𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟷𝟿
❝𝐿'𝑎𝑚𝑜𝑟𝑒 𝑒̀ 𝑙'𝑎𝑛𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑑𝑖 𝑢𝑛𝑎 𝑐𝑎𝑡𝑒𝑛𝑎 𝑐𝘩𝑒 𝑖𝑛𝑖𝑧𝑖𝑎 𝑑𝑎 𝑢𝑛𝑜 𝑠𝑔𝑢𝑎𝑟𝑑𝑜 𝑒 𝑠𝑓𝑜𝑐𝑖𝑎 𝑛𝑒𝑙𝑙'𝑒𝑡𝑒𝑟𝑛𝑜.❞
||𝐾𝘩𝑎𝑙𝑖𝑙 𝐺𝑖𝑏𝑟𝑎𝑛||
L'acqua fresca del rubinetto scivolò via dal viso di Kayla, gocciolando sul materiale in marmo e dandole una sensazione di benessere. Ne aveva proprio bisogno.
Nonostante si fossero impegnati al massimo la sconfitta era stata inevitabile.
La determinazione e la forza che ci avevano messo non era bastata, ne serviva di più, molta di più se intendevano sconfiggere la Too in futuro.
La giovane non aveva pensato a cosa avrebbe provato di fronte alla loro disfatta, ma doveva ammettere che poteva prenderla peggio. Tutto sommato la stava affrontando bene.
Ovviamente avvertiva una sensazione di disagio proprio al centro del petto, quasi di pesantezza, dopotutto non avrebbero potuto proseguire nel torneo e quella consapevolezza aveva mortificato la squadra.
Inoltre la sua sfida finale contro Akashi doveva attendere ulteriormente.
Sospirò e riaprì il rubinetto, per poi raccogliere altra acqua e buttarsela nuovamente in viso.
«Ormai è fatta, basta pensarci. Bisogna andare avanti.» Si disse alzando gli occhi sullo specchio che aveva davanti.
«La prossima volta, cascasse il mondo, li batteremo» affermò osservando il suo riflesso.
Avevano perso, ma questo non compromise lo sguardo determinato sul volto di Kayla.
Non è mai stata una da buttarsi giù in una maniera esagerata.
Doveva solo assimilare le sensazioni che stava sentendo in quel momento e prenderne atto, così da potersi rimboccare le maniche e migliorare ulteriormente.
Se non riusciva a superare quegli ostacoli allora contro Seijuro non avrebbe avuto possibilità di vincere. E questo lei non poteva permetterselo.
In partita è differente che in allenamento, ne aveva avuto la prova quello stesso giorno. Tutto si amplifica. Tutto diventa più complicato. E tutto va gestito alla perfezione.
Dopo qualche secondo afferrò l'asciugamano, che si era portata dietro, e si asciugò prima di andarsene dal bagno.
Si dovette ritrarre quando, fuori dalla porta, per poco non andò addosso ad un ragazzo.
Furono entrambi presi alla sprovvista, motivo per il quale si fermarono di botto.
Kayla stava per scusarsi, visto che non stava proprio badando a chi potesse esserci all'esterno, era uscita con fin troppa sicurezza.
Alzando gli occhi verso di lui rimase lievemente sorpresa dalla coincidenza di quell'incontro, quante probabilità c'erano di incrociarlo proprio lì?
«Aomine» disse la ragazza a mo di saluto.
L'altro la guardò, non nascondendo il suo fastidio, chiedendosi perché, tra tutti, aveva dovuto imbattersi in lei. Non aveva voglia di sentire le sue insistenze.
«Alla fine hai vinto tu» cominciò a dire Kayla, mettendosi l'asciugamano dietro il collo.
«Mi chiedo quanta altra forza tu ci stia nascondendo.»
Aomine assottigliò lo sguardo, non credeva l'avrebbe vista così pacata.
Era sicuro che dopo una batosta come quella ricevuta l'avrebbe trovata più abbattuta, più disperata. Invece se ne stava lì con tutta la tranquillità del mondo, sembrava che quell'esito non l'avesse toccata più di tanto.
Pensava di averla inquadrata, ma c'erano dei lati di quella ragazza che erano ancora un mistero.
Riusciva a passare dall'essere energica fino all'inverosimile ad essere così calma da sembrare un'altra persona, come era successo in partita.
«Pare che la sconfitta non ti abbia smossa nemmeno un po'» osservò lui, evitando la sua domanda indiretta.
