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VIII

I cavalli scattarono all'istante, alzando nubi di polvere.

Il rumore degli zoccoli era ritmato e veloce, ma troppo rumoroso.

All'ultimo si sentì un sibilare.

Una freccia.

Il tiro colpì il fianco di uno dei pony, che cadde.

Naar rotolò a terra.

Amryn urlò il suo nome.

L'altro pony affiancò il fratello, alzandosi sulle zampe posteriori. 

"Sali!" disse Gaar sul suo destriero porgendogli la mano.

Non potevano stare ancora fermi o quelle creature li avrebbero raggiunti.

Sentivano le urla sovraumane del combattimento alle loro spalle. 

Due Mutati guardarono nella loro direzione, passando la lingua lungo le labbra, già pronti a riassaggiare il sapore del sangue.

All'improvviso tutti i rumori scomparvero.

Il nano sul cavallo non udiva nessun suono, solo i battiti del suo cuore che aumentavano.

Le dita di Naar sfiorarono il fratello, ma fu troppo lento.

"Non possiamo fermarci" urlò Amryn, afferrò le redini del pony e tirò con se il nano. "Ti vuoi far uccidere?"

Quando all'improvviso una figura comparve tra la polvere.

"Glorendil" sussurrò Naar riverso a terra. 

Fu l'ultima cosa che vide.

I capelli biondi erano macchiati di sangue sulle punte, la spada ammaccata, questo lo rendeva maestoso, quasi inquietante.

L'elfo spronò il cavallo, tese una mano, sporgendosi pericolosamente dall'animale.

Le dita affusolate sfiorarono la stoffa dei vestiti di Naar, la mano si chiuse in un pugno, e il nano si ritrovò aggrappato alle braccia di quell'individuo.

"Andiamo, siamo in ritardo" disse Glorendil.

Quando raggiunsero gli altri, l'elfo più adulto scese con un salto da cavallo.

"Devo complimentarmi con te" disse ad Amryn.

"Cosa ho fatto per ottenere i tuoi complimenti?" rispose lui.

"Ho sentito come hai saputo tenere fermo Gaar, non è da tutti"

Glorendil rivolse il suo sguardo ai due nani, stretti in un abbraccio.

"Sarai un buon re, un giorno" disse Elehan intervenendo nel discorso.

"Quindi sei un principe" sussurrò l'elfo.

Amryn non rispose.

"Di chi sei figlio?" continuò l'altro.

"Alaain Meylord è mio padre"

"Spero solo che tu non abbia la sua stessa personalità" sorrise provocante Glorendil.

Amryn stava iniziando a provare un forte senso di disagio, mai aveva sentito altri parlare così del sovrano, tutti si erano sempre inchinati subito ai suoi piedi.

"Non sono come mio padre, il mio obbiettivo non è il trono, o il denaro" disse il principe.

Lui voleva essere un guerriero, voleva salvare il mondo dalle minacce continue.

"Non era nemmeno quello di tuo padre"

Il ghigno di Glorendil non accennava a scomparire.

"Cosa cerchi di dirmi?"

"Niente di particolare"

"Cosa sai su mio padre?" chiese Amryn.

Gli tremavano le mani, non riusciva a vedere bene l'ambiente circostante, i suoi occhi erano pieni di lacrime ma colmi di sicurezza.

"Dovrei essere io a fare le domande, o forse no?" rise l'altro elfo.

"Voglio sapere cosa sai di mio padre, dove trovi il coraggio di rivolgerti così a lui, tuo Re!" 

"Sei cieco, Amryn Meylord. Cieco a tutto quello che è stato da sempre davanti ai tuoi occhi. Cerchi sempre di guardare lontano, ma non hai mai guardato cosa accadeva accanto a te" disse Glorendil "Così impegnato a pensare in grande, chissà quante storie hai immaginato del mondo esterno. Voglio che tu sappia una cosa, però, il paesaggio è sempre più bello visto da lontano che vissuto sulla propria pelle" 

Amryn abbassò lo sguardo. 

"Per stanotte ci accampiamo qui" concluse l'elfo. 

La serata proseguì fredda e buia. Naar e Gaar avevano in mano due pezzetti di legno, intagliandoli con dei coltellini. Elehan si intrecciava un ciuffo di capelli, mentre Amryn era sdraiato sull'erba osservando il cielo stellato. 

"In guardia" urlò Glorendil all'improvviso.

L'elfo raccolse un bastone robusto da terra, poi lo passò ad Amryn.

"Fammi vedere se oltre ad essere un buon comandante sei anche un buon guerriero" disse.

"Non posso essere sia comandante sia guerriero, le leggi del mio popolo non lo permettono" ammise il giovane. 

"Ma il comandante deve essere per forza un guerriero" rispose l'altro accigliandosi "Altrimenti come fa a difendere sé stesso" 

"Il comandante è sempre il Re, e il Re non può essere un guerriero, questo lo disonora" 

"Allora dovrai scegliere" sorrise Glorendil. 

"Non c'è scelta, sarò Re" 

"Ma non è quello che desideri" 

"No" sospirò Amryn "Non è quello che desidero"

"Mostrami cosa sai fare" 

Il principe si sistemò nella posizione corretta, impugnando il bastone.

