, lasciandola parecchio sorpresa.
«Non siete qui... Per questo motivo?» Domandò Kayla aggrottando la fronte.
«Allora perché?»
I due genitori si guardarono, poi fu il padre a prendere parola.
«Ammetto che inizialmente era per quello.» La guardò negli occhi.
«Avevamo deciso di parlarti dopo la partita, quindi ci siamo fermati a vederla.»
«Però il sorriso che hai fatto a fine partita, era tanto che non lo vedevamo» continuò la madre con un piccolo sorriso sul volto.
«Oh.» Kayla era senza parole, non si aspettava di affrontare una conversazione simile con loro, solitamente si alteravano quando lei toccava l'argomento. Non era abituata a tanta calma.
La donna mise entrambe la mani sulle spalle della figlia.
«Ci dispiace, abbiamo sempre pensato a cosa era meglio per noi e per la nostra famiglia.» Fece una breve pausa.
«Ma noi vogliamo che questo tuo sorriso rimanga sul tuo bellissimo viso.»
La giovane li guardò a turno.
«Quindi... Significa che posso rimanere qui?» Quando vide la madre annuire non poté fare a meno di sorridere.
«Grazie!» D'istinto abbracciò, poco dopo si spostò e fece lo stesso con il padre, e fu una sensazione che mai avrebbe dimenticato. Non ricordava l'ultima volta che li aveva abbracciati e si era quasi scordata come ci si sentisse tra le braccia dei propri genitori.
«Inoltre, già prima era difficile convincerti, ma ora credo sia proprio impossibile.» Alla considerazione della madre Kayla si girò per guardarla, con un'espressione interrogativa in volto.
La donna, dai lunghi e mossi capelli viola, proprio come la figlia, le rivolse un sorriso.
«Il ragazzo che hai baciato poco dopo la partita... da piccoli eravate inseparabili, le cose a quanto pare si sono evolute.»
Kayla sentì la sua faccia prendere fuoco, tanto che si preoccupò potesse suonare qualche allarme anti incendio delle vicinanze.
«Ah! Beh, riguardo quello...» Si morse leggermente il labbro inferiore.
«Oh andiamo! Lo sapete che certe volte faccio le cose senza pensare a nient'altro!»
«Basta che stai attenta, non-» Aveva iniziato a dire il padre, ma venne bloccato dalla ragazza, che cominciò a muovere freneticamente le mani davanti a sé.
«No no no, per favore, non farmi questo discorso!» Si scompigliò appena i capelli, che aveva sciolto dopo la partita.
«È imbarazzante!»
Riusciva a parlarne con Kagami e pochi altri suoi amici, ma con sua madre e suo padre era diverso. Però si sentiva più leggera, non voleva ammetterlo totalmente a se stessa, ma quella situazione con i suoi genitori non l'aveva fatta stare bene.
Era contenta di essersi riappacificata con loro.
xxx
Kayla aveva tutte le intenzioni di tornare con la sua squadra a casa, ma i ragazzi l'avevano spinta ad andare da Akashi.
Tutti avevano visto quello che era successo, quindi avevano pensato di farla correre da lui.
La ragazza aveva detto loro che avrebbe potuto vederlo il giorno dopo, prima che ripartisse per Kyoto, così da poter festeggiare con loro quella sera, ma non ci fu verso di fargli cambiare idea.
«Kayla, posso portartici di peso.» Le aveva detto Kagami, incrociando le braccia al petto.
«Tanto rimarranno tutti all'appartamento per l'intera notte, quando torneai ci troverai ancora svegli.»
«Kagami-kun, io credo che invece crollerò immediatamente.» Aveva detto Kuroko.
Quando l'amico si era girato per guardarlo per poco non gli prese un colpo.
«Da dove esce quella faccia esausta?!» Aveva esclamato osservandolo attentamente.
«Dalla partita.» La risposta dell'altro fu semplice, ma allo stesso tempo divertente per il modo con cui l'aveva detta. Sembrava fosse appena uscito da una maratona di film durata un'intera giornata, la sua espressione era esausta.
«In ogni caso, vai, sicuramente ancora si trova qui.» Era stata Riko a parlare, cominciando poi a spingerla verso l'entrata dello stadio.
Kayla si era messa a ridere.
«Va bene! Vado!» Li guardò.
«Grazie.»
Ed ecco come era finita a correre nei corridoi dello stadio, nella fretta aveva persino mollato il suo borsone a Kagami.