«Lo ha fatto, ma non ho permesso che questo sentimento di rammarico crescesse.» Spiegò sciogliendosi i capelli.
«Quello che devo fare è lavorare sulle mie carenze, e la stessa cosa dovrà fare la squadra.» Passò una mano tra di essi, per sistemarli come meglio poteva, e poi si mise il laccio sul polso, come fosse un bracciale.
«La prossima volta ci presenteremmo più forti, e non perderemmo.»
«Anche adesso eri sicura di vincere, non dovresti fare promesse che non puoi mantenere.» Puntualizzò Aomine, rimanendo con entrambe le mani nelle tasche della giacca.
«Se le faccio è perché ho intenzione di mantenerle, non deve essere per forza nell'immediato» replicò lei con un sorrisetto.
«Eh?» La guardò corrucciando appena la fronte.
«Per caso ti stai rigirando le cose come pare a te?»
«Ouch, mi hai beccata» disse facendo una piccola linguaccia.
«In ogni caso continuerò a farlo fino a che non ti avrò battuto» cominciò a tastarsi la giacca alla ricerca del telefono, ma non lo trovò.
«Non è che potresti prestarmi il tuo cellulare?» Domandò la ragazza, cambiando completamente discorso.
«A che ti serve?»
«Volevo sapere se la squadra fosse già uscita, non mi va di tornare allo spogliatoio per niente.»
«Non devi tornarci per prendere la tua roba? Non c'è bisogno di chiamarli» rispose stirandosi le braccia.
Kayla gli lanciò un'occhiata.
«Se sono usciti Taiga mi avrà sicuramente preso la tracolla, dove dentro c'è il mio telefono, quindi-»
«Sisi, ho capito, ti serve il mio.» Sospirò e lo prese, era inutile insistere sul non prestarglielo, almeno così forse lo avrebbe lasciato in pace.
«Basta che poi ti togli di torno.» Glie lo porse e la giovane lo afferrò.
«Grazie.» Lo aprì e iniziò a digitare il numero.
Aomine capì presto che ci stava mettendo troppo per chiamare l'amico, motivo per il quale cercò di sbirciare oltre il suo braccio.
«Si può sapere che stai facendo?» Buttò gli occhi sullo schermo.
«Aspetta- Non ci provare!» Tentò di riprendersi il telefono, ma Kayla si scostò velocemente, allontanandosi da lui.
Il ragazzo si avvicinò, ma ogni volta lei scattava via.
«Pensavo fossi a corto di energie a causa della partita!» Esclamò Daiki.
«Mi riprendo in fretta» disse la giovane finendo di scrivere.
«Sai che lo eliminerò, vero?» Aomine la guardò quasi infastidito.
«Sai che mi sono appena mandata un messaggio, vero?» Replicò lei compiaciuta prima di avvicinarsi e ridargli il telefono.
«Mi devi un allenamento.» Gli disse mentre lui si riprendeva il cellulare.
«E perché? Non mi sembra tu abbia vinto.»
«Perché tu volevi qualcuno che non si arrendesse, qualcuno che avrebbe usato tutte le sue forze per contrastarti, e lo hai ottenuto, anche da parte mia» spiegò Kayla.
«Quindi come minimo mi devi un allenamento.»
«Scordatelo» disse Aomine con tono determinato, ma la ragazza non gli diede molto peso.
«Aaah, non mi arrendo così facilmente, lo sai.» Fece un piccolo sorriso prima di avviarsi.
«E comunque, mi ha veramente dato fastidio aver perso, anche se non lo mostro come ci si aspetterebbe.» E detto ciò se ne andò.
Quando arrivò nei pressi dello spogliatoio sentì la voce di Kagami, a quanto pare qualcuno ancora era lì.
Fece per entrare ma si fermò con la mano sulla maniglia nel momento stesso in cui sentì l'entità del discorso, l'altro non rispondeva, ma era ovvio si trattasse di Kuroko.
«Dinanzi a quella forza travolgente, non credo che lavorando insieme potremo vincere.» Aveva detto il rosso.
Il rumore dei passi che si avvicinavano all'uscita portò Kayla a scostarsi immediatamente di lato, ma rimase abbastanza vicina da sentire cosa si dicevano i due.
La porta si aprì, però Kagami arrestò il suo passo per un breve momento, come se volesse rimangiarsi le parole appena pronunciate.
Non lo fece. Il suo orgoglio glie lo impedì. Così prese e si chiuse la porta alle spalle.