Uno scatto e tentò un affondo.

Era sicuro che l'elfo fosse in quel punto, ma un attimo dopo era scomparso.

Un colpo alla schiena lo fece cadere rovinosamente sul pavimento.

"Non eri abbastanza attento" disse Glorendil, poggiando il bastone sul collo di Amryn. "Sei morto"

Il principe si rialzò con l'affanno.

Fissò intensamente l'altro, poi con un movimento veloce tentò un altro colpo.

L'elfo scosse la testa, fermando il bastone con la mano.

"No, no, così non va bene." disse "Non restare fermo dopo aver fatto un affondo, il nemico non attende altro che un momento nel quale tu non ti muovi, per colpirti con più precisione"

Amryn alzò lo sguardo, afferrò il bastone e provò ancora a colpire l'elfo, ma questa volta con un movimento più rapido, seguito da uno scatto nella direzione opposta.

Ora si trovava alle spalle di Glorendil, puntò il bastone sul suo collo.

"Benissimo" sorrise questo "Davvero bene"

"Adesso, la tua abilità con la spada è irrilevante, dimostrami cosa sei capace di fare con quello" continuò l'elfo indicando l'arco del principe.

Amryn si abbassò raccogliendo l'arma, ma all'improvviso Glorendil si prese la testa tra le mani, divenne pallido con gli occhi puntati nel vuoto.

Cadde in ginocchio, poggiando la schiena su un albero.

"Rispondimi! Torna qui, ti prego!" disse Amryn scuotendo l'elfo dalle spalle.

"Sta avendo una visione" sussurrò Naar, uscendo dalle piante.

"Come fai a saperlo?" si insospettì il principe.

Un nano che parla di visioni.

Solo gli elfi le hanno.

"Ho passato una parte della mia vita a fianco della Dama" disse.

"Perché eri con gli elfi?"

"Non è il momento di parlarne" disse Naar. 

"Ho visto...ho visto il tuo...futuro" balbettò una voce.

Non pareva quella di Glorendil, eppure era la sua.

Tremante e spaventata, ma pur sempre la sua.

"C'eri tu Amryn, insieme ad altri. Una grande battaglia, fuoco ed urla.

Poi ho visto il suo viso.

Ho visto lui"

"Pensavo fosse stato sconfitto da tempo" sussurrò Elehan affiancando l'elfo.

