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𝑳𝒂 𝑭𝒖𝒈𝒂

Shoshanna e Zeke correvano lungo la galleria buia, inseguiti dal rimbombo dei loro stessi passi. Zeke avanzava con movimenti rapidi e decisi, Shoshanna, invece, arrancava, il respiro corto e affannoso. Le gambe le bruciavano per lo sforzo, i muscoli tesi come corde pronte a spezzarsi. Ogni passo era una lotta contro la stanchezza che le appesantiva il corpo, contro il dolore che pulsava in ogni fibra. Ma fermarsi non era un'opzione. Doveva andare avanti. Non importava quanto il fiato le si spezzasse nel petto o quanto i muscoli bruciassero.

La galleria, fredda e angusta, curvava verso destra, e l'eco dei loro passi svanì sotto un frastuono sempre più intenso. Spari lontani. Urla soffocate. I rantoli sinistri dei Violanti. Suoni che rimbalzavano sulle pareti rocciose, amplificati dall'oscurità, avvolgendoli in un boato disorientante. La sensazione di claustrofobia si fece opprimente, il respiro di Shoshanna divenne ancora più corto. Il tanfo acre della polvere da sparo e il sentore metallico del sangue impregnava l'aria, graffiandole la gola a ogni boccata d'ossigeno.

Poi, all'improvviso, una luce.

In fondo alla galleria, un bagliore tremolante si insinuava tra le ombre. All'inizio era solo un debole scintillio nel buio, quasi un miraggio. Ma passo dopo passo si fece più intenso, illuminando fugacemente i contorni frastagliati delle pareti. Le ombre si contorcevano, deformandosi in sagome inquietanti, come se qualcosa di oscuro si agitasse nell'ombra. Shoshanna sentì il cuore batterle nel petto, ogni battito un colpo sordo contro le costole. L'intersezione era vicina.

Si scambiò un'occhiata rapida con Zeke. Un tacito accordo. Nessuna esitazione. Poi, con un ultimo scatto disperato, si lanciarono avanti. Gli ultimi metri furono una corsa cieca attraverso la polvere e l'odore ferroso del sangue, i loro corpi tesi dallo sforzo, dalla paura, dall'adrenalina.

E poi, d'un tratto, si fermarono di colpo.

Oltre l'angolo alla loro destra, la battaglia infuriava. I proiettili fendevano l'aria come saette impazzite, lasciando scie incandescenti nel buio. I corpi pallidi dei violanti cadevano in rapida successione, alcuni ancora contorcendosi in spasmi convulsi prima di esalare l'ultimo respiro. Il pavimento era cosparso di sangue scuro e membra straziate. Il tanfo della carne bruciata e della polvere da sparo impregnava l'aria, quasi soffocante.

Zeke, al suo fianco, strinse la presa sul fucile e sussurrò: "Tieniti pronta!"

Shoshanna non rispose, ma annuì con determinazione. Sentì l'adrenalina scorrere nelle vene mentre le dita si serravano attorno al grilletto.

Un movimento improvviso attirò la sua attenzione. Un Violante li aveva notati. I suoi occhi vitrei brillarono di una luce innaturale mentre, lanciando un grido gutturale, si scagliava verso di loro con una velocità inumana.

Zeke non esitò. Il colpo del suo fucile di precisione risuonò forte nella galleria. Il proiettile colpì il cranio del Violante, facendolo esplodere in una pioggia di materia cerebrale e frammenti ossei. Il corpo privo di vita si accasciò con un tonfo sordo, lasciando una scia di sangue scuro sulla roccia.

Shoshanna si mise a sua volta in azione. Sollevò l'arma e premette il grilletto.

Il primo colpo perforò la spalla di un Violante, facendolo vacillare. Il secondo colpo gli sfondò il petto, e il mostro crollò al suolo, gorgogliando debolmente. Il terzo e il quarto colpo andarono a segno su altri due nemici che avanzavano barcollanti, abbattendoli con precisione letale.

Ma per ogni Violante che cadeva, altri prendevano il suo posto. Le loro urla gutturali riempivano l'aria, le loro movenze frenetiche li rendevano imprevedibili.

All'improvviso, una figura emerse oltre l'angolo, e la sua luce li investì in pieno.

