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𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟹𝟾

❝𝑃𝑒𝑟𝑐𝘩𝑒́ 𝑐'𝑒̀ 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑎 𝑐𝑟𝑢𝑑𝑒𝑙𝑡𝑎̀ 𝑝𝑒𝑟𝑣𝑒𝑟𝑠𝑎 𝑛𝑒𝑙 𝑔𝑒𝑛𝑒𝑟𝑒 𝑢𝑚𝑎𝑛𝑜, 𝑐𝘩𝑒 𝑐𝑖 𝑓𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑚𝑎𝑙𝑒 𝑐𝑜𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑐𝘩𝑒 𝑎𝑚𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑑𝑖 𝑝𝑖𝑢̀?

||𝐽𝑎𝑐𝑞𝑢𝑒𝑙𝑖𝑛𝑒 𝐶𝑎𝑟𝑒𝑦||

||Play: Call of Silence - From Attack on Titan||

Kayla aprì la porta di casa. Dopo dei giorni passati da Akashi la ragazza era tornata a Tokyo, così da completare i suoi allenamenti insieme alla squadra.

Nell'appartamento vigeva un silenzio tombale, cosa che la fece sospirare, avrebbe tanto voluto che Kagami fosse stato lì in quell'istante, invece il giovane si sarebbe trattenuto in America fino all'inizio del torneo.

Andò a posare la valigia in camera, l'avrebbe disfatta in un secondo momento.

Le parole di Akashi ancora le risuonavano nella testa, era impossibile mandarle via, ormai avevano piantato le loro radici nella sua mente.

Si appoggiò contro la porta della sua camera e si lasciò scivolare a terra, con le ginocchia piegate verso il petto.

Fissò il vuoto, persa nei suoi pensieri, per dei minuti interi.

Il peso di quanto le aveva detto il ragazzo si faceva sentire, le sembrava di avere un macigno proprio al centro del petto, che premeva sul cuore, come a volerlo schiacciare.

«Maledizione! Perché non riesco a fartelo capire?!» Esclamò stringendo con forza le mani in due pugni.

«Perché non riesco a farti capire che non c'è da avere paura di questi sentimenti...» Il suo era diventato un sussurro, spezzato da un tremolio presente nella sua voce.

Lei sapeva perché Akashi si comportava così, sapeva non era facile uscire dal modo in cui i tuoi genitori ti hanno cresciuto e dalle convinzioni che ti hanno tramandato.
Erano state proprio queste convinzioni a far nascere la paura del fallimento e dell'insuccesso in Seijuro, ragion per cui si era tirato indietro dopo averla baciata.

Quello che poteva esserci tra di loro non era qualcosa di sicuro, sentimenti come l'amore sono delicati, spesso si può andare incontro a dei fallimenti.

L'insicurezza è stato uno dei tanti fattori che avevano fatto parlare Akashi in quella maniera.

Kayla sapeva il motivo di quel comportamento, ma nonostante ciò non poteva evitare che questo le facesse male.

Nel continuare a pensarci si accorse di avere gli occhi umidi.

Avvicinò una mano verso di essi e si accorse che alcune lacrime si erano formate, pronte ad uscire da un momento all'altro, cosa che però la ragazza si costrinse a non fare.

In quel preciso istante anche Akashi si trovava nella stessa situazione di Kayla, seduto a terra, contro la porta della propria stanza, a pensare alle sue azioni e alle conseguenze che queste avrebbero portato.

Le domande non facevano altro che accumularsi l'una all'altra, creando una montagna sempre più alta e imponente.

Questa volta sarebbe riuscito veramente a starle lontano?

Non lo sapeva, era una di quelle domande che si ripeteva più frequentemente, eppure si era sempre ritrovato con la ragazza, a provare ogni sentimento, ogni sensazione che la sua compagnia gli dava.

Però il timore di rivivere una situazione come quella delle scuole medie, in cui stava perdendo tutto a causa di una sola sconfitta, lo fece tornare lucido.

