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♡. Capitolo 4

[sguardi in fiamme]

Jimin tornò così nel suo ufficio, senza che nessuno lo notasse con solamente Taehyung al suo fianco che lo seguiva verso la vetta di quel palazzo, dove si trovava l'ufficio dell'uomo. Nonostante fosse il diavolo, sulla terra, aveva dovuto imparare a tenere a freno i suoi istinti, le sue capacità sovraumane che di certo non poteva mostrare a tutti, come se nulla fosse, giungendo così ad una quotidianità, dove quasi sembrava vivesse sottoforma di umano piuttosto che come dio degli inferi. Non appena l'ascensore si aprì e le figure di Jimin e di Taehyung vennero mostrate da dietro quelle porte in acciaio ed altre leghe, tutti i dipendenti del 51esimo piano della struttura li salutavano cordialmente: erano entrambi due pezzi grossi e con la vita frenetica che la metropoli sud coreana imponeva, tenersi a caro un posto del genere, era davvero importante, quasi fondamentale e il minimo errore poteva significare l'essere cacciati.
I ragazzi si mossero con passo svelto lungo quel corridoio, che portava alla stanza dove il ragazzo passava gran parte del suo tempo, stando dietro ad inutili scartoffie e leggendo la gran parte dei libri che gli veniva ogni giorno proposta.
Una volta al suo interno, Jimin si accomodò sulla sua comoda sedia in pelle, mentre si massaggiava il ponte del naso: egli allungò la mano verso Taehyung, il quale teneva ancora in mano i vostri curriculum che subito finirono nelle mani del ragazzo, ovvero del suo capo, di fronte a lui «Sono tutti figli di grandi famiglie influenti di Seoul...»disse il ragazzo dalla chioma riccioluta abbasando leggermente il capo «Tranne una» continuò, con lo sguardo di Jimin sorpreso puntato addosso.
«L'ultimo è il suo...puoi vedere, ha ottime qualifiche» disse, mentre il ragazzo davanti a lui, posava tutti gli altri fascicoli completamente inutili «Mi chiedo perché ancora si ostinano a mettere delle qualità su questi curriculum, quando sono solo dei raccomandati, alla quale sono costretto a non dire di no dato che le loro famiglie, sono i nostri migliori finanziatori e azionisti» la sua voce era chiaramente irritata «Di questo passo, mi riempirò di incapaci» continuò, prima di afferrare saldamente il tuo fascicolo.

(T/N) (T/C)
Età: 23 anni
Cittadinanza: italiana (in possesso del visto Sud Coreano per la permanenza nel paese, ottenuto 3 anni fa)

«Ho ricevuto questo dalla GongYang, insomma i più grandi scrittori sono nati da lì. La ragazza si è trasferita qui, dall'Italia, circa 3 anni fa, quando ha iniziato gli studi all'accademia, dopo aver ottenuto una borsa di studio grazie ad un concorso internazionale per la scrittura» affermò Taehyung «Da come mi dici, ha ottime capacità e anche qui, sono riportate cose nettamente stupefacenti» «Beh Jimin, ho indagato un po', dato che come ben sappiamo molte persone brave vengono mandate qui come esche da altre agenzie. Ho chiesto a Ros una mano e abbiamo scoperto ciò» «Qui però non c'è alcuna informazione personale, avevo chiesto di mettere qualcosa giusta per farmi un idea di chi avessi davanti» affermò il ragazzo, passando la sua mano tra i suoi capelli corvini «Si, ma dalla scuola hanno detto che è una persona molto diligente e il curriculum lo ha mandato tramite loro, non lei stessa» «In effetti così avrebbe avuto subito una risposta, senza aspettare 6 mesi» continuò Jimin mentre Taehyung annuiva. «L'accettazione nei vari settori, sia che siano stagisti, matricole o altro, è affidata ad Hoseok hyung e lui stesso ha chiesto di scartare piuttosto un ragazzo raccomandato, piuttosto che perdersi una ragazza del genere» «Per quanto siano interessanti le cose che ha ottenuto e il suo talento, non vedo il motivo del perché questo sgomento per lei...insomma potevamo assumerla anche con un mese di ritardo, no?» continuò il diavolo, mentre il demone d'innanzi a lui si mordicchiava il labbro agitato. «Perché per una volta, Jimin, dovresti leggere ciò che la gente scrive e non farti manipolare da certe persone piene di potere...non ho bisogno di ricordarti chi sei, giusto?» chiese ironico Jin, facendo irruzione nella stanza, con un piccolo libro in mano «Il motivo delle mie parole lo capirai solo se leggerai questo libro» lo poggiò sul tavolo, notando come il ragazzo lo stesse fulminando con lo sguardo.

