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3. Meet me on the battlefield

"Ti rendi conto di cosa è successo lì dentro?!" domandò Mirko, senza parole.

"I-Io non so cosa mi sia preso, le ho soltanto detto quello che mi stava passando per la testa. Sono scioccato almeno quanto te, credimi. Non avevo mai risposto a nessuno in quel modo!".

"Luciano.. tu non ti rendi conto di che cosa sei riuscito a fare: quella ragazza non ha mai parlato con nessuno, nemmeno una volta, da quando è ricoverata in quest'ospedale, ma poi arrivi tu e lei ti confessa di punto in bianco di aver sofferto sia fisicamente che psicologicamente e ti dice anche che c'è qualcosa che la tormenta! Sei riuscito a fare cose incredibili in pochissimo tempo! Nessuno era mai riuscito a parlare con lei.. ce l'hai fatta solo tu".

Luciano era ancora più scioccato di prima.

"Tu d'ora in poi resterai nel mio reparto. Voglio che lavori insieme a me" aggiunse lo psichiatra.

"Sono riuscito a farlo una volta sola, pensi davvero che ci possa riuscire ancora?".

"Certo! Nel momento in cui stavi parlando con lei, eri completamente un'altra persona.. parlavi con Seira come se potessi seriamente capirla. Le tue parole mi hanno toccato nel profondo, Luciano, hai parlato nello stesso modo in cui l'avrebbe fatto un bravissimo psichiatra. Tu hai la stoffa per fare una cosa del genere!".

"Beh.. forse mio padre sarà fiero di me una volta per tutte".

"Dovrà per forza, qui dentro diventarai famoso in men che non si dica!".

Finito il turno, Luciano prese la sua roba e chiamò Noemi.

"Ma chi si risente! Allora sei vivo!" rispose l'amica.

"Certo che sono vivo!".

"Anche vegeto?".

"Anche.. hai finito gli allenamenti?".

"Sì, mi sto vestendo. Tu piuttosto? Com'è andata in ospedale? Hai cambiato reparto?".

"Sì, questo mese starò in.. psichiatria".

"Un momento.. ma è quel reparto in cui ci sono i pazzi?!".

"NON CHIAMARLI COSÌ!!".

"Ahahahah dai Lu!! Perché te la prendi tanto?".

"Abbi rispetto per loro!".

"Wow come sei deciso!" rise "Come mai li difendi? Hai forse trovato una bella ragazza fra loro?" scherzò Noemi.

"Non parlarmi di queste cose! Ti ho solo detto di non chiamarli così".

"C'è una ragione per la quale non potrei farlo? Mica mi sentono!".

"Ma è brutto dire ''pazzi''. È poco rispettoso!".

"Ma se sono pazzi, perché non possiamo definirli in quel modo? Sono pazzi!".

"Non lo sono! Hanno solo un modo diverso di reagire e di manifestare le proprie emozioni".

"Appunto: urlano, sbraitano, diventano persone violente.. sono pazzi!".

Luciano, scocciato dal comportamento dell'amica, le attaccò il telefono in faccia e, mentre quello riprense a squillare per almeno un centinaio di volte, lui si perse nei suoi pensieri, in modo talmente profondo da fare invidia alla profondità degli occhi di Seira.

Seira era in camera sua. Quel giorno non aveva mangiato molto, aveva preferito chiudersi in camera e restarci per tutto il giorno e ciò, purtroppo, non significava mai nulla di buono.

"Siamo sole?".

"Ovvio razza di ritardata! Riesci a vedere altre persone?".

"Lo sai che sono gelosa. Quel ragazzo non mi piace, ha cercato di mandarmi via!".

"E magari ce l'avesse fatta..".

Una potente emicrania si manifestò nella sua testa.

"Io sono importante per te! Senza di me non sei nulla, devi ficcartelo in questa cazzo di testa!".

"Ma perché ce l'hai così tanto con me?!" urlò, in preda ad una crisi di dolore.

"Un tempo io e te andavamo d'accordo, ma tu poi hai smesso di darmi ascolto.. e questa cosa non mi è mai andata bene!".

"Non è vero, io ti ascolto ancora..".

"Non direi. Mentre ti stavo urlando di riempire di calci quel ragazzo, hai opposto resistenza! A chi stavi dando retta?! A quell'incapace del tuo cuore?!".

"N-No.. non gli darei mai retta.. lo sai".

"Io sono la tua unica amica! Sono l'unica che riesce a farti stare bene!".

