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Tradimenti.

𝐈𝐧𝐢𝐳𝐢𝐨 𝐬𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐚𝐧𝐧𝐨.

BLAISE's POV

L'estate è un incubo che non riesco a scrollarmi di dosso. Non so se sia più il peso di quello che ho scoperto, o il fatto che Amelia è l'unica persona in grado di farmi sentire meno solo in questa oscurità. Non pensavo che sarei arrivato a raccontarle tutto, ma lei riesce a farmi parlare, a farmi sfogare.

Non avrei mai immaginato che la mia famiglia nascondesse una simile malvagità. Non l'avevo mai sospettato. Mi trovo coinvolto in qualcosa di più grande, qualcosa di cui non avrei mai voluto far parte. Un Mangiamorte. E la maledizione su Draco e Phyton... Dovevo accettarla, dovevo diventare parte di tutto questo.

Non ci credo ancora. Ogni giorno ci tormentiamo con domande senza risposta. Cosa avremmo fatto se fossimo stati loro? Come ci saremmo comportati? Ma nessuna risposta arriva dai libri, dai nostri familiari. È come se il destino ci stesse già spingendo a seguirlo senza scampo.

Oggi è il primo settembre, e l'ansia mi stringe il petto. Con la mano di Amelia nella mia, cerco di farmi coraggio, ma dentro di me la paura cresce. Stiamo per incontrare i nostri amici. Eppure, da questo momento in poi, qualcosa cambierà. Saremo distanti, come se non ci fossimo mai conosciuti.

Il treno arriva in orario, e ci sistemiamo nel vagone merci, cercando di non attirare l'attenzione. Ma è impossibile non pensare che tutto sta cambiando. Decidiamo di entrare nella sezione di prima classe, almeno per un po' di normalità.

«Come dovremmo comportarci?» chiede Amelia, ansiosa, le mani tremanti mentre guarda fuori dalla finestra.

«Naturale. Dobbiamo sembrare normali, come se nulla fosse cambiato,» rispondo, cercando di mantenere la calma, anche se la tensione mi cresce dentro.

Lei annuisce, ma la sua agitazione è palpabile.

«Amelia, quello che ti ho detto è un segreto. Non fare...» non finisco la frase quando la porta scorrevole si apre all'improvviso, e ci troviamo di fronte due volti che già conosciamo troppo bene.

«Blaise,» dice Draco, con un cenno del capo, mentre i suoi occhi si spostano su Amelia.

«Vedo che ci portiamo ancora il sudiciume in carrozza...» Il suo tono è velenoso, e la rabbia dentro di me cresce a ogni parola.

Amelia non esita, lo affronta. «Sono una purosangue come te!»

Ma lui non si fa intimidire. «Eppure... l'odore del sangue sporco lo sento da qui.»

Un'ondata di rabbia mi investe, mi alzo e lo afferro per il bavero. «Togli immediatamente le mani da questo completo, Zabini,» grido, minaccioso. «Non pensare nemmeno per un secondo che ti lascerò parlare così.»

Le risate di Crabbe e Goyle, umilianti, mi fanno venire voglia di lanciare un incantesimo. Ma poi vedo lo sguardo di Amelia, e la rabbia si spegne. La sua tristezza mi ferisce più di quanto avrei voluto. Rilascio il suo bavero, ma non posso evitare di aggiungere: «Non finisce qui.»

Draco mi fissa, il suo sguardo vuoto, indifferente, ma non posso ignorare che sotto quella maschera c'è qualcosa che non vuole mostrare.

Amelia mi guarda, la sua ansia palpabile, mentre ci dirigiamo verso il reparto di prima classe. «Uno lo conosciamo bene. Ora dobbiamo capire l'altro. Spero che non sia così arrogante, o giuro che...»

«Non lo sarà,» la rassicuro, stringendole la mano. «Nonostante tutto, è sempre stato più sensibile degli altri. Vedrai, andrà tutto bene.»

Le stringo la mano, cercando di darle la forza che mi manca. «Gli farò pagare ogni parola.»

Lei non risponde, ma la sua espressione è determinata, mentre cammina davanti a me, diretta verso il secondo reparto. I cuori battono forte, i passi affrettati, e presto arriviamo al vagone dei Grifondoro. Da lontano vediamo Weasley che ci fa segno di avvicinarci.

Entriamo nella loro cabina, e subito vediamo Hermione, seppellita tra libri e quaderni che fluttuano attorno a lei. Nel frattempo, Harry dorme profondamente, ignaro di tutto.

«Da venti minuti sta cercando di sistemare i suoi libri,» si lamenta Ron, con un'espressione esasperata. «Vorrei anch'io riposare!» Poi ci guarda da capo a piedi, e non può fare a meno di commentare. «Ma... voi nobili viaggiate anche in treno vestiti così?»

«Weasley...» rispondo, sorridendo con freddezza. «Per noi è un dovere morale essere sempre eleganti.»

«Ah, allora alzo le mani!» ride lui, e in un attimo l'atmosfera si fa più leggera, ma non durerà.

