𝐋'𝐀𝐦𝐨𝐫𝐭𝐞𝐧𝐭𝐢𝐚 𝐞 𝐢𝐥 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐚𝐠𝐢𝐨.
DRACO's POV
Il mattino seguente
Il suono stridente della sveglia, assordante e fastidioso, taglia l'aria come un coltello. Eppure, in mezzo a questa frenesia, una sensazione piacevole si fa spazio: il calore di una pelle morbida, liscia e delicata contro la mia. Mi volto, rimanendo avvolto in quella sensazione, e il mio sguardo si posò su di lei.
«Ehi.» La mia voce è ancora un mormorio, immersa nella pesantezza del sonno. Con un gesto lento, passo la mano tra i suoi capelli, morbidi come la seta.
«Ehi...» Mi risponde con un sorriso che sa di mistero e complicità.
«Sono le sette...» Sbadiglio, la stanchezza che mi pesa sulle spalle. «Penso che dovremmo... preparaci.»
«Si...» Risponde, svincolandosi dalle coperte con movimenti fluidi, il suo corpo sembra scivolare via come un sogno. Poi, con tono curioso, aggiunge: «Sai, non riesco a capire come tu sia riuscito ad entrare qui ieri notte... sono sicura di aver chiuso a chiave.»
Mi sollevo, la mente ancora annebbiata, e afferro la chiave dal comodino accanto a me.
«Intendi questa?» Le dico, sollevando il capo.
«Quella!» Esclama sorpresa. «Ma... come?»
«C'è l'ho sempre con me.» Rispondo, un sorriso malizioso sfiorando le labbra. «Non l'ho mai persa. Mai la getterei via.»
Un sorriso le gioca sulle labbra mentre si dirige verso il bagno, la sua voce prende una piega seducente. «Beh... spero che tu possa tenerla sempre con te allora.»
La guardo, le sue parole mi risuonano nel petto come un eco. Il mio sorriso si allarga involontariamente, mentre un'ondata di calore mi invade al pensiero di lei.
Tre ore dopo
Lezione di Pozioni. Un'altra giornata a sorbirsi l'insopportabile presenza di Piton, che fa sentire il suo fiato sul collo ad ogni singolo movimento. Le pozioni non sono mai facili, e Piton non è di certo l'insegnante più indulgente.
"Che rottura." Sento Crabbe borbottare a Goyle, la sua voce rotta e monotona.
Mi guardo intorno, e il mio sguardo finisce su Goyle, che sta rovesciando l'ennesimo miscuglio nel calderone, facendo volare ingredienti ovunque. «La verità è che fai pena.» Gli dico, la frustrazione che ormai mi consuma. «Idiota. Guarda cosa hai fatto!»
«Vogliamo studiare o fare i bambini, signorini Malfoy e Crabbe?» La voce di Piton ci raggiunge severa, gelida come sempre.
«S-si-mi scusi, professore...» Crabbe piega il capo, affrettandosi a concentrarsi sui libri. Io, però, non riesco a non lanciare uno sguardo sdegnato verso Piton.
«Bene ragazzi...» Piton fa una pausa teatrale, sollevando una boccetta scura. «Quello che c'è dentro questa bottiglia vi farà capire finalmente cosa stiamo cercando di realizzare oggi.»
Poi il suo sguardo si fissa su Parkinson, e un sorriso perfido gioca sulle sue labbra. «Tu, Parkinson. Avanti.»
Il suo tono non ammette repliche, ma quel gesto, quel tocco quasi affettuoso sulla spalla di Parkinson, lascia tutti senza parole. È un'espressione mai vista.
«Prendi dalla dispensa l'acqua di luna e il peperoncino in polvere. Tu, Zabini, vieni qui. Se non ti muovi, ti faccio dimenticare i tuoi allenamenti di Quidditch per un mese intero.»
Blaise, scuro in volto, si muove a malincuore. «Porca troia.» Lo sento mormorare, la sua voce carica di frustrazione.
Piton, però, non perde tempo. «Oggi non ricreeremo il solito odore della persona che più ci attrae...» La sua voce fa un passo indietro, come se stesse annunciando una sentenza. «Oggi creeremo l'odore di chi ci manca di più.»
