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XIII

La compagnia aveva raggiunto la grotta da molto tempo, Naar e Gaar avevano insistito per fare il primo turno di guardia, nonostante ciò Alder non aveva chiuso occhio.

"A furia di dormire al giorno e viaggiare di notte diverremo dei gufi!" si lamentò Gaar.

Naar cercò a stento di trattenere una risata.

I due nani si girarono verso i compagni, convinti di aver udito un rumore, Amryn dormiva tranquillo, la schiena poggiata sulla roccia, le candide mani stringevano l'arco e la testa era china.

In quella posizione la sua chioma dorata cadeva sul petto.

Elehan, invece, era adagiata su un fianco e dormiva sogni tranquilli, a differenza di Alder che dava le spalle a tutti i compagni, rimanendo chino in un angolo buio, a volte le sue spalle erano scosse da singhiozzi.

Erdal dormiva con il i capelli sul volto, che si muovevano ad ogni respiro.

"Non si dispiacerà se prendiamo in prestito il suo bastone, giusto?" chiese Naar.

"No!" esclamò il fratello "non voglio altri guai. Chissà quel bastone che potere nasconde, potrebbe trasformarci in rospi, o farci diventare i più bei nani della terra, potrebbe distruggere tutto oppure creare qualcosa di enorme"

"Non urlare" lo ammonì Naar poggiano la mano sulla bocca del nano "non vorrai mica svegliarli?"

"Ho capito dove ci troviamo!" esclamò improvvisamente Erdal, alzandosi in piedi. Solo dopo molti anni i due nani riuscirono a comprendere quando lo stregone meditava e quando invece dormiva.

"Stiamo proseguendo sul confine, se continuiamo ad andare dritti incontreremo Southwall" continuò.

"Southwall è nella terra dei Mutati, saremo in piena terra nemica, anche se è una città abbandonata" rifletté Alder girando la testa.

Amryn sussultò, svegliandosi improvvisamente.

"Potremmo, però, aggirarlo, per raggiungere le terre di nessuno, sono completamente disabitate" suggerì Naar.

"I viaggiatori non sono ben accolti là, raddoppieremo il tempo del viaggio, ma nonostante ciò resta l'unica alternativa" disse Erdal "Dopo potremmo raggiungere il Naik, percorrerlo con delle barche e raggiungere in fretta la costa a Nord, per poi imbarcarci verso Elag e l'isola di Sindhra"

"Cosa sai dirmi sui Brenander" chiese Elehan ormai sveglia ripensando allo strano incontro che aveva fatto.

Certo, ne aveva sentito parlare, ma non si era mai interessata ai racconti su di loro.

"Oh!" sorrise Erdal "sono creature davvero graziose, e soprattutto possiedono una forza impressionante. A volte però sono davvero fastidiosi"

"Benander!" sbuffò Naar "Sono la brutta copia dei Nani"

Erdal lanciò un occhiataccia ai due fratelli, poi disse:

"Ma adesso spiegami il perché della tua domanda, cara Elehan"

"Questa mattina ho fatto un incontro" disse lei infrangendo la promessa fatta al Brenander.

"Quale assurdo avvenimento porta un folletto a vagare in queste terre?" esclamò Alder.

L'elfo aveva gli occhi lucidi, pareva aver pianto prima.

Era molto legato a Glorendil, e averlo perso così rappresentava un peso grave da sostenere per lui.

"Non sono buone notizie" disse Erdal "ti ha detto il suo nome?"

"Sì, si fa chiamare Bralou" rispose l'umana.

"Ho il presentimento che quel Brenander non sia qui per caso, ma è l'ultimo dei nostri problemi" concluse lo stregone.

L'unico membro della compagnia che si era addormentato ancora era Amryn, il suo viso angelico era rilassato, si era concesso un sonno che gli elfi provano raramente.

"Sveglia, principino" lo scosse Naar.

Amryn aprì gli occhi, facendo incontrare il suo guardo azzurro in quello castano del nano.

Fece uno scatto improvviso, atterrando la piccola creatura, per poi premere un piede sul petto di essa.

"Buongiorno anche a te" disse sarcasticamente Naar.

"Scusa" borbottò l'elfo "Pensavo fossi un pericolo"

All'improvviso si sentì un rumore di ferri. Di stivali sbattuti con forza sulla terra secca.