Amelia, però, non sembra così rilassata. Un brivido percorre la sua schiena, e so cosa sta pensando. Decidiamo di porre la domanda che ci sta tormentando.

«Allora...» inizia Amelia, ma la sua voce si spezza. «Avete sentito Phyton quest'estate?»

Ron si stira nel suo angolo, ancora mezzo addormentato. «No,» risponde, distratto.

Hermione, senza alzare lo sguardo, aggiunge secca: «No.»

Harry, però, alza lo sguardo e ci guarda con attenzione. «Io sì...» La sua voce è più bassa, come se stesse nascondendo qualcosa.

Amelia mi lancia uno sguardo che so bene cosa significa. Le minacce, i litigi con Regius l'anno scorso. Ma come mai ora è Harry a parlarne?

«Sì,» continua Harry, con un sospiro, «e... ho ricevuto anche delle scuse.»

«Era anche ora...» mormora Hermione, distratta.

«L'ho perdonata,» dice Harry, il suo tono più serio. «Non l'ho mai odiata. Ma sapevo che qualcosa non andava nella sua vita... E voi due, sapete qualcosa?»

La domanda sembra piombare nella stanza come un tuono. I volti dei Grifondoro si fanno attenti, e anche Ron, che sembrava dormire, ora fissa Harry con occhi spalancati.

Amelia è netta nella risposta. «Chiedevamo a voi... Siamo stati in Europa, non l'abbiamo sentita.»

«Strano...» risponde Hermione, ormai completamente concentrata. «Sei la sua migliore amica, eppure non l'hai sentita?»

Amelia alza lo sguardo, e con tono tagliente risponde: «Essere migliori amiche non significa vedersi ogni giorno. L'importante è mantenere vivo ciò che ci lega.»

Harry sembra sorpreso, e continua, cercando le parole giuste. «Eppure... l'ho sentita telefonicamente... strano, vero?»

...

Il tempo sembra volare, eppure ogni minuto che passa è come un peso crescente sulle spalle. Non avrei mai immaginato che l'estate sarebbe finita così, che la realtà sarebbe stata così difficile da accettare. Non mi sarei mai aspettato che a pochi passi da me ci fosse proprio Draco, seduto con il suo disinteresse tipico, come se nulla fosse mai accaduto tra noi.

Guardandolo, mi rendo conto che se Malfoy mi vedesse ora, non saprebbe nemmeno più chi sono. Non sarebbe più il suo migliore amico, non sarebbe più nessuno.

Il cuore mi si stringe in un modo che non avevo previsto. Draco è stato come un fratello, uno di quelli che c'è sempre, che ti solleva quando cadi, che ti dà una mano anche se il mondo sembra farti a pezzi. E ora, mi ritrovo a condividere questo viaggio con il suo più grande nemico. L'unica cosa che mi frena è il rispetto che provo per Amelia, per tutto ciò che rappresenta, per la promessa che ci siamo fatti: proteggersi, a qualunque costo. Ma tornare indietro da Draco... è qualcosa che non posso evitare. Non posso lasciare che la mia lealtà a lui svanisca senza fare nulla.

«Amelia...» sussurro, ma la mia voce è incerta, come se il peso delle parole fosse troppo grande da sopportare. «Io... devo tornare da Draco.»

«Ma... ma...» Amelia è visibilmente turbata, ma io non posso fermarmi.

«Amelia, so che non capirai, ma devo. Ti amo, ti proteggerò sempre. E per questo dovrò fare quello che devo. Non voglio che tu lo faccia, ma è un sacrificio che devo affrontare. Dobbiamo seguirlo, dobbiamo farlo. E ti prometto che la mia vendetta sarà mia, ma ora dobbiamo continuare il nostro piano. Non posso farti entrare in questo.»

La guardo un'ultima volta, il suo volto triste ma comprensivo, poi la abbraccio con tutta la forza che ho, come se quell'abbraccio fosse un legame indissolubile. E senza dire altro, mi dirigo verso lo scompartimento di prima classe.

Arrivato alla porta scorrevole, faccio un respiro profondo. Non so cosa aspettarmi, ma sono pronto. Quando provo ad aprirla, una forza mi ferma, come se la porta fosse bloccata da una magia invisibile. Ma un colpo di magia proveniente dall'interno me la fa aprire, e mi trovo di fronte Draco.

«Ben tornato,» dice lui, il suo sguardo freddo come il ghiaccio. «Allora, Zabini, cosa voleva la tua amica?»

Mi siedo con calma, accanto a lui, Pansy osserva da vicino, ma non reagisce. Non gli do nemmeno il tempo di rispondere, perché la mia mente è già altrove.

«Non sono affari tuoi, Draco,» rispondo, cercando di mantenere la calma. Ma le sue parole non si fanno attendere.

«Bè, chissenefrega. Cosa siamo a pensarci bene? Solo degli stupidi maghetti da quattro soldi,» sbadiglia, come se fosse una questione di poco conto. «Forse il prossimo anno non sarò nemmeno a Hogwarts. E che me ne importa se voi altri vi fate distrarre da queste sciocchezze?»