"Siete voi!" La voce era trafelata, ma carica di sollievo. Louis era lì. Il suo volto era segnato dalla fatica e da schizzi di sangue nemico, ma quando li vide, un sorriso apparve, seppur fugace. Si appoggiò per un istante al muro, il petto che si sollevava e abbassava freneticamente. "Bello... vedervi..." ansimò, con una risata spezzata.

Non fece in tempo a dire altro. Si voltò di scatto e aprì il fuoco con il fucile d'assalto, scaricando una raffica letale. I proiettili squarciarono il buio, centrando i Violanti che avanzavano in massa. Il caricatore si svuotò in un istante. Louis lo espulse con un movimento rapido e lo sostituì con uno nuovo in una frazione di secondo, le mani ormai mosse dall'istinto e dall'esperienza.

Zeke non perse tempo e si inginocchiò accanto a lui, fornendogli copertura.

I violanti erano più numerosi di quanto si aspettassero. Ombre distorte si muovevano con una frenesia innaturale, arti scheletrici si protendevano nel buio, e gli occhi vacui brillavano come fiamme spettrali.

Ma il loro gruppo resisteva con tenacia.

Il Tenente Krasser era un turbine di distruzione. Brandiva la sua lama con precisione mortale, fendendo i Violanti che gli si lanciavano addosso. Ogni colpo era calcolato, ogni movimento letale. Uno dei mostri per poco gli sfiorò il viso, facendolo vacillare, ma Krasser non si lasciò sopraffare. Fece un passo indietro, evitò un altro attacco e con un movimento fluido trafisse il nemico in testa, spingendo la lama fino all'elsa prima di estrarla con uno strappo secco.

Poco distante, i due mercenari combattevano con una sincronia quasi perfetta. Le loro armi vomitavano piombo, abbattendo con precisione chirurgica i Violanti. Uno di loro, balzò verso il mercenario sulla destra, Rustin, ma prima che potesse affondare gli artigli, un proiettile lo centrò in fronte, facendolo crollare all'istante.

Il Capitano Danko combatteva con una ferocia implacabile. Con il fucile d'assalto in mano, sparava senza esitazione, colpendo bersagli multipli con la precisione di un cecchino. I suoi movimenti erano fluidi e controllati, lo sguardo gelido e determinato.

Quando si accorse di Zeke e Shoshanna, si prese un istante per osservarli. I suoi occhi freddi valutarono la situazione, poi annuì con decisione. Sollevò una mano e indicò la direzione con un gesto fermo. "Andate avanti, non possiamo fermarci!" La sua voce era un comando, un ordine che non ammetteva esitazioni.

Shoshanna scambiò un'ultima occhiata con Zeke. Non c'era tempo da perdere.

Con un respiro profondo, strinse l'arma e si preparò ad avanzare. Gli uomini si mossero rapidamente, avanzando con decisione. Danko chiudeva la fila, il viso impassibile mentre con un movimento rapido e preciso estrasse una granata assordante e la lanciò con forza nell'oscurità della galleria.

L'ordigno rimbalzò due volte sul pavimento roccioso prima di fermarsi. Un battito di cuore più tardi, esplose.

Un bagliore accecante squarciò l'oscurità, illuminando per un istante la scena in tutta la sua spaventosa crudezza. L'esplosione rivelò una massa in movimento: decine di Violanti, le fauci spalancate in un ringhio muto, gli occhi iniettati di sangue viola che brillavano come tizzoni ardenti nel buio. Le loro bocche grondavano bava nera, i loro arti scheletrici si muovevano in modo scomposto, ma la loro direzione era chiara: stavano correndo a tutta velocità verso di loro, come belve affamate all'inseguimento della preda.

Poi arrivò il suono.

Un boato assordante esplose dalla granata, rimbalzando sulle pareti della galleria con un'eco devastante. L'onda d'urto travolse i Violanti, li scosse nel profondo, i loro corpi tremarono. Alcuni crollarono a terra in preda a spasmi incontrollabili, gli arti che si contorcevano in maniera innaturale, battendo convulsamente sul pavimento. Altri inciamparono l'uno sull'altro, rotolando come marionette senza fili, mentre un gruppo più vicino si fermò bruscamente, stringendosi il cranio con le loro mani scheletriche e lanciando urla stridule che perforarono l'aria.

"Forza! Via di qui!" tuonò Danko, il tono della sua voce era un comando che non ammetteva esitazioni.