Doveva provare, con tutte le sue forze, a starle lontano sul serio, anche se la vedeva come una missione impossibile da portare avanti.

xxx

Per i ragazzi della Seirin la mattinata era cominciata con tranquillità, tranne per Kayla, che in quel momento stava correndo da una parte all'altra dell'appartamento, intenta a prendere le sue cose e uscire di casa come un fulmine.

La sera prima si era allenata fino a tardi e quella mattina non aveva sentito il suono della sveglia, cosa che non accadeva mai, infatti era stata completamente presa alla sprovvista e di conseguenza aveva cominciato a sfrecciare per tutte le stanze.

«Ma io dico! Proprio oggi non dovevo sentire la sveglia? Questa è colpa mia e della mia ostinazione nell'aver voluto continuare l'allenamento!» Erano ormai parecchi minuti che la ragazza non faceva altro che rimproverarsi.

Doveva sbrigarsi e andare all'aeroporto a prendere Kagami, che quel giorno sarebbe tornato dall'America.

Non seppe nemmeno lei come fece ad arrivare in tempo, aveva veramente fatto l'impossibile.

«Questa è la prima e l'ultima volta che non mi alzerò al suono della sveglia» borbottò riprendendo fiato e poggiando la tracolla a terra.

Fece scontrare la schiena contro il muro dietro di lei, proprio di fianco ad una serie di enormi finestre, dalle quali si potevano vedere gli aerei partire.

Le sembrava passata un'eternità da quando aveva preso quel mezzo di trasporto per poter raggiungere il Giappone.

«Ne sono successe di cose da quando sono arrivata» sussurrò girando lo sguardo per poter guardare fuori.

Aveva stretto molte amicizie e finalmente poteva vivere nella stessa città del suo migliore amico.

Ma probabilmente la cosa che l'aveva destabilizzata di più era stato il cambiamento che aveva subito il suo rapporto con Akashi.

Erano passati dal dover ricostruire la loro amicizia al provare qualcosa l'uno per l'altra in un batter d'occhio, nemmeno se ne erano accorti.

Se ci pensava Kayla non riusciva a capire quando effettivamente si fosse innamorata di Seijuro.

Forse il primo indizio lo si poteva trovare nel fatto che lui era l'unico a riuscire a farla imbarazzare, cosa che con gli altri ragazzi non era mai successa.

Da lì era stata tutta una reazione a catena, era arrivata a volerlo vedere quanto più poteva, voleva passare del tempo con lui, parlare con lui, anche delle cose più stupide, a lei bastava stare insieme al ragazzo.

Non riusciva a non pensare a lui. Vista la situazione la giovane avrebbe voluto evitare di rivolgere i suoi pensieri verso Akashi, ma il suo tentativo fallì miseramente.

Sospirò prima di riportare gli occhi davanti a se, mettendosi ad osservare le persone che circolavano per l'aeroporto.

Guardò l'orario, il volo di Kagami stava ritardando.
«Spero solo che arrivi in tempo per la partita» sussurrò attendendo ancora per qualche minuto.

Quando finalmente lo vide la ragazza prese la tracolla e cominciò a correre verso di lui. Alzò un braccio per salutarlo e farsi vedere.

Nell'esatto momento in cui le si avvicinò Kayla lo abbracciò, aggrappandosi al suo collo con un piccolo salto.

«Sai, l'appartamento è troppo silenzioso senza di te» disse lei con una risata, prima di allontanarsi e sistemarsi la tracolla sulla spalla.

«Già, anche a me sei mancata» rispose lui scompigliandole dolcemente i capelli come faceva di solito.

«Allora, com'è andata con il tuo amico? Avete parlato?» Domandò poco dopo Kagami, l'amica ancora non gli aveva detto niente a proposito.

«È andata come avevo previsto, diciamo che mi ha fatta un po' innervosire.» Fece un leggero sorriso, il ragazzo capì che era forzato.

«In poche parole ha detto che non deve ricapitare, che secondo lui è stato uno sbaglio.»
«E tu ci credi?» Kagami le lanciò una breve occhiata.

Kayla alzò le spalle.
«No, non mi avrebbe baciata sennò. Ma per ripicca non l'ho più cercato da quel giorno.»