«Cosa intendi dire?» chiede Pansy, indignata, ma Draco sorride con quel ghigno che gli è tanto familiare.

«Non si può mai sapere,» risponde, la sua voce bassa, quasi sibillina. «Magari mi dedicherò a cose più grandi, più importanti.»

«Che intendi dire?» domandano Crabbe e Goyle, ma la loro confusione è palese. Non hanno idea di cosa stia insinuando Draco, ma io so che non c'è niente di casuale in quello che dice.

Senza pensarci due volte, decido di metterlo alle strette. «Credi davvero di poter fare qualcosa per lui? A diciannove anni, senza nemmeno un diploma?»

Draco mi fissa, il suo sguardo più glaciale che mai. «Quando il Signore Oscuro salirà al potere, non gli importerà di quanto G.U.F.O. o M.A.G.O. ho preso. Credi davvero che mi venga a chiedere un lavoro per cui serve un diploma?» mormora, con un sorriso sardonico che fa rabbrividire.

La tensione cresce, ma io non posso far altro che rispondere: «Roba da matti.»

«E tu, Zabini,» dice con una cattiveria che non riesco a ignorare, «ancora non hai capito che presto anche tu farai parte di questo?»

«Smettila,» rispondo, il mio tono severo, ma Draco non sembra sentire.

«Ah, ecco Hogwarts,» dice improvvisamente, interrompendo il nostro scambio con un cambio di argomento improvviso. «Voglio solo evitare che quella rompipalle di Regius mi faccia passare un altro anno con la sua lista infinita di regole.»

Le sue parole gelano l'aria intorno a noi. Pansy e gli altri lo guardano con occhi straniti. Non sanno nulla di quello che sta succedendo, ma io capisco. Mi alzo in fretta, cercando di uscire, ma prima che possa farlo, Draco lancia un'ultima provocazione.

«E a parte i miei piccoli problemi, quest'anno mi divertirò,» aggiunge con un ghigno, la sua voce ormai più bassa, intima. «Cosa c'è di meglio del sesso?»

Pansy lo guarda sbalordita, ma lui non si fa intimidire. «E no, non con te,» aggiunge con indifferenza. Poi, rivolgendosi a tutti, dice: «Magari ne avrò una diversa ogni notte.»

Non posso più stare lì. Esco di corsa, sbattendo la porta con forza dietro di me, ma la sua voce mi segue, tagliente: «L'hai voluto tu, Blaise!»

DRACO's POV

Il treno arriva finalmente a Hogwarts, e con esso, una sensazione di vuoto che mi pervade. Ogni passo mi sembra più pesante, ogni respiro più difficile. Prima di scendere, però, devo fare una cosa. Abbasso le tende e apro il mio baule, cercando qualcosa che non voglio trovare. Ma quando sento il minimo rumore dietro di me, il mio istinto prende il sopravvento.

«Pietrificus Totalus!» grido, e vedo una figura immobile davanti a me. La mia bacchetta è puntata contro di lui. Poi lo vedo meglio: è Potter.

Mi avvicino con calma, la mia voce fredda, controllata. «Lo sapevo. Ho sentito il baule di Goyle sbatterti contro. E quella luce... dopo che Zabini è tornato. Non ti sei nemmeno preoccupato di nasconderti, eh, Potter?» Fisso il suo viso con disprezzo. «Sei stato tu a bloccare la porta, immagino.»

Potter non risponde, ma il suo sguardo è colmo di odio, eppure non può muoversi. Mi fermo per un momento, contemplando la sua impotenza. Poi, senza pietà, gli calpesto il viso con forza. Sento il suo naso rompersi sotto il mio stivale. Il sangue schizza dappertutto.

«Questo è da parte di mio padre,» mormoro, il sorriso che mi fa rabbrividire. Poi gli sfilo il mantello da sotto il suo corpo e lo getto addosso a lui. «Non credo che ti troveranno prima che il treno arrivi a Londra. Ci vediamo, Potter... o forse no.»

Mentre esco dallo scompartimento, non posso fare a meno di ridere dentro di me. Questo è solo l'inizio.

PHYTON's POV

Le sue parole sono come un veleno che si insinua nelle mie vene, gelandomi da dentro. «Ricorda le mie parole, Regius... Il Voto Infrangibile uccide se non lo rispetti. Scegli con cura il tuo futuro, o ne rimarrai secca.»

Le sue mani si stringono attorno al mio braccio, come una morsa. Non posso muovermi, non posso scappare. Poi ride, una risata crudele, un suono che mi perfora l'anima. «L'amore è una maledizione, una tortura, e soprattutto una grande illusione. Non dimenticarlo mai.»

I suoi passi si fanno sempre più lontani, come un eco che si perde nel nulla. Ma il suo volto non scompare mai dalla mia mente. Il suo messaggio, il suo avvertimento, mi inseguono ovunque vada.

E ora, qui in questa stanza vuota, posso sentire ogni sua parola come un peso insostenibile. L'amore è una tortura, lo so. Ogni giorno lo vivo. Non c'è più niente di puro, niente di sano. Solo ombre. E in queste ombre, mi perdo.

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