La classe resta in silenzio, la tensione cresce, palpabile nell'aria. Io, nel frattempo, cerco di fissare gli occhi di Phyton, ma ogni volta che il mio sguardo si incrocia con quello di Daphne Greengrass, una fitta al petto mi immobilizza. Il suo occhi mi trapassano, inquietanti, come se potessero leggere ogni pensiero che mi attraversa la mente.
«Vuoi una foto?» Le dico, irritato, cercando di spezzare il suo sguardo.
Daphne sorride, il suo sorriso è gelido, malizioso. «Sai bene cosa penso, Malfoy. E sarebbe meglio che tu capisca subito che, quando sarà il tuo turno, la persona che ti manca... sarà mia sorella.»
Mi scappa un sospiro, un riflesso involontario. La sua provocazione mi colpisce, ma il mio cuore batte più forte al pensiero di Astoria.
Poi, un pensiero mi attraversa la mente. Le parole che avevo detto a sua sorella. La promessa che avevo fatto. La verità che non riuscivo a confessare, nemmeno a me stesso.
Un flashback mi riporta alla mente quel giuramento. La mia promessa di essere fedele.
"Perché non hai mai le palle di dire la verità alle persone?" La voce interiore mi punge, mi sussurra, ma non ho il coraggio di rispondere.
All'improvviso, Piton interrompe i miei pensieri. «Malfoy, vedo che c'è chi piange sul latte versato...»
Le risate della classe mi colpiscono come una raffica di vento gelido. Mi giro, lanciando uno sguardo minaccioso a tutti. Capisco che la battuta era diretta a Blaise, che, visibilmente imbarazzato, non osa nemmeno alzare lo sguardo. Le sue guance sono rosse come un tramonto.
Poi, senza dir nulla, Blaise mi lascia un foglio sulla scrivania.
La verità è che mi manca mio fratello.
B. Zabini.
Leggo quelle parole, e una sensazione strana, oscura, mi attraversa. Un nodo si forma nella mia gola, ma l'orgoglio mi impedisce di reagire. Eppure, una debolezza che non posso controllare mi fa rendere conto della verità: mi manca anche lui.
«Bene,» riprende Piton con tono indifferente, guardandoci con occhi penetranti. «E ora, chi vuole fare la figuraccia?»
RAVEN's POV
La lezione di volo è finalmente finita. Prima di oggi non avevo mai provato una Nimbus 2000, e nonostante la mia speranza ingenua di riuscire a dominarla, non è andata affatto come mi aspettavo. Ogni mio tentativo ha suscitato le risate dei compagni. Ma una cosa mi consola: a differenza di tutti, io posso volare senza l'ausilio di una scopa magica. Questo pensiero mi dà un'incredibile sensazione di tranquillità, come se ci fosse un angolo di pace che solo io riuscissi a vedere.
Sfinita, torno in camera e mi metto a sistemare la roba nel bagaglio. Le vacanze estive sono ancora lontane, ma la mente già si rifugia in un futuro che sembra distante.
Improvvisamente, una voce roca e stridula mi richiama.
«Raven! Raven!» Il suono fa tremare l'aria, come un uccello che si fa strada tra le nuvole scure. «Aprimi, sono qui!»
Il mio cuore batte forte. Mi giro e, contro ogni aspettativa, vedo una figura familiare sotto la pioggia.
«Quenya!» Il nome esce dalle mie labbra con un'esplosione di gioia. Non vedevo la mia corvina da così tanto tempo. Corro alla finestra, incapace di trattenere il sorriso, e la lascio entrare.
«Oh bambina mia.» Quenya si posa sul mio petto, le sue piume nere come la notte. Mi stringe tra le sue ali con la delicatezza di un angelo. «Sono qui, sono qui ora.»
Le braccia mi avvolgono attorno al suo corpo, e non riesco a non piangere di felicità.
«Perdonami... non volevo farti del male.» Mi scuso, le lacrime che sgorgano come fiumi. «Ma sono così felice di averti qui con me.»
Lei mi guarda, i suoi occhi neri brillano di una tristezza che non posso ignorare.
«Anch'io lo sono, mia dolce Raven...» Dice, ma la sua voce è più cupa, il suo battito d'ali più irrequieto. «Ma non abbiamo tempo per queste cordialità.»
L'aria intorno a noi si fa improvvisamente gelida, e un brivido mi percorre la schiena.