Una volta fuori notò Kayla, con la schiena poggiata contro il muro e le braccia dietro di essa.
Si guardarono dei secondi senza dire niente. Fu lei ad iniziare la conversazione.
«Grazie per avermi preso la tracolla.» Gli disse puntando gli occhi sull'oggetto che Taiga teneva su una spalla.
«Oh, di niente, non ti vedevo tornare quindi ho pensato di prendertela io.» Se la sfilò e glie la porse.
Dopo che la ragazza si fu sistemata entrambi si diressero verso casa.
Il silenzio del viaggio di ritorno si faceva sempre più pesante, e con Kagami non accadeva praticamente mai. La cosa la disturbava.
«Quello che hai detto a Kuroko...» Cominciò a dire Kayla, giocherellando con il tessuto della tracolla.
«Quindi eri lì fuori da un po'» affermò lui, infilando le mani nelle tasche della giacca.
«Si, ho sentito gran parte del discorso» sospirò.
«Perché gli hai detto quelle cose? In questo momento non abbiamo bisogno di spaccature all'interno della squadra.»
La sua non voleva essere una critica, anche se inizialmente quello era l'intento della ragazza.
Però successivamente aveva deciso di prenderla con più calma e cercare di capire il punto di vista dell'amico, senza andargli subito contro.
«Mi salva ogni volta, non posso contare sempre e solo su di lui.»
«Non vedo cosa ci sia di male.» Lo guardò, non comprendendo perché quello per lui fosse un problema.
«Normalmente niente, ma devo aumentare le mie capacità individuali. Lo scontro contro Aomine è uno scontro individuale, se non divento più forte non ho possibilità di batterlo.»
In un certo senso Kayla capiva cosa intendesse dire Kagami, però non le andava giù il fatto che volesse fare tutto da solo.
Se doveva essere sincera la cosa la spaventava un po'.
Momoi aveva detto che lui gioca come faceva Aomine, e Kuroko aveva detto che il cambiamento subito da quest'ultimo l'ha portato a giocare basandosi solo sulle sue stesse forze, arrivando ad affermare che nessuno poteva batterlo, escluso se stesso.
Non voleva che la stessa cosa succedesse al suo migliore amico, non voleva vederlo allontanarsi come era successo a Kuroko con Aomine.
«Va bene voler migliorare anche le proprie capacità, così da avere più opportunità di vittoria, ma non dimenticarti che non sei solo in campo.»
La forza del rosso era utile, quindi era controproducente impedirgli di migliorarsi ulteriormente nel gioco singolo.
Però doveva anche continuare a tener presente che loro erano una squadra, è impensabile voler vincere da soli.
Se le cose fossero peggiorate Kayla sarebbe stata pronta a partire in quarta per frenarlo, o almeno ci avrebbe provato.
Per quella giornata invece decise di essere più morbida, dopotutto erano appena usciti da una scottante sconfitta. Probabilmente a mente fredda ci avrebbe riflettuto meglio.
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Se la cannuccia che si trovava nel suo bicchiere avesse avuto vita propria probabilmente le avrebbe mollato un colpo sulla fronte, erano minuti che Kayla la mordicchiava senza bere il succo in cui era immersa.
Con gli occhi rivolti al di fuori della finestra la ragazza era completamente chiusa nei suoi pensieri.
Pensieri occupati dall'atteggiamento che il suo migliore amico stava mostrando da quando avevano perso la partita contro la Too.
Credeva veramente che bastasse far passare quella giornata per far svanire quelle sue convinzioni sul voler fare da solo.
Era stata un'illusa.
In quelle condizioni come potevano pensare di vincere le altre partite che dovevano affrontare?
Odiava trovarsi in mezzo a situazioni del genere.
Kagami e Kuroko non si parlavano e lei, che si trovava tra i due, non sapeva che fare per farli riconciliare.
Le bastava anche solo riuscire a farli parlare come due persone mature, cercando di trovare un punto d'incontro.
Sospirò e proprio nel momento in cui si stava decidendo a bere un po' del suo succo qualcuno si sedette di fronte a lei con molta nonchalance, come se quel tavolo non fosse occupato da nessuno.
«La stai distruggendo quella cannuccia» constatò colui che era appena arrivato.
Kayla si fermò e si allontanò leggermente dal bicchiere per spostare gli occhi su di lui.
«Seijuro» disse lei con tono lievemente sorpreso, non si aspettava di vederlo da quelle parti.