"Tornerà, tornerà ancora più potente"

~~~~~~

"Cosa ti turba?" chiese Glorendil ad Elehan, rimanendo di spalle.

La sua voce profonda, eppure melodica, rimbombò nel silenzio della notte.

Si era proposto per stare di guardia, ma i sentimenti negativi della ragazza non gli permettevano di stare tranquillo.

"Nulla" rispose lei, era sdraiata sull'erba, con le mani dietro la testa, osservando le stelle.

"Non mentirmi"

Si udì un sospiro.

"Ho paura di non riuscire a salvare mio fratello" rispose lei "a volte sento ancora le sue urla. Avrei preferito essere da sola e non mettere in pericolo le loro vite" continuò guardando i suoi compagni uno ad uno.

Amryn riposava tranquillo, con la testa poggiata sulla spalla di Gaar, mentre Naar si trovava steso ai loro piedi.

"Per trovare le risposte alle tue domande ti conviene guardare nel futuro" suggerì l'elfo.

"Non penso di essere pronta a questo"

Guardare nel futuro. L'impresa che bramavano tutti, ma che pochi avevano affrontato.

"Nessuno è mai stato pronto" sospirò Glorendil.

"Sapere il mio futuro potrebbe condizionare le mie scelte per il resto della mia vita. Non voglio vivere nell'angoscia" la ragazza si sollevò "È già successo a qualcuno, vero?"

L'elfo tacque, immerso nei suoi pensieri.

"Successe, si" disse poi "Vide che avrebbe avuto un figlio destinato a morire. Era mio padre"

"Vivi temendo la tua morte" sussurrò Elehan.

"Io non temo la morte, mia cara amica, quel momento della mia vita è passato da tempo" disse lui.

"Come hai fatto a vincere sulla paura?" 

"Ho acceso una candela nel buio. Ho visto tutto dagli occhi degli umani, anche loro sanno di morire, non sanno quando, non sanno come, ma lo sanno. Eppure apprezzano la vita come pochi"

Elehan sorrise, guardando ancora la luna grande e bianca. 

"Ho tempo per prendere questa decisione" disse "Buonanotte, elfo"

Poi chiuse le palpebre e cadde in un sonno tranquillo.

"Glorendil, dove sei?" questa voce risuonò nella mente dell'elfo.

"Elna" sussurrò lui.

Uno scalpitio di zoccoli arrivò alle sue orecchie.

In lontananza c'era una figura.

Una donna, anzi, un'elfa di una bellezza mai vista.

I lunghi capelli neri al vento, in contrasto con la pelle chiara e gli occhi di un azzurro profondo.

Le guance erano piene, ricordando quelle di un bambino, mentre lo sguardo pareva quello di un adulto.

Cavalcava un destriero bianco, possente ed alto, in modo che la sua lunga veste lucente non toccasse terra.

"Non è sola" sussurrò Glorendil.

"Alder!" sorrise.

Il giovane elfo a cavallo sollevò una mano per saluto.

"Sveglia gli altri, dovete scappare" disse Elna, arrivata da loro.

Glorendil si girò e fece alzare i compagni.

"Chi sono loro?" sussurrò Amryn all'orecchio di Gaar.

Il nano sbuffò.

"Salite sui vostri cavalli" disse l'elfa.

Elehan continuava a fissarla da prima, aveva un carattere autoritario, un carattere forte e tempestoso.

Lei desiderava essere così.

La ragazza sorrise, poi montò sul possente destriero, alle spalle di Elna.

Gaar e Naar cavalcarono l'unico pony rimasto, mentre Amryn si dirigeva verso il cavallo montato in precedenza.

"Quando me lo dirai?" sussurrò Glorendil all'orecchio dell'elfo.

Alder sorrise, sentiva le braccia del biondo aggrapparsi a lui.

"Non devo dirti nulla"

"Se continui a fare il finto tonto giuro che ti prendo e ti getto tra le fiamme" disse Glorendil.

L'elfo bruno accennò una risata, poi tese la mano all'altro, facendolo montare sul suo cavallo.

"Qual'è il pericolo?" chiese Amryn all'elfa.

"Un'armata di Mutati, hanno eletto un nuovo capo" rispose lei con una smorfia.

"Non siete voi ad averli attirati qui." aggiunse Alder "Se avessero voluto uccidervi l'avrebbero già fatto"

"Esiste una moneta..." iniziò Elehan, ma Glorendil la interruppe.

"Sanno già del vostro scopo" disse "E non sarete sorpresi di sapere che, come avete ben capito, quell'armata si dirige esattamente dove siete diretti voi"

Non cavalcarono molto, e dopo un po' di tempo i loro occhi iniziarono a percepire degli edifici all'orizzonte.

I palazzi di Esamont parevano una scacchiera con delle pedine.

C'erano due grandi palazzi che si fronteggiavano, quello del Re dei Nani e quello dell'Ambasciatore degli Elfi, riconducibili alle pedine dei Re.

Ai lati della città, si ergevano quattro torri che parevano possenti, ma che si potevano eliminare con qualche semplice mossa.

Infine, tutto lo spazio rimasto vuoto, era occupato da case di piccole dimensioni, sicuramente appartenenti ai nani e simili agli alfieri sul campo di gioco.

Ecco un uomo comparire di corsa.

"Elna! Ti ho cercata dappertutto!" esclamò.

Portava una lunga veste blu, con ricami d'argento, mentre i corti capelli neri, simili a quelli dell'elfa, venivano scombussolati dal vento.

"Padre...ho voluto seguire Alder" sussurrò lei.

"Per colpa tua abbiamo passato un'intera notte nel bosco" disse Syrma, seguito da Hadyr.

I gemelli vestivano con grandi abiti lunghi, color porpora, mentre i soffici capelli neri erano raccolti sulla sommità del capo.

Con gli occhi scuri e profondi scrutarono la figura della sorella, accennando ad un sorriso.

Elna rise.

L'elfo più adulto osservò la piccola compagnia, poi parlò:

"È mio dovere sapere cosa vi spinge a cercare quella moneta" disse "Ma non voglio disturbarvi dopo questo lungo viaggio, quindi vi concedo riposo, con il permesso della Dama"

"Permetto loro qualsiasi cosa desiderino, a condizione che ci raccontino ogni minimo particolare" rispose Elna.

Naar e Gaar la osservarono con occhi stupiti.

"Sei la Dama di Esamont?" chiesero increduli.

"Si, sono io, ma i vostri occhi sono ciechi al mio splendore, solo uno tra voi l'aveva già avvertito"

Elna rivolse il suo sguardo ad Amryn, sorridendogli.

"Entrate" gli accolse Syrma "Siete i benvenuti qui"

I compagni seguirono la famiglia dentro le mura della città, ma mentre stavano per varcare la soglia del palazzo reale Glorendil si fermò.

"Tu vieni con me" sussurrò ad Alder.

Raggiunsero una piccola casa, probabilmente appartenente a qualche nano e si nascosero dietro le mura di questa.

"Dimmelo" disse il biondo sorridendo.

Aveva le braccia incrociate sul petto e le gambe divaricate, in quella posizione pareva un grande guerriero.

Alder, invece, si trovava sotto l'ombra dell'amico.

"Non so di cosa tu stia parlando" alzò le mani, cercando di trattenere una risata.

"Te lo ripeto, dimmelo" disse Glorendil sorridendo e avvolgendo un braccio attorno al collo dell'altro.

"Così non respiro" gemette il bruno.

"Dimmelo"

Alder alzò gli occhi al cielo.

C'era una grande amicizia tra lui e l'altro elfo, ma quando aveva questo comportamento quasi non lo sopportava.

"Oh! Va bene!" esclamò.

"Due parole" sorrise Glorendil.

"Ti ringrazio, idiota"

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