L'altro la osservò sbattendo più volte le palpebre.
«Credevo non volessi allontanarti.»
«Infatti è così, ma gli sto facendo vedere quanto il mio fastidio sia marcato in questo momento, dovrà essere lui a cercarmi questa volta.»

Nel sentire quella sua considerazione Kagami si fece scappare una risata.
«Sembri sicura che farà esattamente come hai previsto.»

Kayla rispose facendo un sorrisetto.
«Lui non è l'unico che sa prevedere le mosse degli altri.» Gli occhi le caddero su un orologio presente lì in aeroporto, cosa che provocò un urlo dalla ragazza.

«Ei, perché urli così?» Le chiese Taiga tappandosi un orecchio con la mano.

«Ma hai visto l'orario?! Dobbiamo sbrigarci o faremo tardi!» La giovane gli afferrò il polso e iniziò a correre, ignorando le rassicurazioni di Kagami, secondo il quale sarebbero arrivati in tempo per l'inizio della partita.

«Aaah! Vedi di non stancarti troppo, la tua velocità ci serve, vieni qui» disse lui fermandosi di botto e facendola salire sulle sue spalle.
Il suo gesto fu improvviso, tanto che Kayla dovette aggrapparsi all'amico per tenersi.

«Ma in questo modo ti sforzerai-» La sua risata la interruppe.
«Sei leggera come una piuma per me, non mi sforzerò.»

«Eh?» Kayla appoggiò la testa sulla spalla dell'amico, per guardarlo.
«Chi sarebbe leggera come una piuma?» Assottigliò lo sguardo, sul punto di dargli un leggero colpo in testa.

«Non ci credo! Te la sei presa?» Disse Kagami continuando a ridere per la reazione della ragazza.

«Ti ricordo che questa "piuma" riesce a tirare senza problemi a canestro, e riesce a confrontarsi con dei ragazzi, quindi non pensare che non abbia forza solo perché mi senti leggera.» Gli fece notare con tono soddisfatto.

Lui la guardò per qualche altro secondo.
«Ah, si, mi sei proprio mancata!» Esclamò riferendosi alle facce che faceva ogni volta che si divertiva a darle fastidio.

«Scemo» rispose Kayla non riuscendo a nascondere un sorriso, anche a lei era mancato.

xxx

Una volta arrivati l'attenzione di Kagami venne attirata dal fatto che tutti i componenti della Generazione dei Miracoli si trovassero in un unico posto, anche Kuroko era presente.

Quando i due si avvicinarono Kayla puntò gli occhi sul capitano di quella famigerata squadra di prodigi.

Il suo sguardo era esattamente quello che le aveva rivolto quando si erano rincontrati, quello in grado di metterti in soggezione in un nanosecondo.

«Seijuro...» Sussurrò lei, ricevendo un'occhiata confusa da Kagami.

Il solo fatto di vederlo alleggerì di colpo il cuore di Kayla. Non poteva farci niente, quel tempo passato senza sentirlo e vederlo l'aveva sofferto parecchio.

«Shintaro, posso prendere le tue forbici in prestito?» Chiese Akashi ad un suo ex compagno di squadra, ignorando quanto Kagami gli aveva detto sul fatto di essere felice di averlo finalmente incontrato.

«A cosa ti servono?» Domandò l'altro ragazzo, voltandosi verso di lui.
«I mie capelli mi danno fastidio. Ho voglia di tagliarli un po'.» Spiegò afferrando l'oggetto e finendo di scendere le scale.

«Prima però... Tu sei Kagami, non è così?» Disse avvicinandosi a passo lento verso il diretto interessato.

Kayla lo osservò con attenzione, il suo sguardo non sembrava promettere niente di buono. Si domandava cosa avesse intenzione di fare.

Improvvisamente Akashi cercò di colpirlo con le forbici appena ottenute.

Kagami fu abbastanza veloce da spostarsi, anche se un graffiò riuscì a farglielo.