Zeke fu il primo a rialzarsi. Il boato gli ronzava ancora nelle orecchie, ma il suo corpo si muoveva d'istinto. Lanciò un'occhiata veloce a Louis. I due si scambiarono un rapido cenno, un'intesa silenziosa che racchiudeva tutto quello che non c'era tempo di dire. Poi Zeke si voltò e iniziò a correre.

Shoshanna lo vide andare, il suo corpo si stagliava per un attimo contro la luce morente dell'esplosione prima di scomparire nel buio. Il suo istinto le diceva di seguirlo, di muoversi, ma i suoi muscoli protestavano, ancora rigidi per lo sforzo.

Zeke si accorse che lei era rimasta indietro. Si girò di scatto e la vide ferma, con il fiato corto. Il suo sguardo incrociò il suo, e in un solo istante comprese. Con un gesto rapido del braccio, la esortò a muoversi.

Shoshanna fece un passo, poi un altro. Attese che Danko la raggiungesse. Lui si avvicinò con passi rapidi, senza rallentare. Quando le fu accanto, le posò una mano ferma sulla schiena, dandole una leggera spinta in avanti.

"Felice di rivederti, Shoshanna," disse con un sorriso appena accennato, la voce bassa ma ferma.

Lei annuì senza fiato, ricambiando con un cenno silenzioso. Non c'era tempo per le parole. Raccolse le forze e si mise a correre accanto a lui, o almeno i provava. Ogni passo le sembrava un macigno, le gambe bruciavano, ogni fibra del suo corpo gridava di fermarsi, ma lei strinse i denti e andò avanti.

Dietro di loro, il caos si stava già ricomponendo.

Le ombre nell'oscurità si agitavano. Alcuni Violanti si stavano già rialzando, le loro figure contorte si sollevavano dal suolo con movimenti sussultanti. Le urla di dolore stavano lasciando il posto a un nuovo ringhio, più furioso di prima.

Il gruppo continuava a correre, ma nessuno abbassava la guardia. Ogni pochi passi qualcuno si voltava, scrutando il buio per capire se il nemico fosse abbastanza vicino da rappresentare una minaccia immediata.

Per il momento, erano ancora immersi nell'oscurità, lontani. Ma non lo sarebbero stati per molto.

Danko diede un'occhiata veloce a Shoshanna, poi tornò a controllare la retroguardia. "Stai bene?" le chiese senza smettere di correre.

Shoshanna annuì, anche se il dolore stava iniziando a riaffiorare con ogni falcata. Sentiva i muscoli della gamba tendersi e contrarsi, un dolore sordo che pulsava nel suo corpo come un avvertimento. "Posso farcela... per un po'," rispose tra un respiro affannoso e l'altro. "Prima che i miei muscoli si induriscano di nuovo."

Danko non disse nulla, ma la guardò con rispetto prima di tornare a scrutare il buio alle loro spalle.

I Violanti non erano lontani. Il suono dei loro rantolii e delle loro grida s'era ormai fatto più nitido, penetrando l'aria come un'eco che cresceva di istante in istante. Il rumore assordante della granata stava lentamente svanendo, e l'aria tornava a farsi pesante, ma poi Shoshanna udì qualcosa che la fece gelare: un grido diverso, più profondo, distorto, qualcosa di viscerale che la turbò in modo inquietante. Era un suono che conosceva troppo bene, uno che non avrebbe mai voluto sentire di nuovo. Scambiò uno sguardo con Danko, lui la guardò intensamente, il viso teso e serio, prima di annuire con fermezza. "I due Purpurei che ci inseguivano," disse, senza rallentare il passo.

Il cuore di Shoshanna balzò nel petto, il terrore la colpì come un pugno allo stomaco, e il suo corpo reagì con una forza che neanche lei riusciva a comprendere. Si lanciò in avanti, correndo più velocemente, spinta dall'urgenza di sfuggire a quella minaccia che si faceva sempre più vicina. La luce all'orizzonte, un punto di salvezza in quella buia galleria, diventava sempre più vicina, un piccolo faro che prometteva la fine di quella corsa frenetica.

"Anton, Krasser! Disponete gli esplosivi all'uscita! Faremo crollare il passaggio non appena siamo fuori!" ordinò il Capitano.

I due uomini, che correvano più avanti, annuirono senza perdere tempo, le loro sagome che si allontanavano velocemente.

