𝐋'𝐚𝐧𝐨𝐧𝐢𝐦𝐨.
PHYTON's POV
Sono completamente sconvolta.
Decido di restare nella mia stanza, distesa sul letto, sperando che il sonno porti via la mia confusione, ma non succede. Le immagini di ieri sera, l'intensità del momento, le sensazioni che non riesco a decifrare, mi assalgono continuamente. Non riesco a calmarmi, e mentre il mio respiro si fa più irregolare, il sonno arriva come un rifugio che non desideravo. Quando finalmente mi addormento, il mio corpo è teso, ma la mia mente è ancora intrappolata nel ricordo di quelle mani, di quel corpo, di un'ombra che mi sfuggiva.
La mattina seguente, tutta Hogwarts è in fermento. Il Torneo TreMaghi è imminente, e tutti si preparano a parlare delle due scuole che parteciperanno. Tuttavia, io non riesco a concentrarmi su niente. Ogni sguardo, ogni parola mi sembra lontano anni luce. In sala grande, tra il baccano di chiacchiere e risate, cerco di rubare uno sguardo a Draco, ma lui, come se nulla fosse, rimane accanto a Pansy per tutta la durata della colazione, completamente indifferente. Il suo atteggiamento mi ferisce, e non riesco a trattenermi. Scappo dalla sala sotto gli occhi di tutti, come se fossi una sconosciuta, e mi rifugio in una delle tante aule dimenticate di Hogwarts. Il silenzio là dentro è tutto ciò di cui ho bisogno, ma non riesco a placare il caos che ho dentro. Sono sola, e non so nemmeno se è ciò che voglio.
DRACO's POV
Non appena vedo Phyton fuggire dalla sala con il volto teso e lo sguardo perso, il mio istinto mi dice che qualcosa non va. Cedric, sempre il buon ragazzo, la segue immediatamente. Ma io non posso permettere che se la cavi così facilmente. Usando una scusa, mi allontano dal mio gruppo e mi nascondo dietro una colonna, osservando attentamente.
Li vedo fermarsi davanti a una porta, quella di un'aula vecchia, lontana da occhi indiscreti. Cedric la chiama, la sua voce che cerca di confortarla, ma lei non risponde. "Phy, sei qui? Tutto bene?" Il suo tono è preoccupato, ma io non posso fare a meno di notare quanto lui sembri invadente.
Rimango in ascolto, sentendo ogni singola parola, ogni singola pausa. Poi, finalmente, la sua voce, debole, come se stesse cercando di nascondere qualcosa.
"Non preoccuparti Cedric, è tutto okay..." risponde, ma c'è un tremore che non riesce a nascondere.
Cedric non si dà per vinto. "Non me ne vado fino a quando non ti vedo uscire di qui. Voglio assicurarmi che tu stia davvero bene, Phy."
Un altro silenzio. Poi le parole che mi fanno stringere lo stomaco. "Non posso più, Cedric. Devo andare." E con queste parole, lei scappa di nuovo, scomparendo nel corridoio.
Mi avvicino furtivamente, più veloce di lui, e mi fermo appena prima che lui mi veda. Il pensiero che potrebbe trovarla prima di me mi fa accelerare il cuore, ma alla fine riesco a localizzarla.
Poco dopo
Dopo essermi accertato che Cedric sia abbastanza lontano, finalmente riesco a raggiungerla. L'incontro è casuale, ma so che non posso più aspettare. "Regius," pronuncio il suo nome in modo grave, ma lei non mi risponde.
"Oh, beh, buongiorno anche a te," aggiungo ironicamente, sentendo una frustrazione che non riesco a trattenere.
"Malfoy, sparisci," dice con un tono secco, ma la sua voce tradisce una debolezza che non riesce a nascondere.
La mia irritazione cresce. "La luna non c'è di mattina... se è quella che cerchi," provo a sdrammatizzare, ma lei continua a fissare fuori dalla finestra, persa nei suoi pensieri.
"Sto parlando con te," le dico, alzando un po' la voce, ma lei non reagisce.
"Scusa," mormora, senza mai guardarmi negli occhi.