«Lo hyung ha ragione, se continui a farti manipolare ti riempiri solo di persone incompetenti che lasceranno andare affondo l'operato a cui hai lavorato senza sosta per ben 10 anni» disse un ragazzo dalla chioma bionda, ben pettina, che lasciavano parte della sua fronte scoperta, mentre le sue iridi scure e brillanti si poggiavano sulla figura mascolina del ragazzo, il quale aveva scioccato furente la sua lingua contro il palato «Anche tu, Namjoon!?» «A volte fai delle scelte, che noi non possiamo accettare. Dovresti staccarti da certe cose e iniziare a valutare più oggettivamente ciò che accade intorno a te: saranno anche i tuoi migliori azionisti, ma gli azionisti non possono fare miracoli se i libri che escono da qui non fruttano all'azienda» continuò con quella sua voce profonda e seria, mentre sistemava la montatura dei suoi occhiali.
«Già e soprattutto, da mesi i nostri libri hanno iniziato a vendere meno. La critica li considera piuttosto banali» continuò Yoongi appoggiato sullo stipite della porta d'ingresso dell'ufficio, marciando l'ultima frase sapendo che Jimin non sopportava molto la sconfitta, soprattutto in quel campo dove per 10 anni aveva primeggiato «Jungkook lo ha trovato sul dark web, qualcuno lo deve aver rilegato e pubblicato, nella speranza che qualcuno lo leggesse. Stando alla trama, è quello che lei scrisse per partecipare al concorso» disse il maggiore, mentre Jimin afferrava il libro tra le mani, iniziandolo a sfogliare. «Se vuoi sapere altro chiedi a Jungkook, ma al momento è in pausa pranzo anche se non siamo arrivati neanche a metà giornata» disse Taehyung, prima di fare qualche passo indietro «Tornate alle vostre postazioni e fate rientrare anche Jungkook»la voce cupa e minacciosa di Jimin tuonò nella stanza, facendo sì che tutti si congedassero per tornare alle proprie mansioni, facendo così cadere il silenzio in quella stanza.
«Taehyung, di agli stagisti che tra 3 giorni ci sarà una riunione, con me, per discutere dei vari libri che devono valutare. Da lì poi decideremo cosa fare» disse mordicchiandosi il labbro, lasciando annuire il ragazzo davanti a lui, prima che quest'ultimo si chiudesse la porta alle spalle.

Il ragazzo sbuffò, incamminandosi verso quel corridoio, arrivando ad uno dei tre ascensori: per tutto il tragitto non aveva fatto altro che puntare il suo sguardo scuro a terra, con quelle sue mani in tasca e quella sua postura, sempre impeccabile, ricurva, come chiusa in sé stesso. Il reparto di Taehyung si trovava al 3° piano, quindi era certo che durante in tragitto, avrebbe incontrato sicuramente qualcuno di autorizzato a spostarsi tra i vari piani, cosa che in quel momento il ragazzo voleva evitare: Jimin, fin dall'inizio, era stato il suo migliore amico, forse perché erano coetanei, forse perché con lui si trovava particolarmente bene e da un lato, lui che sapeva di conoscerlo meglio di altri, sapeva quanto odiasse non essere appoggiato per qualcosa e più volte si erano ritrovati a litigare per questo motivo, ma mai aveva visto, fino a quel momento, quanto Jimin stesse cambiando.
In quegli anni, nei mesi precedenti nessuno affidava a dei piccoli stagisti, appena assunti, un compito di tale rilievo come la lettura di alcuni libri proposti che poi dovevano essere scelti e selezionati durante una riunione, prima di arrivare a tutti quei processi prima della messa in vendita. La testa di Taehyung pullulava di pensieri, di dubbi e di preoccupazioni verso colui che era sempre stata il suo migliore amico, con il quale aveva scelto di condividere il suo destino, nonostante non sapesse come sarebbe potuto andare a finire, prima che venisse sbruscamente riportato alla realtà dalle porte dell'ascensore che si aprivano «Tae, come mai questa aria affranta, neanche avessi ucciso qualcuno?» il ragazzo sbuffò prima di poggiare la sua schiena sul retro specchiata dell'ascensore che si era prestato a ripartire «Non è niente Ros, sono solo preoccupato per Jimin» «Scommetto che ancora una volta non ha voluto sentire scuse» «Si possiamo metterla su questo piano, ma ancora peggio» la ragazza sgranò gli occhi «Mi ha chiesto di far partecipare alla riunione, che sarà fra 3 giorni, i neo stagisti» «Non ha mai fatto una cosa simile, sa bene che i guadagni non vanno e cosa vuole fare? Commette un suicidio aziendale?!» «Argh, davvero, ha chiesto a e poi proprio ora che ci sono alcune ragazze carine in quel gruppo. Ora sono certo che mi odieranno» disse il ragazzo tirando indietro la testa, lagandosi mentre la ragazza di fronte a lui roteava gli occhi spazientita «Alla faccia dell'essere preoccupato per Jimin» bonfoncchiò sotto voce, prima che il silenzio calasse durante il tragitto.
Arrivato al piano il ragazzo la salutò, prima di incamminarsi verso quel reparto che era abituato a gestire, ma lo scenario che si trovò davanti non era proprio uno dei migliori.