"Un esercito" sussurrò Amryn.

~~~~~~~

Glorendil aveva ripreso i sensi da poco, ma non la facoltà di muovere il suo corpo.

"Astuto" pensò "non me lo sarei mai aspettato da dei Mutati"

Un formicolio cominciò a salirgli dalla punta delle dita della mano sinistra.

Aprì, anche se con grande sforzo, le palpebre.

Dei Mutati parlavano intorno a lui.

"Che ne facciamo dell'elfo?" parlò uno seduto sul suo destriero.

Il formicolio avvertito da Glorendil non era altro che la bava dell'animale.

"Athurg, gli ordini del Padrone sono precisi, lo vuole vivo" sibilò il secondo.

Glorendil cercò con lo sguardo una lama, per liberarsi dalla corda che gli stringeva il collo.

Era completamente legato, i polsi, dietro la schiena, e le gambe, ma la corda che gli dava più dolore era quella al collo.

I due Mutati si allontanarono, lasciando solo il guerriero nella cella buia.

"Non ho mai visto queste stanze" sussurrò.

"Credi di essere solo?" disse una voce nell'oscurità.

Glorendil sobbalzò.

"Rivelati ai miei occhi"

Dal buio emerse una piccola creatura, i capelli erano mossi e bruni, gli occhi di un nero intenso, indossava una camicia gialla, con una salopette marrone. I piedi erano scalzi e sporchi.

"Piacere, Bralou"

Glorendil lo ignorò.

"È accogliente qui, non trovi? Ho organizzato il mio spazio in queste poche ore di prigionia. Osserva" continuò il Brenander "qui c'è un po' di paglia dove possiamo dormire"

"Possiamo?" domandò Glorendil.

"Si" rispose il Brenander avvicinandosi all'elfo, appoggiò la bocca all'orecchio a punta sussurrando "vieni con me che ti faccio vedere una cosa"

Il biondo alzò lo sguardo incuriosito.

"Ieri era il mio compleanno" disse bloccandosi "Nessuno mi ha dato un regalo e me lo sono fatto io"

Glorendil sussurrò, osservando quello che il folletto celava in mezzo alla paglia.

Una spada argentea affilatissima, con l'elsa decorata con pietre preziose.

Nonostante questa bellezza, la lama era intrisa di sangue.

"Chi hai ucciso?" domandò l'elfo.

"Un amico" rispose Bralou "Mi dava fastidio"

Dicendo questo il folletto si sedette sull'umido pavimento della cella, raccogliendo le ginocchia al petto.

Glorendil notò che non era legato, aveva sicuramente spezzato le corde con la lama.

"Ti propongo un accordo" disse.

Bralou si raddrizzò, pronto per ascoltare.

"Slegami e procurami un'arma e io ti farò uscire di qui" propose l'elfo.

"Ma io sono diretto nelle montagne, questa è l'unica via per accedere" disse il folletto.

"Però ti slegherò lo stesso" aggiunse dopo.

Glorendil sorrise.

"Ma se mi darai fastidio ti toccherà un altro destino" Bralou ricambiò il sorriso.

Poi scomparve improvvisamente.

Intorno all'elfo si udiva l'eco di una risata, poi la corda attorno al collo cadde. Fu seguita subito dopo dalle altre due corde.

"Grazie Bralou" disse mettendosi in piedi.

Glorendil si guardava attorno con le sopracciglia aggrottate.

"Mi sapresti dire dove siamo?" chiese.

"Naturalmente!" disse il folletto parandosi davanti a lui.

L'elfo biondo sollevò un sopracciglio, facendo cenno a Bralou di continuare.

Sul volto del Brenander si dipinse un ghigno.

"Solo se facciamo qualche gioco così non mi annoio" disse saltellando.

Glorendil sbuffò, non accorgendosi della mano paffutella che Bralou gli stava porgendo.

"Affare fatto?" insistette il Brenander.

"Ti avevo proposto un'accordo" gli ricordò Glorendil.

"Come pensi di uscire di giorno di qui?" disse al guerriero.

"Di giorno..." sussurrò tra sé Glorendil.

"Per quanto riguarda l'arma ti posso prestare questa" disse Bralou estraendo la piccola spada dalla paglia.

"Uscirò di qui il prima possibile" sussurrò.

In quel momento Athurg tornò con del cibo.

"Preparati, elfo" disse "a breve sarai torturato, ti restano poche ore di vita"

Sul volto di Glorendil si dipinse un ghigno, si alzò.

"A te pochi istanti" ribatté pugnalando il Mutato.

Le chiavi scivolarono dalla mano del mostro finendo ai piedi del biondo.

"Sto tornando" disse.

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