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XIV

La compagnia era rimasta nella grotta fino a quando perfino Amryn, o Alder, con l'udito più acuto, non avvertivano più l'incessante marcia dell'esercito.

"Di una cosa sono certo" disse Naar "Provengono dalla terra dei Mutati"

"Silenzio!" esclamò Amryn all'improvviso appoggiando la mano dietro all'orecchio a punta.

Percepivano passi, passi di Elfo.

Assurdo.

"Quale elfo si aggira qui?"

I passi si avvicinavano, la compagnia aveva sguainato le spade attendendo acquattati dietro le rocce.

Un'ombra si fece largo sull'entrata della grotta, slanciata e scura.

Comparve al loro sguardo una figura malandata, vestita a stracci, con i capelli biondi raccolti disordinati sulla testa.

"Glorendil" sussurrò Alder.

"Dobbiamo andarcene di qui" disse barcollando l'elfo.

La sua voce era gracchiante, stanca.

Tutta la compagnia si alzò.

"Sapevo ce l'avresti fatta" disse Elehan raggiungendo l'elfo.

Lui le sorrise.

Alder era saltato tra le braccia dell'amico.

"Sei in pessime condizioni" disse.

Poi sfiorò con un dito il segno lasciato dalla corda sul collo di Glorendil.

Lo prese in disparte "Dove sei stato?"

"Qui vicino c'è un'accampamento di Mutati, ho incontrato un..." rispose il biondo, non sapendo se definire Bralou un amico "un prigioniero che mi ha aiutato"

Intanto Erdal era uscito dalla grotta, raccoglieva le poche provviste rimaste dal terreno. Era chino, con la mano poggiata sul ginocchio. Sembrava vecchio, quasi affaticato, eppure il suo aspetto era così giovane da sembrare quasi un elfo.

"Che hai da guardare?" chiese a Elehan.

L'umana distolse lo sguardo imbarazzata, poi si voltò camminando nella direzione opposta.

Esitò un momento.

"Erdal..." chiamò "se non dovessi riuscire in questa impresa, c'è un modo per far vivere mio fratello?"

Lo stregone sospirò, alzandosi.

La ragazza si sedette, era appoggiata su una roccia, con le braccia raccolte in petto.

Pareva fragile.

"La moneta che tu cerchi..." iniziò "Non sei l'unica a volerla. L'oro può fare molti danni, come ben sai, e pare abbia contagiato interessi di persone più potenti"

Elehan lo guardò.

"Sto cercando la moneta che porta la salute, so che non sono l'unica a volerla" disse.

"Non esiste una sola moneta, ne esistono due, due monete dal colore e dal potere opposto, se qualsiasi essere entra in possesso di entrambe avrà il potere più grande dell'universo. L'oscura è posseduta dall'uomo col cappuccio" concluse Erdal "Dobbiamo essere astuti però, più astuti di chi si sta mettendo contro di noi, e dobbiamo riconoscere quale delle due prendere, perché se lui sta progettando di scambiarle, questo causerebbe la morte di tuo fratello e di tutta l'umanità"

"Allora perché l'uomo incappucciato di cui parli non muore anche se la possiede?" chiese Elehan.

Lo stregone sorrise amaramente.

"Perché, infondo, in lui di umano non c'è assolutamente niente"

~~~~~~~

"Rimettiamoci in marcia" esclamò Erdal entrando nella caverna.

Dovevano lasciare il prima possibile quel posto.

I compagni, in fila, seguirono lo stregone.

Camminavano trascinando i piedi, Amryn si asciugava le gocce di sudore che gli scendevano dalla tempia, aggiustando di tanto in tanto la faretra che gli scovolava sul fianco.

Glorendil e Ardel erano infondo alla fila, impegnati in una fitta conversazione.

Naar e Gaar, invece, sospiravano esausti, sbattendo i piedi per terra.

Ad un certo punto una delle frecce di Amryn cadde sul suolo.

"Scusate" disse fermandosi e raccogliendola.

La sua mano però, si fermò a mezz'aria.

"Trema" sussurrò Gaar.

Un'enorme crepa si aprì nel terreno, i compagni si tennero stretti tra loro.

Tutto tremava e sbatteva, intanto la crepa si allargava.

Era impossibile restare in piedi, le ginocchia cedevano.

I membri della compagnia si abbassarono sul suolo, coprendo con la mano naso e bocca per evitare di soffocare nella polvere. 

Quando tutto questo fu finito, il terrore non era ancora scomparso negli occhi di tutti.

"Siamo al completo?" chiese Alder.

"Manca Elehan" disse Glorendil guardandosi intorno.

Un urlo proveniente dalle profondità della crepa fece voltare la compagnia.

"Aiuto!" esclamò la voce acuta dell'umana.

Sporgendosi, Naar si accorse che Elehan aveva trovato un appiglio grazie ad un ramo.

Era molto profondo il burrone apertosi, e nel punto più vicino al centro della terra si nascondeva un fiume, non visibile agli occhi della compagnia, nemmeno agli occhi di un elfo.

Nonostante ciò Erdal sentì, in cuor suo, che quel posto celava qualcosa, celava un'altra via.

"Scendete tutti!" esclamò fissando una corda, rimediata chissà dove, ad un masso.

"Sei impazzito?" esclamò Gaar "Moriremo! Stiamo andando in un luogo buio e senza via di uscita"

"Concordo con il nano" disse Amryn. "Lì sotto si potrebbe nascondere qualsiasi creatura"

Erdal sbuffò, poi con un sorrisetto e un gesto veloce della mano legò tutti alla corda resistente.

"Scendete" disse ancora.

E iniziò a calare i compagni nell'oscurità.

Pian piano ogni membro della compagnia fece poggiare i propri piedi sul fondo del fiume, nascosto nelle profondità della crepa.

Quando Naar, ultimo nella discesa, scalò il precipizio, offrì il suo appoggio ad Elehan, facendola poggiare in tutta sicurezza sul suolo fangoso.

Erdal rise, facendo riecheggiare il gioioso suono.

"Lo avevo detto! Un'altra via!" esclamò sorridendo.

