Capitolo 4
[La mattina seguente]
Prese il piatto contenente ciò che mangiava la mattina, si sedette a tavola e osservò per un attimo le persone che si intravedevano passare dalla finestra.
Non era solita a fare colazione in compagnia di qualcuno, si trovava trovata bene con il silenzio e la tranquillità che circondava la villa, inoltre quella era l'unica cosa che le restava della madre.
Lasciarla per lei equivaleva a separarsi di nuovo dalla donna, ma suo fratello sembrava non capirlo.
Continuava a insistere sull'andare a vivere insieme, non era intenzionato a cedere, ma lei non mollava, quando ne parlavano gli ripeteva di continuo che non ne aveva alcuna intenzione.
Per essere fratelli non è necessario vivere nella stessa casa, questo era ciò che pensava.
Si alzò da tavola, posando subito dopo le cose nel lavandino.
D'un tratto il telefono iniziò a squillare, non esitò ulteriormente e rispose, mentre andava verso il bagno per sistemarsi.
"Ehi. A che punto sei?"
"Vado a piedi. Non disturbarti a venire." rispose, con tono freddo ma con una goccia di seccatura al suo interno.
"Sono già quasi da te."
Sospirò e chiuse la chiamata, lasciando poi il telefono sul mobiletto accanto al lavandino.
Era abituata a quel tipo di conversazioni, non era una novità non essere ascoltata, aveva perso la forza di prendersela con lui.
Aveva sempre voluto comportarsi da fratello maggiore, non faceva altro che accompagnarla a scuola ogni mattina, nonostante alcune volte gli chiedevo chiaramente di non farlo.
Il loro rapporto peggiorò negli ultimi anni, l'unica differenza tra loro era quella che il fratello stava cercando di recuperarlo comportandosi come farebbe un vero fratello, ma il suo unico problema era lei, dato che la questione le era del tutto indifferente.
[La mattina, a scuola]
La prova che le è stata accennata ieri da Shouta stava per iniziare, non era contenta di doverla fare ma non era la cosa peggiore, non riusciva a sopportare di avere il volto di All Might per le prossime due ore.
Non le era stato detto nulla a riguardo, probabilmente il fratello pensò che avrebbe potuto non presentarsi se l'avesse saputo e non aveva tutti i torti a pensarla così.
Avevano indosso il loro costume da Hero e dovevano dividersi in coppie, proprio come era previsto, tuttavia Haruna come di solito non aveva la minima voglia di collaborare con qualcuno.
Quella mattina Midoriya si fermò a guardarla più volte, non si era mai avvicinato e non sembrava avesse le intenzioni per farlo, si limitava a osservarla in silenzio.
Haruna era convinta di essere riuscita nel suo intento.
"Giovane Haruna." disse, catturando la sua attenzione.
Il fatto che il suo nome venisse pronunciato dalla bocca dell'uomo la irritava, ma non poteva farci nulla, a causa di una sua richiesta nessuno era a conoscenza del suo vero cognome, quindi se qualcuno lo dicesse non sarebbe servito a nulla.
"Siete dispari. Ciò significa che qualcuno farà la prova due volte. Giovane Midoriya, te la sentiresti di partire con lei?"
"Certo!"
Si voltò verso di lui, dovevano attendere rivelassero gli avversari per la prova, la giovane sperò di incontrare qualcuno di scarso.
"Mi scusi. Potremmo essere noi i loro avversari?" chiese Kaminari alzando la mani, Jiro sospirò, non sembrava molto soddisfatta della richiesta del compagno.
"Ma certo, non credo ci siano problemi."
I minuti passavano, più il tempo scorreva più faticava a sopportare quella situazione, tanto da arrivare a chiedersi come fosse finita in quella trappola mortale.
La giovane sospirò, unendosi a Midoriya l'attimo seguente, in modo da potersi preparare ad affrontare la prova.
Poco prima di entrare nell'edificio però arrivò Kaminari da sinistra, sembrava avesse tutte le intenzioni di parlarle prima di cominciare.
"Ehi Haruna, voglio proporti una cosa."
"Lasciami in pace e va a prepararti."
"Ascoltami prima. Se vinci tu non ti darò più fastidio se non sarai tu a venirmi a cercare. Ma se invece dovessi vincere io domani pomeriggio usciamo insieme. Beh, che te ne pare?" chiese con un sorriso, facendola voltare di nuovo.