Il rumore degli infetti si faceva più forte, sempre più vicino. Poi, senza preavviso, Shoshanna si voltò. La luce tremolante della torcia illuminava l'orrore che si stava avvicinando. Con il chiarore che veniva dalla fessura all'uscita, vide gli infetti: le loro sagome distorte si muovevano come bestie feroci, un caos di movimenti disarticolati e grotteschi. I Purpurei in testa al gruppo avanzavano con passo rapido e implacabile, i loro volti deformati da un sorriso orribile, innaturale, come se l'inseguimento fosse un gioco crudele di cui assaporavano ogni istante. Gli occhi brillavano di un bagliore febbricitante, assetati di violenza.

Shoshanna sentì un brivido gelido percorrerle la schiena. Il terrore le serrava la gola, il battito martellante del cuore le rimbombava nelle orecchie.

Poi, improvvisamente, nel caos dell'inseguimento, i suoi occhi si scontrarono con quelli di uno di loro. Nell'oscurità, Shoshanna vide chiaramente il movimento innaturale della gola della creatura, come se qualcosa ribollisse dentro di essa, pronto a emergere. La pelle tremava, contratta da spasmi sottili, e poi—con un gesto sinistro e deliberato—la bocca si spalancò.

Un urlo gutturale risuonò nell'aria, facendo vibrare la galleria.

Shoshanna non ebbe nemmeno il tempo di urlare: "Oh no!" prima di voltarsi e correre con tutte le sue forze.

Danko, sentendo l'urgenza nella sua voce, si girò per un attimo e borbottò un'imprecazione, ma non si fermò. In un attimo, posò una mano sulla schiena di Shoshanna, una mano forte e rassicurante, aiutandola a mantenere il passo, a correre più veloce. Il suo respiro affannoso si mescolava al rumore dei passi frenetici, e tutto ciò che potevano fare era sperare di arrivare all'uscita prima che fosse troppo tardi.

Shoshanna si voltò, il cuore che le batteva forte nel petto, e ciò che vide la paralizzò. I due Purpurei stavano emettendo una sostanza densa e scura, che si alzava nell'aria come una nebbia spessa e inquietante. Sembrava fluttuare, come se avesse una propria volontà, contaminando l'ambiente circostante con un'ombra tangibile. Il fluido non si limitava a ricadere, ma sembrava espandersi in ogni direzione. Il fluido cominciò a ricadere pesantemente sui Violanti vicini, che iniziarono a rallentare e a contorcersi in modo innaturale.

Shoshanna e gli altri stavano quasi per lasciare la galleria, ma lei si fermò, paralizzata dallo spettacolo che stava accadendo. Doveva scappare, eppure non riusciva a distogliere lo sguardo. Danko, notando la sua reazione, rallentò e la spinse delicatamente, ma poi anche lui si fermò, colpito da ciò che vedeva.

I corpi infetti si mescolavano in un groviglio di membra e filamenti di una tinta violacea. I suoni che ne scaturivano erano inquietanti e disturbanti. I corpi dei Violanti cominciarono a mescolarsi, le loro membra si intrecciavano in un groviglio confuso, come se le loro identità stessero lentamente svanendo. I filamenti di carne, ora avvolti da una sfumatura violacea, formavano una massa informe che cresceva con una propria, inquietante logica.

I suoni che provenivano da quella massa erano distorti e inquietanti. Non erano più lamenti umani, ma qualcosa di più profondo, una sorta di rumore che sembrava provenire da una fonte primordiale, dalla stessa terra che li aveva generati. In mezzo a quel caos, un purpureo sparì completamente, inghiottito dalla massa di corpi e carne, mentre dell'altro rimase visibile solo la testa, con la bocca spalancata e i muscoli tesi in un'espressione di tormento. La confusa massa iniziò a riorganizzarsi, allungandosi e assottigliandosi, come se prendesse una forma viva.

Shoshanna fece un passo indietro, sorpresa e disgustata, mentre dal tumulto emergeva una figura che le era familiare: un insetto che aveva visto più volte oltre le mura, un millepiedi. Ma questa volta era diverso, molto più grande, con articolazioni che somigliavano a braccia e gambe, i corpi dei Violanti e dei Purpurei che si mescolavano per formare una creatura gigantesca e deformata.