La ragazza sbarrò gli occhi, non si aspettava un gesto del genere.
Sapeva che la seconda personalità di Akashi era particolare, ma non fino al punto di rischiare di far male a qualcuno colpendolo con delle forbici.

Lei guardò il suo amico d'infanzia, pronta a fulminarlo con lo sguardo, e sul suo volto trovò un ghigno di soddisfazione.
«Ma guarda... Sono sorpreso che tu l'abbia schivato. Alla luce di una tale dimostrazione di grazia, questa volta ti perdonerò. Però non avrai una seconda possibilità.»

Dopodiché prese a tagliarsi i ciuffi che gli ricadevano sulla fronte, continuando con il suo monologo.
«Quando ti dico di andartene, devi farlo. In questo mondo vincere è tutto. I vincitori si affermano completamente, ai perdenti viene negato tutto.»

Kayla ricordava come le avesse detto una cosa simile una volta.
Nel tempo passato insieme a lui si era quasi dimenticata di quelle parole, visto che non glie le aveva più rivolte.

«Non ho mai perso a nulla prima d'ora, e mai accadrà. Perché vinco sempre, e ho sempre ragione. Non ho pietà per chi mi contrasta, nemmeno fossero i miei genitori.»

E detto ciò decise di andarsene, rivolgendo un'ultima occhiata verso Kayla, che era sul punto di contrastare ogni cosa che aveva pronunciato.

Per quanto cercò di trattenersi non ci riuscì più di tanto, infatti prese a camminare con passo svelto, superando Aomine, che la guardò con un misto di confusione e sorpresa nei suoi occhi, così come fece il resto della Generazione dei Miracoli.

Nessuno si sarebbe mai sognato di andare da Akashi con l'espressione che quella ragazza aveva sul volto.

«Akashi Seijuro, fermati!» Esclamò lei quando fu abbastanza vicina al ragazzo.

Lo vide fermarsi e sospirare, non voleva che la giovane si rivolgesse a lui con quel tono, ma come spesso accadeva ci passò sopra.

«È inutile che sospiri, mi spieghi cosa ti è passato per la testa?!» Disse Kayla guardandolo dritto negli occhi.
«Potevi fargli male sul serio!»

Anche se si trattava di Akashi non poteva lasciar correre il fatto che avesse colpito il suo migliore amico, nessuno le avrebbe impedito di dirgliene quattro.

«Vuoi sapere perché l'ho fatto?» Il ragazzo si voltò completamente nella sua direzione, ricambiando lo sguardo con sicurezza.

I componenti della Generazione dei Miracoli si chiesero che tipo di rapporto ci fosse tra i due, quella ragazza lo stava guardando dritto negli occhi, quasi lo stesse sfidando.
Si era messa al suo stesso livello e Akashi la stava lasciando fare.

«Non mi sembra di parlare una lingua sconosciuta al mondo!» Disse Kayla con ironia.
«Si, è quello che voglio sapere!» Nessuno dei due si decideva ad interrompere quel gioco di sguardi.

Lui fece un altro dei suoi sorrisetti.
«Come ho detto prima, volevo solo vedere i miei ex compagni di squadra. Non volevo che qualcun altro si intromettesse.»

«Allora perché non hai cercato di colpire anche me?» La domanda della ragazza era più che lecita, secondo il suo ragionamento anche lei era di troppo in quel contesto.

Seijuro si prese dei secondi prima di rispondere.
«Ti conosco da tutta la vita, ti considero come i miei compagni di squadra delle medie, forse anche più di loro, non c'era motivo di fare qualcosa per mandarti via.» Le disse con sincerità.

Kayla rimase bloccata per qualche istante, non sapendo come avrebbe dovuto replicare.

«Eh?» Questa fu la prima parola che uscì dalla sua bocca.
«Sarebbe una specie di complimento?» Era riuscito a confonderla con una sola considerazione, quella sua capacità era incredibile.

«Prendilo come vuoi.» Le disse prima di voltarsi e riprendere il suo cammino, lasciandola lì più confusa che mai.

Decise di non inseguirlo, lasciandolo andare per la sua strada, ora doveva pensare alla partita che avrebbero giocato di lì a poco.

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