Stava cercando un modo per rifiutare ma non lo trovò, non sapeva che scusa inventarsi, tuttavia pensò che anche se avesse rifiutato non avrebbe smesso di infastidirla, tanto valeva accettare e batterlo.
"Accetto."
"Dici sul serio?"
"Va via prima che io cambi idea."
"Agli ordini signorina!"
Si allontanò col sorriso, facendole un saluto con un occhiolino, Haruna era convinta avrebbe vinto.
Spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, poi si avvicinò all'ingresso, accompagnata da Midoriya.
Subito dopo entrarono all'interno dell'edificio, non le aveva ancora rivolto la parola, il che le fece avere uno strano presentimento, sentiva come se quelle parole non fossero bastate per convincerlo a starle alla larga.
"Stai pensando a qualcosa?" gli chiese.
C'era silenzio, si sentivano solo i loro passi schiantarsi contro pavimento.
Haruna non era per niente brava a lavorare in squadra con qualcuno, nemmeno le interessava ma almeno in quella prova doveva impegnarsi, altrimenti avrebbe rischiato di buttare via un intero pomeriggio.
"Se hai paura di me perché hai accettato la sfida? Sei forse scemo?" chiese.
Stava per darle risposta ma i loro avversari erano abbastanza vicini da scagliargli contro un attacco a distanza, fortunatamente lo evitarono senza problemi.
Se Kaminari non fosse stato in squadra con quella ragazza sarebbe finita prima, ma Jiro a usava il cervello, oltre ad essere intelligente era senza alcun dubbio molto furba.
Riguardo la sfida invece non era convinta non ci fosse speranza per la coppia avversaria, se fosse riuscita a prenderli con i suoi fili non avrebbero avuto possibilità di vittoria.
"Senti. Non so per quale motivo tu abbia preso la decisione di prendere parte a questo esercizio come mio compagno e ad essere sincera poco mi importa. Però ti spiacerebbe cercare di collaborare per i prossimi due minuti? Se perdo questa sfida ti ammazzo con i miei fili, chiaro?" insistette, non diceva sul serio ma era sua intenzione mettergli ansia.
D'un tratto però la giovane avvertì un forte dolore alla testa, accompagnato da alcuni ricordi che aveva di quella notte.
Il sangue presente sul suo volto, la sua mano che abbandonava il suo viso per scendere accanto al corpo ormai privo di vita, le fiamme che le circondavano sembravano non avere mai fine.
La testa iniziò a scoppiare, fortunatamente avevano trovato dove nascondersi, la posizione sarebbe rimasta segreta per un minimo di altri tre minuti.
Portò la mano destra sulla fronte e lasciò alcune lacrime scendere lungo il viso, anche se non diceva sul serio non avrebbe mai dovuto pronunciare quella frase.
La sua mente non ricordò i fatti accaduti quella notte, mentre la testa scoppiava di dolore.
"Haruna. C-Che hai..." le chiese.
Il ragazzo aveva ripreso a parlarle ma a malapena riusciva a sentirlo, quei ricordi le procuravano troppo dolore, la prova era ormai persa.
"A-Akiko...Non lasciarmi Akiko...N-Non andartene ti prego."
Sentì come se non si trovasse più nel presente ma catapultata nel passato, a quella notte, la stessa notte che le lasciò un trauma alle spalle, un trauma che dopo anni non era riuscita a superare completamente.
Improvvisamente sentì una mano sopra la sua, alzò lo sguardo, scambiando per un attimo quel ragazzo per Akiko, di carattere le somigliava davvero molto.
Le sue braccia non esitano nemmeno per un istante ad avvolgerla, i ricordi stavano svanendo.
Poco dopo si separò dall'abbraccio.
"Haruna, stai be-"
"Che problemi hai eh? Dopo la cosa che ti ho detto dovresti avere paura di me e invece ti stai preoccupando. Non hai nemmeno raccontato nulla agli altri altrimenti me ne sarei accorta, e comunque che razza di problemi avete tutti? State così addosso che-"
"Haruna! Ma l'hai capito o no che qui a nessuno frega del tuo passato?"
Venne interrotta dalle parole del giovane, che per un attimo la lasciarono perplessa.
Dopo quello che gli disse una persona normale sarebbe scappata lei, o come minimo avrebbe preso le distanze, tuttavia lui non lo fece.
Cos ha questa classe di diverso dalle altre persone?
Forse sono davvero in grado di farmi tornare a sorridere come una volta?
Tu cosa ne pensi, Akiko?
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