Alcune ragazze che erano state appena assunte avevano combinato un bel casino sul tavolo dove avrebbero dovuto lavorare, mischiando fogli che appartenevano a fascicoli di libri diversi, i quali dovevano essere rivisionati e sistemati, notando come ognuna di loro si stesse azzuffando con le altre due colpevoli della confusione che era appena stata creata. Taehyung schiuse le sue labbra, prima di tirare un lungo sospiro, per non perdere la pazienza e per non mostrare a nessuno il lato non umano di sé, stringendolo le sue grandi mani in due pugni, prima di batterle sul tavolo con non poca grazia: il tavolo tremò, richiamando così a sé tutta l'attenzione dovuta, lasciando che alcuni figli cadessero a terra. Il suo sguardo scuro, che quasi sembrava sprigionare fiamme, passò e scrutò ogni figura, dei vari presenti, fermandosi poi sulle tre malcapitate che avevano preso ad indietreggiare: in quel momento, con quel brusco suono che aveva rotto la tua perfetta concentrazione, staccasti i tuoi occhi (c/o) dal computer quasi disturbata, per via del duro lavoro a cui ti stavi dedicando, notando come ci fosse un disordine tale e di come, quello che era il vostro capo reparto, sembrava sbranare le figure davanti a te, quasi che una piccola risata uscì dalla tua bocca nell'osservare la scena e nel vederle tremare come dei poveri cuccioli spaventati.
«Per prima cosa, bel comportamento che avete dimostrato nel vostro primo e importantissimo giorno di lavoro, vi ricordo che posso sbattervi fuori all'istante. Seconda cosa...» parlava a denti stretti, come quasi a trattenersi dallo sbranare viva, con quel suo tono di voce profondo, che, stava facendo vibrare il suo collo, all'altezza del pomo d' Adamo «Mettete tutto in ordine immediatamente, fino a quando non avrete finito non potrete concedervi nessuna pausa e vi sorveglierò, dato che non posso affidarmi al vostro buon senso di persone incapaci» continuò, prima di tirarsi su e sistemare la sua camicia, camminando verso di voi, che eravate intenti alla lettura e a delle proposte di modifica di alcuni libri che vi erano stati assegnati.
Guardavi il ragazzo di fronte a te, che sembrava aver sbollentito tutta la rabbia dell'azione precedente e che vi sorrideva cordiale e gentile «Dovrete fare un buon lavoro perché tra 3 giorni dovrete presentare delle proposte interessanti al CEO. Non vi comporterà una promozione particolare, ma un piccolo aumento potrebbe farvi bene» affermò calmo «Abbiamo un particolare tema da seguire?» chiese un ragazzo e in quel momento, prima che Taehyung potesse rispondere tu prendesti la parola «Andiamo verso l'estate quindi dovremmo occuparci di letture leggere e piacevoli» tutti annuirono in accordo con quelle tue parole, tranne quelle tre gallinelle d'innanzi a te che, nonostante il loro impegno nel raccogliere tutto e la loro brutta figura, avevano avuto il coraggio di ridire e commentare la tua frase con saccenza e presunzione.
Non avevi di certo voglia di discutere con individui del genere, quindi ti limitasti a guardarle male cosa che subito le fece abbassare la testa «Ottima deduzione» disse il ragazzo sorridendoti, prima di darti le spalle andandosi a sedere su una di quelle sedie intorno quel tavolo, lasciando cadere altri foglio «Scusate non volevo »disse prima di ridacchiare e tu non potesti fare a meno: forse quella giornata non sarebbe poi stata così noiosa.

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