Non si fermò fino a che non lo vide, era da poco uscito con i suoi compagni dallo spogliatoio.
«Seijuro!» Lo chiamò a gran voce, facendolo voltare.
A quel punto riprese a camminare verso di lui, molte ciocche di capelli le erano finite sulle spalle e il petto cercava con disperazione un po' d'aria.
Akashi disse ai suoi compagni di squadra di andare avanti, li avrebbe raggiunti dopo in hotel, dopodiché andò da Kayla.
«Pensavo avresti festeggiato la vittoria con il resto della Seirin, cosa ci fai qui?» Le domandò, preoccupato fosse successo qualcosa che l'aveva portata a correre in quel modo per arrivare da lui.
La giovane scosse la testa e sorrise.
«Quando tornerò a casa festeggerò, tanto si fermano tutti all'appartamento mio e di Taiga.» Lo guardò per un momento prima di proseguire.
«Ti va di camminare un po'?»
Akashi la osservò per qualche secondo, poi sorrise a sua volta.
«Certo che mi va.»
Kayla doveva ammetterlo, doveva riabituarsi a quel suo lato gentile e dolce, quello che non cercava di nascondere. Ormai si era abituata a cercare di farlo uscire in ogni modo che tutta quella spontaneità l'aveva destabilizzata appena.
«Anche i miei genitori sono venuti a vedere la partita.» Gli disse mentre uscivano all'esterno, camminando senza una meta precisa.
«Sul serio? Credevo non sarebbe mai successa una cosa del genere» rispose lui, sorpreso da quella rivelazione.
«Anche io lo pensavo, infatti inizialmente erano qui per insistere e riportarmi a casa.» Alzò gli occhi verso il cielo e sorrise.
«Però hanno cambiato idea, posso rimanere.»
«Te la meritavi una notizia simile, immagino quanto sia stato complicato per te cercare di farglielo capire.» Akashi la guardò, incapace di distogliere lo sguardo dal suo viso.
Kayla spostò gli occhi su di lui e quando notò come la stava guardando non poté non sorridere di nuovo.
«E c'è un'altra cosa» disse la ragazza, cercando di nascondere la risata che stava nascendo solo ad immaginarsi la sua faccia.
Akashi attese qualche secondo prima di rispondere.
«È positiva?»
«Dipende da come la si vede.» Lo guardò, non aveva intenzione di perdersi la sua reazione.
«Avendo visto la partita... Hanno visto anche quando ti ho baciato.»
Il ragazzo sbarrò gli occhi, non ci aveva pensato, ma in quell'istante tutti li avevano visti.
Certo, Kayla aveva agito come suo solito, con molta disinvoltura, però anche lui ci aveva messo del suo, considerando quanto velocemente aveva accolto quel gesto.
La giovane nel frattempo era scoppiata a ridere.
«Credo proprio che la tua faccia sia più divertente di quella che ho fatto io!» Esclamò tenendosi la pancia con entrambe le braccia.
Per quanto Akashi dovesse riprendersi da ciò che gli aveva appena detto la ragazza, non essere contagiato dalla sua risata fu impossibile.
«Posso immaginare la tua di reazione, probabilmente facevi invidia ad un pomodoro.» Il ragazzo si beccò una gomitata da parte di Kayla.
«Non è assolutamente vero!» Ribatté lei, anche se dalla sua faccia si capiva che era tutto il contrario.
«Dimentichi che ti conosco come le mie tasche, non puoi pensare che io ci creda» disse Seijuro, ancora con un sorriso sulle labbra.
Kayla mise su un piccolo broncio, sostituito poco dopo da una risatina.
«Okay, si, lo ammetto, sono un po' arrossita.»
«Un po'?» A quella domanda lei lo guardò e alzò una mano, avvicinando i polpastrelli dell'indice e del pollice tra di loro.
«Solo un po'.»
Ovviamente lui era consapevole che non era la verità, ma vederla insistere non lo fece smettere di sorridere.
Era contento di poter passare di nuovo dei momenti di spensieratezza insieme alla ragazza.
||Play: Moonlight - Chase Atlantic||
«Lo so che l'ho già fatto prima, ma grazie di nuovo» disse Seijuro dopo un po', attirando l'attenzione di Kayla.
«Hai affrontato la questione del mio sdoppiamento di personalità in maniera sublime... essendo una cosa delicata non tutti ci sarebbero riusciti.» Stavano camminando talmente vicini che i dorsi delle loro mani si sfioravano.