Improvvisamente, un suono stridente e inquietante squarciò il silenzio della galleria. Il mostro era ormai completato, una bestia orribile e gigantesca, un millepiedi formato da corpi infetti che strisciavano insieme in una massa informe di carne e ossa marce. Ogni segmento del suo corpo si muoveva con orribile sincronia, le mani deformi e ricoperte di piaghe si conficcavano nelle pareti della galleria, cercando di guadagnare terreno. Con un brontolio di lembi di carne penzolanti e una serie di fischi gutturali, il mostro iniziò a salire, strisciando verso il soffitto con una velocità inaspettata.

Shoshanna trasalì e ricominciò a correre, con Danko che la seguiva. I suoi occhi si spostavano velocemente, calcolando ogni movimento, ogni angolo.

La luce della fine del tunnel era ora più vicina. I compagni di fuga erano già giunti al limite della galleria, dove un enorme buco, frutto di un crollo improvviso, apriva un varco verso l'esterno. La roccia spezzata, i massi enormi e i ciottoli sparsi formavano una sorta di scala naturale che saliva verso la superficie. Louis e Zeke erano già a metà strada, aggrappati ai massi con una determinazione feroce. Zeke si voltò, scorgendo Shoshanna che correva con Danko al suo fianco, e allungò la mano verso di lei, un gesto rapido ma deciso.

"Aggrappati!" le gridò Zeke, mentre la sua mano si allungava verso di lei.

Shoshanna si avvicinò al cumulo di macerie, il terreno sconnesso che scricchiolava sotto i suoi piedi. Senza pensarci, si arrampicò, le mani che cercavano appigli tra le rocce e i detriti, e raggiunse rapidamente la mano tesa di Zeke. Lui la afferrò saldamente e, con una forza sorprendente, la issò su di sé, sollevandola sopra il bordo del buco.

Una volta in superficie, Shoshanna sentì il contrasto immediato dell'aria fresca sulla pelle, una sensazione quasi estranea dopo tanto tempo trascorso nel buio della galleria. Il cielo sopra di loro era ampio e grigio, un cielo che sembrava stranamente sereno rispetto al caos che li aveva accompagnati fin lì. Un senso di sollievo la travolse, ma durò poco. Si voltò rapidamente e vide Krasser, con i due mercenari, che sistemavano le ultime cariche, posizionandole con una precisione inquietante.

Shoshanna allungò lo sguardo, notando che gli esplosivi non erano solo al limite in cima alla scala di maceria, ma anche ai lati, nascosti tra i massi. I cavi che si intravedevano accostati alle pareti della galleria sembravano percorrere un tragitto nascosto, come se l'intero passaggio fosse stato predisposto per esplodere in qualsiasi momento.

Danko, non appena risalì, esortò a gran voce: "Muovetevi, subito!" Non c'era tempo da perdere. Tutti obbedirono senza esitazioni, i loro passi frenetici echeggiavano nella galleria. Ogni tanto, Shoshanna sentiva il terribile urlo della bestia, stridente e disumano, che rimbombava nel tunnel. Il suono si avvicinava inesorabile, come se il mostro stesse guadagnando terreno ad ogni battito del suo cuore. Si voltò brevemente, il panico a un passo, ma forzò se stessa a guardare avanti.

Poi, la voce di Danko risuonò di nuovo, impetuosa: "Innescate!"

L'ordine fu netto, come una sentenza. Krasser e Anton, in fondo al gruppo, non esitarono nemmeno per un attimo. Afferrarono i telecomandi tattici, i loro movimenti rapidi e coordinati, e premettero il tasto che avrebbe dato il via alla detonazione.

Ci fu un'assordante esplosione. Un'onda di vibrazioni percorse la terra, facendo tremare il suolo sotto i piedi, e i massi, le rocce, tutto ciò che era stato instabile, cadde in un rogo di detriti. Un lampo accecante di luce gialla e arancione esplose dal terreno, inghiottendo la galleria in un abbraccio di massi e polvere. La detonazione sollevò una nuvola spessa e densa di polvere e macerie, che invase ogni angolo, rendendo difficile respirare, difficile vedere. Shoshanna si coprì istintivamente gli occhi con un braccio, ma anche dietro la protezione delle sue mani, la luce bruciava la retina come una ferita.

Poi, l'esplosione iniziò a morire, il suono si confondeva con i lontani, strazianti lamenti della bestia che si spensero rapidamente, inghiottite dal fragore del crollo.

