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25) La vigilia di Natale

Era stato così surreale tutto quello che avevo vissuto fino ad allora che sembrava quasi di essere stati catapultati in un mondo parallelo fatto di strani casi e situazioni. La mattina del 24 Dicembre, scesi dal letto con una felicità spropositata e mi diressi verso la sala da pranzo per accendere le luci poste a casaccio sul gigantesco albero di Natale che David aveva scelto, non curandosi delle mie raccomandazioni di moderazione. Tutti dormivano ancora, dato l'orario prestissimo e io preparavo già la mia tisana alla cannella con del crumble alla vaniglia, mi sedetti sulla poltrona e guardai la neve candida scendere a fiocchi rigirando tutti i secondi vissuti in quella casa fino alla vigilia di Natale. Finalmente tutto era finito, i casi, le vittime, gli omicidi e il criminale firmato erano stati cancellati dal mondo e la soddisfazione che provavo era forte nel sapere che le mie azioni, seppur per la maggior parte delle volte pericolose, erano state cruciali, nello scoprire chi fosse J.C. Rimasero tutti sconfortati nello scoprire chi c'era dietro il velo celato e soprattutto la zia Lucrezia che non si capacitava di come non si fosse mai accorta di nulla, glielo vidi in faccia l'amaro dispiacere della delusione di aver riposto per tanti anni la fiducia in Jack Chapman, il quale abilmente si era saputo destreggiare agli occhi degli altri come un semplice cittadino di Bibury. Dopo una settimana dal suo arresto, tutti ci avevamo messo una pietra sopra e per le strade del villaggio si rivedeva quella spensierata allegria della gente che passeggiava. Per quella sera della vigilia di Natale avevamo organizzato una grande cena insieme, nella grande prateria del palazzo di giustizia che era stato riempito di decorazioni natalizie e luci soffuse per rendere quell'ambiente ancora più magico di quanto già non lo fosse, avremmo festeggiato sotto il cielo stellato della notte di Natale ed ero felice come non mai, perché tutto era andato per la meglio.
" Chi è?"- dissi ridendo mentre qualcuno mi copriva gli occhi con entrambi le mani, bloccando la mia fantasia, che immaginava stupide scene natalizie da film per quella vigilia di Natale.
" Detective Page, mi meraviglia, lei dovrebbe sapere chi sono"- disse Dylan prendendomi spiritosamente in giro e posandomi qualcosa sulle gambe, dove avevo poggiato prima il crumble. Notai i suoi occhi che sembravano guardarmi estremamente felici per quel regalo a sorpresa. Aprii la scatola blu e rettangolare che per le dimensioni doveva custodire qualcosa di importante grandezza e pregio. Mi alzai in piedi per scoprire il foglio poggiato su di esso, all'interno un lungo vestito rosso di raso, con una profonda scollatura sulla schiena accompagnava un magnifico collier che luccicava come lanterne.
"È bellissimo! Ma per cos'è?"- chiesi a Dylan, aspettando curiosamente una risposta.
"...tu indossalo per la festa di stasera..."- mi disse Dylan togliendomi la scatola dalle mani e rinchiudendomi in un premuroso e gentile abbraccio, affondando il suo volto congelato dal freddo nella mia spalla appena coperta dal pigiama e lasciandomi un leggero bacio sul collo. Dopodiché prese le chiavi della Rolls Royce gialla e se ne andò senza dirmi neanche una parola. Mi risedetti sulla poltrona, lasciandomi andare completamente nella morbida pelle marrone di quest'ultima, con uno sciocco sorriso sulle labbra pensando a come eravamo e a come eravamo diventati. Quel pomeriggio dovetti comprare regali per tutti, tra cui anche la mia famiglia a Wellington che il giorno dopo, a Natale, sarebbero venuti a Bibury come fosse stata una sorta di vacanza natalizia per loro. Ripensando alla me americana di qualche mese fa, a quella ragazza che non voleva andarsene dalla zia in Inghilterra, a quella ragazza a cui piaceva stare nel guscio di casa in America, a quella ragazza che credeva i suoi sogni irrealizzabili, ora come allora le avrei detto che il mondo la stava aspettando così com'era e l'avrei rassicurata, dicendole che non esiste qualcosa di impossibile ma solo di difficile. Per le strade del centro cittadino sembrava essersi scatenato il putiferio, tra negozi stracolmi di file e taxi che veloci sfrecciavano a suon di clacson, era un vero delirio. Riuscii a comprare i regali per tutti, guardai l'orologio e mi accorsi che era irrimediabilmente tardi, presi un taxi e mi affrettai a rientrare. Nell'aprire la porta di casa, riuscì a sfuggire al trambusto della servitù che litigava per la preparazione delle ultime pietanze. Mi precipitai di corsa al piano di sopra, indossai al volo il vestito di Dylan e mi raccolsi i capelli mossi in un'acconciatura alta, lasciando delle ciocche di capelli castani a contornarmi il viso.