«Grazie di avermi liberato dai fantasmi del passato, ora posso finalmente guardare al futuro senza che le paure che mi sono portato dietro mi ostacolino in alcun modo.» Avvicinò la mano a quella della ragazza, afferrandogliela con delicatezza.
«Ci sei sempre stata per me, anche quando ho cercato di allontanarti. Quindi grazie.»
Kayla si perse nel significato di quelle parole, l'avvolgevano come una calda coperta.
Strinse la presa sulla mano di Akashi, quella era la prima volta che camminavano tenendosi per mano.
«Non potevo lasciarti in quel vortice, era così buio e triste» cominciò a dire.
«Anche se silenziosamente, la tua seconda personalità stava chiedendo aiuto.»
Quella era una sensazione che lei aveva sempre sentito, motivo per il quale non riusciva a vedere uno scenario in cui lei lo abbandonava.
«Non potevo tirarmi indietro, volevo capire cosa fosse successo, volevo aiutarti in qualsiasi modo.» Accennò ad un sorriso.
«Così ho fatto come facevo quando eravamo piccoli, ti sono stata accanto, sempre, non ti avrei mai lasciato da solo.»
«Sei riuscita nel tuo intento. Sei riuscita ad occupare anche tutti i suoi pensieri.» Le fece sapere Akashi.
«Beh, mi fa ancora strano rivolgermi alla tua personalità in terza persona, perché per me sei sempre stato tu» sorrise con amore.
«Ma anche nella mia testa tutti i pensieri erano rivolti a te, seconda personalità o meno, non facevo altro che pensare a te.»
Quasi esitò nel continuare la frase, ma fu solo un momento.
«Infatti non ho potuto evitare di innamorarmi.» Portò lo sguardo su ciò che li circondava.
«Forse è un sentimento che ho sempre provato, ma quando si è bambini certe cose non si capiscono.»
Akashi arrestò il suo passo, costringendo la ragazza a fare lo stesso. Si girò verso di lui e si avvicinò, chiedendosi perché si fosse fermato così all'improvviso.
Non ebbe modo di domandarglielo. Seijuro le mise entrambe le mani sui fianchi e l'attirò a sé, baciandola.
«Anche io mi sono innamorato di te, Kayla Campbell» sussurrò sulle sue labbra.
«Tu più di tutti sei riuscita a capirmi, e questo da sempre, era inevitabile accadesse.»
Kayla sorrise e portò le mani sulle guance di Akashi, accarezzandole. Lo ammirò in tutta la sua bellezza, poi lo baciò ancora una volta.
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Passò più di una mezz'oretta dalla loro dichiarazione, e i due l'avevano trascorsa a parlare del più e del meno, senza dare spazio a momenti di silenzio.
«Sai di che cosa ho voglia?» Domandò la ragazza ad un certo punto.
«Fammi indovinare...» Fece un'espressione pensierosa.
«Liquirizia?»
A Kayla scappò una risata.
«Bingo! È proprio vero che mi conosci come le tue tasche» Lo guardò divertita.
«Però forse ora troveremo chiuso, la partita è finita tardi» disse poi con un sospiro.
«Non fa niente. Gireremo fino a che non troveremo le tue amate liquirizie.» Decise Akashi, non gli dava fastidio girare ancora un po' in sua compagnia.
«Anche se dovessimo camminare fino a stancarci ulteriormente?» Chiese lei, osservandolo con curiosità.
«Esatto.» Non ci fu esitazione nella sua risposta.
«Anche se dovessimo metterci tanto e fare ancora più tardi? Rischiando di far prendere un colpo a Taiga?» Domandò ancora, continuando a guardarlo, incapace di distogliere lo sguardo dal suo profilo.
«Certo» disse Akashi con una risatina.
«Tutto questo per permettermi di mangiare le liquirizie» pensò Kayla ad alta voce.
Il ragazzo portò gli occhi su di lei.
«Ma anche per poter passare più tempo con te.» Ormai non c'era più alcun bisogno di celare quelli che erano i suoi desideri.
Seijuro voleva recuperare tutto il tempo che avevano passato separati l'uno dall'altra. Voleva vederla più spesso.
La sentì poggiare la testa contro la sua spalla, continuando a camminare e a tenergli la mano.
«Anche io voglio passare più tempo con te» disse per poi lasciare che sul suo viso nascesse un piccolo, e dolce, sorriso.
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