"Ma se ogni volta che parliamo, mi fa male qualcosa! Come fai a farmi stare bene?!".

"Ti faccio stare bene perché non ti ho mai lasciata sola! Le persone a cui tenevi tanto ti hanno abbandonata, ma io no! Io sono rimasta al tuo fianco. Tu non puoi neanche minimamente immaginare che cosa si provi quando si è soli, ti ho voluto risparmiare quella sofferenza! Dovresti essermene grata!".

"SMETTILA CAZZO! VATTENE! VATTENE!!" urlò Seira nella disperazione.

"Non osare trattarmi in questo modo! Tu devi obbedirmi e portarmi rispetto!".

"Non voglio più ascoltarti!" le sue urla riecheggiarono per tutto il corridoio.

"..te la sei andata proprio a cercare!! Adesso alzati, va' in bagno e prendila!".

"N-No.. ti prego!".

"NON FARMI INCAZZARE! PRENDILA E ANCHE SUBITO!".

"M-Ma fa male..".

"Sei soltanto una ragazzina debole! Se ti degnassi di ascoltarmi, saresti decisamente più forte! Ma, come al solito, vuoi fare di testa tua e poi sbagli, meriti una punizione!".

"Ho capito! Ho capito! N-Non lo farò più".

"Ma per fartelo capire bisogna evidenziare l'errore e lo sai, vero, che gli errori si cancellano soltanto con un segno rosso?".

Seira, contro volontà, andò a prendere il suo taglierino e cominciò a scrivere diverse lettere sulle braccia, intagliandole, mentre gemeva per il dolore.

Solo lei sapeva a chi appartenesse quel nome..

Dopo non molto tempo la testa iniziò a girarle talmente tanto da farle perdere i sensi e cadde a terra, sdraiandosi sul pavimento.
Nel corridoio tornò finalmente a regnare un silenzio tombale, interrotto, però, quasi subito da un rumore di passi irregolari. Era Mirko che si stava precipitando nella stanza di Seira dopo aver sentito provenire diverse urla dalla sua stanza.

"Seira?" entrò nella stanza "SEIRA!" andò nel panico non appena trovò la sua paziente a terra, in una pozza di sangue.

Disperato chiamò un infermiere, che a sua volta restò atterrito dalla scena, ma andò comunque a curarla. Successivamente la sistemarono nel letto, sotto le coperte, e Mirko le iniettò un calmante, sperando di darle un piacevole risveglio e, per assicurarsene, restò a dormire in quella stanza.
Nel tardo mattino seguente Seira si svegliò e Mirko se ne accorse.

"Ma buongiorno signorinella..".

"Che ci fai qui?".

"Oh niente, tranquilla. Stanotte hai quasi rischiato di toglierti la vita e io ti ho salvata, tutto nella norma, no?".

"Non me ne frega un cazzo né della fine che stavo per fare né del fatto che tu sia riuscito a salvarmi! Anzi.. avresti dovuto lasciarmi morire. Avrei finalmente trovato la pace".

"Cosa c'è che ti tormenta tanto da farti desiderare di abbandonare questo mondo?".

"Saranno cazzi miei, no?".

"Va bene, ho capito, neanche oggi hai voglia di parlare. Va bene, vediamo se tra qualche ora cambierai idea..".

Mirko uscì dalla stanza per dirigersi all'ufficio del suo capo, nonchè padre di Luciano.

"Mirko? Che ci fai qui?" domandò il capo.

"Ho trovato il modo adatto per curare Seira".

"La ragazza della 117? Non so se l'hai capito, ma lei è completamente andata. Resta ricoverata qui perché non ha più nessuno che voglia occuparsi di lei".

"Tuo figlio è in grado di curarla".

"Cosa c'entra Luciano con quella pazza?!" cominciò visibilmente a preoccuparsi.

"Ieri lei si stava confidando con lui. E se non ci fossi stato io, avrebbero certamente continuato a parlare!".

"Ma cosa.. non è possibile!" esclamò, sorpreso.

"Mi occuperò comunque di lei, ma tuo figlio dovrà andarle a parlare quotidianamente! È l'unico modo per curarla".

"Ma sei sicuro che funzionerà?".

"Ci scommetto la mia carriera!".

"Ma~".

"Se tuo figlio riuscirà a curarla, allora avremo salvato una vita. Se invece non dovesse riuscirci, mi licenzierò".

"Ne sei completamente sicuro?".

"Al 100%".

"Allora va bene, accetto".

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