~~~~~~~

"Porta Raynier con te, ti prego" gemette Ien prendendo la mano del marito.

I Mutati stavano sbarcando nelle terre del Nord, Sindhra, l'isola degli uomini, brulicava di mostri, e sempre più persone cercavano di fuggire e rifugiarsi a Sud.

Tutti tranne Ien.

Sua madre era morente nella sua capanna, non l'avrebbe lasciata per nessun motivo, ma almeno suo figlio doveva scappare con gli altri.

"Non posso portarlo" sussurrò tra i denti Sivad "Non avrei la forza di proteggerlo, sai bene che devo ripulire tutta la Grande Isola dai Mutati, partendo da Esamont insieme a Syrma e Hadyd"

"È ancora più in pericolo restando qui" gli sussurrò di rimando Ien, alzandosi sulle punte dei piedi per raggiungere il marito a cavallo.

"Sivad, prenderò io sotto la mia protezione Raynier" intervenne Syrma.

L'elfo si affiancò alla donna accogliendo il bambino tra le braccia.

Gli ricordava sua sorella Elna quando era ancora una neonata, l'aveva stretta allo stesso modo nel quale stava stringendo quel bambino.

Il piccolo di appena due anni fu legato in diversi stracci, doveva apparire uno dei tanti elementi inutili caricati sui cavalli, Ian gli baciò la fronte, mentre si asciugava le lacrime sulle guance.

Raynier piangeva e chiamava il padre, non era abituato a tutto quel movimento. Con le mani paffute afferrava i lembi del duro cuoio nel quale era avvolto e cercava di liberarsi.

Syrma prese tra le braccia il fagotto, sposando i bruni capelli dal viso.

Il piccolo aveva dei profondi occhi blu, con i quali scrutava il volto dell'elfo.

"Syrma" disse "Casa?"

"No, Raynier, non andiamo a casa, adesso raggiungiamo i Mutati così la mamma sarà al sicuro" rispose il figlio di Donoryn.

"Questo piccolo mi da' speranza, da quando ho incrociato i suoi occhi ho sentito la mia forza d'animo crescere" aggiunse poi, rivolto al gemello.

"Si abituerà presto a vivere ad Esamont" disse Hadyd.

"Perché mi dici questo?"

"Nostra sorella e nostro padre non lascerebbero mai un orfano sulla strada, in cuor mio avverto che la vita di Sivad è ormai giunta al termine"

"Non riuscirà mai a integrarsi con i nani e con gli elfi, rimane sempre un umano, quando sarà cresciuto crederà di essere l'erede a trono di nostro padre" esclamò Syrma.

"Non se lo addestriamo come guerriero" sorrise l'altro.

"Quell'antico patto non viene più rispettato da tempo"

Hadyd sbuffò.

Suo fratello aveva ragione, oramai anche i guerrieri divenivano re, ma poteva sempre sperare che Donoryn non avesse dimenticato il passato.

Dietro gli elfi si udì uno scalpitio di zoccoli.

"Papà!" esclamò Raynier cercando di liberarsi per l'ennesima volta.

Syrma si chinò e legò il piccolo fagotto al petto di Sivad.

Montarono sui cavalli e si misero in cammino.

Non distava molto il posto dove c'era stato l'ultimo avvistamento.

Avevano quasi raggiunto l'accampamento individuato, quando un urlo spezzò la quiete creatasi in quel luogo.

Un Mutato era comparso alle spalle dei guerrieri, non visto, ma udito dagli elfi.

Hadyd e Syrma si voltarono di scatto, una freccia aveva trapassato la schiena di Sivad.

"Syrma, porta il piccolo da nostro padre, io mi occupo di loro" urlò il gemello.

La punta della freccia del Mutato aveva creato un leggero solco nella guancia di Raynier, dal quale cadde una goccia di sangue.

Il piccolo sbiancò, agitandosi nel sonno.

"Veleno!" esclamò Syrma, per poi correre verso Esamont. 

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