Subito dopo abbassò lo sguardo sulla cannuccia, effettivamente non aveva fatto altro che rigirarsela tra i denti.
«Oh, forse dovrei chiederne un'altra.»
Il ragazzo inclinò appena la testa per osservare meglio lo stato dell'oggetto.
«Tanto ti metteresti a mordere anche l'altra, non ti conviene.» La guardò negli occhi, appoggiandosi contro lo schienale della sedia.
«Cosa ti porta a Tokyo? Deve essere qualcosa di importante visto che ti sei scomodato a venire fino a qui.» Ipotizzò lei iniziando a girare la cannuccia nel liquido arancione.
«Se non sbaglio ho già risposto a questa domanda.»
«Certo, mi hai detto che ti piace cambiare aria, ma non credo che tu ti faccia tre ore di viaggio solo per questo motivo.»
«Invece è esattamente così, se ne ho tempo, e voglia, lo faccio senza problemi.»
Kayla lo fissò negli occhi, non trovando nemmeno un cenno di esitazione in quello che stava dicendo.
«Ed è una casualità che tu sia venuto proprio in questo bar?» Domandò poggiando il gomito sul tavolo e le nocche delle dita sotto il mento.
«Vengo sempre qui quando mi trovo a Tokyo.»
Da un periodo a quella parte parlare con lui era diventato più facile, non sempre tentava di evitare le sue domande.
O semplicemente era la ragazza che ci stava facendo l'abitudine.
In ogni caso sarebbe riuscita a comunicare con lui, l'unica cosa a cambiare sarebbe stata la maniera.
Quella era decisamente la via più agevolante e non se ne lamentava.
D'altro canto, Akashi non le stava dicendo tutto.
La realtà era che il ragazzo non aveva la benché minima intenzione di andare al bar.
Si era ritrovato a passare lì per caso e quando gli occhi si erano posati su di lei aveva preso la decisione di entrarci.
L'origine di alcune sue azioni, come quella di andare da Kayla, era ignota persino a lui.
Era come se una forza sconosciuta lo spingesse, ogni volta, a raggiungerla, indipendentemente dalla situazione.
Forse non la contrastava abbastanza. Forse non vedeva il motivo di farlo.
Sta di fatto che Seijuro sembrava non riuscire a starle lontano quando la giovane si trovava nei paraggi.
Quella situazione lo faceva sentire in un modo che lui stesso definì strano.
«Comunque sia, la nostra sfida finale è rimandata.» Gli disse Kayla, cambiando discorso.
«Lo so» continuò ad osservarla.
«Quello che hai fatto nel tuo ultimo tempo di gioco è stato azzardato» affermò con sincerità.
«Intendi quando ho cercato di raggiungere sempre la palla?» Il silenzio di Akashi le bastò come risposta, si riferiva proprio a quello.
«In quel momento era la cosa migliore che potessi fare.»
«Non dovresti fare cose che non sei in grado di sopportare.» Un breve silenzio intercorse tra i due prima che il giovane riprendesse a parlare.
«Va bene voler superare i propri limiti, ma solo quando sei pronta, non puoi andare alla cieca.»
Kayla abbozzò ad un sorriso, abbassando il braccio sul tavolo.
«Quindi mi stai proponendo di allenarmi su quel lato? Nei nostri allenamenti magari?»
«Diciamo di si.» Lo vide allungarsi per tirare verso di se il bicchiere, da dove la ragazza non aveva ancora bevuto.
«Quando arriverà la nostra sfida finale ti voglio al massimo delle tue capacità.» La guardò per un momento per poi afferrare la cannuccia con le labbra e prendere un sorso del succo.
Lei inclinò di poco la testa, osservandolo con una nota involontaria di interesse nei suoi occhi.
«Oh, tranquillo, serviti pure!» Esclamò con tono scherzoso.
«Perché ordinarne uno quando tu non stai bevendo il tuo?» Le fece notare Akashi con un leggero sorriso di soddisfazione.
«Non posso darti torto.» Mise il palmo della mano sulla guancia e continuò a guardarlo.
«Ma lasciamene un po', l'ho comunque pagato, gradirei berne un pochino.»
Dal viso della ragazza il dolce sorriso che aveva non intendeva andarsene, era come stampato su di esso, cosa che si estese anche ai suoi occhi.
Non si rese conto di come lo stesse guardando in quel momento, l'unica cosa a cui pensava era che il suo arrivo l'aveva staccata da tutte le paranoie che vagavano nella sua mente, prepotenti e apparentemente inarrestabili.
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