" Page sei pronta?"- disse Jessica bussando alla porta di camera mia. Non esitò ad entrare vedendo la maniglia socchiusa e io nel mentre le proposi di chiuderla.
" Come in una favola"- disse guardando il mio riflesso allo specchio e quasi mi commuovevo ad avere con me la mia migliore amica in un momento così felice come quello.
"Tu sei uno splendore...andiamo è tardissimo"- dissi prendendo Jessica per un braccio e mettendo gli ultimi accessori mentre scendevo in quattro e quattro otto le scale.
Prendemmo tutti i regali e le chiavi dell'auto decappottabile, guidai fino alla prateria di palazzo di giustizia con una velocità più alta del dovuto ma necessaria se volevamo arrivare in tempo per il discorso di Natale del sindaco. Entrammo dai cancelli principali e Jessica lasciò andare la sua presa su di me appena vide David che si dilettava con un gruppo di signore vestite fin troppo di lusso. Dylan da lontano sembrava essere terribilmente interessato da un discorso sulla politica estera e dovetti fissarlo insistentemente per quasi cinque minuti per farlo accorgere che in realtà ero a pochi passi da lui. Incontrò fortuitamente il mio sguardo e giurai di vederlo quasi imbarazzato per come guardo il pavimento e sorrise. Si diresse verso di me, accelerando il passo con un animo impaziente, nonostante fossimo a pochi passi l'uno dall'altro. Prima che potesse iniziare il ballo di Natale si passò ai ringraziamenti di tutto il pubblico ufficiale di Bibury, tra cui anche gli agenti e lo sceriffo con i quali avevamo collaborato.
" Quest'anno non è stato come tutti gli altri, la vita a volte ci mette di fronte ad ostacoli che sono fatti apposta per essere superati, per forgiare le nostre tempre e renderle più forti. Con l'impegno siamo riusciti a scrivere un lieto fine ma questo anche grazie alla mano di una giovane donna che con il suo intuito geniale ha saputo dimostrarsi una buona cittadina, Page Wellington, lei si è guadagnata questo titolo di custode della sicurezza e primo detective di Bibury"- disse lo sceriffo, mentre io, incredula ascoltavo il suo discorso e incoraggiata dagli altri mi accinsi a raggiungerlo per ritirare il distintivo che mi sistemarono sul lato destro del mio petto. Tutti si congratularono con me ed io ancora non riuscivo a credere di aver conquistato il distintivo di primo agente. Ritornai dov'ero prima con Dylan e ad aspettarmi c'erano anche David e Jessica che stavano lì a dedicarmi applausi e lanciare urli di euforia. Dopo qualche minuto Dylan mi prese la mano e mi invitò a ballare quel lento al centro della sala con lui.
" Page Wellington...guarda cosa mi fai fare...mi hai fatto diventare uno stupido ragazzo innamorato che fa stupide soprese romantiche..."- disse Dylan sussurrandomi all'orecchio quelle parole piene di significato, mentre faceva scivolare la sua mano fredda lungo la mia schiena scoperta. Non capii cosa stesse succedendo fino a quando non mi portò fuori in giardino e disse di guardare in alto. Cascate interminabili di fuochi d'artificio incominciarono a scendere come stelle cadenti dal cielo e fu bellissimo come le fontane di luci creavano un'atmosfera magica e speciale, scoprendo una frase nascosta dal buio sul prato che sembrava dire: Mi mancheresti anche se non ci fossimo conosciuti. Non riuscii a fare altro se non farmi scendere delle lacrime a bagnarmi il viso mentre poggiavo la mia testa sulla sua spalla e lui mi strinse a sé come se davvero gli fossi mancata da tutta la vita. In quell'istante capii una cosa speciale, una cosa a cui qualche mese fa non avrei creduto, una cosa alla quale non avrei più potuto rinunciare. Ed era che io e Dylan, insieme, eravamo come l'alba e il tramonto, non potevano esistere l'uno senza l'altro.

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