Quando finalmente la nube di polvere cominciò a diradarsi, lentamente, come se anche il cielo stesso avesse bisogno di un attimo per riprendersi, ciò che rimaneva della galleria era irriconoscibile. Il terreno intorno all'uscita era crollato in altri punti, una voragine che sembrava inghiottire tutto ciò che restava. La via di fuga, quella che tanto avevano sperato di raggiungere, era ora sepolta sotto tonnellate di massi, polvere e rovine.

Per ora, sembrava che il pericolo fosse finalmente scampato.

Shoshanna, esausta, si lasciò crollare a terra, i muscoli tesi e doloranti, e chiuse gli occhi, cercando di riprendere fiato. Ogni respiro le costava, ma almeno adesso poteva concedersi un attimo di pausa. Anche gli altri, uno dopo l'altro, si accasciarono a terra o si piegarono sulle loro ginocchia, ansimando, i petti che salivano e scendevano velocemente, come se avessero corso una maratona. La fatica si leggeva su tutti i volti, gli occhi lucidi di stanchezza e paura, il sudore che scorreva lungo le fronte, bagnando i vestiti ormai attaccati alla pelle.

Zeke si avvicinò a lei, silenzioso. Gli occhi di Shoshanna incontrarono i suoi per un attimo, e in quel breve scambio di sguardi c'era più comunicazione che in mille parole. Una tacita conferma che stava bene.

La mente di Shoshanna si fece vaga, scivolando verso il cumulo di detriti che giaceva davanti a loro. La polvere, che sembrava essersi sedata, si depositava lentamente, come un manto che copriva la verità sottostante.

Ma un pensiero inquietante la colpì. Era davvero finita? Quella mostruosità che avevano visto, quella creatura deformata e spietata, era davvero scomparsa? La paura si insinuò di nuovo nella sua mente.

E se la bestia fosse riuscita a sopravvivere?

Anche se per un momento, sembrava che fossero finalmente al sicuro, quel pensiero non la lasciava. Non sapeva se davvero avrebbero trovato un posto dove stare tranquilli, se quella galleria sarebbe stata l'ultima trappola in cui sarebbero caduti. Un brivido le percorse la schiena. L'idea che quella sensazione di sicurezza potesse svanire da un momento all'altro era sufficiente a farle stringere i pugni, ma non c'era nulla che potesse fare. La loro vita, ormai, era solo una successione di fughe, una lotta che non sembrava mai finire.

Poi, un suono. Distante, soffocato dalle macerie, ma inconfondibile. Quello stesso suono terrificante che li aveva perseguitati. La paura tornò, gelida e tagliente, e Shoshanna non poté fare a meno di guardare Zeke con gli occhi sbarrati. "Lo sento ancora" mormorò tra sé. Il suono era reale. Ne era convinta. Quella bestia non era davvero morta.

Shoshanna si alzò di scatto. "Dobbiamo andare," disse, ma la sua voce era sottile, tremante, come se la stessa paura che provava stesse contagiando le parole. Non potevano restare lì, non potevano rischiare di aspettare che quella mostruosità li trovasse di nuovo.

Zeke, però, le afferrò il braccio e, con una fermezza gentile, la costrinse a rimettersi a terra. Shoshanna gli lanciò uno sguardo interrogativo, cercando spiegazioni, e lui, sollevandosi il visore notturno dalla fronte, le rispose con voce calma: "Anche se è ancora vivo, non riuscirà a raggiungerci." Le sue parole volevano rassicurarla, ma l'inquietudine non svanì del tutto. "Approfitta di questo momento per riprendere fiato," aggiunse, poi sollevò lo sguardo verso l'orizzonte. "Qui siamo troppo esposti."

Davanti a loro, la terra si estendeva nuda e desolata, interrotta solo da scheletri di edifici in lontananza e dalla sagoma inquietante di una foresta morta. Nessun riparo, nessuna copertura. Un territorio perfetto per chiunque volesse braccarli.

"Dobbiamo spostarci," concluse con decisione.

"Zeke ha ragione," intervenne il Capitano Danko, con la solita voce autoritaria. "Ci muoveremo tra poco. Riposatevi finché potete."

Tutti annuirono e continuarono a recuperare le forze, alcuni concentrandosi sul respiro affannoso, altri massaggiando i muscoli indolenziti dallo sforzo. Shoshanna si lasciò ricadere a terra, stringendosi le gambe al petto nel tentativo di calmare il battito martellante del cuore. Il suo sguardo tornò al cumulo di macerie che ora sigillava l'uscita della galleria.

Sperava davvero che Zeke avesse ragione.

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