«Mi spiace dirti che sono portavoce di voci terribili. Le voci che portano morte.» Quenya comincia a volare nervosamente per la stanza, come se fosse intrappolata in un incubo. «Non puoi nemmeno immaginare cosa stanno progettando.»
«Cosa? Cosa stanno progettando?» Chiedo, il cuore che batte più forte, il terrore che mi attanaglia.
«Vogliono la metà dell'anima del signore oscuro spezzata, distrutta, ridotta in frantumi!» Le sue parole mi colpiscono come un colpo al cuore, e il panico si fa largo dentro di me.
«Cosa significa tutto questo?» La mia voce è un sussurro, la confusione che mi avvolge come una nebbia densa. «Chi è questo signore oscuro? Non sarà... non sarà la stessa persona di cui parla Harry Potter?»
Quenya mi fissa con occhi pieni di paura.
«Sì, Raven! È lui! È orribile! Orribile! Una storia terribile!» Stridula con un tremito nelle ali.
«Ti prego, Quenya, dimmi di chi si tratta! Chi porta con sé questa maledizione?» Le chiedo, la mia voce ormai un grido soffocato.
Lei si ferma per un attimo, i suoi occhi diventano più tristi, più cupi. Poi emette un suono simile a un singhiozzo, quasi come se stesse combattendo con se stessa.
«Non so se posso dirti...» Sussurra, chiudendo il becco in un gesto di rifiuto.
«Ti prego!» La supplico, con le mani che si stringono attorno a lei. «Dimmi chi porta questa condanna. Voglio sapere tutto, ti prego!»
«Non posso dirti chi è,» mormora, ma il suo tono è più morbido. «Ma posso dirti una cosa: un presagio di morte arriva con me. E tra poco, quando il destino si compirà, nessuno sarà più al sicuro.»
Le sue parole mi strappano il respiro. Un groppo di paura mi stringe la gola, ma la mia mente non riesce a comprendere del tutto ciò che sta dicendo.
«Cosa vuoi dire?» Chiedo, il cuore in tumulto. «Chi sarà colpito? Di cosa stai parlando?»
Quenya sospira e si posa su una mensola, guardandomi con intensità.
«Quando arriverà il momento,» continua, «faranno credere alla persona che amano che sta andando a un ballo. Le faranno indossare una maschera, una maschera che non potrà essere tolta. Poi...» La sua voce si abbassa, e io trattengo il fiato. «Le faranno credere che Silente le ha inviato una lettera. Una lettera che la guiderà nei sotterranei, dove la sua vita finirà per sempre.»
Un urlo mi si forma in gola, ma non riesco a farlo uscire. La paura mi paralizza, mentre realizzo chi sia la vittima designata. La mia mente esplode, la verità che mi colpisce come un fulmine.
Non può essere... non può essere vero.
«Non dirlo!» Le grido, ma la mia voce è rotta, come se stessi affogando. «Non dirlo!»
Quenya emette un lamento, e io vedo il suo corpo tremare. L'aria intorno a noi si fa pesante, mentre una tempesta di pensieri mi assale.
«Sarà così,» sussurra infine, «e tu dovrai essere pronta, Raven. Perché quando il signore oscuro verrà a reclamare la sua metà, non ci sarà nessun posto sicuro per nessuno.»
Un brivido mi percorre la schiena mentre le sue parole mi colpiscono come un macigno. Tutto ciò che ho temuto, tutto ciò che ho cercato di ignorare, ora è ineluttabile.
«Dove accadrà?» Chiedo, il cuore che batte in modo irregolare.
«Voglio sapere dove!»
Quenya sorride tristemente, le sue ali battere leggere nell'aria.
«Quando arriverà il momento, saprai dove andare.»
La finestra si spalanca improvvisamente, una corrente d'aria gelida entra nella stanza. Quenya, con un battito d'ali, vola via, lasciandomi sola con la tempesta che si scatena dentro di me.
Il destino è scritto, e io non posso sfuggirgli. Ora, la verità è chiara: il sacrificio sarà inevitabile.
Il peso delle parole di Quenya mi schiaccia, ma una parte di me sa che non posso arrendermi. Se ciò significa salvare qualcuno che amo, io sarò pronta a tutto.
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