La frustrazione mi sale, così la costringo a guardarmi. "Potresti anche guardarmi," le dico, con voce più dura.
Lei finalmente gira la testa verso di me, e i suoi occhi verdi mi colpiscono come un fulmine. La sua espressione è quella di qualcuno che non sa cosa dire, come se stesse lottando contro qualcosa dentro di sé.
"Cos'hai?" le chiedo, con tono più morbido, cercando di capire cosa stia accadendo.
"Lasciami in pace, Malfoy, va tutto bene," risponde, ma il suo tono è vuoto, distante.
"Allora perché scappi?" le chiedo, non riuscendo più a trattenere la mia irritazione.
A questo punto, si gira e mi guarda, ma la sua voce è spezzata, come se stesse cercando di trattenere qualcosa di troppo doloroso. "Perché... ieri sera... non eri tu."
Le parole mi colpiscono come un pugno nello stomaco.
PHYTON's POV
Quando mi rendo conto che Draco ha sentito ogni parola della mia conversazione con Cedric, il mio cuore sembra fermarsi. La sua presenza mi schiaccia, e la sua domanda mi gela. "Cosa è successo ieri sera?" Mi chiede, e non posso mentire.
"Non lo so," rispondo, sentendo la pressione salire. "Io... pensavo fosse te."
"Era lui, Phyton?" Mi domanda, avvicinandosi a me con uno sguardo che fa rabbrividire.
"No," rispondo, tremando. "Non era lui."
Lui mi afferra per un polso, trascinandomi con forza dentro un'aula buia. La porta si chiude con un colpo secco dietro di noi, e il silenzio che ne segue è assordante.
"Adesso mi dirai tutto," mi ordina, la sua voce ruvida. Ma io non riesco a guardarlo negli occhi.
"Draco... non è il caso, ti prego..." supplico, ma non mi lascia andare.
Con un incantesimo, la porta si chiude ermeticamente. E ora, non c'è più via di scampo.
"Dimmi cosa è successo ieri sera," insiste, con la voce più dura, in un ordine che non posso rifiutare.
Il suo sguardo diventa gelido, quasi minaccioso.
"Qualcuno mi ha preso per mano... mi ha baciato, mi ha fatto sentire cose che non capivo. Ma non ero pronta... non ero pronta per questo." I miei occhi si abbassano, mentre il mio cuore batte forte nel petto.
"Non era tu, Draco. Non era te... mi ha fatto credere che fosse."
A queste parole, il suo volto cambia, diventando ancora più cupo. "Io ero con Pansy," dice, la sua voce bassa, quasi un ringhio.
"Allora chi era?" chiede, il suo tono irremovibile.
Non so come rispondere, la sua furia mi paralizza. Ma la sua domanda mi scava dentro, come una lama.
"Non lo so, Draco. Non lo so chi fosse," ammetto, e lui esplode.
"Ti sei fatta baciare da uno sconosciuto e non lo sai nemmeno riconoscere?" grida, sbattendo un pugno contro il muro.
"Non lo so!" urlo anche io, la mia voce piena di frustrazione e dolore. "Non lo so!"
La sua rabbia è palpabile, ma io non riesco più a restare calma. "Perché ti importa tanto?" chiedo, il dolore e la gelosia che mi invadono.
Lui rimane silenzioso per un attimo, e poi mi afferra il viso con forza, costringendomi a guardarlo.
"Perché non devi appartenere a nessun altro," dice, le sue parole fredde come il ghiaccio, ma il suo sguardo tradisce una ferita che non vuole ammettere.
"Se davvero ti importava, saresti rimasto con me!" urlo, il mio cuore che batte forte nel petto.
"Non è così semplice!" mi risponde, il suo fiato che trema.
"Lo è, Draco. Lo è sempre stato. È solo la tua maledetta testa a impedircelo." E poi, come se la sua presenza fosse insopportabile, aggiungo, "E ora sparisci."
Lui mi guarda per un istante, il suo volto contorto dalla rabbia. Poi, senza una parola, si gira e sbatte la porta con forza, lasciandomi sola, nel silenzio che mi opprime.
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